giovedì 14 gennaio 2010

FIAT DI TERMINI IMERESE: ERRARE E' UMANO, PERSEVERARE DIABOLICO


Quanto sta succedendo a Termini Imerese, con la decisione di chiudere lo stabilimento Fiat entro il 2012, lascia davvero esterrefatti e dovrebbe far riflettere i signori politici siciliani che errare è umano ma perseverare è diabolico.
Quando, circa 50 anni fa, la Fiat si insediò a Termini Imerese, quello era un sito paesaggisticamente e archeologicamente straordinario, in quanto situato in prossimità del sito greco di Imera.
Molti sanno, ma vale la pena comunque ricordarlo, che la prima ipotesi di insediamento della Fiat in Sicilia riguardava Agrigento e precisamente la piana di S.Gregorio sotto la Valle dei Templi, dove poi Papa Giovanni Paolo II lancerà l'anatema contro la mafia. Solo l'opposizione ferrea del Sovrintendente Pietro Griffo impedì allora il verificarsi di tale atto sacrilego.
Fu solo a quel punto che la Fiat “ripiegò” sul sito di Termini Imerese.
Oggi, dopo 50 anni, l'amministratore delegato Marchionne in modo tranchant e arrogante afferma che “nessuno può ignorare la realtà” e che, per quanto riguarda lo stabilimento di Termini, “è il posto fisico sbagliato”. Insomma prima si distrugge un luogo, annullandone le altre potenzialità, e poi si lasciano le macerie industriali e 2000 disoccupati disperati, affermando che “lo stabilimento non è competitivo perché si trova in Sicilia e non in Lombardia”.
I circa 2000 addetti Fiat, che oggi si barcamenano tra cassa integrazione, scioperi e sit-in davanti alla Regione e ai Ministeri interessati, si ritrovano con la spada di Damocle del licenziamento prossimo venturo dal momento che entro il 2012 lo stabilimento sarà dismesso. Gli operai metalmeccanici della Fiat fino ad ora sono stati abbandonati al loro destino da tutti, tranne che dalla Chiesa di Palermo che, con il suo cardinale Salvatore De Giorgi, ha fatto sentire la solidarietà e lo sdegno per l'indifferenza dei governanti.
Gli anni Sessanta fecero balenare la speranza che il riscatto in Sicilia potesse arrivare con l'industrializzazione anche pesante dei petrolchimici, come avvenne a Gela, Priolo e Augusta. Non si conoscevano del resto ancora i prezzi altissimi che sarebbero stati pagati dalle popolazioni locali alla salute e all'ambiente, ma d'altronde erano altri tempi (del senno di poi ne son pien le fosse) e i cambiamenti tecnologici degli ultimi cinquant'anni ce li fanno vedere come ere geologiche passate.
I politici siciliani dinanzi ai guasti del passato e alle prospettive di dismissioni di impianti, quali Fiat, Italtel, eccetera tacciono e, soprattutto, non imparano la lezione, continuando a tessere nel PUS (Partito Unico Siciliano) la tela di affari più o meno leciti che vengono presentati come convenienti per la Sicilia, ma che, nei fatti, convengono solo alle lobby politico-affaristiche. Se non fosse così oggi il governatore Lombardo, con la sua armata di inciucisti, imporrebbe, come minimo, il mantenimento di tutti gli impianti produttivi dell'isola in cambio dell'installazione di un impianto a rischio di incidente rilevante, come il rigassificatore di Porto Empedocle, che distruggerà per sempre un sito unico al mondo, patrimonio dell'umanità.
Il rigassificatore di Porto Empedocle, infatti, è proprio la metafora dello scempio che si vuole continuare a perpetrare ai danni della Sicilia. Ieri Imera, oggi la Valle dei Templi e i luoghi pirandelliani, con l'aggravante che non si potrà dire che non si sapeva. I nuovi media oggi permettono a tutti di capire quali guasti irreversibili il rigassificatore porterà e la tragedia di Viareggio è stata solo una piccola avvisaglia di ciò che potrebbe succedere in caso di incidente.
La bieca logica del profitto e degli interessi privati di molti furbetti del quartierino continua a prevalere, mettendo in secondo piano lo sviluppo vero della Sicilia, che può continuare ad attendere fino a quando i politici inefficienti e corrotti di destra e di sinistra terranno sotto scacco 5 milioni di Siciliani in gran parte migliori della loro classe politica, ma ancora troppo rassegnati e scoraggiati per mandarli a casa.
Caterina Busetta

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