venerdì 12 dicembre 2014

GIUSEPPE LUZZIO RIMOSSO DAL POSTO DI A.D. DELLA SOCIETA' NUOVE ENERGIE S.p.A.

Giuseppe Luzzio (nella foto) è stato rimosso da Enel dal posto di amministratore delegato della società Nuove Energie S.p.A., che dovrebbe costruire il rigassificatore di Porto Empedocle al confine della Valle dei templi di Agrigento, patrimonio Unesco, ed è stato trasferito ad occuparsi di business energetici con la Russia, non si sa bene con quali funzioni. A darne notizia è stato il “Quotidiano di Sicilia.it”, che ha anche ipotizzato che Enel, essendo stato Luzzio coinvolto dalla DDA di Palermo in un'indagine per il reato di frode nelle pubbliche forniture con l'aggravante di avere favorito la mafia, starebbe tentando di fare dissequestrare il cantiere dei lavori sequestrato dalla DDA e di salvare l'indecoroso progetto del rigassificatore, magari per rivenderlo. Al riguardo poco verosimile appare la notizia data da “Meridionenews.it” che Enel starebbe trattando con Snam rete gas per venderle il progetto, dal momento che l'a.d. della Snam, Carlo Malacarne, ha dichiarato, in audizione al Senato, che oggi nessuno più investirebbe sui rigassificatori. Gentile dr.Riccardo Acquaviva, da responsabile delle comunicazioni di Enel, vorrebbe comunicare per favore alla presidente, Maria Patrizia Grieco, e all'a.d., Francesco Starace, nonché a tutto il consiglio di ammistrazione che il rigassificatore porta sfiga? Le faccio solo alcuni lampanti esempi: gli indiscussi protagonisti del progetto del rigassificatore non sono finiti di certo bene: Totò Cuffaro, ex governatore della Sicilia, si trova oggi a Regina Coeli per mafia, Raffaele Lombardo, altro ex governatore, è stato condannato in primo grado per mafia, e ora anche Giuseppe Luzzio risulta coinvolto nell'indagine della DDA di Palermo di cui parlavo prima. Poverini, inconsapevoli come sono della maledizione della Valle dei Templi, che grava su coloro che osano profanarla, magari, se adeguatamente informati da lei, gli amministratori di Enel potrebbero ancora salvarsi. Gaetano Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento”. Continua a leggere...

martedì 9 dicembre 2014

Se i manager hanno un cuore: lettera aperta a Riccardo Acquaviva, capo relazioni esterne di Enel

Gentile dr. Acquaviva, le giro il link della bellissima e commovente lettera aperta che padre Giovanni Scordino, ex rettore della splendida chiesetta normanno-chiaramontona di S.Nicola nella Valle dei Templi di Agrigento, inviò a Gianluca Comin, suo predecessore nella funzione di capo delle relazioni esterne di Enel, per scongiurare il pericolo dell'aggressione alla Valle, patrimonio Unesco, derivante dalla costruzione al suo confine del rigassificatore di Porto Empedocle,progetto di Enel. Quella lettera è uno dei più nobili documenti (se non il più nobile) che siano stati prodotti in questi anni di lotta per fermare l'ignobile progetto che il mondo della Cultura non ci perdonerebbe. La lettera non ha avuto risposta, come del resto non hanno avuto risposta la lettera aperta da me inviata alla nuova presidente di Enel,Patrizia Grieco, e quella inviata al nuovo amministratore delegato,Francesco Starace. Dr. Acquaviva questa lettera aperta si rivolge al cuore del manager, perché riteniamo che anche i manager hanno un cuore oltre che la testa, che pensa spesso a business, profitti, affari eccetera, anche legittimamente. Ma,nel caso del rigassificatore al confine della Valle dei Templi di Agrigento, lei sa bene che non serve all'Italia, non serve alla Sicilia e si dovrebbe costruire, se si costruirà, solo per incassare gli aiuti di Stato (che graverebbero sulle bollette degl Italiani). Addirittura esperti del settore, come il dr. Carlo Malacarne ad di Snam, ritengono che oggi nessuno investirebbe più sui rigassificatori. E allora perché insistere su questo indecoroso progetto che sarebbe motivo di grande ignominia per noi Italiani di fronte al mondo intero? Penso e voglio sperare che questa lettera aperta indirizzata a lei non resterà lettera morta come le precedenti. Con i più cordiali auguri di buon lavoro, Gaetano Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento” . Continua a leggere...

mercoledì 19 novembre 2014

GRILLO CONTRO GLI AIUTI DI STATO AL RIGASSIFICATORE DI LIVORNO. QUESTA E' UNA NOTIZIA BUONA PURE PER NOI

Beppe Grillo denuncia all’Antitrust la decisone governativa di dichiarare il rigassificatore di Livorno (nella foto) "infrastruttura strategica e indispensabile per la sicurezza del sistema nazionale del gas". Mi ha girato la notizia il puntuale ed informatissimo amico Giorgio Jercog, linkandomi il post del blog di Grillo. In soldoni (come si suol dire) alla E.On (multinazionale tedesca dell’energia) andranno 45 milioni di euro per il 2014 e 45 milioni per il 2015 anche se non hanno rigassidficato un solo mc.di gas da quando l’impianto è entrato in funzione. E questa spesa verrà messa a carico delle bollette degli italiani (c’erano forse dubbi al riguardo? Un “gentile cadeau” del governo di Matteo Renzi. Ma sono stati ugualmente “generosi” i governanti che l’hanno preceduto:di destra,di centro e di sinistra. Che ci possiamo fare? Ci vogliono tutti bene, letteralmente un “bene da morir”. Grillo ha denunciato il governo all’Autorità della Concorrenza,sostenendo giustamente:”Abbiamo chiesto di vigilare affinché l'onere, stimabile pari a circa 45 milioni di euro, non pesi impropriamente sui costi sostenuti da parte dei consumatori nella bolletta energetica del gas anche in coerenza di un più generale obiettivo di ridurre la tariffa elettrica; e di vigilare affinché il fattore di garanzia riconosciuto non venga impiegato come un aiuto di Stato che favorisce un'impresa o minaccia di falsare la concorrenza secondo quanto disposto dal Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea; e che non si verifichino arricchimenti anomali da parte di taluni operatori a scapito di altri e, soprattutto, a scapito dei consumatori finali”. Non sappiamo come la vicenda andrà a fire. Ma di certo costituisce un forte deterrente per quanti ancora hanno “bollenti spiriti” rigassificatoristi. Sarà difficile far dichiarare altri rigassificatori opere strategiche per il Paese. Questa riflessione unitamente alla congiutura di mercato, che privilegia oggi e in avvenire le fonti energetiche rinnovabili a scapito delle fonti fossili, costituisce un ulteriore tassello del mosaico delle valutazioni economiche generali,che vanno nella direzione dell’abbandono delle fonti fossili, cosa che peratro sta già avvenendo nei Paesi più avanzati come la Germania. Gaetano Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento” . Continua a leggere...

mercoledì 12 novembre 2014

LA DIRETTIVA UE SUL RISPARMIO ENERGETICO SCORAGGIA LA COSTRUZIONE DI NUOVI RIGASSIFICATORI

L’Italia ha recepito la direttiva europea sul risparmio energetico n.27 del 2012. Il decreto legislativo di recepimento è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale ed è entrato in vigore il 19 luglio di quest’anno. Con questa direttiva sono stati fissati importanti obiettivi di risparmio da raggiungere entro il 2020. Il relatore della direttiva, il parlamentare europeo dei Verdi Claude Turmes, ha ricordato, tra l’altro, che le importazioni di petrolio e gas sono oggi la principale voce di trasferimento di ricchezza dalla UE 27 paesi al resto del mondo. Se nel 1999 i paesi della UE spendevano poco più di 84 miliardi di euro per le importazioni energetiche, cioè circa l’1% del Pil, nel 2011 questa cifra è aumentata di sei volte: oltre 488 miliardi di euro, pari al 3,9 del Pil dell’Unione. L’obiettivo, pertanto, della riduzione dei consumi energetici può essere realizzata, se non si vuole dipendere eternamente dai paesi produttori di fonti fossili, privilegiando le fonti rinnovabili, come del resto ha sottolineato lo stesso amministratore delegato di Enel, Francesco Starace(vedi post precedente). La direttiva Ue si muove proprio in questa direzione. Non per nulla il decreto legislativo, che ha recepito la direttiva europea, all’art.11 attribuisce specifiche competenze all’Autorità per l’energia e il gas “al fine di sostenere l’efficiente diffusione delle fonti rinnovabili”. Queste considerazioni, unitamente all’analisi che fanno gli esperti del settore energetico, che è diventato antieconomico produrre gas acquistandolo all’estero e rigassificandolo in loco, fanno propendere per il più che probabile abbadono da parte di Enel del progetto del rigassificatore di Porto Empedocle. Gaetano Gaziano presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento . Continua a leggere...

mercoledì 8 ottobre 2014

Ecco perché il rigassificatore di P.Empedocle non si farà più

Oggi la convinzione che il rigassificatore di P.Empedocle, al confine della Valle dei Templi di Agrigento- patrimonio Unesco-, non si faccia più si fonda non solo sulle lotte di quei pochi donchisciotte agrigentini che da 8 anni si battono per evitare questo vulnus irreversibile al patrimonio culturale universale, ma anche su alcune valutazioni di natura economica che si ricavano da due articoli del Corriere Economia di lunedì 6 ottobre,a pag. 9.
Il primo, a firma di Stefano Righi, contiene un'intervista a Francesco Starace, a.d. di Enel, che, nel fare il punto sulle future stratergie energetiche europee, sostiene che oggi si deve avere maggiore attenzione alla sostenibilità delle fonti rinnovabili. Afferma, infatti, Starace: “Puntiamo alla diversificazione del mix di generazione, sfruttando tutte le tecnologie disponibili ed in particolare quelle che, come le rinnovabili, non generano nuova dipendenza da Paesi terzi e portano benefici a livello ambientale”. 
E' la prima volta, a nostra memoria, che un amministratore delegato di Enel parli di sostenibilità e di tutela ambientale. 
Conclude Starace: “Mercato e sostenibilità sono perfettamente conciliabili. Il ruolo dell'impresa è quello di sviluppare soluzioni innovative e modelli di business fondati sulla sostenibilità economica, sociale e ambientale dei servizi e dei prodotti offerti ai clienti”. E l'accento, anche qui, cade sulla sostenibilità ambientale. E' un buon segno. 
Il secondo articolo, a firma di Elena Comelli, è emblematico sin dal titolo “L'uscita di E.On dall'Italia innesca il risiko delle fonti pulite”. 
Si parla di E.On, colosso energetico tedesco, che ha deciso di abbandonare gli investimenti in Italia e vendere i propri asset energetici tramite la banca di affari Goldman Sachs che, secondo l'autore dell'articolo, non avrà difficoltà a collocare la centrale idroelettrica di Terni, mentre di certo troverà qualche problema nel collocare le 5 centrali a gas presenti nel nostro territorio e la quota azionaria nel rigassificatore di Livorno. 
Tutto ciò per il “surplus” di gas che c'è in Italia. E non solo in Italia. Infatti E.On ha deciso di chiudere le 15 centrali a gas che possiede in Europa. 
Questa sovrabbondanza di gas non è destinata a rientrare in futuro anche per il massiccio sfruttamento dello shale gas che ha reso addirittura autonomi due paesi, prima grandi importatori di gas, come gli Usa e la Cina. 
In questo contesto economico penso che è notevolmente calato l'interesse di Enel a realizzare il rigassificatore di Porto Empedocle, a ridosso della Valle dei Templi di Agrigento. 
Certo potrebbe sempre tentare di vendere il progetto. Ma, in queste condizioni di mercato del gas, chi se lo compra? Magari i cinesi che, data la grande liquidità di cui dispongono, comprano tutto, pure a scatola chiusa. 
Ma sarebbe veramente delittuoso se Enel, dopo avere strombazzato che la costruzione del rigassificatore era dettata dall'esigenza di assicurare all'Italia le scorte di gas di cui ha bisogno (ricordate quando nel 2008 l'ex a.d. di Enel, Fulvio Conti, lanciò l'allarme che senza i rigassificatori l'Italia sarebbe rimasta al freddo e al buio?), oggi decidesse di vendere il progetto al solo scopo di fare cassa, infischiandosene del danno ambientale che creerebbe a carico di uno dei siti più belli al mondo sotto il profilo paesaggistico e culturale, la Valle dei Templi appunto. 
Pensiamo e speriamo che Enel, che rappresenta la storica azienda che porta luce e calore nelle famiglie italiane, non arriverà a tanto, anche perché nel loro Codice Etico sta scritto a chiare lettere:  "Per noi la reputazione è il principale valore essenziale”. 
L'auspicabile comunicazione di Enel, che abbandona l'indecoroso progetto, sarebbe un bel segnale, soprattutto in questi giorni funestati dalle poco edificanti vicende di natura morale e giudiziaria che investono le multinazionali dell'energia del nostro Paese. 
Gaetano Gaziano, 
presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento
tanogaziano@yahoo.it. Continua a leggere...

giovedì 21 agosto 2014

LA QUESTIONE MERIDIONALE E' CHIUSA MA IL SUD NON E' MORTO!

Dati drammatici ci vengono forniti dalla Diste Consulting (società di ricerca socio-economica) nel 41esimo report sullo stato di salute dell'economia siciliana. L'economista Pietro Busetta, presidente della Diste, vede nero. Profondo rosso per l'economia siciliana, dove la disoccupazione giovanile è schizzata al 60 per cento. E il resto del Sud non sta meglio. La Diste, nel rapporto per il Mezzogiorno, vede un'Italia spaccata con il Sud indietro a rischio recessione. L'analisi di Busetta è stata condivisa da Daniela Ranieri dalle pagine del Fatto Quotidiano. La giornalista romana, riprendendo il graffiante pamphlet di Pietrangelo Buttafuoco “Buttanissima Sicilia”, titolava nel suo recente articolo “La questione meridionale è chiusa”. Sono d'accordo sul fatto che la questione meridionale non esiste più o, per dirla con Buttafuoco, non gliene fre-ga nie-nte a nes-su-no, tantomeno ai siciliani. Non sono d'accordo invece su un'Italia spaccata con il Sud fallito. Oggi non esiste più la questione meridionale, come non esiste una questione settentrionale. Oggi esiste una questione nazionale. Tout court. I dati forniti dai diversi enti di valutazione economica, in primis la Banca d'Italia, parlano di un'azienda Italia in recessione. Tutto questo da diversi anni. Soffermarsi a valutare se qualche zona sta meno peggio delle altre può anche interessare, ma non serve. Ritengo che, in questa situazione di crisi generale, il Sud abbia più potenzialità per ripartire. Bisogna abbandonare, innanzi, tutto, l'eterno piagnisteo del Sud dimenticato. Sfruttare le proprie risorse: paesaggio, beni culturali, agricoltura, clima. Qualcuno potrebbe obiettarmi: facile a dirsi. Da diversi decenni viene prospettata questa ricetta ma non è servito. Rispondo: non è servito perché si sono battute altre strade, come quella fallimentare degli insediamenti industriali. Oggi il Sud è un cimitero di macerie industriali. Com'è possibile la ripresa del Sud? Non fornirò soluzioni economiche. Non ne ho la competenza. Fornirò solo un esempio di successo imprenditoriale basato esclusivamente sugli elementi che indicavo prima: paesaggio, clima, agricoltura, beni culturali. Un affermato professionista agrigentino, utilizzando risorse proprie, non chiedendo cioè sovvenzioni regionali, nazionali o europee, ha investito comprando una tenuta agricola abbandonata vicino ad una zona di prestigio (Valle dei Templi di Agrigento). L'ha trasformata in un agriturismo ed ha visto giusto. E' pieno tutto l'anno. Mentre a Roma continuano a prevedere per il Sud mega progetti industriali, come il rigassificatore a Porto Empedocle, proprio al confine della Valle dei Templi. Perseverare in questa direzione è da criminali. Il Sud non è morto. Può ripartire. Per far sì che ciò avvenga, bisogna dire no con forza a nuovi insensati e anacronistici insediamenti industriali. Seguire con coraggio l'esempio di investimento effettuato dal professionista agrigentino da me citato. E il Sud rinasce alla faccia della questione meridionale che è morta e sepolta. Gaetano Gaziano. Continua a leggere...

lunedì 21 luglio 2014

Vescovo, sindaco e associazioni dicono no ad una lobby dell'energia. Ma siamo in Puglia non in Sicila.

Vescovo, sindaci e associazioni dicono no ad una lobby dell'energia. Non stiamo parlando del rigassificatore di Porto Empedocle, ma del Tap (trans adriatic pipeline) un gasdotto che partendo dall'Azerbaigian dovrebbe arrivare nelle coste del Salento in Puglia. Si oppongono fortemente al progetto impattante e in contrasto con l'economia turistica di una delle zone più belle d'Italia l'arcivescovo di Lecce, mons. Domenico D'Ambrosio (nella foto), il giovane sindaco socialista del paese di Melendugno, dove dovrebbe approdare il gasdotto, e le associazioni ambientaliste. Dalle nostre parti sono corsi tutti (tranne pochissimi) ad applaudire e benedire il rigassificatore al confine della Valle dei Templi, incassando anche le compensazioni elargite da Enel. In Puglia altra sensibilità. L'arcivescovo ha affermato duramente e coraggiosamente: «Ecco, noi non possiamo lasciarci trascinare dall’opportunità, come se fossimo canne al vento. Non svendiamo il territorio. Abbiamo l’obbligo di tutelare il territorio e la nostra festa». Mi piace riportare integralmente l'articolo di Giuliano Foschini su “la Repubblica” di oggi dal titolo: “Non siamo in vendita. E il vescovo rifiuta i soldi per il patrono”. TESTO DELL'ARTICOLO: "Le canne sono queste piante sottili e dinoccolate che spuntano dalle dune di sabbia e, oggi, che è giorno di maestrale, vengono strappate e sbattute in un mare cristallino. «Ecco, noi non possiamo lasciarci trascinare dall’opportunità, come se fossimo canne al vento. Non svendiamo il territorio. Abbiamo l’obbligo di tutelare il territorio e la nostra festa». Con queste parole qualche giorno fa l’arcivescovo di Lecce, monsignor Domenico D’Ambrosio, ha spiegato che l’Italia non è tutta uguale. Se in Laguna il Consorzio nuova Venezia ha sponsorizzato di tutto per procacciarsi le simpatie dei veneziani, in Salento le cose hanno preso una piega diversa: il vescovo ha infatti bloccato un finanziamento da qualche decina di migliaia di euro che la Tap, l’azienda del gasdotto della discordia, era pronta a versare alla festa di Sant’Oronzo, il patrono dei leccesi. Tap (Trans Adriatic Pipeline) è acronimo di colosso. È la sigla che ha messo sul banco 40 miliardi di euro per realizzare un gasdotto che partendo dall’Azerbaijan dovrà arrivare qui, sulle coste del Salento, in uno dei mari più belli d’Italia. Il governo dovrà entro la fine del mese rilasciare la valutazione d’impatto ambientale necessaria per l’opera e, per questo, favorevoli e contrari nelle ultime settimane hanno riacceso il dibattito. Da mesi in questa terra non si parla d’altro: seppure Tap assicuri che non ci sarà alcun disastro, che tutto rimarrà bello com’è, in molti (dalle associazioni ambientaliste alla Regione Puglia di Vendola che ha espresso però un parere non vincolante) hanno espresso dubbi sulla scelta dell’approdo del gasdotto. L’opera arriverà proprio in uno dei territori più belli e più a vocazione turistica d’Italia: perché? «È la scelta meno impattante» dicono alla Tap, che però, visti anche gli attacchi, negli ultimi giorni si è detta possibilista su un cambio di destinazione. Le polemiche intanto sono tantissime. Tant’è che, per accattivarsi le simpatie dei salentini, la società da qualche settimana ha cominciato una campagna pubblicitaria che però non ha avuto l’esito sperato. Nei mesi scorsi l’azienda aveva offerto al comune di Melendugno cinque milioni di euro per uno studio sull’erosione delle coste, che qui è come dire la peste: la costa cede e la stagione balneare è stata a rischio fino all’ultimo. Ma il sindaco Marco Potì, giovane socialista, ha detto «no grazie: non vorremmo che qualcuno potesse pensare che si sta provando a comprare il nostro consenso». E quindi 9.328 abitanti hanno rifiutato i fondi. Sembrava una mossa estemporanea, invece era soltanto l’inizio. Dieci giorni fa, dopo le polemiche per un logo Tap esposto nella festa di Santa Domenica a Scorrano (un tripudio di luminarie), è arrivato il no del vescovo e a ruota del sindaco, Paolo Perrone, per Sant’Oronzo a Lecce. Pochi giorni dopo Tap ha presentato un calendario di eventi da sponsorizzare nell’estate salentina: feste patronali, sagre, per un budget da 350mila euro. In pochi giorni a uno a uno tutti gli organizzatori degli eventi si sono sfilati, seguendo l’esempio d Sant’Oronzo: «Tap? No, grazie», niente finanziamento. Roy Paci ha fatto saltare un concerto, poi è toccato alla Festa della Birra, poi i Sud Sound System, la festa di San Rocco, persino il capitano e la bandiera del Lecce, Fabrizio Miccoli, ha detto: «No, la Tap no». «Si è scatenato un vero e proprio assalto squadristico, che ha creato un clima di tensione e violenza incompatibile con lo spirito con cui l’azienda aveva pensato di sostenere il territorio negli eventi estivi» dicono oggi dalla società, che ha pensato anche ai gratta e vinci e a gadget per promuovere con i turisti l’immagine del Salento. Sarà, ma intanto ieri pomeriggio, sulla spiaggia degli Alimini, un venditore ambulante giurava: «Correte, correte, il cocco fresco è meglio della Tap»". GIULIANO FOSCHINI, "la Repubblica" del 21.7.2014 == Gaetano Gaziano, presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi". 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martedì 15 luglio 2014

SICILIA CIMITERO DI MACERIE INDUSTRIALI

La Sicilia si avvia a trasformarsi inesorabilmente in un cimitero di macerie industriali. Mentre altri paesi come Spagna, Grecia, Turchia, Egitto, eccetera, negli anni cinquanta/sessanta puntarono sul turismo programmando investimenti per costruire strutture alberghiere e infrastrutture di trasporti nelle loro regioni a vocazione turistica, in Sicilia si inseguì il sogno sbagliato industriale, puntando sulle raffinerie, sulla chimica, sul cemento e sull'automobile, senza mettere nel conto che si devastavano zone ricche di storia e di bellezze paesaggistiche , come Siracusa, Ragusa, Gela, Termini Imerese ed altre. Oggi le regioni di quei paesi, che hanno investito sul turismo, ricevono milioni di visitatori all'anno, mentre la Sicilia, che sarebbe potuta diventare la Florida d'Europa, vede arrivare solo un misero 4% del flusso turistico che ogni anno sceglie l'Italia. E di più: al danno si aggiunge la beffa. Quelle fabbriche, che avrebbero dovuto portare sviluppo economico e occupazione, oggi chiudono lasciando sul territorio caponnoni vuoti che deturpano il paesaggio e disoccupati nella disperazione. La Fiat chiude a Termini Imerese, dopo avere devastato una delle zone più ricche, dal punto di vista paesaggistico e culturale: la piana di Imera (nella foto una manifestazione dei licenziati dalla Fiat). Dopo la Fiat, l'Eni sta per chiudere le raffinerie di Gela, anche se “Pappagone” Crocetta (copyright di Pietrangelo Buttafuoco) minaccia sfracelli. Ma sappiamo già come andrà a finire. Come a Niscemi per il Muoss: prima Pappagone revocò l'autorizzazione agli Usa per realizzare l'antenna militare e poi revocò la revoca. Il guaio è che la storia non insegna niente. Si continua scelleratamente a perseguire un progetto industriale che non serve alla Sicilia, non serve all'Italia, ma serve solo a chi realizza impianti industriali, come nel caso del rigaassificatore da 8 miliardi di mc al confine della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco, che servirà solo ad Enel, che lo deve costruire, in quanto incasserà gli aiuti di Stato (70% dei ricavi di riferimento per vent'anni anche se non dovesse rigassificare un solo mc di gas) che graveranno sulle bollette degli italiani. Impianto inutile, in quanto è diminuito notevolmente il fabbisogno energetico e i 3 rigaassificatori esistenti (Panigaglia, Livorno e Rovigo) lavorano molto al di sotto delle loro potenzialità produttive, Ma, almeno la Fiat ed Eni hanno assicurato per decenni un discreto livello occupazionale, anche se oggi lasciano solo macerie industriali. Ma il rigassifictore, per la stessa propaganda di Enel, assecondata da politici e sindacalisti, in buona o mala fede (per lo più in mala), a regime dovrebbe occupare appena 70-80 addetti. E non è detto che siano dipendenti assunti tra le forze locali. A Rovigo, su circa 70 dipendenti, solo 1 risulta essere rovigino. Il premier Renzi ama sostenere la sua politica con lo slogan “CAMBIARE VERSO”. E' lecito attendersi dal governo Renzi un cambiamento di verso nella direzione di una politica che faccia veramente gli interessi del Paese e che attui un'autentica tutela del patrimonio culturale e paesaggistico? Gaetano Gaziano, presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento". Continua a leggere...

venerdì 4 luglio 2014

Italo Calvino: "Apologo sull'onestà nel paese dei corrotti"

Ricordiamo l’apologo profetico di Calvino sull'onestà nel paese dei corrotti, scritto nel 1980. Non sappiamo se nel business del rigassificatore vi siano state pratiche corruttive, sappiamo che su di esso persistono pesanti ombre, dal momento che risultano indagati dalla Dda di Palermo l'amministratore delegato della società "Nuove Energie" (Enel) e un capocantiere per frode nelle pubbliche forniture con l'aggravante di avere favorito la mafia. APOLOGO SULL'ONESTA' NEL PAESE DEI CORROTTI di Italo Calvino* C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia. Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perché per la propria morale interna ciò che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito; anzi, benemerito: in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalità formale quindi non escludeva una superiore legalità sostanziale. Vero è che in ogni transizione illecita a favore di entità collettive è usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene il privato che si trovava a intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro d’aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioè poteva senza ipocrisia convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita. Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale alimentato dalle imposte su ogni attività lecita, e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Perché in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse) la finanza pubblica serviva a integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attività che sempre in nome del bene comune s’erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse che in altre epoche e civiltà poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza d’atto di forza (così come in certe località all’esazione da parte dello stato s’aggiungeva quella d’organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori pur provando anziché il sollievo della coscienza a posto la sensazione sgradevole d’una complicità passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attività illecite, normalmente esentate da ogni imposta. Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva d’applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino a allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziché la soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse d’un regolamento di conti d’un centro di potere contro un altro centro di potere. Cosicché era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle battaglie intestine tra interessi illeciti, oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e d’interessi illeciti come tutti gli altri. Naturalmente una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche (e tante altre attività più modeste fino allo scippo in motoretta) s’inserivano come un elemento d’imprevedibilità nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita. In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che, usando quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge, e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini, illustri e oscuri, si proponevano come l’unica alternativa globale al sistema. Ma il loro vero effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile, confermandone la convinzione d’essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla. Così tutte le forme d’illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto dunque dirsi unanimemente felici, gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti. Erano costoro onesti non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, né patriottici né sociali né religiosi, che non avevano più corso), erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso. Insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto loro erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtù sono cose che trovano troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in malafede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per sé (almeno quel potere che interessava agli altri); non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute più nascoste; in una società migliore non speravano perché sapevano che il peggio è sempre più probabile. Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che così come in margine a tutte le società durante millenni s’era perpetuata una controsocietà di malandrini, di tagliaborse, di ladruncoli, di gabbamondo, una controsocietà che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare la società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante e affermare il proprio modo d’esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sé (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera e vitale, così la controsocietà degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa d’essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’è. * da "la Repubblica", 15 marzo 1980 e in “Romanzi e racconti, volume terzo, Racconti e apologhi sparsi”, Meridiani, Mondadori Nota biografica – Italo Calvino nasce a Santiago de Las Vegas (Cuba) nel 1923 e si trasferisce con la famiglia nel 1925 a San Remo. Si unisce ai partigiani durante la II Guerra Mondiale e, in questo contesto, nasce la sua prima opera “I sentieri dei nidi di ragno” (1947). Successivamente diventa un attivista del Pci, una militanza politica proseguita fino al 1956. Considerato uno dei più interessanti autori contemporanei, negli anni Settanta comincia a collaborare come editorialista al “Corriere della sera” prima e “la Repubblica” poi. Muore a Castiglione della Pescaia nel 1985. Tra le sue opere, la trilogia dei Nostri Antenati “Il cavaliere inesistente”, “Il barone rampante”, “Il visconte dimezzato”, “Marcovaldo”, “Le cosmicomiche”, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, fino al saggio “Lezioni americane” uscito postumo nel 1989. Continua a leggere...

domenica 22 giugno 2014

LETTERA APERTA A MATTEO RENZI PER SALVARE LA VALLE DEI TEMPLI

Caro Matteo, caro Premier, in Islanda hanno bloccato un'autostrada perché avrebbe attraversato la terra degli Elfi, creature dell'immaginario nordico, zona che non ha vincoli paesaggistici né archeologici ma che viene rispettata solo in forza delle tradizioni popolari di quelle civilissime genti. Mentre in Italia non si riesce a bloccare la costruzione di un rigassificatore da 8 miliardi di mc. al confine della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco. L'ecomostro gasiero, tra l'altro, dovrebbe sorgere in una zona sottoposta a vincoli archeologici, paesaggistici e idrogeologici, la contrada cosiddetta “Caos”, tra Agrigento e P.Empedocle, dove insiste la casa natale di Luigi Pirandello. Detta zona è stata anche delimitata dall'Unesco come “buffer zone” (zona di rispetto) della Valle dei Templi. Almeno, l'autostrada islandese un'utilità l'avrebbe avuta, quella di collegare la capitale Reikjavik alla penisola di Alftanes. Il rigassificatore al confine della Valle dei Templi non serve a nessuno ma solo a chi lo costruirà (Enel), per incassare gli aiuti di Stato che graveranno sulle bollette degli Italiani. Opera inutile in quanto i consumi energetici in Italia sono drasticamente diminuiti e i rigassificatori esistenti in Italia, quelli di Panigaglia, di Rovigo e di Livorno, lavorano molto al di sotto delle loro capacità produttive, anche per l'incremento delle fonti rinnovabili di energia. Allora perché ostinarsi a costruire un'opera inutile e altamente impattante con l'ambiente circostante? Abbiamo preso sempre a modello i paesi nordici in molti campi della nostra vita sociale, dal welfare all'istruzione, dal lavoro alla previdenza, eccetera. Perché non farlo anche in materia di tutela del patrimonio culturale? Del resto, caro Matteo, tu sei stato sindaco di Firenze e conosci bene il significato e il valore del bello. Inoltre hai iniziato la tua politica, a livello nazionale, con l'efficace slogan del “CAMBIARE VERSO”. E' lecito aspettarsi dal tuo governo un “cambiamento di verso” anche in materia di tutela dei nostri beni culturali che, nella fattispecie della Valle dei Templi, ci consegnano una grande responsabilità di fronte al modo intero della Cultura, essendo essa patrimonio universale? Voglio sperare che questa lettera aperta non cadrà nel vuoto, seguendo la sorte di quelle indirizzate ai governi precedenti che conoscevano un “UNICO VERSO”: quello del business delle grandi opere inutili, ma capaci di trasformarsi in bankomat per tutte le forze politiche (di destra e di sinistra). Grazie per la tua cortese attenzione e cordiali auguri di buon lavoro, Gaetano Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento” e.mail: tanogaziano@yahoo.it. Continua a leggere...

lunedì 2 giugno 2014

LETTERA APERTA AL NUOVO A.D. DI ENEL PER SALVARE LA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO


Gentile Dottor Francesco Starace,
Lei da profondo conoscitore del mondo dell'energia, sa bene che l'Italia non ha bisogno di altri rigassificatori oltre quelli che possiede già, che lavorano molto al di sotto delle loro potenzialità per la diminuita richiesta di energia da fonti fossili e per lo sviluppo delle fonti rinnovabili di cui Lei è un esperto.
D'altra parte lo stesso dr. Fulvio Conti, in un'audizione al Senato, si dichiarò contrario alla creazione di un hub del gas nel Mediterraneo, come riportato dal Sole 24 Ore.
Perchè allora insistere nel realizzare il rigassificatore al confine della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco?
Mi creda, sarebbe un'ignominia di fronte al mondo intero della Cultura.
La sua nomina ad A.D. di Enel, gentile Dottore, è figlia della politica renziana del "CAMBIARE VERSO".
E' possibile auspicare un "cambiamento di verso" anche da parte della vostra azienda in materia di rispetto del patrimonio culturale Universale?
La ringrazio per la Sua cortese attenzione e, in attesa di riscontro, Le porgo i miei più sinceri auguri di buon lavoro,
Gaetano Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento”
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sabato 31 maggio 2014

LETTERA APERTA ALLA NUOVA PRESIDENTE DI ENEL PER SALVARE LA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO

Gentilissima D.ssa Maria Patrizia Grieco, Le giro la bella e commovente lettera di padre Giovanni Scordino, ex rettore della splendida chiesa normanno-chiaramontana di San Nicola nella Valle dei Templi di Agrigento per salvare la Valle dalla costruzione al suo confine di un rigassificatore da 8 miliardi di mc: http://busetta.blogspot.it/2012/07/rigassificatore-la-bellissima-lettera.html. Una lettera così, che è la sintesi di 7 anni di lotta che stiamo conducendo per evitare questa ignominia, non può restare inascoltata per 2 motivi: primo per l'autorità morale del mittente; il secondo motivo sta nel vostro Codice Etico dove sta scritto a chiare lettere "Per la nostra azienda la reputazione è il principale valore immateriale essenziale". Quale reputazione riceverà Enel di fronte al mondo intero della Cultura, se dovesse realizzare il progetto di rigassificatore al confine del parco archeologico di Agrigento, essendo la Valle dei Templi patrimonio Unesco? La sua nomina, gentile Presidente, è figlia della politica renziana del "CAMBIARE VERSO". E' possibile auspicare un "cambiamaneto di verso" anche da parte della vostra azienda in materia di rispetto del patrimonio culturale Universale? La ringrazio per la Sua cortese attenzione e, in attesa di riscontro, Le porgo i miei più sinceri auguri di buon lavoro, Gaetano Gaziano, presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento". Continua a leggere...

mercoledì 14 maggio 2014

SUL GROPPONE DEGLI ITALIANI LA SPESA DEI RIGASSIFICATORI INUTILI

Il tempo è galantuomo e dà ragione a quanto andiamo dicendo da 7 anni, cioè che il business dei rigassificatori è un imbroglio ideato solo per favorire le lobby dell'energia che li costruiscono e che la spesa di quelli che sono stati costruiti e di quelli che verranno costruiti graverà sulla bolletta degli utenti, in virtù di una “generosissima” delibera dell'Autorità dell'Energia e del Gas del 2005 che ha stabilito un fattore di garanzia (Fg) per le aziende rigassificatrici, assicurando loro per 20 anni l'80% dei ricavi di riferimento anche se non dovessero rigassificare un solo metro cubo di gas. E, infatti, come riporta il Corriere.it del 13 maggio, riprendendo un'inchiesta di Milena Gabanelli su Report del 12 maggio, la Olt, la multinazionale che ha costruito il rigassificatore off-shore di Livorno, ha presentato il conto al governo italiano, anche con una certa arroganza, perché inizialmente aveva deciso di rinunciare al fattore di garanzia. Ma, oggi, essendo, mutato radicalmente il mercato del gas, a seguito della notevole contrazione dei consumi energetici e dello sfruttamento dello shale gas,la “povera” Olt non ce la fa più a recuperare l'investimento di 900 milioni di euro spesi per la costruzione dell'impianto di Livorno e si presenta con il cappello in mano a chiedere il fattore di garanzia, da gravare sulle nostre bollette. Oggi, per fortuna, è cambiata la musica all'Autorità per il Gas e l'Energia e stanno contrastando la richiesta della multinazionale tedesca (con partecipazione italiana di minoranza). Il Tar della Toscana ha dato ragione alla Olt, ma l'Authority ha fatto appello al Consiglio di Stato che dovrà decidere entro il luglio di quest'anno. Ma non c'è da stare molto allegri, se andiamo con la mente alla nostra esperienza di contrasto giuridico all'indecoroso progetto del rigassificatore da 8 miliardi di mc. al confine della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco. I lettori di questo blog ricorderanno che il Tar del Lazio diede ragione alla nostra associazione “Salviamo la Valle dei Templi” che, unitamente ad altri enti ed associazioni, aveva impugnato il provvedimento di autorizzazione dell'ignobile progetto, ma, inspiegabilmente, il Consiglio di Stato ribaltò la sentenza del Tar, affermando che la città Agrigento non era legittimata a ricorrere, in quanto l'impianto di rigassificazione insisterà nel territorio di Porto Empedocle, ignorando che il gasdotto di collegamento tra il rigassificatore e la rete nazionale del gas attraverserà la zona “Caos” in territorio agrigentino, dove è ubicata la casa natale di Pirandello, che è la zona più vincolata d'Italia essendo sottoposta a vincoli archeologici, paesaggistici e idrogeologici ed essendo stata delimitata dall'Unesco come buffer zone (zona di rispetto) del parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento. La Commissione Europea ha già bocciato il rigassificatore di Porto Empedocle, in quanto non lo ritiene strategico né per l'Italia né per l'Europa. La Commissione Europea ha fatto di più: ha fatto sospendere, dietro le denunce presentate dalla mia associazione unitamente ad altre associazionei, il fattore di garanzia che era stato “regalato” alle lobby dell'energia. Ma state certi che Enel, che deve costruire il rigassificatore al confine della Valle dei Templi, non rinuncerà tanto facilmente al proprio progetto gasiero e lavorerà affinché esso venga dichiarato dal governo italiano strategico per le esigenze nazionali e chiederà il fattore di garanzia che, come al solito, se lo dovranno accollare gli incolpevoli cittadini. Riuscirà il “rottamatore-rinnovatore-cambiaverso” Matteo Renzi a resistere alle pressioni di Enel e, soprattutto, alle pressioni di Obama piazzista dello "shale gas" americano? Vedremo..... Gaetano Gaziano, presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento". Continua a leggere...

venerdì 25 aprile 2014

UN'ITALIA DIVERSA DA QUELLA CHE CI RACCONTANO

Complice una giornata assolata e davvero primaverile come quella di questa mattina ad Agrigento e la voglia di percorrere strade non battute dalla pazza folla tipica di giornate come il 25 aprile, ci incamminiamo lungo il cardo romano che da S.Nicola e dal quartiere ellenistico-romano porta fino alla via sacra nella Valle dei Templi. Lungo il cardo, in un silenzio a tratti allietato dal ronzio delle api, dal cinguettio degli uccelli e dall'abbaiare lontano dei cani, incrociamo solo pochi visitatori stranieri con cui scambiamo il saluto, come si è soliti fare nei viottoli di montagna. A metà percorso la sosta è d'obbligo per potere ammirare in tutta la sua grandiosità il tempio della Concordia, che si staglia nello sfondo dell'azzurro mare che diventa tutt'uno con il cielo. Si riprende il cammino per un certo tratto immersi nella campagna gialla per le distese fiorite di margherite o tra le ondeggianti spighe e i mandorli i cui rami sono stracarichi di frutti già grandi. Arriviamo alla via Sacra dove si allineano i famosi templi di Giunone, Concordia ed Ercole e assistiamo compiaciuti e commossi alla straordinaria processione laica fatta da gente diversa per età, per provenienza, ma sicuramente accomunata dalla stessa fede: l'amore per l'arte e il bello. Molti sono i tedeschi, ma anche i francesi, gli spagnoli e ovviamente gli italiani. Molti i giovani ma anche le famiglie con bambini e le coppie di anziani come noi pronti a godere quanto la vita sa ancora regalare di bello. Tutti sono armati di macchine fotografiche ma anche di guide cartacee che vengono consultate attentamente per meglio godere e apprezzare quanto visitato. Sebbene siano davvero tanti, ciò che colpisce è l'atteggiamento composto, silenzioso e ammirato dinanzi a tanta ricchezza archeologica e bellezza paesaggistica. Ecco, mi dico, è questa l'Italia diversa che pochi raccontano e che molti si ostinano a non vedere, preferendo impantanarci in una cronaca becera di fatti irrilevanti sciorinati anche da una tivù di Stato che per di più pretende un canone, mentre gli italiani sono molto più avanti nella ricerca di una felicità che solo la cultura, l'arte e il bello possono regalare. Da nord a sud c'è, infatti, un'Italia ricca di siti eccezionali, che chiedono solo di essere scoperti e apprezzati. Certo, perché ciò succeda, è necessario investire in cultura, per allargare sempre più quella platea di cittadini amanti del bello. Molti politici beceri e corrotti continuano a ripetere che con la cultura non si mangia. Certo se per mangiare intendiamo ricavare tangenti come succede nella realizzazione di grandi opere inutili, non ultimo il rigassificatore nella Valle dei Templi, è vero, ma, se per mangiare intendiamo creare nuove e maggiori opportunità di lavoro, con la cultura si mangia eccome, nel senso che va individuato proprio nel turismo culturale e paesaggistico la vera risorsa economica del nostro paese, non ancora adeguatamente valorizzata né sufficientemente sfruttata. CATERINA BUSETTA. Continua a leggere...

venerdì 28 marzo 2014

LETTERA APERTA A FRANCESCO RUTELLI

Caro On. Francesco Rutelli, la Sua associazione "Priorità Cultura" ha bandito il premio internazionale "Cultural Heritage Rescue Prize" da destinare ad un soggetto che lotta per salvare il patrimonio archeologico e culturale della Siria minacciato dalle bombe. La Valle dei Templi di Agrigento, inserita nel 1997 nella World Heritage List dell'Unesco, rischia di essere bombardata non da bombe siriane ma da bombe italiane. La minaccia deriva infatti dalla costruzione, al suo confine, di un rigassificatore da 8 miliardi di mc., impianto classificato “a rischio di incidente rilevante” dalla normativa europea “Seveso”. La mia associazione, unitamente ad altre associazioni, si batte da oltre 7 anni per evitare alla Valle dei Templi di Agrigento questo rischio e questo motivo di grande ignominia per il popolo italiano, essendo essa inserita, come Lei sa bene, nel patrimonio culturale universale. La continuità della nostra lotta può essere testimoniata dal Suo capo della segreteria personale, Dr. Vincenzo Spatafora (oggi Garante per l'infanzia) di quando Ella era Ministro dei BB.CC. Consegnammo nelle sue mani un dossier sul rigassificatore al confine della Valle dei Templi di Agrigento nella primavera del 2007. Il Dr. Spatafora ci lasciò intendere che presto ci sarebbe stato un Suo intervento in favore della Valle, in qualità di Ministro dei BB.CC., cosa che non avvenne anche per la caduta del governo Prodi di cui Ella faceva parte. Per la verità non hanno trovato il tempo di occuparsene neppure i suoi successivi colleghi: Biondi, Ornaghi, Bray. Dubito che avrà modo di occuparsene l'attuale ministro Franceschini. On. Rutelli, recentemente ho lanciato sulla piattaforma internazionale di change.org (la stessa che ha raccolto le firme perché non venga stravolta la nostra Costituzione), un appello per salvare la Valle dei Templi di Agrigento. L'appello ha già raccolto più di 3500 firme (molte delle quali provenienti dall'estero). Lei potrà riscontrarlo su questo link: http://www.change.org/it/petizioni/no-al-rigassificatore-al-confine-della-valle-dei-templi-di-agrigento-patrimonio-unesco. On. Rutelli, a noi non interessa il premio bandito dalla sua associazione, anche perché per nostra fortuna non operiamo in Siria ma in Italia dove è a rischio di bombe il nostro patrimonio culturale. La nostra tenacia, unitamente a quella delle altre associazioni che lottano per salvare la Valle dei Templi, sarebbe ugualmente premiata qualora la S.V. volesse fare gli opportuni passi presso le competenti istituzioni a sostegno della nostra lotta. Con i più cordiali saluti, Gaetano Gaziano presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento". Continua a leggere...

domenica 23 febbraio 2014

Lettera aperta a Dario Franceschini, ministro dei bb.cc.

Caro Ministro Franceschini, qualcuno l'ha definita “vicedisastro”. Non so con quale motivazione. Né mi interessa saperlo. Amo giudicare le persone dai fatti. I fatti, per quel che ci riguarda, sono questi: da 7 anni, in qualità di presidente dell'associazione “Salviamo la valle dei Templi di Agrigento”, lancio appelli ai ministri dei bb.cc., per evitare agli italiani l'ignominia della costruzione di un rigassificatore al confine della Valle dei Templi, patrimonio Unesco. Sarebbe come costruire un inceneritore all'interno del Colosseo. Quindi ho interessato nel tempo, prima di lei, Rutelli, Bondi, Ornaghi e Bray. Il primo sembrò interessarsi alla vicenda. Siamo stati ricevuti a Roma dal suo capo della segreteria personale, Vincenzo Spatafora (oggi garante per l'infanzia), il quale ci fece intuire un intervento del ministro a favore della Valle. Rutelli preferì fuggire dalle sue responsabilità e non l'abbiamo più sentito. Anche Bondi non ha risposto. Abbiamo, però, avuto un'interlocuzione con Alain Elkann, che Bondi si affrettò a nominare suo consulente. Una gentile segretaria ci fece sapere che Elkan era interessato all'affaire rigassificatore e suggeriva di inviare una dettagliata relazione sulla vicenda al ministro Bondi. Cosa che abbiamo fatto in tempi rapidi, inviando la relazione richiestaci sia a Bondi che a Elkan. Un'altra segretaria, diversa dalla prima, ci informò, in modo secco, che Elkan non poteva occuparsene più e che la competenza spettava alla sovrintendenza ai bb.cc. Nessuna risposta da parte di Ornaghi. Una risposta l'abbiamo invece avuta da Massimo Bray, cui inviammo una petizione per salvare la Valle dei Templi con duemila firme raccolte on line. Una collaboratrice di Bray ci ha chiesto di trasmettere la petizione alla responsabile ministeriale del settore dei bb.cc. patrimonio Unesco. Inviammo tempestivamente la petizione all'ufficio indicatoci. Ma anche da Bray nessuna notizia. Caro Ministro, i suoi precedenti colleghi hanno tutti fatto sostanzialmente spallucce. E li posso umanamente anche capire. Quando si toccano gli interessi dei poteri forti non si può pretendere certo dai poveri ministri che facciano la parte del leone. Ma oggi, dato che il governo Renzi, di cui Ella è autorevole esponente, ha per proprio motto identitario “Cambiare verso”, ci permettiamo inviarle l'appello on line (che ha raggiunto le 3500 firme), con la speranza che la S.V. Ill/ma vorrà attenzionarlo, per marcare un segno di discontinuità dai suoi precedenti colleghi fuggiaschi. Molti cordiali saluti, Gaetano Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento”. Continua a leggere...

mercoledì 5 febbraio 2014

Mariella Lo Bello, la "paladina" dell'ambiente

Il gruppo del M5S all'assemblea regionale siciliana sta in questo momento ingaggiando un braccio di ferro con l'assessora all'ambiente, Mariella Lo Bello, che, con una sua circolare, “di fatto allarga l'ultima sanatoria edilizia anche alle aree a vincolo relativo (per intenderci: aree soggette a vincolo paesaggistico, a vincolo idrogeologico, ecc...). Per fare questo ha utilizzato un semplice parere del CGA reso all'interno di un ricorso per una veranda!”. Mentre il M5S presentava il suo disegno di legge per sbarrare la strada alle circa 6000 pratiche che nel 2003 non poterono accedere al condono, l'assessore recepiva, con la sua circolare, il parere del CGA, riferito a una veranda, aprendo di fatto le maglie al condono edilizio. La nostra associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento” ha avuto la possibilità di testare, in passato, le qualità e i meriti “ambientalisti” dell'agrigentina Mariella Lo Bello, ex segretaria della CGIL di Agrigento, occupata da sempre in vicende lontane se non contrastanti con la difesa dell'ambiente. L'abbiamo incrociata, infatti, nella nostra lotta contro il rigassificatore al confine della Valle dei Templi, schierata dall'altra parte della barricata. Ricordo che mandò i sindacalisti degli elettrici della CGIL a protestare sotto le finestre del Comune di Agrigento alla viglia della sentenza del Consiglio di Stato, che decideva sul ricorso contro il rigassificatore di Porto Empedocle, presentato dal Sindaco di Agrigento e da altri enti e associazioni, compresa la mia. Ricordo che fuggì dall'aula quando fu discussa, all'assemblea regionale, la mozione presentata dal M5S per chiedere la revoca dell'autorizzazione del rigassificatore. La Lo Bello volle incontrare, dopo quell'episodio, alcuni rappresentanti del comitato anti-rigassificatore (io ovviamente non andai). Promise loro che si sarebbe occupata del caso. Da allora nessuna risposta. Oggi arriva questa nuova iniziativa della Lo Bello, denunciata dal M5S, che dimostra, ove ce ne fosse stato bisogno, le sue qualità di “paladina” dell'ambiente. Del resto, è in perfetta sintonia con la politica “ambientalista” di Pappagone Crocetta (copyright di Piatrangelo Buttafuoco) che, prima fa finta di stare a fianco dei NOMUOS, e poi si schiera con la Marina americana. Quello stesso Crocetta che diminuisce le royalties alle multinazionali del petrolio che inquinano impunemente la nostra terra e in primis la sua Gela. Crocetta e la Lo Bello non si discostano da quanto in questi anni è stato fatto in tema di politica ambientale nazionale e regionale, confermando una tendenza ormai consolidata, quella che nei posti istituzionali della tutela dell'ambiente vanno collocati coloro che perseguono interessi “altri”. La Lo Bello, infatti, si pone perfettamente nella scia della Prestigiacomo, ministra berlusconiana dell'ambiente, che, nel dare via libera al rigassificatore di Porto Empedocle, “cancellò” per decreto la Valle dei templi di Agrigento. Gaetano Gaziano, presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento. Continua a leggere...

giovedì 2 gennaio 2014

Lettere e cartoline, i tabù del Presidente

Oggi "Il Fatto Quotidiano" ha pubblicato questa mia lettera nella rubrica "Mail Box" di Furio Colombo. Riporto il testo integrale della lettera. LETTERE E CARTOLINE, I TABU' DEL PRESIDENTE: "Il presidente Napolitano non risponde mai quando gli argomenti delle petizioni gli possono creare qualche imbarazzo. Oggi non risponde alle madri della Terra dei fuochi. Ieri non rispose ad una petizone (primi firmatari Rita Borsellino e Dacia Maraini), inviatagli nella primavera del 2007 perché prendesse posizione contro l'ignobile progetto di realizzare un rigassificatore da 8 miliardi di mc. al confine della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco. Napolitano trova modo di monitare su tutto. Sulla Valle dei Templi non una riga. Anzi si guardò bene dal visitarla, quando, nel maggio del 2009, venne nella nostra città per commemorare Leonardo Sciascia. In quell'occasione gli inviammo un messaggio di benvenuto, invitandolo a farsi indicare dai suoi accompagnatori ufficiali dove avevano programmato di costruire il rigassificatore. L'argomento rigassificatore al confine del parco archeologico di Agrigento, si sa, è tabù per le istituzioni, essendo interessato alla sua costruzione uno dei poteri forti italiani (forse il più forte), Enel. Gaetano Gaziano. Continua a leggere...