giovedì 28 maggio 2015

Solgenitsin: "Cosi si resiste alle menzogne del potere"

Il "grande vecchio" Alexander Solgenitsin ci ha lasciato, in questo scritto pubblicato ieri in prima pagina da la Repubblica, una fondamentale lezione per resistere alle menzogne del potere. Non è necessario, dice il grande scrittore russo, compiere atti eroici, basta "la non partecipazione personale alla menzogna". Trascrivo per intero la lezione di Solgenitsin. Alexander Solgenitsin: "Vivere senza menzogna!" "Ci siamo così irrimediabilmente disumanizzati che per la modesta pappatoria di oggi siamo disposti a dar via tutti i nostri princìpi, l’anima, tutti gli sforzi dei nostri predecessori e le opportunità dei nostri posteri — qualsiasi cosa pur di non arrecare turbamento alla nostra precaria esistenza. Non sappiamo più cosa siano l’orgoglio, la fermezza, un cuore fervido. Non ci spaventa nemmeno la morte nucleare, la terza guerra mondiale (ci sarà pure un buco dove nascondersi) — una sola cosa temiamo: di dover fare quei pochi passi che ci separano dal coraggio civico! Purché non ci si debba allontanare dal gregge, andandocene un po’ per conto nostro — e se poi ci ritroviamo senza il filoncino di pane bianco, lo scaldabagno a gas, il permesso di soggiorno a Mosca? C’è un concetto capace di assicurarci una vita tranquilla finché campiamo e ce l’hanno inculcato in tutte le salse ai circoli di educazione politica, finché ci è entrato bene in testa: l’ambiente, le condizioni sociali, non se ne esce, l’essere determina la coscienza, e allora cosa c’entriamo noi? Noi non possiamo farci niente. Possiamo al contrario fare tutto! Ma preferiamo mentire a noi stessi, per metterci il cuore in pace. Non sono affatto “loro” i colpevoli di tutto, siamo noi stessi, soltanto noi! Ci obietteranno: ma in effetti che cosa si può fare concretamente? Ci hanno tappato la bocca, non ci prestano ascolto, non chiedono il nostro parere. Come fare per costringere quelli ad ascoltarci? Non c’è comunque modo di far cambiare loro idea. La cosa più naturale sarebbe non rieleggerli! — già, se nel nostro paese ci fossero le rielezioni. Dunque, un circolo chiuso? Davvero senza via d’uscita? E possiamo solo aspettare passivamente che, di punto in bianco, qualcosa succeda da sé? Ma quel qualcosa che ci sta addosso non si scollerà mai da sé, se noi tutti continueremo ad accettarlo, ossequiarlo e rafforzarlo ogni giorno, se non ci decideremo ad affrontarlo cominciando da dove è più vulnerabile. Dalla menzogna. Quando la violenza irrompe nel pacifico consorzio umano il suo volto arde di tracotante certezza ch’essa espone, grida perfino, sulle proprie insegne: «Io sono la Violenza! Fate largo, muovetevi o vi metto sotto!». Ma la violenza invecchia altrettanto rapidamente e di lì a pochi anni già non è più così sicura di sé e per darsi un contegno, per rendersi più presentabile si cerca immancabilmente un’alleata ed è la Menzogna. Infatti la violenza non ha altro modo di mascherarsi se non la menzogna, e la menzogna non può persistere se non per mezzo della violenza. E la violenza non ha bisogno di farci sentire tutti i giorni, su ogni spalla, il peso della propria zampa: essa pretende da noi solo che ci sottomettiamo alla menzogna, che partecipiamo un giorno dopo l’altro alla menzogna — e tanto basta per essere sudditi fedeli. E proprio qui troviamo la chiave, da noi finora trascurata, e invece così semplice e accessibile, per la nostra liberazione: la non partecipazione personale alla menzogna! Se infatti sempre più gente non vuole avere a che fare con la menzogna, essa inizia a scomparire. Come una malattia contagiosa, che esiste finché ci sono persone da infettare. Non ci viene chiesto di scendere in piazza, non siamo abbastanza maturi per proclamare in pubblico la verità, esprimere ad alta voce quel che pensiamo — non fa per noi, troppo rischioso. Ma almeno rifiutiamoci di dire quello che non pensiamo. Presa coscienza del limite oltre il quale inizia la menzogna (e la sensibilità al riguardo è soggettiva) — ritrarsi da questa cancrenosa frontiera! E allora ciascuno di noi si faccia coraggio e scelga: o restare servo cosciente della menzogna (oh, certo, non perché vi sia propenso, ma per mantenere la famiglia, per tirare su i figli, e nello spirito della menzogna!) oppure decidere che è giunto il momento di riscuotersi, di diventare una persona onesta che merita il rispetto dei figli e dei contemporanei. (...) Sì, all’inizio non sarà facile. Qualcuno perderà temporaneamente il lavoro. Ai giovani che vogliono vivere secondo verità questo complicherà parecchio fin dall’inizio la loro giovane esistenza: infatti anche le verifiche a domande e risposte sono infarcite di menzogna e bisogna scegliere. Ma per nessuno che voglia mantenersi onesto rimangono comunque scappatoie di sorta: non c’è giorno, per nessuno di noi, neanche nelle più inoffensive scienze tecniche, nel quale non si debba scegliere in che direzione andare: verso la verità o verso la menzogna, verso l’indipendenza dello spirito o il servilismo spirituale. E chi non avrà avuto coraggio bastante neanche per difendere la propria anima eviti perlomeno di menar vanto per le proprie idee progressiste, non si pavoneggi dei suoi titoli di accademico, artista del popolo, benemerito di questo o di quello, o generale e dica semplicemente a se stesso: sono una bestia e un vigliacco, voglio solo restarmene al calduccio e a pancia piena. Per gente come noi intorpidita dall’inazione, perfino questa via — la più moderata tra le varie forme di resistenza — risulterà tutt’altro che facile. Più facile comunque, senza paragoni, dell’immolarsi col fuoco o anche di uno sciopero della fame: le fiamme non ti avvolgeranno le membra, gli occhi non ti scoppieranno per il calore e un po’ di pane nero e un bicchiere d’acqua potabile si troveranno sempre per la tua famiglia. Quel grande popolo d’Europa che abbiamo ingannato e tradito — il popolo cecoslovacco — non ci ha forse mostrato che un petto inerme può resistere anche ai carri armati se in esso batte un cuore degno? Sarà una via irta di ostacoli? — però la meno gravosa di quelle possibili. Una scelta non facile per il corpo — ma l’unica per l’anima. Una via non facile — tuttavia anche da noi ci sono persone, decine di persone, che da anni si attengono a questi criteri, vivono secondo verità. Non si tratta allora di avviarsi per primi su questa via ma di unirsi a chi l’ha già fatto! Quanto più numerosi e concordi saremo nell’intraprenderla, tanto più agevole e breve ci sembrerà! Se saremo migliaia, non potranno tenerci testa, neanche ci proveranno. Se diventeremo decine di migliaia, il nostro paese cambierà talmente da non riconoscerlo più. Se invece ci facciamo vincere dalla paura, smettiamo almeno di lamentarci di quelli che ci toglierebbero anche l’aria per respirare — siamo noi stessi a farlo! Incurviamo ancor di più la schiena, aspettiamo di vedere come va, e i nostri amici biologi contribuiranno ad avvicinare il giorno in cui potranno leggerci nel pensiero e riprogrammare i nostri geni. Se anche stavolta ci lasceremo vincere dalla paura vorrà dire che siamo delle nullità, che per noi non c’è nessuna speranza e che ci meritiamo il disprezzo di Puškin: «A che pro alla mandria della libertà i doni?... / Il loro sol retaggio da generazioni / Sono il giogo, la frusta ed i sonagli»".Alexander Solgenitsin. Continua a leggere...

domenica 10 maggio 2015

N0 AL RIGASSIFICATORE: IL VIDEO DELLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SUGLI OTTO ANNI DI LOTTA

Questo il video della presentazione del nostro libro "La Valle dei Templi 'cancellata' per decreto-Otto anni di lotta all'arroganza dei poteri forti" https://www.youtube.com/watch?v=9rRCqgHJhso&list=PLg42bS-5t4vaVYe8cWYg8OD0oQimf1pcu. Il libro è stato presentato mercoledì 29 aprile presso la sede del parco letterario "Luigi Pirandello", al piazzale "Caos". La ripresa è stata effettuata dall'amico Dino Barone, presidente dell'associazione culturale "Il Cerchio" che gestisce il parco letterario. Barone, che è stato ed è uno dei più strenui nemici dell'ignobile progetto dell'impianto gasiero al confine della Valle dei Templi, ci ha gentilmente concesso di utilizzare il filmato che documenta l'iniziativa della presentazione del nostro libro. Caterina Busetta e Gaetano Gaziano Continua a leggere...

martedì 5 maggio 2015

Rigassificatore: ricordiamo a chi ha memoria corta...

Mercoledì 29 aprile abbiamo presentato il nostro libro sugli otto anni di lotta al rigassificatore. La finalità del libro, l'abbiamo sottolineato più volte, è stata quella di documentare le iniziative di contrasto all'indecoroso progetto del rigassificatore al confine della Valle dei Templi, sito Unesco, portate avanti da enti, associazioni e soggetti individuali consapevoli, perché ne restasse testimonianza scritta. Abbiamo ricordato anche che non è vero che il rigassificatore non si farà più ma che è vera la notizia che Enel intende vendere il progetto del rigassificatore. Tale vendita può essere contrastata dal futuro sindaco di Agrigento e dal futuro consiglio comunale, impedendo la costruzione del gasdotto di collegamento tra il rigassificatore e la rete nazionale del gas. Per fare ciò i nuovi amministratori avranno diversi strumenti giuridici a loro disposizione: il primo sarà quello di non revocare il ricorso straordinario che il precedente sindaco ha proposto contro il decreto regionale che autorizza la costruzione del gasdotto. Ricordiamo che questo dovrebbe attraversare la zona “Caos” in territorio di Agrigento, che è la zona più protetta del mondo, in quanto sottoposta a vincoli paesaggistici, archeologici e idrogeologici. Altre azioni giuridiche di contrasto potrebbero essere, per esempio, quelle contro il piano di espropri e i vari progetti esecutivi dell'opera. Se si renderà difficile la costruzione del gasdotto, il progetto del rigassificatore non sarà più appetibile e non troverà facilmente acquirenti. Dato che artatamente da qualcuno si vuol far passare l'idea che, se il rigassificatore non si farà più, lo si deve esclusivamente alle mutate strategie energetiche internazionali, vorremmo ribadire che, se non fossero stati presentati i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato che hanno rinviato di 4 anni l'inizio dei lavori, a quest'ora il rigassificatore ce l'avrebbero bello che impupato sotto il tempio di Vulcano. Infatti il decreto di autorizzazione del governatore Lombardo (oggi indagato per mafia), che concluse la procedura del governatore Totò Cuffaro (oggi in carcere per mafia), è del settembre del 2009. E a quel tempo i lavori furono bloccati prorio dai nostri ricorsi. E' giusto e corretto che le future generazioni sappiano, soprattutto se malauguratamente il rigassificatore sarà realizzato, chi ha deciso di lottare per contrastare i poteri forti e chi ha trovato più comodo lasciar fare per convenienza o insipienza. Proprio per impedire che venga misconosciuta la verità, oggi che si è perso il rapporto tra cultura e impegno civile e che anche la richiesta di una firma per una petizione risulta difficile, e che l'intellettuale non usa più la sua voce pubblica per dare voce a chi non ce l'ha ma solo per promuovere le proprie opere, trasformandosi da uomo di cultura a uomo di compiacenza, abbiamo ritenuto doveroso documentare con il nostro libro “La Valle dei Templi 'cancellata' per decreto” la lotta civile che ha unito enti, associazioni e cittadini consapevoli che hanno saputo fare rete, scrivendo insieme una pagina bella per la nostra città, che la vulgata comune ha sempre descritto come indolente, abulica e ignava. Anche da qui si può ripartire per acquisire maggiore consapevolezza e coraggio, e diventare stimolo verso una politica spesso carente e incapace di programmare e pianificare lo sviluppo del proprio territorio in linea con la propria vocazione turistica, figlia delle strepitose ricchezze archeologiche e paesaggistiche in esso presenti. Caterina Busetta e Gaetano Gaziano. Continua a leggere...