domenica 3 aprile 2011

FACEBOOK SPAZZERA' VIA DITTATURE E PRIVILEGI DI CASTA

Un vento nuovo di libertà e di democrazia soffia nel mondo. E questo vento vola sulle ali di Internet. I media tradizionali (comprati con la pubblicità) non contano più niente o quasi. La vera informazione la fanno i bloggers mentre i giornali e le tv si limitano ad andare dietro agli avvenimenti, non ad anticiparli. In Belgio, dove il governo latita da quasi un anno, alcuni giovani “armati di click” hanno portato in piazza, attraverso Facebook, decine di migliaia di manifestanti contro l'inerzia della politica, quella istituzionale, che ha lasciato il loro Paese senza guida, nell'indifferenza generale, come se la “vacatio” inaudita di governo non interessasse loro ma gli abitanti della Paupasia.
E' successo così che 5 studenti in Belgio, facendosi interpreti del diffuso stato di malessere della propria gente, hanno convocato on line più di 50 mila persone in piazza per gridare no alla situazione di stallo venutasi a creare per la rottura tra fiamminghi e valloni. E hanno organizzato la “shame march”, la marcia della vergogna contro i loro politici corrotti e inefficienti.
La Cina, il più grande colosso economico del mondo per abitanti e prodotto interno lordo, ha creato un sistema politico dove i metodi vetero comunisti si sposano con la strategia del massiccio sfruttamento capitalistico dei lavoratori, e ciò a beneficio di una casta di dirigenti oligarchi che viaggiano in Ferrari (la Cina risulta il maggiore acquirente delle supercar di Maranello). Questo Paese “socialista” sta attuando il più spietato sistema poliziesco di censura del mondo, tentando di imbavagliare la protesta dei contestatori cinesi che corre on line, imprigionando anche i bloggers che sfidano il regime. Per ora ci sono riusciti, ma prima o poi la bomba della protesta on line gli esploderà tra le mani.
Com'è esplosa nei paesi nord africani in questi ultimi mesi. Mentre le potenze occidentali (magari quelle che poi diventeranno i “volenterosi” portatori di bombe) facevano affari con Tunisia, Egitto, Libia e Siria, all'interno di queste nazioni stava montando la protesta on line che nel giro di poche settimane ha mandato o manderà a casa dittatori che si erano insediati più di 40 anni fa e già progettavano di trasmettere il potere e la poltrona ai propri figli, come è già accaduto in Siria per Assad figlio che è successo ad Assad padre e come stava succedendo per i Ben Alì in Tunisia e Gheddafi in Libia.
Qualche furbo “volenteroso” come Sarkozy ha cercato di cavalcare questi venti di libertà per impossessarsi del petrolio italiano, secondo la collaudata logica vetero-colonialista di occupazione di territori africani per sfruttarne le materie prime. Ma Internet farà giustizia anche di questi patetici tentativi di neo espansionismo economico-industriale.
Via dunque i dittatori e i neo colonizzatori, spazzati dal vento di libertà che soffia su Facebook.
E in Italia? In Italia siamo messi peggio, perché non c'è un dittatore contro cui indirizzare i propri strali informatici e cacciarlo via. C'è una casta o meglio ci sono delle caste che, intrecciando fortemente interessi e privilegi, si auto sostengono e si difendono a vicenda. La prima casta è quella dei politici parlamentari, il cui unico interesse è di conservare privilegi e potere. E, infatti, cosa ti vanno a sperimentare? Una legge elettorale che affida ad una cerchia ristretta di pochi segretari di partito il compito di nominare i circa 600 deputati e i circa 300 senatori. Dando ai cittadini l'illusione di eleggerli, mentre in effetti si limitano a ratificarne le nomine. Ma la casta dei politici non è l'unica in Italia, essa si intreccia con le caste dei magistrati, degli alti burocrati, dei baroni universitari, dei giornalisti e dei boiardi di Stato (manager delle grandi aziende a partecipazione statale come Eni ed Enel) che ovviamente non hanno interesse ad attaccare la casta dei politici, impegnati come sono a difendere strenuamente i propri privilegi e le proprie rendite di posizione.
E, siccome noi ci occupiamo di fatti che interessano la nostra Sicilia, osserviamo che i privilegi acquisiti dalla nostra classe dirigente non sono inferiori anzi, in alcuni casi, sono superiori a quelli goduti dai fortunati rappresentanti dalla classe politica romana.
Come non pensare a quel pensionato della Regione siciliana che percepisce una pensione di 1300 euro al giorno, quindi di 39 mila euro al mese, 479 mila euro l'anno, oltre la tredicesima. Ci sono pensionati in Sicilia che 1300 euro li prendono, se li prendono, in due mesi.
E, poi, mentre nel resto d'Italia esiste il divieto di cumulo tra indennità parlamentare e pensione percepita in qualità di consiglieri regionali, il divieto non esiste per i politici siciliani. E' scoppiato recentemente questo scandalo sui media. E di questi privilegiati tre sono agrigentini: Calogero Mannino, Angelo Capodicasa e Salvatore Cuffaro.
Ogni tanto qualche politico siciliano avanza l'ipotesi, solo demagogica, di ridurre questi privilegi e di ridurre addirittura il numero dei consiglieri regionali (spagnolescamente definiti parlamentari), ma si tratta della solita messa in scena furbesca di “distrazione di massa”, per contenere l'indignazione popolare. Sì, perché questa gente non ama la contestazione né il dissenso. Storica è rimasta la lamentazione di D'Alema che, in occasione delle accuse di spudorati privilegi avanzate dai movimenti dei grillini e dei girotondini, ebbe a dire “non possiamo più neppure passeggiare per la strada”.
Non si preoccupi, caro D'Alema, che presto, aumentando la protesta on line, Facebook la manderà a passeggiare ai giardinetti pubblici assieme agli altri suoi colleghi professionisti della politica di destra, di centro e di sinistra, che hanno messo radici in Parlamento.
Gaetano Gaziano, blogger
.

Nessun commento: