domenica 9 gennaio 2011

DUE O TRE MOTIVI DI SPERANZA CHE CI LASCIA L'ANNO VECCHIO

Alla mia età (molte lune sono tramontate, ahimé) si è portati ad essere scettici e pessimisti. E, in effetti, a guardare la realtà circostante non c'è molto da stare allegri, anzi si rafforza sempre di più la convinzione che tutto o quasi tutto soggiace alla legge del profitto. Ma del profitto sporco, perché, se l'attività umana fosse finalizzata solo al profitto lecito, nulla questio in quanto l'attività imprenditoriale è un'attitudine naturale dell'uomo che va incoraggiata. Tutto si complica quando si tende a produrre profitti sporchi. Sporchi in senso metaforico, ma anche in senso letterale, com'è successo nel caso dello sversamento di milioni di tonnellate di greggio, causato dal cattivo funzionamento di un pozzo di petrolio della British Petroleum, che ha inquinato mezzo oceano e migliaia di km. di coste americane.
Di profitti sporchi si parla in una notizia fresca di giornata come le uova di giornata alla diossina che sono prodotte in Germania e che vengono importate anche in Italia. Di sporco business si parla a Napoli per l'affare “munnizza” per cui sono stati spesi miliardi di euro ma la “munnizza” è sempre lì.
Di profitti sporchi, solo in senso metaforico ma non meno grave, si è parlato con l'esplosione del caso dei derivati bancari che hanno mandato in rovina milioni di piccoli risparmiatori in tutto il mondo. E il guaio è che non sembra esserci una classe politica idonea a fronteggiare questi gravissimi problemi. Men che meno in Italia, dove la nostra classe dirigente (di destra e di sinistra) è la più vecchia e inefficiente del pianeta. E, se nel centro destra, tranne Berlusconi, in parte si è rinnovata con l'ingresso di giovani, nel centro sinistra si è sclerotizzata negli stessi esponenti che sopravvivono e vegetano alle spalle del contribuente italiano da più di 50 anni. Quando Marini, Bindi, D'Alema, Bersani, Fassino, Mannino e Capodicasa facevano già politica attiva, Bill Clinton e Tony Blair erano ragazzini. Oggi Clinton e Blair scrivono le proprie memorie e i nostri immarcescibili “eroi” stanno ancora lì ad occupare gli scranni del Parlamento nazionale e regionale. Addirittura Cameron, premier inglese, Millibrand, capo dell'opposizione, e il nostro Angelino Alfano, a quel tempo, non erano ancora nati. E qualcuno, come Marco Travaglio, vorrebbe riesumare addirittura quella mummia di Romano Prodi, che per conto nostro starebbe benissimo al Museo Egizio di Torino.
Ma il fatto grave è che la nostra classe politica, di destra e di sinistra che sia, si è appiattita sugli interessi di Confindustria, che sono oggi prevalentemente gli interessi che ruotano attorno all'energia. Si dice che di energia abbiamo bisogno ed è vero, ma, partendo da questo presupposto, si fanno spesso, se non sempre, affari poco trasparenti. Due autorevoli scienziati, uno di fisica, Carlo Rubbia, e l'altro di economia, Jeremy Rifkin, sostengono che, per ridurre la dipendenza dal petrolio, si dovrebbe puntare alle energie rinnovabili, come sole e vento, mentre in Italia, che di sole e vento è ricca, si punta alla costruzione di decine di impianti di rigassificazione e al ritorno al nucleare. Qual è il motivo? Semplice, ci spiega Carlo Rubbia, sole e vento non costano niente e sono inesauribili, mentre petrolio, gas e uranio costano tanto e fanno la felicità di petrolieri, gasieri e proprietari di miniere di uranio. Addirittura Rifkin, per spiegare la sua teoria, porta come esempio la Sicilia, dicendo che, se nella nostra regione si coprisse solo il 6,5% dei tetti delle case con pannelli solari, si potrebbe soddisfare il 40% del nostro fabbisogno energetico globale e creare un'economia di sei miliardi di euro l'anno, dando lavoro, nel tempo, a trentamila piccole e medie imprese. Rifkin ha lavorato al piano energetico siciliano commissionatogli dal governatore Lombardo, solo che quest'ultimo, tradendo i suggerimenti di Rifkin, ha messo nel piano, oltre alle fonti rinnovabili, anche rigassificatori e nucleare, lasciando così le porte aperte agli appetiti di coloro che vogliono trasformare la Sicilia in “pattumiera d'Italia”, per usare un'espressione cara al Lombardo della campagna elettorale, che poi ha cambiato completamente idea, una volta sedutosi sulla poltrona di governatore. Con questa classe politica, come affermavo nell'incipit di questo articolo, c'è poco da stare allegri.
Tuttavia, nel mondo e anche in Italia, qualche motivo per sperare nel futuro, durante l'ultimo anno, l'abbiamo colto. Alcuni di questi motivi provengono dal mondo della musica, ma che alla fine hanno anche una forte valenza sociale. Mi riferisco all'esperimento musicale che da 30 anni circa stanno portando avanti in Venezuela, cioè quello di coinvolgere i bambini e i ragazzi provenienti principalmente dai quartieri poveri e degradati, dalle favelas, nell'apprendimento di uno strumento musicale. Con loro hanno formato un sistema di orchestre di musica colta, che vanno dalle orchestre giovanili a quelle più avanzate, per arrivare, come fine del percorso, all'orchestra sinfonica nazionale “Simon Bolivar” (nella foto in alto), che è una delle più importanti del mondo, diretta dal giovane Gustavo Dudamel, uno dei direttori più apprezzati nel settore della musica classica. In questo esperimento sono stati coinvolti più di trecentomila bambini e giovani venezuelani e contano, negli anni, di arrivare a un milione. Questo esperimento è stato sostenuto dal nostro Claudio Abbado, che vorrebbe importarlo anche in Italia. Speriamo che trovi ascolto presso la nostra classe politica che, scordando per una volta di fare gli interessi dei poteri forti, si occupi finalmente di qualcosa di socialmente valido.
Un'altra bella prova, di risolvere con la musica i problemi sociali, ce l'ha data e ce la dà Daniel Barenboim, che ha fondato e dirige la West-Eastern Divan Orchestra, composta da musicisti israeliani e palestinesi, che porta in giro per il modo, come vero messaggio di solidarietà e di pace.
Per noi italiani, e per noi agrigentini in particolare, un segnale di speranza va colto certamente nella sentenza del Tar Lazio del 13 dicembre 2010, che ha bocciato l'indecoroso progetto di costruire un rigassificatore da 8 miliardi di mc. sotto la Valle dei Templi di Agrigento, che voleva essere l'ultimo regalo di quella classe politica agrigentina, di destra e di sinistra, vecchia, inutile e inefficiente, capace solo di sottostare passivamente ai diktat dei poteri forti. Per ora, con il sostegno del nostro giovane Sindaco Marco Zambuto, abbiamo respinto i poteri forti e i loro servi. E ciò va letto certamente come motivo di speranza per il nuovo anno, ma anche e soprattutto come volontà della nostra gente di riprendersi la gestione del proprio territorio, della propria storia e della propria cultura per troppo tempo delegata a persone inadeguate e indegne.
Gaetano Gaziano



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