martedì 15 luglio 2014

SICILIA CIMITERO DI MACERIE INDUSTRIALI

La Sicilia si avvia a trasformarsi inesorabilmente in un cimitero di macerie industriali. Mentre altri paesi come Spagna, Grecia, Turchia, Egitto, eccetera, negli anni cinquanta/sessanta puntarono sul turismo programmando investimenti per costruire strutture alberghiere e infrastrutture di trasporti nelle loro regioni a vocazione turistica, in Sicilia si inseguì il sogno sbagliato industriale, puntando sulle raffinerie, sulla chimica, sul cemento e sull'automobile, senza mettere nel conto che si devastavano zone ricche di storia e di bellezze paesaggistiche , come Siracusa, Ragusa, Gela, Termini Imerese ed altre. Oggi le regioni di quei paesi, che hanno investito sul turismo, ricevono milioni di visitatori all'anno, mentre la Sicilia, che sarebbe potuta diventare la Florida d'Europa, vede arrivare solo un misero 4% del flusso turistico che ogni anno sceglie l'Italia. E di più: al danno si aggiunge la beffa. Quelle fabbriche, che avrebbero dovuto portare sviluppo economico e occupazione, oggi chiudono lasciando sul territorio caponnoni vuoti che deturpano il paesaggio e disoccupati nella disperazione. La Fiat chiude a Termini Imerese, dopo avere devastato una delle zone più ricche, dal punto di vista paesaggistico e culturale: la piana di Imera (nella foto una manifestazione dei licenziati dalla Fiat). Dopo la Fiat, l'Eni sta per chiudere le raffinerie di Gela, anche se “Pappagone” Crocetta (copyright di Pietrangelo Buttafuoco) minaccia sfracelli. Ma sappiamo già come andrà a finire. Come a Niscemi per il Muoss: prima Pappagone revocò l'autorizzazione agli Usa per realizzare l'antenna militare e poi revocò la revoca. Il guaio è che la storia non insegna niente. Si continua scelleratamente a perseguire un progetto industriale che non serve alla Sicilia, non serve all'Italia, ma serve solo a chi realizza impianti industriali, come nel caso del rigaassificatore da 8 miliardi di mc al confine della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco, che servirà solo ad Enel, che lo deve costruire, in quanto incasserà gli aiuti di Stato (70% dei ricavi di riferimento per vent'anni anche se non dovesse rigassificare un solo mc di gas) che graveranno sulle bollette degli italiani. Impianto inutile, in quanto è diminuito notevolmente il fabbisogno energetico e i 3 rigaassificatori esistenti (Panigaglia, Livorno e Rovigo) lavorano molto al di sotto delle loro potenzialità produttive, Ma, almeno la Fiat ed Eni hanno assicurato per decenni un discreto livello occupazionale, anche se oggi lasciano solo macerie industriali. Ma il rigassifictore, per la stessa propaganda di Enel, assecondata da politici e sindacalisti, in buona o mala fede (per lo più in mala), a regime dovrebbe occupare appena 70-80 addetti. E non è detto che siano dipendenti assunti tra le forze locali. A Rovigo, su circa 70 dipendenti, solo 1 risulta essere rovigino. Il premier Renzi ama sostenere la sua politica con lo slogan “CAMBIARE VERSO”. E' lecito attendersi dal governo Renzi un cambiamento di verso nella direzione di una politica che faccia veramente gli interessi del Paese e che attui un'autentica tutela del patrimonio culturale e paesaggistico? Gaetano Gaziano, presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento".

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