giovedì 8 settembre 2011

Rigassificatore di Porto Empedocle: contrario il presidente della Camera di Commercio di Agrigento

Vittorio Messina, il giovane e coraggioso presidente della Camera di Commercio di Agrigento, si dichiara contrario al rigassificatore di 8 miliardi di mc.a Porto Empedocle sotto la Valle dei Templi di Agrigento e ritiene giusto ricorrere alla Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) di Strasburgo per blocccare il progetto.
Riportiamo integralmente l'articolo di Vittorio Messina pubblicato sul giornale on line www.perlacitta.it.

"In vista della prossima seduta del Consiglio della Camera di commercio di Agrigento, dedicata al piano pluriennale 2011/2016, il presidente Vittorio Messina ,con una nota stampa, anticipa alcune scelte di fondo che caratterizzerano lo strumento di pianificazione dell’Ente, definendo le coordinate lungo le quali camminare nei prossimi anni per sostenere la competitività delle aziende agrigentine e la crescita complessiva del territorio.

La congiuntura economica che stiamo vivendo, riassunta nell’ultimo Report presentato prima dell’estate 2011, impone alla Camera di Commercio di Agrigento una programmazione degli obiettivi che intende perseguire nel prossimo quinquennio molto da un lato molto attenta ai dati reali che costituiscono indubbie indicazioni di merito e al metodo con cui approcciare il problema dello sviluppo economico che ha assunto una configurazione nuova.

L’elemento più visibile di questa novità è che la descrizione scientifica del fenomeno dello sviluppo non è più condotta solo lungo le linee dei settori produttivi, ma integra significativamente anche la dinamica territoriale, aprendo immediatamente il problema di due importanti cinghie di trasmissione: le tecnologie e le istituzioni locali.

Inoltre i momento di difficoltà non può non rafforzare quell’idea di collaborazione tra enti e associazioni operanti a vario titolo nel territorio che da anni l’amministrazione della Camera di commercio porta avanti.

Non a caso alcune comuni attività intraprese , hanno consentito di ottenere risultati significativi ed economie di gestione importanti, mostrando come la strada lungo la quale proseguire sia quella della condivisione progettuale.

Trasferendo questo tipo di approccio al territorio si osserva come le risorse di fiducia e di conoscenza rappresentano le vere fonti dei vantaggi competitivi territoriali in contesti di crescente concorrenzialità , quali quelli attuali.

Per altro, l’attenzione alla dotazione storica, unica e inimitabile, di risorse e specificità locali come fonte dei vantaggi competitivi pone il problema del bilanciamento tra localismo e globalismo , tra vantaggi competitivi locali e concorrenza globale.

La scommessa da giocare, per creare condizioni reali di sviluppo, ha una posta molto alta, è ambiziosa e va centrata su un protagonismo degli attori sociali che affondi le sue radici in un rinnovato sistema istituzionale.

La complessità di un percorso come quello sopra delineato richiede la previsione di precisi passaggi dotati di operatività per salvaguardare le risorse potenziali e per garantire la loro valorizzazione e per promuoverne la diversificazione.

Passaggi che richiedono il rafforzamento della capacità di interloquire tra i diversi soggetti protagonisti del territorio, nonché la capacità di orientare e governare le scelte in un’ottica di superamento di concetti localistici che attualmente non sono più in grado di garantire un ambiente sufficientemente competitivo per le imprese.

Consapevoli delle potenzialità intellettuali e culturali del nostro territorio, occorre puntare con determinazione sulla qualità dei saperi e su un progetto culturale tecnologicamente avanzato. Iniziative come i piani strategici, i patti territoriali, gli strumenti più sofisticati che puntano sullo sviluppo dal basso, i parchi naturali, i parchi archeologici, la diversificazione produttiva favorita dall’ente pubblico in ogni settore, hanno messo le basi per un processo che va ulteriormente potenziato e che deve avere come obiettivo fondamentale uno sviluppo sostenibile.

In questo quadro vanno collocati gli interventi per il completamento della infrastrutturazione del sistema dei trasporti dell’area centro meridionale della Sicilia per l’infrastrutturazione sociale della provincia, per lo sviluppo qualitativo della produzione agricola, per il ridisegno del sistema della promozione turistica e per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale del territorio.

In questo quadro stride la presenza di un impianto come il rigassificatore di Porto Empedocle, la cui realizzazione abbiamo contrastato non già per posizioni ideologiche ma perché a nostro avviso, a prescindere da tutte le riserve che si possono esprimere in termini di sicurezza, decisamente fuori luogo per la scelta del sito.

La notizia che molti cittadini di Agrigento, con in testa il sindaco Marco Zambuto, stiano preparando un ricorso alla Corte di giustizia europea, che intanto il Fai, che qualche tempo addietro si era schierato a favore dell’impianto oggi si prepara ad una clamorosa retromarcia dichiarando che sarebbe meglio farlo offshore, che anche l’Unesco, per mezzo di Gianni Puglisi che è il suo rappresentante in Italia, fa sapere che sarebbe meglio farlo altrove, confermano la bontà della nostra azione a salvaguardia di un territorio che appartiene al patrimonio dell’umanità ma che è la vera grande ricchezza da preservare, per la città e del suo hinterland.

Le traiettorie dello sviluppo che intendiamo disegnare per questa terra sono incompatibili con un’opera invasiva che snaturerebbe i luoghi, comprometterebbe l’appeal di un sito magico, non porterebbe alcun vantaggio alla nostra comunità.

Proprio perché la provincia di Agrigento ha subito in questi anni un consistente processo di riconversione economica senza avere ancora saputo ridefinire il profilo del proprio futuro, abbiamo ritenuto opportuno evidenziare tutte le nostre perplessità rispetto ad un ipotesi di sviluppo che contempla l’ubicazione di industrie pesanti nel nostro territorio. Scelte che potrebbero compromettere altre strategie finalizzate a mettere a frutto quelle risorse paesaggistiche, culturali e ambientali che molto meglio si conciliano con le spinte vocazionali.

Purtroppo, queste esitazioni determinano un diffuso scetticismo sulla capacità di potere svolgere un ruolo di primo piano nel processo di integrazione europea che sta di fronte al nostro paese.

Ed è per questo che riteniamo che il nostro compito e quello delle Istituzioni locali deve essere indirizzato a ricreare la fiducia, offrendo obiettivi perseguibili e strumenti per realizzarli”.

Dott. Vittorio Messina

Presidente CCIA di Agrigento.
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