mercoledì 10 marzo 2010

GIORDANIA DOCET


Si arriva in Giordania per visitare Petra e si scopre un paese ricco di archeologia e paesaggi straordinari. Si arriva convinti di trovare un paese modesto e sottosviluppato e si scopre con sorpresa di trovarsi in un paese orgoglioso e deciso a scalare le posizioni per allinearsi ai paesi sviluppati. La Giordania non ha materie prime, non ha petrolio, non ha gas, ha solo i suoi “giacimenti” culturali e su questo sta puntando per conquistare il suo “posto al sole”. Da nord a sud è un'escalation di emozioni: da Jersah (l'antica Gerasa) a Petra capitale dei Nabatei. La Giordania entrò a far parte della provincia romana dell'Arabia nel 106 d.c. sotto l'imperatore Traiano e da quel momento conobbe per più di 2 secoli un periodo aureo che l'arricchì di monumenti straordinari quali teatri, templi, mercati, piazze, strade colonnate, eccetera, che tutt'oggi sono ben visibili e visitati da migliaia di turisti di tutto il mondo che da nord a sud l'attraversano alla scoperta appunto di bellezze archeologiche ben conservate e di paesaggi straordinari. Ciò che sorprende per prima cosa è constatare il buono stato delle strade che conducono anche ai posti più arroccati come Ajlun che svetta a 1250 metri di altezza sulla valle del Giordano. C'è poi una rete autostradale eccellente che unisce Amman a Petra in circa tre ore e mezza. Re Hussein prima e re Abdullah poi, entrambi educati tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, hanno lavorato per modernizzare la Giordania. Abdullah in più si è distinto per un atteggiamento fermo e risoluto nella lotta alla corruzione. Chi oggi arriva in Giordania constata con sorpresa di trovarsi in un paese giovane, moderno che crede nella proprie potenzialità archeologiche e paesaggistiche e su quelle convintamente investe. La mancanza di combustibili fossili, quali il petrolio e il gas, viene vista oggi come un fatto positivo, perché non ha prodotto guasti ambientali e le roialties degli oleodotti che l'attraversano permettono loro di pagare la benzina a solo 50 centesimi.
Ciò che sorprende e fa invidia, considerato come siamo messi ad Agrigento, è constatare che tutti i luoghi in prossimità dei siti archeologici sono particolarmente puliti e curati proprio perché turistici. Gli ingressi ai siti archeologici sono moderni, razionali e ben organizzati. Anche i siti meno importanti e fuori mano sono aperti e accessibili ai visitatori che pagano profumatamente la visita ai monumenti (per visitare Petra occorrono ben 22 euro). E' ovvio che tutto ciò fa pensare con rabbia all'inefficienza, all'incuria e alla superficialità di casa nostra che impedisce alla Valle dei Templi di essere quel fiume d'oro capace di cambiare le sorti di Agrigento. E' incredibile come dopo più di 10 anni dall'istituzione dell'ente parco si possa avere ancora la passeggiata archeologica nelle condizioni in cui l'abbiamo: traffico pesante senza alcun controllo, marciapiedi dissestati, spiazzo antistante la chiesa di S.Nicola impraticabile, piazzale Hardcastle che, dopo anni di rinvio dei lavori di riqualificazione è stato aperto senza neanche la sistemazione delle aiuole o il pur minimo arredo. La panoramica dei Templi non sta meglio, tra cassonetti della spazzatura in bella vista ed eucaliptus barbaramente tagliati, per non parlare dei siti perennemente chiusi come il quartiere ellenistico-romano, il tempio di Demetra o l'ipogeo Giacatello. Secondo la legge del parco il 30% degli introiti dei biglietti di ingresso dovevano servire proprio per migliorare la fruibilità e il decoro dei luoghi in prossimità dei siti, ma neanche una legge ad hoc purtroppo è servita a far comprendere ciò che già il buon senso da solo avrebbe dovuto ampiamente far capire. Se anche la Giordania, paese in via di sviluppo, oggi può insegnarci così tanto e farci riflettere sulle nostre manchevolezze e inefficienze vuol dire che la nostra è davvero una terra irredimibile in cui l'interesse privato, le malversazioni e gli sprechi la fanno da padrone e ciò che potrebbe essere fatto a costo quasi zero non viene deliberatamente realizzato perché si preferisce speculare e non fare ciò che può giovare alla comunità tutta.
Caterina Busetta

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