venerdì 30 novembre 2012

INDUSTRIE INQUINANTI E FINANZIAMENTI SOSPETTI

L'Ilva di Taranto sta facendo emergere ufficialmente attraverso le indagini e gli arresti della magistratura quanto molti di noi intuivano e pensavano sulla corruzione e collusione tra industria pesante inquinante e organi dello Stato, ministri e pubblici dirigenti in testa. Non si capirebbe, infatti, come mai si continua indisturbati ad inquinare ed avvelenare uomini e ambiente soprattutto al centro sud. Una rete di complicità e di scambi ha consentito ai Riva, padre e figli enormi e illeciti profitti sulla pelle dei poveri operai sempre ricattati tra lavoro e salute. La penultima autorizzazione integrata ambientale (AIA) del 4 agosto 2011 è stata rilasciata dalla ministra Prestigiacomo, essendo direttore generale Corrado Clini oggi ministro dell'ambiente, e consentiva allo stabilimento di continuare la sua produzione inquinante. Le intercettazioni rivelano contatti non proprio istituzionali per ammorbidire alcuni componenti della commissione incaricata di istruire l'Aia 2011. Che dire poi del finanziamento di 98 mila euro concesso dal patron dell'Ilva a Bersani per la campagna elettorale del 2006? Ciò avvenne poco prima che Bersani si insediasse come ministro dello sviluppo economico del governo Prodi. Oggi Bersani irritato dice che si tratta di “cose vecchie”. Ma noi sappiamo che solo nel settembre del 2010 Emilio Riva scriveva una lettera a Bersani per far finire quella pressione mediatica sul gruppo Riva provocata dagli interventi dall'ambientalista Roberto Della Seta. I 98 mila euro non sono i soli soldi ricevuti da Bersani, anche Federacciai sempre del gruppo Riva gli ha dato 110 mila euro in 4 anni. Bersani ovviamente non è stato il solo beneficiato dalla “liberalità” dei Riva, dal momento che Forza Italia dal 2004 al 2006 ha ricevuto 575 mila euro. Per tutto ciò ritengo che queste non siano “cose vecchie” ma attualissime e riguardano quel rapporto politica e affari così poco trasparente che continua a minare la fiducia dei cittadini verso una classe politica che, oltre ai generosissimi finanziamenti pubblici, non esita ad accettare finanziamenti privati che come quelli dell'Ilva puzzano lontano un miglio di malversazioni e crimini contro l'ambiente. Trovo perciò insopportabile l'insistenza con cui Bersani anche nell'ultimo faccia a faccia con Renzi non esita a scomodare Pericle per avvalorare la sua tesi a favore del finanziamento pubblico che consentirebbe a suo dire anche ai meno abbienti di fare politica e di garantire l'autonomia dei politici dalle lobby. Con l'Ilva abbiamo avuto la prova provata che i colossi industriali (Enel, Eni, Finmeccanica, ecc.) con le loro elargizioni a destra e a sinistra, a sindacati e a giornalisti condizionano pesantemente le scelte industriali fatte spesso non nell'interesse dei cittadini o della nazione ma di potentati economico-politico-mediatici. Il rigassificatore di Porto Empedocle docet. Caterina Busetta.

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