venerdì 28 gennaio 2011

CUFFARO: UMANA PIETA' E NEMESI STORICA

Voglio proporre sul nostro blog la lettera che il 3 agosto 2007 inviai a Salvatore Cuffaro, quando era il potente governatore della Sicilia, riverito da tutti.
Le vicende che hanno interessato Cuffaro in questi ultimi anni sono note a tutti: dalla scivolata sui cannoli, che lo portò alle dimissioni da governatore, fino alla condanna a 7 anni per favoreggiamento alla mafia. Oggi riconosciamo la compostezza con cui ha reagito alla condanna definitiva, andando in carcere. L'umana pietà, nel momento della caduta, non può però cancellare reati e sentenze, come non può annullare tutto quel sistema politico-affaristico, ancora oggi purtroppo persistente, messo in piedi proprio da lui e che con un neologismo è stato definito “cuffarismo”.
Non c'è dubbio che anche le scelte energetiche di Cuffaro per la Sicilia, che hanno portato all'incredibile progetto di costruire un rigassificatore da 8 miliardi di mc. sotto la Valle dei Templi di Agrigento, non sono altro che un aspetto di quella politica affaristica che tanti danni ha causato al nostro territorio, ma che, come una nemesi, si ritorce contro chi pervicacemente la persegue.
Lettera a Salvatore Cuffaro del 3.8.2007:
“Egregio on. Cuffaro,
sulla stampa locale di mercoledì 1 agosto abbiamo letto della sua ferma presa di posizione a favore del rigassificatore a Porto Empedocle, per avvertire politici dissidenti e cittadini riottosi che questa opera s'ha da fare costi quel che costi.
Le sue argomentazioni sono le seguenti:
1 “Il rigassificatore riqualificherà l'area e rilancerà l'economia della città”
2 “Il rigassificatore porterà risorse, sviluppo e occupazione al Comune di Porto Empedocle; permetterà l'ampliamento del porto che accoglierà le navi da crociera potenziando il turismo
3 “Perfino la presidente del Fai ne riconosce l'utilità e la sicurezza”.
Tralasciando, per ora, le prime affermazioni che sono facilmente confutabili, mi pare davvero sorprendente e, mi lasci dire, di pessimo gusto la chiamata in causa della presidente Giulia Maria Mozzoni Crespi del Fai, giacché all'accorata lettera aperta di marzo della presidente del FAI che, in modo articolato e sapiente, affrontava, stigmatizzandone la realizzazione, tutti i risvolti economici e culturali negativi di un tale impianto, Lei non ha avuto mai l'ardire di rispondere per il semplice motivo che l'unica risposta a quella lettera era: “Ha ragione e chiedo scusa”.
Per entrare poi nel merito delle valutazioni vere e proprie da Lei fatte, mi pare che parlare di riqualificazione dell'area, allocando un rigassificatore sotto la casa natale di Luigi Pirandello e a 1 km dal confine sud-occidentale del parco archeologico e paesaggistico della Valle dei templi, dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità e che Lei nel suo intervento non cita mai, è davvero assurdo.
I rigassificatori, infatti, oltre ad essere impianti ad “altissima intensità di capitali e a bassissima intensità occupazionale”, sono impianti a rischio di incidenti rilevanti e per questo sottoposti alla normativa Seveso.
La scoperta delle cellule di Al Qaeda nel Marocco e in Algeria, a due passi da casa nostra, non dovrebbe proprio farci stare tranquilli. Se lo immagina signor Presidente quale impatto mediatico avrebbe infatti, per i terroristi, un'esplosione che cancellasse in un sol colpo 2500 anni di storia? Ma Lei dice che il rigassificatore è sicuro e Lei, signor Presidente, come Bruto, è uomo d'onore!
Il rigassificatore porterà risorse al Comune di Porto Empedocle. Questa affermazione può essere vera, in virtù delle royalties, ma mi dica un po', signor Presidente, considerato che a lei dovrebbero stare a cuore le sorti, non solo di Porto Empedocle, ma dell'intera provincia in cui peraltro è nato, quali risorse porterà a Licata, dove si stanno costruendo il porto turistico e gli alberghi? Quale risorsa ad Agrigento dove c'è una Valle dei Templi e un parco con 1300 ettari che hanno costituito e dovranno sempre più costituire il motore propulsore di uno sviluppo economico per l'intero comprensorio, incrementando quell'industria turistica, basata sull'uso produttivo delle risorse culturali e paesaggistiche del territorio che lo conservi anche alle future generazioni? Quale risorsa porterà a Realmonte, Siculiana e Montallegro, dove peraltro c'è la riserva di Torre Salsa, annoverata tra le 10 più belle riserve italiane?
Quale beneficio a Cattolica Eraclea e Sciacca, dove il turismo è una felice realtà, grazie anche all'artigianato, alla marineria, all'industria ittico-conserviera, alle terme e si spera al più presto anche al golf-resort di Rocco Forte che porterà turismo ricco per tutto l'anno.
Ebbene, egregio Presidente, a tutte queste comunità della provincia di Agrigento il rigassificatore porterà solo danni incommensurabili e irreversibili, che avranno il nome di erosione e distruzione delle coste, di inquinamento dell'acqua e dell'aria (con la tonnellata di gas serra scaricata quasi giornalmente dalle navi gasiere).
Signor Presidente, l'esperienza devastante di Gela, Augusta, Priolo, dove il “miracolo” industriale ha portato inquinamento, malattie e la più alta percentuale di nati malformati avrebbe dovuto renderci immuni per sempre da tali tentazioni.
E' dissennato riproporre oggi, per una provincia che è ancora incontaminata, lo stesso modello di sviluppo vecchio di 50 anni, che si è rivelato fallimentare sotto il profilo ambientale e occupazionale. Signor Presidente, nella nostra provincia abbiamo bisogno dell'acqua, delle strade, delle ferrovie, dell'aeroporto. Non di un rigassificatore.
Neppure la Sicilia, egregio Presidente, ha bisogno di rigassificatori; ha bisogno invece di ammodernare le reti elettriche, per impedire gli scandalosi black-out, mentre esportiamo l'80% dell'energia che produciamo; ha bisogno che vengano metanizzati i piccoli centri, ancora senza metano, sebbene da noi passa il gas proveniente dall'Algeria e dalla Libia.
Ecco, signor Presidente, é necessario che in un'Italia dove la politica ha scoperto “la questione settentrionale”, la Sicilia venga finalmente messa in primo piano, al di là delle convenienze partitiche, sempre più coincidenti purtroppo con le ragioni del potere affaristico-lobbistico del nord.
Un rigassificatore a Porto Empedocle farebbe un unico esclusivo interesse, quello dell'Enel.
Da Milano, solo alcuni mesi fa, la Presidente del FAI diceva che il rigassificatore a Porto Empedocle “pregiudicherebbe per sempre la vocazione turistica dell'area e invece che costituire fattore di sviluppo ne segnerebbe il suo de profundis”.
Lei da Roma, d'altronde, solo un mese fa nella conferenza stampa tenuta a palazzo Chigi, in occasione della presentazione della cattedrale restaurata di Noto, annunciando il ritiro della Panther Oil dal Val di Noto, sottolineava che “qualificazione e sviluppo sono irrinunciabili per la Sicilia che sul turismo si gioca la sua partita importante”.
Se questo vale per la Sicilia in generale, per quale motivo non deve valere per la provincia di Agrigento? Forse che i politici agrigentini sono meno bravi di quelli del “sud-est” che, in modo trasversale e compatto, hanno fatto quadrato contro le trivellazioni in Val di Noto e il rigassificatore a Priolo?
Ecco, io penso che se i politici agrigentini, quelli cinici di lungo corso che sulla svendita del proprio territorio hanno fatto finora la loro fortuna e quelli giovani su cui, invece, molti di noi ancora fondano la speranza di riscatto, non sapranno, in uno scatto di orgoglio, salvare la Valle dei Templi, patrimonio dell'umanità, non solo segneranno inevitabilmente il de profundis dell'economia provinciale ma anche il loro personale de profundis politico, perché non penso che ci sarà più nessuno che, dinanzi alla prova provata di una politica dissennata e affaristica, sia disposto, per quanto rassegnato, a votarli ancora.
Signor Presidente, non Le chiedo un atto di amore per Agrigento che, con il rigassificatore vedrà cancellata la Valle dei Templi dalla lista dell'Unesco, ma Le chiedo solo un atto di resipiscenza politica.
Cordiali saluti,
Caterina Busetta
Componente del Consiglio del Parco Valle dei Templi di Agrigento”
.
Continua a leggere...

martedì 25 gennaio 2011

IL BUNGA-BUNGA DI PRODI,BERSANI,VENDOLA & CO.

Non mi piacciono le false icone della sinistra.
Non mi piace Berlusconi, ma tremo al solo pensiero che tornino a governare i casti, i devoti, i “noiosi monogami”, per dirla con Vittorio Sgarbi, come Prodi, D'Alema e Bersani, che il bunga-bunga hanno fatto a noi Italiani e vogliono continuare a fare con la politica sull'energia.
L'avete sentito il casto Bersani, il pio D'Alema o il devoto Prodi dire una sola parola contro le centrali nucleari? Nessuno di loro.
Fingono di inseguire il Berlusca per i suoi panni sporchi, ma intanto benedicono i business dell'energia, tutti insieme appassionatamente.
Questi signori “de sinistra” sono tutti casa, famiglia, e Parlamento, come Fassino, il più casto di tutti, tanto innamorato della moglie, Anna Serafini, che l'ha paracaduta in Sicilia, regalandole un seggio alla Camera, a rappresentare elettori siciliani che non l'avevano mai vista prima.
Penso anche al casto Walter Veltroni, l'Africano, tutto casa e Confindustria, che ha spedito in Parlamento due “eccellenti” rappresentanti dei poteri forti, come Colaninno e Calearo, quest'ultimo transumato, ahiloro, alla corte del Berlusca.
Certo, in questa ensamble di “eroi de sinistra” pii e devoti, qualche pecora nera ci può pure scappare, come Marrazzo o Sircana, ma sono le eccezioni che confermano la "santità" della casta.
Il devoto Prodi, fedelissimo marito di donna Flavia, mise al 4° punto del famigerato dodecalogo del Prodi-bis i rigassificatori che non servono all'Italia, non perché lo dica io, ma perché ce lo racconta il Sole 24 Ore (che non è certo un giornale radicale), a tal punto che l'Italia ha chiesto di esportare gas verso l'Europa, senza ancora avere costruito i rigassificatori.
Però “il sinistro” Prodi si “dimenticò” di inserire, tra i “punti non negoziabili” del suo programma, le politiche sociali e il lavoro.
Magari sarà casto e devoto, ma un presidente, che si “dimentica” dei lavoratori e privilegia i rigassificatori che servono solo a chi li fa, si può considerare di sinistra?
Non è la prima volta che il casto Prodi fa il bunga-bunga agli Italiani. Gli riuscì benissimo la prima volta, quando, da presidente dell'Iri, svendette il nostro patrimonio industriale pubblico.
Mi piace, al riguardo, riportare un brano dell'articolo del simpatico Marcello Veneziani del 30.1.2006:
“La carriera politica di Prodi nasce tre mesi dopo l’incontro sullo yacht “Britannia” quando, in un convegno del 30 settembre 1992 in Assolombarda, fa outing e suggerisce, lui bojardo di Stato, di cedere anche le banche d’interesse nazionale e di privatizzare tutto. Intanto le grandi agenzie internazionali provvedevano a declassare il nostro paese, favorendo non la vendita ma la svendita dell’azienda Italia”.
Va ricordato che nello yacht Britannia, di sua Maestà Elisabetta II, si riunirono il 2 giugno del 1992, festa della Repubblica, alti esponenti della finanza internazionale, compreso l'attuale governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che, a quel tempo, era direttore generale del Tesoro, per “concordare” quella svendita, secondo quanto ci riferisce Veneziani. E la festa alla Repubblica Italiana gliela fecero davvero...
Un'altra icona emergente “de sinistra” è certamente il devoto Niki Vendola, il governatore della Puglia, che si è manifestato gay, comunista e cattolico.
Il devoto Niki “è senza dubbio il miglior governatore del Mezzogiorno” ha sentenziato Emma Marcegaglia.
“E te pareva”, direbbero a Roma.
“La Marcergaglia, secondo Panorama, in Puglia ha un forte ruolo nel ciclo dei rifiuti e gestisce tre dei quattro termovalorizzatori realizzati”.
«Dottò, ‘a munnizza è oro», spiegò Nunzio Perrella, un collaboratore di giustizia napoletano, nel 1992, al magistrato Franco Roberti.
Sacrosanta verità!
Pare l'abbiano capito anche Vendola e Marcegaglia.
A queste condizioni, non ci vuol molto a diventare il migliore governatore del Sud. Un altro piccolo “aiutino” a Confindustria e magari il devoto Niki diventerà il migliore amministratore d'Italia, scalzando quel “porcellone” del Berlusca e i casti e puri compagni “de sinistra”, che vogliono dare la spallata al Cavaliere per le sue notti brave.
Prevedo, però, che, se i devoti “sinistri” Prodi, D'Alema, Bersani, Fassino, Veltroni, Vendola & Co. pensano di mandare a casa il Berlusca per i suoi vizietti privati, mentre continuano a fare allegramente e sotto banco i business sporchi dell'energia, tanto graditi a Confindustria, rischiano di stare all'opposizione per altri cento anni e consegnare al Cavaliere, che ringrazia, la patente di “allegro farfallone amoroso” di mozartiana memoria.
Gaetano Gaziano

.
Continua a leggere...

domenica 16 gennaio 2011

LE "AMNESIE" DI BEPPE GRILLO


Venerdì 14 gennaio si è esibito ad Agrigento al Palaforum Beppe Grillo. Non avevamo intenzione di andare, però a metà giornata abbiamo cambiato idea e deciso di andare perché poteva essere un' ottima opportunità per parlare del rigassificatore sotto la Valle dei Templi, dal momento che Grillo è solito approfondire i problemi dell'energia stigmatizzando le speculazioni attorno ad esse.
Abbiamo pensato perciò di fargli avere una breve sintesi sul rigassificatore di Porto Empedocle, sotto la casa natale di Luigi Pirandello e al confine con il parco archeologico di Agrigento, patrimonio Unesco.
Quale migliore occasione per lui di calare un fatto specifico locale nel discorso generale energetico?
Così pensavamo e fiduciosi ci siamo recati allo spettacolo. Lentamente il Palaforum andava riempendosi, anche se non in tutti gli ordini di posti, e finalmente alle 22 iniziò lo show con un video suggestivo sul nostro pianeta che sembrava respirare.
La formula dello spettacolo, infatti, era abbastanza accattivante in quanto, appunto, arricchita con la proiezione di documenti filmati di vario genere.
Beppe Grillo con la sua consueta forza, per lo più scendendo tra il pubblico, portava avanti il suo spettacolo, toccando gli argomenti più disparati, dalla politica all'attualità, dal costume agli sprechi, toccando ovviamente a più riprese il problema energetico.
Fin dall'inizio, infatti, un cenno alle assurde politiche energetiche fu fatto, citando proprio rigassificatori e nucleare. La nostra attesa cresceva nella speranza che approfondisse l'argomento, senza limitarsi alla sola enunciazione della parola rigassificatore. Ogni tanto agitavamo i nostri cappellini con la scritta “Rigassificatore? No, grazie!!!” e ciò nella speranza di attirare l'attenzione dal momento che, su esplicita sua richiesta, il pubblico veniva spesso illuminato e, a volte, ripreso. Arrivammo, tra risate e coinvolgimento più o meno sentito, a oltre metà dello spettacolo, quando finalmente sembrò che Beppe Grillo avesse intenzione di fermarsi sull'argomento rigassificatore, citando Enel. Ma, ahimè, dopo tanta attesa, ancora una volta, svolazzò senza approfondire l'argomento. A quel punto, istintivamente, proprio perché lo spettacolo era giocato molto sul coinvolgimento del pubblico, non potei fare a meno di gridare, dal settore in cui mi trovavo- a metà circa della sala-, “Parliamo del rigassificatore sotto la Valle dei Templi”. Grillo avanzò verso di noi, porgendoci il microfono e facendoci contemporaneamente riprendere dalla telecamera che proiettava l'immagine sullo schermo al disopra del palco. “Si sta commettendo un crimine, continuai, nel silenzio e nell'indifferenza totale dei media, perché, come ci ha rivelato WikiLeaks, molti giornalisti sono a libro paga delle multinazionali dell'energia”. A questo punto si inserì la mia amica Giovanna Lombardo che, senza mezzi termini, gridò “Tu ci stai parlando dell'energia solare sul Monte Rosa e non ti scandalizzi che in Sicilia, invece, si pensi di imporci la sporca energia dei rigassificatori”. Il cenno di Giovanna scaturiva dalle immagini che, poco prima, erano state proiettate su un edificio avveniristico ad energia solare sul ghiacciaio del Monte Rosa. Grillo, un po' sorpreso, disse che ne stava proprio parlando. Chiuso il siparietto, ripreso il microfono, pensammo che avrebbe diffusamente parlato di Enel e del rigassificatore di Porto Empedocle. Ma così non fu e, strada facendo, se ne “dimenticò”. Però bisogna dire che, mentre si avviava, da metà sala verso il palco, rivolgendosi al pubblico, che al nostro intervento aveva anche applaudito, disse “questi sicuramente sono dei cittadini e, prendendo esempio da loro, tutti dovremmo diventare attori e non spettatori del nostro futuro”.
Lo spettacolo continuò per circa un'altra mezzora, un po' stancamente, e a me parve che, sotto sotto, restava la sorpresa di Grillo per essere stato “contestato” e colto nelle sue riserve di sostanziare con fatti specifici le denunce che affollano il suo show.
Caterina Busetta
Continua a leggere...

domenica 9 gennaio 2011

DUE O TRE MOTIVI DI SPERANZA CHE CI LASCIA L'ANNO VECCHIO

Alla mia età (molte lune sono tramontate, ahimé) si è portati ad essere scettici e pessimisti. E, in effetti, a guardare la realtà circostante non c'è molto da stare allegri, anzi si rafforza sempre di più la convinzione che tutto o quasi tutto soggiace alla legge del profitto. Ma del profitto sporco, perché, se l'attività umana fosse finalizzata solo al profitto lecito, nulla questio in quanto l'attività imprenditoriale è un'attitudine naturale dell'uomo che va incoraggiata. Tutto si complica quando si tende a produrre profitti sporchi. Sporchi in senso metaforico, ma anche in senso letterale, com'è successo nel caso dello sversamento di milioni di tonnellate di greggio, causato dal cattivo funzionamento di un pozzo di petrolio della British Petroleum, che ha inquinato mezzo oceano e migliaia di km. di coste americane.
Di profitti sporchi si parla in una notizia fresca di giornata come le uova di giornata alla diossina che sono prodotte in Germania e che vengono importate anche in Italia. Di sporco business si parla a Napoli per l'affare “munnizza” per cui sono stati spesi miliardi di euro ma la “munnizza” è sempre lì.
Di profitti sporchi, solo in senso metaforico ma non meno grave, si è parlato con l'esplosione del caso dei derivati bancari che hanno mandato in rovina milioni di piccoli risparmiatori in tutto il mondo. E il guaio è che non sembra esserci una classe politica idonea a fronteggiare questi gravissimi problemi. Men che meno in Italia, dove la nostra classe dirigente (di destra e di sinistra) è la più vecchia e inefficiente del pianeta. E, se nel centro destra, tranne Berlusconi, in parte si è rinnovata con l'ingresso di giovani, nel centro sinistra si è sclerotizzata negli stessi esponenti che sopravvivono e vegetano alle spalle del contribuente italiano da più di 50 anni. Quando Marini, Bindi, D'Alema, Bersani, Fassino, Mannino e Capodicasa facevano già politica attiva, Bill Clinton e Tony Blair erano ragazzini. Oggi Clinton e Blair scrivono le proprie memorie e i nostri immarcescibili “eroi” stanno ancora lì ad occupare gli scranni del Parlamento nazionale e regionale. Addirittura Cameron, premier inglese, Millibrand, capo dell'opposizione, e il nostro Angelino Alfano, a quel tempo, non erano ancora nati. E qualcuno, come Marco Travaglio, vorrebbe riesumare addirittura quella mummia di Romano Prodi, che per conto nostro starebbe benissimo al Museo Egizio di Torino.
Ma il fatto grave è che la nostra classe politica, di destra e di sinistra che sia, si è appiattita sugli interessi di Confindustria, che sono oggi prevalentemente gli interessi che ruotano attorno all'energia. Si dice che di energia abbiamo bisogno ed è vero, ma, partendo da questo presupposto, si fanno spesso, se non sempre, affari poco trasparenti. Due autorevoli scienziati, uno di fisica, Carlo Rubbia, e l'altro di economia, Jeremy Rifkin, sostengono che, per ridurre la dipendenza dal petrolio, si dovrebbe puntare alle energie rinnovabili, come sole e vento, mentre in Italia, che di sole e vento è ricca, si punta alla costruzione di decine di impianti di rigassificazione e al ritorno al nucleare. Qual è il motivo? Semplice, ci spiega Carlo Rubbia, sole e vento non costano niente e sono inesauribili, mentre petrolio, gas e uranio costano tanto e fanno la felicità di petrolieri, gasieri e proprietari di miniere di uranio. Addirittura Rifkin, per spiegare la sua teoria, porta come esempio la Sicilia, dicendo che, se nella nostra regione si coprisse solo il 6,5% dei tetti delle case con pannelli solari, si potrebbe soddisfare il 40% del nostro fabbisogno energetico globale e creare un'economia di sei miliardi di euro l'anno, dando lavoro, nel tempo, a trentamila piccole e medie imprese. Rifkin ha lavorato al piano energetico siciliano commissionatogli dal governatore Lombardo, solo che quest'ultimo, tradendo i suggerimenti di Rifkin, ha messo nel piano, oltre alle fonti rinnovabili, anche rigassificatori e nucleare, lasciando così le porte aperte agli appetiti di coloro che vogliono trasformare la Sicilia in “pattumiera d'Italia”, per usare un'espressione cara al Lombardo della campagna elettorale, che poi ha cambiato completamente idea, una volta sedutosi sulla poltrona di governatore. Con questa classe politica, come affermavo nell'incipit di questo articolo, c'è poco da stare allegri.
Tuttavia, nel mondo e anche in Italia, qualche motivo per sperare nel futuro, durante l'ultimo anno, l'abbiamo colto. Alcuni di questi motivi provengono dal mondo della musica, ma che alla fine hanno anche una forte valenza sociale. Mi riferisco all'esperimento musicale che da 30 anni circa stanno portando avanti in Venezuela, cioè quello di coinvolgere i bambini e i ragazzi provenienti principalmente dai quartieri poveri e degradati, dalle favelas, nell'apprendimento di uno strumento musicale. Con loro hanno formato un sistema di orchestre di musica colta, che vanno dalle orchestre giovanili a quelle più avanzate, per arrivare, come fine del percorso, all'orchestra sinfonica nazionale “Simon Bolivar” (nella foto in alto), che è una delle più importanti del mondo, diretta dal giovane Gustavo Dudamel, uno dei direttori più apprezzati nel settore della musica classica. In questo esperimento sono stati coinvolti più di trecentomila bambini e giovani venezuelani e contano, negli anni, di arrivare a un milione. Questo esperimento è stato sostenuto dal nostro Claudio Abbado, che vorrebbe importarlo anche in Italia. Speriamo che trovi ascolto presso la nostra classe politica che, scordando per una volta di fare gli interessi dei poteri forti, si occupi finalmente di qualcosa di socialmente valido.
Un'altra bella prova, di risolvere con la musica i problemi sociali, ce l'ha data e ce la dà Daniel Barenboim, che ha fondato e dirige la West-Eastern Divan Orchestra, composta da musicisti israeliani e palestinesi, che porta in giro per il modo, come vero messaggio di solidarietà e di pace.
Per noi italiani, e per noi agrigentini in particolare, un segnale di speranza va colto certamente nella sentenza del Tar Lazio del 13 dicembre 2010, che ha bocciato l'indecoroso progetto di costruire un rigassificatore da 8 miliardi di mc. sotto la Valle dei Templi di Agrigento, che voleva essere l'ultimo regalo di quella classe politica agrigentina, di destra e di sinistra, vecchia, inutile e inefficiente, capace solo di sottostare passivamente ai diktat dei poteri forti. Per ora, con il sostegno del nostro giovane Sindaco Marco Zambuto, abbiamo respinto i poteri forti e i loro servi. E ciò va letto certamente come motivo di speranza per il nuovo anno, ma anche e soprattutto come volontà della nostra gente di riprendersi la gestione del proprio territorio, della propria storia e della propria cultura per troppo tempo delegata a persone inadeguate e indegne.
Gaetano Gaziano



.
Continua a leggere...

domenica 2 gennaio 2011

LETTERA APERTA AGLI AZIONISTI DI ENEL

Cari Azionisti di Enel,
il vostro Codice Etico prevede che “LA BUONA REPUTAZIONE E' UNA RISORSA IMMATERIALE ED ESSENZIALE”.
Che tipo di reputazione potrà derivare a Enel, se dovesse realizzare il progetto di costruire un rigassificatore da 8 miliardi di mc. a Porto Empedocle, al confine del parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco? L'indecoroso progetto prevede addirittura che il gasdotto di collegamento del rigassificatore alla rete nazionale del gas attraversi, nel primo tratto, la zona “Caos” dove insiste la casa natale di Luigi Pirandello, delimitata dall'Unesco come “buffer zone” (zona di rispetto) del parco archeologico della Valle dei Templi.
La mia associazione, unitamente ad altri enti e associazioni, ha tentato di darvi una mano a salvare la vostra “buona reputazione”, facendo bloccare dal Tar Lazio l'indecoroso progetto ed evitando quindi che ricada su voi un grande motivo di ignominia di fronte al mondo della Cultura.
La sentenza del Tar ha rimarcato che l'impianto industriale gasiero interessa un territorio “ricco di beni culturali di immenso pregio”, la Valle dei Templi appunto.
Probabilmente state pensando di fare ricorso al Consiglio di Stato. Noi vi chiediamo di fermarvi. Siete ancora in tempo a rinunciare all'indecoroso progetto, perché una cosa è certa: potranno magari essere sanati i vizi di forma della procedura autorizzativa, ma non potrà certamente essere spostata la Valle dei Templi, sorprendentemente ignorata nel SIA (studio di impatto ambientale) allegato al vostro progetto e vergognosamente fatto proprio dal Ministero dell'Ambiente.
Sappiamo che da tempo Enel insegue il “sogno” di costruire un rigassificatore, da quando, cioè, in anni lontani si propose di realizzarlo a Montalto di Castro e fu ricacciata indietro per l'opposizione delle popolazioni locali. Stesso risultato a Monfalcone. Finalmente, con la connivenza di nostri politici e sindacalisti ascari, siete approdati a Porto Empedocle, per collocare il rigassificatore in zona archeologica e alla distanza di soli 800 m. dal centro abitato di Porto Empedocle.
Come mai non avete considerato che, oltre alla vicinanza alla Valle dei Templi, il più grande esperto al mondo di sicurezza e antiterrorismo, Richard Clarke, consulente di tre presidenti americani, sostiene che i rigassificatori, se si devono fare, vanno realizzati il più lontano possibile dai centri abitati?
Non conosciamo la mente “geniale” che vi ha suggerito di costruire un rigassificatore a Porto Empedocle, sappiamo solo che siete ancora in tempo ad evitare questo obbrobrio, onorando il vostro Codice Etico.
Certo, la realizzazione di un rigassificatore costituisce oggi un ghiottissimo business in virtù di quella “generosissima” delibera dell'Autorità dell'Energia e del Gas che stabilisce che alle società, che gestiscono nuovi rigassificatori, sarà garantito comunque l'80% dei ricavi di riferimento (che nel caso di Porto Empedocle sono 3 miliardi di euro l'anno), gravando la spesa sul “sistema tariffario nazionale”, cioè sulle bollette degli Italiani. Ed è per questo che molti sciacalli della finanza internazionale si sono riversati sul business dei rigassificatori, ma Enel è una società italiana al cento per cento, Enel nella storia del nostro Paese è l'azienda che entra nelle case delle nostre famiglie, portandovi luce e calore, per cui non può macchiarsi del vulnus che verrebbe arrecato al patrimonio universale della Cultura, in ossequio solo alla legge del profitto, per di più socialmente ingiusto, e in dispregio del proprio Codice Etico.
Voi sapete bene che è una favoletta che il nostro Paese potrebbe restare al “freddo e al buio” se non non si costruissero i rigassificatori, perché il mercato del gas è radicalmente cambiato con la scoperta dello shale gas (gas non convenzionale) per cui nel mondo c'è un enorme surplus di gas, e l'Italia stessa già dal 2009 ha chiesto di esportare gas verso l'Europa.
E allora perché questo crimine inutile verso il patrimonio culturale universale?
Cari Azionisti siete ancora in tempo a fermarvi e ad annunciare che “ENEL, AZIENDA ITALIANA DELL'ENERGIA, NEL RISPETTO DEL PROPRIO CODICE ETICO, RINUNCIA AL PROGETTO DEL RIGASSIFICATORE AL CONFINE CON LA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO”
Con i miei più cordiali saluti e con il più sentito grazie (ne sono certo) del mondo intero della Cultura.
Gaetano Gaziano
Presidente Associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento”
.
Continua a leggere...