domenica 27 luglio 2008

Emergenza idrica ad Agrigento: "Signuruzzu chiuvìti, chiuvìti..."

Avevo 10 anni quando (e parlo degli anni Cinquanta) trasportavo, a braccia con la “quartara”, l'acqua al terzo piano della mia abitazione a piazza Cavour e la pesante brocca d'argilla, piena, era quasi più alta di me.
Oggi, a sessant'anni di distanza, è cambiato poco o niente in materia di emergenza idrica ad Agrigento. Unico fatto nuovo: gli agrigentini non trasportano più l'acqua con le “quartare”, con le “giarre” o con i “bummuliddi” ma con i bidoni di plastica: il progresso almeno ci ha portato questo, la leggerezza dei contenitori, anche se noi Siciliani abbiamo pagato e paghiamo un prezzo troppo alto in termini di inquinamento delle coste e dell'aria provocato proprio dalle multinazionali del petrolchimico e dell'energia.
Non è cambiato niente, dunque. Alla guida della nostra città si sono alternati decine di sindaci, quasi sempre democristiani o ex democristiani. Mai un sindaco donna (se non ricordo male). Ben quattro agrigentini sono stati presidenti della Regione siciliana: Giuseppe La Loggia, Angelo Bonfiglio, Angelo Capodicasa e Totò Cuffaro. Abbiamo anche avuto ed abbiamo agrigentini in posti di ministro. Sta di fatto che i nostri rubinetti sono asciutti oggi come allora.
Il nostro attuale giovane Sindaco, Marco Zambuto, vista la rapidità con cui Silvio Berlusconi ha risolto l'emergenza “monnezza” di Napoli, ha creduto bene di rivolgersi al Primo Ministro: chissà che non faccia il miracolo anche ad Agrigento. E sapete chi ha avuto il coraggio di irridere alla proposta del Sindaco? Proprio quel Capodicasa che è stato governatore della nostra Regione e con gli altri politici agrigentini (di destra e di sinistra) porta sulle spalle la responsabilità del fallimento totale delle scelte governative in materia di emergenza idrica, almeno per quanto riguarda la nostra provincia. Dice Capodicasa l'emergenza idrica è cosa diversa dall'emergenza monnezza. E chi lo può negare? Ma sono molte le analogie che hanno portato al fallimento delle due emergenze. Per entrambe sono stati spesi miliardi (di euro), i presidenti delle due regioni hanno avuto spesso poteri speciali e la nomina a commissari straordinari governativi. Sia in Sicilia che in Campania (almeno fino all'arrivo di Bertolaso) erano stati fatti affluire e sperperati copiosi fiumi di denaro per appalti miliardari e consulenze d'oro, ma le emergenze (almeno per la Sicilia) sono tutte qui: e ad Agrigento in modo più drammatico che per le altre zone dell'isola.
Capodicasa afferma che sono stati appaltati e costruiti nuovi invasi, nuove bretelle di collegamento tra un invaso e l'altro, nuove reti idriche di distribuzione di ciò che i giornalisti amaramente hanno preso a definire da anni “il prezioso liquido”. Ma Capodicasa ci dice che tutto ciò non basta se le precipitazioni atmosferiche nell'anno sono scarse. Ergo se i nostri rubinetti restano a secco (dico i nostri perché in nessun'altra parte della Sicilia si soffre la penuria d'acqua che soffriamo noi) non ci resta che prendercela con il cielo. Ma con chi esattamente? Certo non con Giove Pluvio, che deve essere fortemente inc****to con noi agrigentini da quando Cuffaro e Capodicasa hanno avuto l'infausta idea di voler costruire un rigassificatore nella Valle dei Templi proprio accanto al tempio di Giove. O forse è meglio rivolgersi alla Madonna, come ci suggeriva Totò Cuffaro qualche tempo fa? Chissà, magari potremmo metterci in processione, come fanno a Caltabellotta nei periodi di siccità, e salmodiare in coro l'antica preghiera-filastrocca:
"Signuruzzu, chiuvìti, chiuvìti"
"Ca li terri sunnu morti di siti"
"Però mannàtini una bbona"
"Senza lampi e senza trona..."
Gaetano Gaziano Continua a leggere...

martedì 22 luglio 2008

Pubblici dipendenti fannulloni: Vieni avanti creativo...


Non c'è peggio di quando una categoria viene presa di mira dai media perché qualche buontempone di governante si alza male la mattina e comincia a straparlare contro di loro.
Qualche tempo fa, ad esempio, se la sono presa contro i “poveri” petrolieri che il “comunista” Tremonti vorrebbe tassare. Per fortuna che, in loro soccorso, sono arrivati Bersani, che i petrolieri li conosce bene, e il Pd di Veltroni che, come si sa, è da sempre schierato in difesa degli interessi dei più deboli. Anch'io ho scritto, sul mio, blog il precedente post a sostegno dei “poveri” petrolieri.
Oggi un'altra categoria tartassata è quella dei dipendenti pubblici che qualche maldicente giornalista, che attacca i privilegi di casta, continua a definire “fannulloni”. Anche loro sono additati ingiustamente. Quello “stakanovista” del ministro Brunetta s'è messo in testa che vuole licenziare i perditempo, i cronici assenteisti, i dipendenti con doppio lavoro: i fannulloni, insomma. Ma i sindacati, per fortuna, sono scesi sul piede di guerra. “Ma è impazzito quel ministro?” ha gridato in coro la triplice “alleanza”. Però loro, si sa, difendono i privilegi (pardon i diritti) dei lavoratori. Invece, la difesa più brillante (colta direi) l'ha fatta il giornalista Francesco Merlo che, sul suo giornale “la Repubblica”, in un dotto articolo del 20 luglio ha osservato correttamente che se Brunetta fosse vissuto al tempo di Kafka oggi non potremmo leggere i capolavori del grande scrittore boemo, in quanto, essendo egli impiegato delle Assicurazioni Generali di Praga, si concedeva lunghi periodi di evasione davanti alla sua Remington, per cui sarebbe stato certamente licenziato in tronco. Bravo Merlo a ricordarci l'episodio e accostare l'illustre esempio alla querelle che oggi ci interessa sui fannulloni pubblici. Cosa vanno blaterando Rizzo e Stella a stigmatizzare i privilegi delle caste? Non hanno capito niente: tra i fannulloni, come ricorda Merlo, potrebbero esserci uno, cento, mille, perditempo “geniali” che, dietro la loro apparente “bighellonaggine”, nascondono una natura sognatrice e creativa.
Come è possibile che i quasi 500 mila dirigenti pubblici, oltre a essere strapagati, prendano a fine anno, tutti quanti, il premio di produttività? Sono tutti bravi, non ce n'è neppure uno cretino? Ma che cretini, siamo tutti efficienti e creativi, vi risponderanno.
Come creativi certamente saranno quei figli di giornalisti che, guarda caso, diventano a loro volta giornalisti. “Ma siamo bravi e creativi” controbattono a qualche osservatore maligno che si permette di criticare “l'automatica” discendenza. Come sono bravi e creativi i professori universitari figli di docenti universitari. Si sa: creativi anche loro.
Quindi, per favore, non facciamo facili illazioni, non diamo più la caccia ai fannulloni pubblici dipendenti perché (ricordatelo) dentro a ognuno di loro non c'è certamente un cretino ma potrebbe celarsi potenzialmente un altro grande letterato.
Perciò che sgorghi spontaneo in tutti noi il grido unanime: VIENI AVANTI CREATIVO!
Gaetano Gaziano Continua a leggere...

venerdì 18 luglio 2008

Anche i ricchi piangono...

Poveri ricchi, e adesso cosa faranno? Tutti li vogliono tassare o, ancora peggio, tartassare.
Ha cominciato quel “comunista” di Tremonti, cui è venuta l'originalissima idea di istituire la “Robin Hood Tax” per colpire i sudatissimi profitti di petrolieri e banchieri. Mi dite, per favore, come farà allora il “povero” Moratti a comprare fior di campioni come Adriano o Ronaldo che hanno quotazioni di centinaia di milioni (di euro) o come farà a strapagare allenatori come Mourinho o a dare liquidazioni milionarie ad ex allenatori come Mancini?
Ma cosi facendo rischiamo di restare fuori dal mercato pallonaro. E chi lo vince più uno scudetto per non parlare poi della coppa dei campioni?
Questa faccenda della “Robin tax”comincia inoltre a preoccupare i “poveri” petrolieri di tutto il mondo, perché sta diventando contagiosa. Barak Obama, negli Iuessei, ci sta facendo un pensierino e Bush padre e figlio sono notevolmente preoccupati. Qualcosa di sicuro faranno.
Ma cosa sarebbe una società senza ricchi? Saremmo tutti poveri. Ebbé? Non sarebbe certamente un bel vivere: un popolo di straccioni, insomma! Come faremo senza i nostri modelli di riferimento, senza i nostri miti, come i Moratti o gli Agnelli?
Gianni Agnelli ha dettato, mentre era in vita, gli stilemi del bonton a tutti noi miseri mortali. Io, per anni, ho portato l'orologio allacciato sul polsino e imitato Veltroni che imitava l'Avvocato, non abbottonandomi le punte dei colletti delle camice.
E ora, per soprammercato, ci si mette pure quel “comunista” di Lombardo che, non solo vuole istituire una tassa sui profitti delle lobbies petrolchimiche e dell'energia operanti in Sicilia come Agip, Esso,Erg-Shell, Enel e via cantando, ma pretenderebbe pure gli arretrati per i guasti ambientali e sulla salute dei Siciliani provocati con le loro industrie inquinanti in 50 anni di attività.
“Ma sono usciti fuori di testa Lombardo e i suoi assessori?” ha gridato giustamente allarmato Lo Bello, il tanto osannato presidente del nuovo corso antimafia della Confindustria siciliana.
E per fortuna che in soccorso dei “poveri” petrolieri sono arrivati, oltre a Lo Bello, anche il Pd siciliano e qualche schierato maître à penser , che hanno definito “strumentale” l'iniziativa del governo siciliano.
Questi presuntuosi demagoghi dei nuovi governanti siciliani non hanno capito un bel niente: le ciminiere sono opere d'arte moderna, tanto da essere state raffigurate nei suoi quadri da uno dei più grandi pittori del primo Novecento italiano, Mario Sironi, che amava dipingere le periferie industriali milanesi.
Oggi quelle periferie a Milano non esistono più, ma ci penserà l'Enel, con la benedizione di Totò Cuffaro e Capodicasa, a fare risorgere nella nostra Valle dei Templi le ciminiere che, con le preziose “indicazioni cromatiche” della sovrintendente Costantino e dei suoi collaboratori, diventeranno di certo “un capolavoro architettonico”.
Ordunque la smettano, queste prefiche e saccenti predicatori di sventure, di perseguitare i nostri “poveri” ricchi che ci assicurano coppe dei campioni, scudetti e, soprattutto, inconfondibili stili di vita.
Gaetano Gaziano Continua a leggere...

mercoledì 16 luglio 2008

Il nostro federalismo

Finalmente una buona notizia! Dopo un inizio di legislatura un po' claudicante con la difficoltà di formare la giunta regionale, con i provvedimenti scoraggianti provenienti dal governo nazionale sullo scippo di fondi per le infrastrutture in Sicilia e dopo la boutade shock di affidare i beni culturali ai privati, il governatore Lombardo, con l'assessore all'industria Pippo Gianni e l'assessore all'ambiente Pippo Sorbello, ha dichiarato (Giornale di Sicilia del 15 luglio) che introdurrà una tassa ecologica sulle raffinerie, per ripagare il danno ambientale che hanno fatto in Sicilia la Esso di Augusta, l'Agip di Gela e la Erg-Shell di Priolo negli ultimi 50 anni. Sarebbe questo il federalismo applicato alla questione energetica, in considerazione che la Sicilia produce più energia di quella che consuma e che sempre in Sicilia viene estratto il 10% e raffinato il 50% degli idrocarburi destinati al consumo di tutto il Paese. Questa produzione superiore alle nostre esigenze ha provocato negli anni guasti ambientali e sanitari rilevantissimi, mentre gli enormi utili vanno alle industrie e allo Stato che lucra ingenti entrate fiscali. “Non è giusto che le coste e i fiumi” ha dichiarato Sorbello “siano devastati dall'inquinamento, che le falde idriche siano prosciugate per raffreddare impianti e turbine, senza contare che nessuno di questi fattori inquinanti produce sviluppo duraturo per i nostri territori”. E' davvero musica per le nostre orecchie sentire che non si può continuare a svendere il nostro territorio in cambio di pochi posti di lavoro e che se è giusto oggi pretendere dalle industrie già esistenti delle compensazioni, sotto forma ad esempio di sconti sul costo dei carburanti (che tra l'altro risolverebbe la crisi spaventosa della nostra marineria messa in ginocchio proprio dall'aumento spropositato del gasolio), bisogna altresì con enorme cautela valutare l'opportunità di insediare nuovi impianti come i rigassificatori che hanno un alto indice di impatto ambientale e di pericolosità, per cui è necessario eventualmente farli off-shore cioè lontani dalla costa. E' ciò che andiamo sostenendo da lungo tempo, visto anche che quelli già autorizzati in Italia, come a Rovigo e a Livorno, sono appunto off-shore e che quindi non si capisce come mai proprio quello di Porto Empedocle debba essere costruito attaccato ad un centro abitato e in prossimità di un sito Unesco, come quello della Valle dei Templi. Pretendere delle compensazioni per i guasti ambientali prodotti dalle industrie petrolchimiche è il meno che la Sicilia possa fare (regioni frontaliere, come la Valle d'Aosta, pur non avendo né trivelle né raffinerie, godono di uno sconto sui carburanti) e in questa volontà dovrebbero ritrovarsi, in modo bipartisan, tutti d'accordo politici di destra, di sinistra e cittadini, non preoccupandosi delle proteste di Confindustria che ovviamente non può che difendere i propri interessi, spesso non coincidenti con quelli della maggior parte dei cittadini.
Queste dichiarazioni così nette, in verità coerenti con quanto sostenuto da Lombardo in campagna elettorale, lasciano sperare in un'inversione di tendenza nell'atteggiamento fino ad oggi tenuto dai nostri politici siciliani cioè di accettare supinamente, nelle piccole come nelle grandi cose, le scelte decise altrove spesso non nell'interesse dei Siciliani. E' arrivato il momento per i nostri politici a Roma di lavorare nell'interesse della Sicilia senza timidezze e senza il cappello in mano, confrontandosi a testa alta con le pretese di Bossi e con la sedicente nuova “questione settentrionale” che fa guardare alla Sicilia sempre più con fastidio e insofferenza. Solo così potremo avviarci verso il riscatto e la rinascita di una terra come la nostra che ha davvero tutte le potenzialità umane, ambientali e culturali per invertire una rotta. La Sicilia finalmente potrà scegliere una strada e non subire un destino.
Caterina Busetta Continua a leggere...

lunedì 14 luglio 2008

La maledizione di Zeus

Una terribile maledizione insegue da secoli i profanatori della Valle dei Faraoni. Ne sanno qualcosa (o meglio ne sapevano qualcosa, in quanto sono tutti morti di morte violenta) i profanatori della tomba di Tutankamon. Una analoga maledizione sembra inseguire i profanatori della Valle dei Templi di Agrigento. Non ancora così terribile, perché trattasi al momento solo di un tentativo molto concreto di profanare il sito della Valle con la costruzione di un rigassificatore a Porto Empedocle. E non lo dico per ridere. Basta esaminare le vicende politico-giudiziarie dei protagonisti del tentativo di industrializzare la Valle, per rendersi conto che al buon padre Zeus non deve essere molto piaciuta l'infelice idea di andargli a piazzare due enormi cisternoni e le torri torcia alte 40 metri a fiamma perenne a due passi dal tempio dorico che gli antichi coloni greco-rodesi gli dedicarono per glorificarne nei secoli il suo nome. E se n'è giustamente adombrato, vendicandosi! Vediamo come.
Totò Cuffaro, magnifico e potente governatore siciliano, è stato disarcionato in corsa mentre si trovava all'apice della sua gloria terrena: condannato in primo grado a “soli” cinque anni di reclusione per avere favorito singoli boss mafiosi, con l'appendice della scivolata sulle bucce dei cannoli. Vero è che dopo è stato eletto senatore, ma volete mettere la poltrona di governatore di una delle regioni più grandi d'Italia in cambio di un singolo, anonimo, insignificante posto nel parco buoi del Parlamento italiano?
Sorte migliore non ha avuto uno degli altri sponsor dell'iniziativa industriale, cioè Angelo Capodicasa, che è stato scalzato anche lui in corsa dal posto di vice ministro alle infrastrutture per andare a occupare un altro anonimo posto del parco buoi. E quando “l'acchiappa” più un posto di vice-ministro Capodicasa?
Né maggiore fortuna hanno avuto i big nazionali, come Prodi, D'Alema e Bersani, fautori della politica dell'ambientalismo del fare (o degli affari) e sostenitori dei rigassificatori che, a leggere il Corriere della Sera, hanno lavorato “ventre a terra” solo per stipulare affari nel business dell'energia.
Prodi ha concluso ingloriosamente la sua parabola politica, con la certezza di essere ricordato nei libri di storia come uno dei peggiori (se non il peggiore) premier del dopoguerra (almeno così l'ha percepito la stragrande maggioranza degli Italiani). D'Alema, perso il ministero degli esteri, s'è rintanato nel molto meno gratificante posto di presidente della Fondazione Italiani-Europei: troppo poco per un uomo ambizioso come il leader Massimo. Bersani, potente ministro dell'industria, è scomparso dal panorama politico italiano, come è scomparso Francesco Rutelli, l'ex ministro dei beni culturali che, dopo aver promesso un intervento a favore della Valle, è fuggito senza spendere una sola parola. Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell'ambiente, ha fatto di peggio: a due giorni dalle elezioni ha concesso la Via al rigassificatore, cedendo alle pressioni di Enel e Confidustria. Cancellato per sempre dalla vita politica!
E tutto ciò è capitato ai nostri “eroi” solo per una maledizione preventiva. Cosa accadrà loro se e quando costruiranno il rigassificatore a un tiro di schioppo dai templi dorici? La Valle dei Templi è molto cara al grande padre Zeus: essa, a ben guardare, rappresenta in terra ciò che l'Olimpo è in cielo. Vi sono raffigurati le più importanti divinità e miti del mondo greco classico, cui sono stati dedicati i templi dorici tra i più belli della Magnagrecia: Zeus, Giunone, Vulcano, Eracle, Demetra, Persefone, Castore e Polluce. E, se non bastasse, ci sono pure le divinità Ctonie. Come pretendere, dunque, che Zeus non s'adombrasse per questo grave affronto apportato alla sua dignità di re degli dèi? Come dargli torto? La cifra delle divinità classiche non è il perdono, ma la tremenda punizione di tutti coloro che hanno l'ardire e la presunzione di offenderle. Non so immaginare cosa sarà la maledizione successiva. Cosa riserverà Zeus, nell'ipotesi infausta della costruzione dell'ecomostro, ai predetti personaggi e a tutti coloro che, a vario titolo, tra manager industriali, funzionari statali, regionali, sindacalisti e giornalisti, hanno contribuito ad approvare o a sponsorizzare tale progetto “indecoroso” (per dirla con il prof. Salvatore Settis, presidente del Consiglio Nazionale BB.CC.) o a tutti coloro che, pur avendone i poteri, non sono intervenuti per evitarlo. Non si possono fare previsioni, però ricordo dagli studi classici che il principale terribile strumento di punizione di Zeus era l'uso dei fulmini per incenerire quei malcapitati che l'avessero offeso.
Oh grande padre Zeus, ti prego non infierire troppo contro di loro, perché (poverini) dicono che lo hanno fatto per il nostro bene.
Gaetano Gaziano Continua a leggere...

mercoledì 9 luglio 2008

Mecenatismo vero o affarismo interessato?

La proposta dell'assessore ai bb.cc. Antonello Antinoro di affidare per trent'anni ai privati la gestione della Valle dei Templi di Agrigento è stata interpretata dapprima come provocazione e ci ha fatto pensare alla famosa gag di Totò di vendere agli americani la Fontana di Trevi. Ma le dichiarazioni di Lombardo a sostegno dell'assessore Antinoro ci hanno fatto capire che non si trattava di una boutade ma di un progetto preciso ampiamente concordato.
A questo punto, tralasciando l'ironia che pure ha un potere dissacratorio dirompente spesso più efficace di mille ragionamenti, mi pare opportuno riflettere bandendo i pregiudizi ma anche le mitizzazioni.
Il governatore autonomista Lombardo, che pure ha giocato la sua recente campagna elettorale sull'orgoglio siciliano, parla oggi di affidare il nostro immenso patrimonio archeologico e culturale a volte anche unico come quello della Valle dei Templi a “mecenati”. Mecenate, come ben si sa, è quel ricco patrizio romano che sostenne artisti come Orazio e Virgilio sotto Augusto e che oggi sta ad indicare colui che protegge le arti e gli artisti.
La prima domanda che sorge spontanea, pertanto, al cittadino solo un po' accorto è se possano chiamarsi “mecenati” la Lukoil, la Erg-Shell, la Panther Oil o l'Enel, evocate da Lombrado. A me pare che queste multinazionali hanno degli interessi ben precisi che attengono ai business miliardari che spesso, come del resto ampiamente sperimentato in Sicilia, portano anche alla devastazione del territorio.
Le loro sponsorizzazioni non sono mai gratuite ma servono come captatio benevolentiae o foglia di fico per ridare verginità alla loro immagine.
Affidare pertanto i nostri beni culturali a tali “mecenati” significa rassegnarsi allo scambio di colombiana memoria di brillanti con specchietti.
Non c'è dubbio, però; che è necessario che i nostri beni culturali vengano gestiti con mentalità imprenditoriale e che vengano attuate tutte le politiche atte a promuovere lo sviluppo delle risorse del territorio a fini turistici per non deludere le attese delle popolazioni locali che da queste risorse si aspettano giustamente benefici anche economici.
La proposta shock, rafforzata da quanto detto da Lombardo, un effetto positivo l'ha certo avuto ed è stato quello di suscitare un dibattito tra i politici, tra gli studiosi e gli intellettuali ma anche presso la società civile. E questo è sicuramente un risultato positivo perché non c'è di peggio che il silenzio e l'indifferenza. Il soprintendente emerito di Siracusa nonché archeologo Giuseppe Vozza ha affermato che per i beni culturali non si può parlare di “privatizzazione ma di integrare l'attività pubblica di ricerca e tutela con quella privata di gestione”. E' in fondo ciò che prevede la legge regionale n. 20 del 2000 istitutiva del parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi.
Il piano del parco adottato il 23 maggio di quest'anno sarà lo strumento che consentirà la valorizzazione e la fruizione al meglio di un territorio unico per il connubio di archeologia, natura e paesaggio che finora è stato sottoutilizzato proprio a causa della mancanza dello strumento di pianificazione.
Il Piano prevede infatti l'uso di quei manufatti storici all'interno dei 1400 ettari di parco, ricco di mandorli e di ulivi secolari, per finalità turistiche, didattiche, di accoglienza così come prevede l'attivazione di tutti quei sentieri che potranno collegare a piedi i monumenti e creare nuovi percorsi per mountain-bike, trecking, passeggiate equestri eccetera.
L'ampliamento dell'offerta del parco, se affiancata da comportamenti virtuosi delle amministrazioni locali (pulizia, riqualificazione del centro storico, manutenzione delle strade, regolamentazione del traffico, segnaletica, eccetera), porterà sicuramente a prolungare la permanenza ad Agrigento di turisti e viaggiatori.
In verità, anticipando quanto previsto dal piano del parco, da molti anni ormai la gestione di molti servizi accessori, come biglietteria, book-shop, bar e parcheggi, è stata affidata a privati che tuttavia perché funzionino al meglio vanno, oltre che preliminarmente regolamentati, rigorosamente controllati per impedire che la ricerca del profitto faccia passare in secondo ordine la qualità dei servizi elargiti.
Il fallimento dell'Ato rifiuti, per non parlare della sete che prepotentemente è tornata come uno spettro ad Agrigento e che annuncia anche il fallimento del neonato Ato idrico, ci fa capire che la privatizzazione non è la panacea di tutti i mali né uno strumento salvifico.
Se poi di mezzo c'è il nostro millenario patrimonio culturale, arrivato a noi intatto grazie alla tutela degli enti proposti, è davvero temerario pensare di affidare ai privati la Valle dei Templi, perché il rischio potrebbe essere quello di ritrovare tra trent'anni solo macerie.
Il pubblico: Regione, Provincia, Comune e giù a seguire Sovrintendenze, Enti Parco eccetera, piuttosto che delegare devono assolvere i propri compiti seguendo il modello virtuoso dell'efficienza manageriale, della lotta agli sprechi, della sana gestione finalizzata al benessere di tutti e non all'arricchimento di pochi.
Pensare che la Lukoil, la Erg-Shell, la Panther Oil o l'Enel possano fare l'interesse del nostro territorio e risolvere i problemi esistenti che assillano da troppo tempo i siciliani è davvero da ingenui e, riprendendo la metafora colorita del presidente dall'Ars, Francesco Cascio, sarebbe come affidare la raccolta del sangue a Drakula, o più pessimisticamente, come affermato dall'archeologo Andrea Carantino, il “segno dello sfaldamento dello Stato”.
La presa di posizione nettamente contraria e scandalizzata del Fai, di Legambiente nazionale, e di vari intellettuali, studiosi, politici che sarebbe lungo elencare ci fanno ben sperare su un ripensamento di una proposta che, alla luce del dibattito emerso, risulta affrettata e superficiale. Il mecenatismo è una cosa nobile e fortunatamente ancora presente anche nella nostra società mercantilistica, e sicuramente Reinhold Wurth che ha finanziato i lavori di restauro del gioiello normanno della cappella palatina è tra questi, ma stiamo attenti al mecenatismo di facciata delle multinazionali interessati più al business che alla cultura.
Caterina Busetta Continua a leggere...

giovedì 3 luglio 2008

La Valle dei Templi ai privati: una "cuffariata"

Antonello Antinoro,assessore regionale ai beni culturali,creatura prediletta di Totò Cuffaro, il più votato nelle file dell'UDC siciliana, ha avuto una splendida idea, una “cuffariata” come dicono a Raffadali, feudo dell'ex governatore siciliano disarcionato in corsa per i guai giudiziari a tutti noti. L'idea è: affidiamo la gestione della Valle dei Templi di Agrigento ai privati.
A questo punto suggerisco: poiché Cuffaro e la sovrintendente di Agrigento, Gabriella Costantino, hanno regalato all'Enel la zona “Caos” dove è ubicata la casa natale di Luigi Pirandello, zona confinante con il parco archeologico di Agrigento e sottoposta anch'essa a vincolo paesaggistico con legge regionale, per costruirvi un rigassificatore da 8 miliardi di metri cubi, perché non affidare anche a loro la gestione della Valle? Pensateci: sarebbe la cosa migliore e anche più razionale dal punto di vista di una gestione aziendale che tenda all'ottimizzazione strategico-economica. L'Enel gestirebbe a distanza di pochi chilometri il rigassificatore di Porto Empedocle, la Valle e magari la centrale nucleare di Palma di Montechiaro che il rampante ministro Scajola vuole realizzare in tempi brevissimi. E l'Enel ha il know-how per farla. D'altra parte Scajola e Fulvio Conti, amministratore delegato dell'Enel, devono essere in perfetto sintonia, se sono stati ripresi assieme durante una recente intervista televisiva nella quale il ministro illustrava nei dettagli il nuovo programma nucleare.
E, inoltre, suggerisco perché non pensare agli ipogei che sono nella Valle dei Templi come depositi delle scorie nucleari? Probabilmente l'architetto greco Feace che l'ideò più di duemila anni fa pensava già a questo tipo di utilizzo.
Che ne dite Totò Cuffaro e Antonello Antinoro? Rifletteci: si realizzerebbe anche un notevole risparmio nei trasporti delle scorie.
E cosa ne pensano Capodicasa e il Pd siciliano, che hanno sposato con entusiasmo il nuovo corso industriale per la provincia di Agrigento, benedicendo il rigassificatore al confine della Valle, così come l'hanno benedetto i sindacalisti Mangione, Tripi e tutto il coro della triplice sindacale?
D'altra parte il progetto di privatizzare e industrializzare la Valle ha ricevuto benedizioni di altre alte sfere. Ricordate? E' stato esattamente Fulvio Conti a ringraziare personalmente, dal podio di Comunione e Liberazione che si tenne a Rimini nell'estate del 2006, l'ex governatore Totò Cuffaro che gli aveva offerto in un piatto d'argento la zona del “Caos” per costruire il rigassificatore.
Se c'è qualcuno che ancora crede che ai meeting di Comunione e Liberazione si facciano esercizi spirituali è invitato vivamente a ricredersi.
Quale altra “cuffariata” dobbiamo aspettarci in avvenire? La fantasia dei fautori del nuovo corso del rampantismo del centro-destra e dell'ambientalismo del fare (o degli affari) del centro-sinistra (o meglio di quello che resta del centro-sinistra) non ha limiti. Si attendono sviluppi.
Gaetano Gaziano Continua a leggere...

Autonomismo vero o di facciata?

Calato il vento teso del clima elettorale, sembrano essersi afflosciate le bandiere dell'autonomismo siciliano. Il primo segnale di “afflosciamento” ci viene proprio da Raffaele Lombardo che, durante il governo Prodi, inscenò una clamorosa protesta incatenandosi davanti a Palazzo Chigi con altri presidenti delle province siciliane per condannare lo scippo dei fondi statali destinati alle infrastrutture siciliane. Mentre, allo stesso scippo effettuato dal governo Berlusconi, Lombardo non ha saputo opporre una analoga protesta anche se il gruppo dell'MPA alla Camera aveva preannunciato voto contrario, rientrato subito dopo, come affermano gli autonomisti siciliani, dietro la promessa di Tremonti che a breve ripristinerà i finanziamenti.
Vogliamo credere a Lombardo come vogliamo credere all'assessore regionale all'industria, Pippo Gianni, che ha vivamente stigmatizzato il comportamento di Enel e di Terna di Flavio Cattaneo che hanno minacciato il black-out energertico in Sicilia per protesta dopo alcuni provvedimenti cautelari sulla centrale elettrica di Termini Imerese.
Questi signori arroganti si permettono anche la spocchia di ricattare la Sicilia, mentre non fanno niente per rinnovare la nostra rete di distribuzione elettrica che è un colabrodo e che va in tilt per un temporale estivo appena appena più forte degli altri. Altro che compensazioni per gli impianti industriali impattanti che le lobbies del Nord vogliono imporre alla Sicilia con l'alibi delle emergenze, ieri della monnezza oggi dell'energia.
Gianni ha affermato: “ In Sicilia vento e musica sono cambiati. Il nostro obiettivo è quello di creare condizioni idonee affinché le aziende investano nell'isola, ma pretendiamo anche un ritorno in termini occupazionali, di risorse e di tutela dell'ambiente”.
Attendiamo Lombardo e Gianni all'opera, quando le lobbies busseranno per costruire (e lo faranno presto) impianti industriali impattanti a casa nostra. Attendiamo soprattutto l'assessore all'industria Gianni, il cui dante causa politico è proprio quel Totò Cuffaro padrino del rigassificatore dell'Enel.
Come attendiamo all'opera l' assessore regionale dell'MPA, Sorbello, che fino all'altro ieri cavalcava la protesta contro il rigassificatore di Priolo. Vorremo vedere cosa risponderà alla Erg-Shell quando si presenteranno con le ruspe a Priolo.
Cracolici, Crisafulli e Capodicasa, che sembrano avere recepito i consigli di abbandonare la svolta affaristica di D'Alema, Bersani e Consorte, hanno accusato Lombardo di “autonomismo di facciata”. Ben venga il nuovo corso del Pd siciliano, ma aspettiamo al varco, maggioranza e opposizione, al momento in cui dovranno contrastare effettivamente (e non solo a parole) la strategia neocolonialista del Nord e di Confindustria. Lì si misurerà realmente il tasso di ascarismo degli uni e degli altri. E sarà un giudizio inappellabile!
Gaetano Gaziano Continua a leggere...