martedì 31 luglio 2012

Rigassificatore di Priolo Melilli: la Erg-Shell abbandona il progetto

La Erg dei fratelli Garrone, in joint venture con la texana Shell, rinuncia al progetto del rigassificatore di Priolo Melilli. Questa è una bellissima notizia, perché l'abbandono del progetto non è stato motivato per i ritardi nella procedura autorizzativa, come ha fatto la British Gas per Brindisi, ma “dai profondi mutamenti degli scenari sia energetici che economico-finanziari, intervenuti a seguito della crisi finanziaria del 2008”. Quegli stessi mutamenti che, come abbiamo scritto, hanno indotto Enel a rinviare di un anno l'inizio dei lavori del rigassificatore “Valle dei Templi” (nella foto l'ignobile progetto). Quella volpe del governatore Lombardo con i suoi rinvii è riuscito a scoraggiare l'investimento sul rigassificatore di Priolo Melilli, mentre noi speriamo che i due anni di rinvio, che abbiamo imposto ad Enel in forza dei nostri ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, servano a farli recedere definitivamente dal loro indecoroso progetto di costruire un ecomostro in zona di rispetto (buffer zone) del nostro parco archeologico, delimitata dall'Unesco all'atto dell'inserimento, nel 1997, della Valle dei Templi di Agrigento nella World Heritage List. E' nostro auspicio che, con la nostra azione di contrasto civile e legale, riusciremo ad ottenere lo stesso risultato che Lombardo ha ottenuto per Priolo Melilli, mentre ha tradito la Valle dei Templi, allorquando dichiarò ad un'emittente televisiva “un rigassificatore sotto la Valle dei Templi mai” e, tornatosene a Palermo, autorizzò l'ignobile progetto. Qualcuno ad Agrigento ha osato definire Lombardo “il migliore governante siciliano da Federico II ai nostri giorni”. Noi, allargando l'arco temporale, definiamo don Raffale il peggiore governante siciliano da Verre ai nostri giorni. “I profondi mutamenti degli scenari mondiali sia energetici che economico finanziari”, che valgono per la British Gas e per la Erg-Shell, valgono anche per Enel, anche se il business dei rigassificatori è assistito dagli aiuti di Stato condannati dalla Commissione Europea. Confidiamo pertanto che quanto prima intervenga il comunicato da parte di Enel che abbandona il rigassificatore “Valle dei Templi”. E pazienza se qualche boiardo di Stato o qualche aspirante boiardo ha accarezzato per lungo tempo il sogno di viaggiare con il jet personale. Continuerà a viaggiare con i voli di linea, ma ci guadagnerà Enel che rinuncia ad un'avventura economicamente disastrosa, ci guadagneremo gli Italiani tutti, evitando l'ignominia per la costruzione di un ecomostro in zona archeologica, ma ci guadagnerà, soprattutto, il patrimonio culturale universale. Gaetano Gaziano, Presidente Associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento" . Continua a leggere...

venerdì 27 luglio 2012

Solidarietà ad Antonio Ingroia e a Roberto Scarpinato

Intendiamo esprimere attraverso il nostro blog piena solidarietà ad Antonio Ingroia e a Roberto Scarpinato fatti oggetto di aggressione non da parte della criminalità organizzata ma incredibilmente da parte delle istituzioni (con la “i” minuscola) dello stato (con la “s” minuscola) che dovrebbero difenderli. Il leader dell'IDV, Antonio Di Pietro, ha accusato Giorgio Napolitano di tradimento della Costituzione. Riportiamo il testo integrale della lettera di Roberto Scarpinato letta alla commemorazione per i 20 anni dell'attentato a Paolo Borsellino, che condividiamo in toto: "Caro Paolo, oggi siamo qui a commemorarti in forma privata perché più trascorrono gli anni e più diventa imbarazzante il 23 maggio ed il 19 luglio partecipare alle cerimonie ufficiali che ricordano le stragi di Capaci e di via D’Amelio. Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e di legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere; personaggi dal passato e dal presente equivoco le cui vite – per usare le tue parole – emanano quel puzzo del compromesso morale che tu tanto aborrivi e che si contrappone al fresco profumo della libertà. E come se non bastasse, Paolo, intorno a costoro si accalca una corte di anime in livrea, di piccoli e grandi maggiordomi del potere, di questuanti pronti a piegare la schiena e a barattare l’anima in cambio di promozioni in carriera o dell’accesso al mondo dorato dei facili privilegi. Se fosse possibile verrebbe da chiedere a tutti loro di farci la grazia di restarsene a casa il 19 luglio, di concederci un giorno di tregua dalla loro presenza. Ma, soprattutto, verrebbe da chiedere che almeno ci facessero la grazia di tacere, perché pronunciate da loro, parole come Stato, legalità, giustizia, perdono senso, si riducono a retorica stantia, a gusci vuoti e rinsecchiti. Voi che a null’altro credete se non alla religione del potere e del denaro, e voi che non siete capaci di innalzarvi mai al di sopra dei vostri piccoli interessi personali, il 19 luglio tacete, perché questo giorno è dedicato al ricordo di un uomo che sacrificò la propria vita perché parole come Stato, come Giustizia, come Legge acquistassero finalmente un significato e un valore nuovo in questo nostro povero e disgraziato paese. Un paese nel quale per troppi secoli la legge è stata solo la voce del padrone, la voce di un potere forte con i deboli e debole con i forti. Un paese nel quale lo Stato non era considerato credibile e rispettabile perché agli occhi dei cittadini si manifestava solo con i volti impresentabili di deputati, senatori, ministri, presidenti del consiglio, prefetti, e tanti altri che con la mafia avevano scelto di convivere o, peggio, grazie alla mafia avevano costruito carriere e fortune. Sapevi bene Paolo che questo era il problema dei problemi e non ti stancavi di ripeterlo ai ragazzi nelle scuole e nei dibattiti, come quando il 26 gennaio 1989 agli studenti di Bassano del Grappa ripetesti: “Lo Stato non si presenta con la faccia pulita… Che cosa si è fatto per dare allo Stato… Una immagine credibile?… La vera soluzione sta nell’invocare, nel lavorare affinché lo Stato diventi più credibile, perché noi ci dobbiamo identificare di più in queste istituzioni”. E a un ragazzo che ti chiedeva se ti sentivi protetto dallo Stato e se avessi fiducia nello Stato, rispondesti: “No, io non mi sento protetto dallo Stato perché quando la lotta alla mafia viene delegata solo alla magistratura e alle forze dell’ordine, non si incide sulle cause di questo fenomeno criminale”. E proprio perché eri consapevole che il vero problema era restituire credibilità allo Stato, hai dedicato tutta la vita a questa missione. Nelle cerimonie pubbliche ti ricordano soprattutto come un grande magistrato, come l’artefice insieme a Giovanni Falcone del maxiprocesso che distrusse il mito della invincibilità della mafia e riabilitò la potenza dello Stato. Ma tu e Giovanni siete stati molto di più che dei magistrati esemplari. Siete stati soprattutto straordinari creatori di senso.  Avete compiuto la missione storica di restituire lo Stato alla gente, perché grazie a voi e a uomini come voi per la prima volta nella storia di questo paese lo Stato si presentava finalmente agli occhi dei cittadini con volti credibili nei quali era possibile identificarsi ed acquistava senso dire “ Lo Stato siamo noi”. Ci avete insegnato che per costruire insieme quel grande Noi che è lo Stato democratico di diritto, occorre che ciascuno ritrovi e coltivi la capacità di innamorarsi del destino degli altri. Nelle pubbliche cerimonie ti ricordano come esempio del senso del dovere.  Ti sottovalutano, Paolo, perché la tua lezione umana è stata molto più grande. Ci hai insegnato che il senso del dovere è poca cosa se si riduce a distaccato adempimento burocratico dei propri compiti e a obbedienza gerarchica ai superiori. Ci hai detto chiaramente che se tu restavi al tuo posto dopo la strage di Capaci sapendo di essere condannato a morte, non era per un astratto e militaresco senso del dovere, ma per amore, per umanissimo amore. Lo hai ripetuto la sera del 23 giugno 1992 mentre commemoravi Giovanni, Francesca, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Parlando di Giovanni dicesti: “Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per amore! La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato”.  Questo dicesti la sera del 23 giugno 1992, Paolo, parlando di Giovanni, ma ora sappiamo che in quel momento stavi parlando anche di te stesso e ci stavi comunicando che anche la tua scelta di non fuggire, di accettare la tremenda situazione nella quale eri precipitato, era una scelta d’amore perché ti sentivi chiamato a rispondere della speranza che tutti noi riponevamo in te dopo la morte di Giovanni. Ti caricammo e ti caricasti di un peso troppo grande: quello di reggere da solo sulle tue spalle la credibilità di uno Stato che dopo la strage di Capaci sembrava cadere in pezzi, di uno Stato in ginocchio ed incapace di reagire. Sentisti che quella era divenuta la tua ultima missione e te lo sentisti ripetere il 4 luglio 1992, quando pochi giorni prima di morire, i tuoi sostituti della Procura di Marsala ti scrissero: “La morte di Giovanni e di Francesca è stata per tutti noi un po’ come la morte dello Stato in questa Sicilia. Le polemiche, i dissidi, le contraddizioni che c’erano prima di questo tragico evento e che, immancabilmente, si sono ripetute anche dopo, ci fanno pensare troppo spesso che non ce la faremo, che lo Stato in Sicilia è contro lo Stato e che non puoi fidarti di nessuno. Qui il tuo compito personale, ma sai bene che non abbiamo molti altri interlocutori: sii la nostra fiducia nello Stato”. Missione doppiamente compiuta, Paolo. Se riuscito con la tua vita a restituire nuova vita a parole come Stato e Giustizia, prima morte perché private di senso. E sei riuscito con la tua morte a farci capire che una vita senza la forza dell’amore è una vita senza senso; che in una società del disamore nella quale dove ciò che conta è solo la forza del denaro ed il potere fine a se stesso, non ha senso parlare di Stato e di Giustizia e di legalità. E dunque per tanti di noi è stato un privilegio conoscerti personalmente e apprendere da te questa straordinaria lezione che ancora oggi nutre la nostra vita e ci ha dato la forza necessaria per ricominciare quando dopo la strage di via D’Amelio sembrava – come disse Antonino Caponnetto tra le lacrime – che tutto fosse ormai finito. Ed invece Paolo, non era affatto finita e non è finita. Come quando nel corso di una furiosa battaglia viene colpito a morte chi porta in alto il vessillo della patria, così noi per essere degni di indossare la tua stessa toga, abbiamo raccolto il vessillo che tu avevi sino ad allora portato in alto, perché non finisse nella polvere e sotto le macerie. Sotto le macerie dove invece erano disposti a seppellirlo quanti mentre il tuo sangue non si era ancora asciugato, trattavano segretamente la resa dello Stato al potere mafioso alle nostre spalle e a nostra insaputa. Abbiamo portato avanti la vostra costruzione di senso e la vostra forza è divenuta la nostra forza sorretta dal sostegno di migliaia di cittadini che in quei giorni tremendi riempirono le piazze, le vie, circondarono il palazzo di giustizia facendoci sentire che non eravamo soli. E così Paolo, ci siamo spinti laddove voi eravate stati fermati e dove sareste certamente arrivati se non avessero prima smobilitato il pool antimafia, poi costretto Giovanni ad andar via da Palermo ed infine non vi avessero lasciato morire. Abbiamo portato sul banco degli imputati e abbiamo processato gli intoccabili: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei Servizi segreti e della Polizia, alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d’oro, personaggi di vertice dell’economia e della finanza e molti altri. Uno stuolo di sepolcri imbiancati, un popolo di colletti bianchi che hanno frequentato le nostre stesse scuole, che affollano i migliori salotti, che nelle chiese si battono il petto dopo avere partecipato a summit mafiosi. Un esercito di piccoli e grandi Don Rodrigo senza la cui protezione i Riina, i Provenzano sarebbero stati nessuno e mai avrebbero osato sfidare lo Stato, uccidere i suoi rappresentanti e questo paese si sarebbe liberato dalla mafia da tanto tempo. Ma, caro Paolo, tutto questo nelle pubbliche cerimonie viene rimosso come se si trattasse di uno spinoso affare di famiglia di cui è sconveniente parlare in pubblico. Così ai ragazzi che non erano ancora nati nel 1992 quando voi morivate, viene raccontata la favola che la mafia è solo quella delle estorsioni e del traffico di stupefacenti. Si racconta che la mafia è costituita solo da una piccola minoranza di criminali, da personaggi come Riina e Provenzano. Si racconta che personaggi simili, ex villici che non sanno neppure esprimersi in un italiano corretto, da soli hanno tenuto sotto scacco per un secolo e mezzo la nostra terra e che essi da soli osarono sfidare lo Stato nel 1992 e nel 1993 ideando e attuando la strategia stragista di quegli anni. Ora sappiamo che questa non è tutta la verità. E sappiamo che fosti proprio tu il primo a capire che dietro i carnefici delle stragi, dietro i tuoi assassini si celavano forze oscure e potenti. E per questo motivo ti sentisti tradito, e per questo motivo ti si gelò il cuore e ti sembrò che lo Stato, quello Stato che nel 1985 ti aveva salvato dalla morte portandoti nel carcere dell’Asinara, questa volta non era in grado di proteggerti, o, peggio, forse non voleva proteggerti. Per questo dicesti a tua moglie Agnese: “Mi ucciderà la mafia, ma saranno altri che mi faranno uccidere, la mafia mi ucciderà quando altri lo consentiranno”. Quelle forze hanno continuato ad agire Paolo anche dopo la tua morte per cancellare le tracce della loro presenza. E per tenerci nascosta la verità, è stato fatto di tutto e di più. Pochi minuti dopo l’esplosione in Via D’Amelio mentre tutti erano colti dal panico e il fumo oscurava la vista, hanno fatto sparire la tua agenda rossa perché sapevano che leggendo quelle pagine avremmo capito quel che tu avevi capito. Hanno fatto sparire tutti i documenti che si trovavano nel covo di Salvatore Riina dopo la sua cattura. Hanno preferito che finissero nella mani dei mafiosi piuttosto che in quelle dei magistrati. Hanno ingannato i magistrati che indagavano sulla strage con falsi collaboratori ai quali hanno fatto dire menzogne. Ma nonostante siano ancora forti e potenti, cominciano ad avere paura. Le loro notti si fanno sempre più insonni e angosciose, perché hanno capito che non ci fermeremo, perché sanno che è solo questione di tempo. Sanno che riusciremo a scoprire la verità. Sanno che uno di questi giorni alla porta delle loro lussuosi palazzi busserà lo Stato, il vero Stato quello al quale tu e Giovanni avete dedicato le vostre vite e la vostra morte.    E sanno che quel giorno saranno nudi dinanzi alla verità e alla giustizia che si erano illusi di calpestare e saranno chiamati a rendere conto della loro crudeltà e della loro viltà dinanzi alla Nazione." Roberto Scarpinato. Continua a leggere...

sabato 21 luglio 2012

Rigassificatore di Porto Empedocle: lettera aperta a Claudio Fava

Caro Claudio, accolgo con favore la tua candidatura a Presidente della Regione Siciliana, perché conosco la tua storia personale e le tue idee politiche. Credo che non ci sia momento migliore per chiederti, come chiederò a tutti gli altri candidati alla presidenza della Regione Siciliana che verranno ad Agrigento, cosa ne pensi del rigassificatore sotto la Valle dei Templi, patrimonio Unesco, e se intendi inserire nel tuo programma la revoca, se eletto, dell'autorizzazione a costruire l'ignobile ecomostro al confine del parco archeologico agrigentino. So che verrai ad Agrigento il 24 luglio per illustrare il tuo programma. Non sono ad Agrigento mi trovo a Lampedusa, per cui non potrò essere presente all'incontro. Te lo chiedo direttamente attraverso questa mia lettera aperta. Il rigassificatore non è stato ancora costruito. Si può ancora bloccare! Tempesteremo di domande tutti i candidati alle prossime elezioni regionali e nazionali sull'argomento dell'ecomostro in zona archeologica. Devono assumersi le proprie responsabilità, se hanno il fegato di farlo. Quelli che sono in carica, di destra e di sinistra, li ho definiti ascari, in quanto servi dei poteri forti. Se a Roma politici non siciliani hanno potuto bloccare la discarica vicino a Villa Adriana, sito Unesco, perché non si dovrebbe stoppare il rigassificatore progettato nella buffer zone (zona di rispetto) Unesco della Valle dei Templi? I nostri politici avrebbero dovuto battere i pugni sul tavolo di Monti! Non l'hanno fatto. Ascari erano e ascari sono! Gaetano Gaziano, Presidente Associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento" Continua a leggere...

venerdì 13 luglio 2012

Rigassificatore: la bellissima e commovente lettera aperta di padre Giovanni Scordino per salvare la Valle dei Templi

Abbiamo l'onore e il piacere di pubblicare sul nostro blog il testo integrale della poesia-lettera che padre Giovanni Scordino, già rettore della bellissima chiesetta di San Nicola nella Valle dei Templi, ha scritto contro l'immorale progetto del rigassificatore al confine del nostro parco archeologico (nella foto mentre benedice i ramoscelli di ulivo la domenica delle Palme del 2011, davanti l'edicola antistante la chiesa di San Nicola). Caterina Busetta e Gaetano Gaziano. Testo della poesia lettera: CONTRO L'IMMORALE PROGETTO DEL RIGASSIFICATORE. PER PORTO EMPEDOCLE E PER AGRIGENTO. Che ne sarà di quella terra che non fu mia, e che per sempre mi fece suo? E del suo mare, e di tanta bellezza? Madre stuprata sotto gli occhi distratti dei figli, intenti ad affogare in una perenne sbornia preelettorale frustrazioni e inettitudini. In questa forsennata corsa verso un sogno già sognato, avvelenato dalla disillusione e dall'amianto, sembra davvero farsi fioca la speranza all'ombra delle ciminiere... Ma se "il pessimismo della ragione" mi costringe all'angolo, lascio che sia "l'ottimismo della volontà" a proferire la potente parola che mi rialza, che mi sottrae alla connivenza del silenzio, per scongiurare tanta barbarie, dell'intelligenza e dell'anima. Sì, c'è ancora un mondo di anime da placare: le anime che dormono e ci compiangono; le anime che sono e ci deridono; le anime che vengono e, già, ascrivono a dannazione la nostra memoria. Perchè anche questa Valle e questo Mare furono redenti, ed io non posso soccombere al peso di questa maledizione che, non un dio, ma uomini stanchi decretarono. No, non posso, non devo, non voglio. Illustre Dottor Comin, avrei voluto scriverLe nella forma di una lettera, ma il mio cuore ferito da tanto annunciato scempio ha germinato spontaneamente le righe di cui sopra. Mi commuovono il forte Dottor Gaetano Gaziano e la sua indomita Caterina, in questa immane sfida di civiltà. Anzi, di più, mi sommuovono: dicono a me, quarantacinquenne prematuramente iniziato alla disfatta, che non bisogna demordere, che non bisogna cedere alla lusinga rinunciataria. Mi creda: la mia speranza non riguarda solo le sorti della splendida Valle dei Templi, ma è rivolta a quel “mondo” futuribile che essa rappresenta, altrimenti destinato a cedere il passo al brutto estetico, coerente espressione del brutto etico. Ci aiuti, Dottor Comin! Grazie. Giovanni Scordino, prete in Montevarchi (AR). Rettore della Chiesa San Nicola alla Valle dei Templi dal settembre 1999 al luglio 2011. Cittadino di Porto Empedocle (AG). Continua a leggere...

giovedì 12 luglio 2012

Rigassificatore: lettera aperta a Gianluca Comin, direttore relazioni esterne di Enel

Ho indirizzato questa lettera aperta al dr. Gianluca Comin (nella foto),direttore delle relazioni esterne di Enel, che, rispondendo ad una mia mail, aveva ribadito le solite motivazioni di Enel a sostegno del rigassificatore di Porto Empedocle, come il fatto che fossero state rilasciate tutte le autorizzazioni previste per legge e che, addirittura, il rigassificatore porterà turismo da navi crociera. Caro Dr. Comin, - Lei ed io sappiamo che l'Italia non ha bisogno dei rigassificatori, soprattutto dopo la scoperta dello "shale gas". - Lei ed io sappiamo che da qualche anno l'Italia ha chiesto alla UE l'autorizzazione di esportare gas verso i  Paesi del Nord Europa. - Lei ed io sappiamo che Eni ha stipulato con la russa Gazprom contratti onerosi di fornitura di gas del tipo "take or pay" e  che ha chiesto di diluirli nell'arco di 25 anni o più  lungo (essendo diminuiti drasticamente i consumi di gas nel nostro Paese) per evitare di pagare a vuoto le forniture. - Lei ed io sappiamo che la costruzione dei rigassificatori non interessa al nostro Paese ma solo a chi li costruisce, a seguito della "generosissima" delibera dell'Autorità dell'energia e del gas che prevede che alle società che costruiscono rigassificatori sarà comunque garantito l'80% dei ricavi di riferimento anche se non dovessero rigassificare un solo mc. di gas, gravando la spesa sulle bollette degli Italiani. - Lei ed io sappiamo che i maggiori esperti al mondo di sicurezza e antiterrorismo, come il prof. Richard Clarke consulente di tre presidenti americani, consigliano di costruire il più lontano possibile dai centri abitati i rigassificatori, possibilmente off-shore, mentre il rigassificatore di Porto Empedocle è stato progettato alla distanza di soli 800 m. dal centro abitato e di 1100 m. dal parco archeologico di Agrigento. - Lei ed io sappiamo che il rigassificatore di Porto Empedocle non consentirà l'arrivo di navi da crociera. Quando arriva una nave gasiera (450 metri di lunghezza) vengono interdette tutte le altre operazioni portuali per il periodo dell'attracco (circa otto ore) e di allontanamemento (almeno altre otto ore). Inoltre la navi gasiere non viaggiano mica con l'orario delle navi di linea, per cui nessuna compagnia di viaggi potrà programmare l'arrivo di navi da crociera a Porto Empedocle, che ha un piccolissimo porto e il costruendo molo di attracco di levante delle navi gasiere disterà poche decine di metri dalla banchina destinata alle molto improbabili navi da crociera. E, poi, quale comandante di navi da crociera attraccherebbe la propria  imbarcazione vicino a due enormi cisternoni di LNG da 360 mila mc? Neppure "l'intrepido" comandante Schettino oserebbe tanto. - Lei ed io sappiamo che non è difficile in Italia ottenere nulla osta e pareri favorevoli da parte di ministri, sottosegretari, funzionari o commis di Stato, men che meno benedizioni di cosiddette associazioni ambientaliste. - Lei ed io sappiamo che nel codice etico di Enel sta scritto "Per noi di Enel la reputazione è il primo valore immateriale essenziale". - Io so che Lei è componente dell'associazione "Civita" che per statuto "opera sul territorio per la tutela del patrimonio culturale e ambienatle del nostro Paese". E' per questo ultimo motivo (oltre al fatto che Lei è il primo manager di Enel ad avere la cortesia di rispondere ai miei appelli) che mi rivolgo alla S.S. perché si adoperi a dissuadere gli organi deliberanti del Suo ente dal realizzare il progetto del rigassificatore di Porto Empedocle, sotto la valle dei Templi di Agrigento, patrimonio dell'umanità. Quale reputazione potrà derivare ad Enel, di fronte al mondo della Cultura, se dovesse realizzare l'ecomostro sotto la Valle dei Templi? Mi appello, a nome della mia associazione, al rispetto del Codice Etico di Enel e della finalità dell'associazione "Civita". Oso sperare che questo mio appello non cadrà nel vuoto. Cordialità, Gaetano Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento”. Continua a leggere...

domenica 8 luglio 2012

Rigassificatore: il Distretto Turistico Valle dei Templi lo condanni con forza

Il Distretto Turistico Valle dei Templi di Agrigento organizza, unitamente alla Fondazione AgireInsieme, per sabato 14 luglio un workoshp a casa Sanfilippo, sede dell'Ente parco archeologico, dal titolo “turismo sostenibile”. Iniziativa lodevolissima! Credo che sia la prima iniziativa ufficiale del Distretto Turistico dopo la sua recente costituzione. E quale migliore occasione per poter parlare del futuro del turismo nel nostro territorio? Ritengo, però, che argomento preliminare da portare al primo punto dell'ordine del giorno della discussione sia la seria minaccia alle prospettive del nostro turismo costituita dalla costruzione di un rigassificatore da 8 miliardi di mc. sotto la Valle dei Templi. Altrimenti si corre il rischio di parlare solo di aria fritta. Ma, conoscendo personalmente il presidente del Distretto Turistico e quello della Fondazione AgrireInsieme, sono certo che questo rischio sarà evitato. Ricordo ancora con piacere l'intervento di Gaetano Pendolino alla Fiera di Milano, quando attaccò aspramente, in qualità di presidente del Consorzio Turistico Valle dei Templi di Agrigento, l'allora presidente della Provincia, Vincenzo Fontana, sull'argomento rigassificatore. Ricordo anche che le sue parole lasciarono di stucco Fontana: "ma che turismo potremo mai garantire al nostro martoriato territorio una volta che è stato deciso, connivente la Provincia regionale di Agrigento, di costruire un rigassificatore da 8 miliardi di mc. a ridosso della Valle dei Templi, patrimonio Unesco?". Fontana ammutolì. Firetto ed Enel ci vengono a raccontare la favola della possibile coabitazione del rigassificatore con l'approdo delle navi da crociera. Un ottimo argomento per allocchi! Quale comandante di nave da crociera farà ormeggiare la propria imbarcazione accanto a due serbatoi di LNG da 360 mila mc.? Quale compagnia croceristica potrà programmare attracchi a Porto  Empedocle, dato che quando approda una nave gasiera (450 m. di lunghezza) viene interdetta per molte miglia marine la navigazione nello specchio di mare davanti al porto durante tutte le operazioni di accostamento e di allontanamento(almeno 8 ore per l'operazione di attracco e 8 ore per l'operazione di allontanamento)? E poi le navi gasiere non viaggiano mica con l'orario delle navi di linea, per cui sarà impossibile programmare l'arrivo delle navi da crociera a Porto Empedocle. Credo che siano in pochi a volersi bere questa panzana. Ritengo, inoltre, che la discussione sul “turismo sostenibile” debba concludersi con l'invio di un appello urgente al premier Monti e al ministro dei Beni Culturali Ornaghi di bloccare la costruzione del rigassificatore, così come hanno fatto per Villa Adriana. La Valle dei Templi, come Villa Adriana, è patrimonio Unesco e non credo che sia ritenuta dal Governo italiano degna di minore tutela del sito romano. Peraltro, a sentire la Polverini governatore del Lazio, la discarica che si voleva costruire accanto a Villa Adriana doveva essere solo provvisoria, mentre il rigassificatore sarà costruito ad imperitura memoria, da tramandare alle future generazioni. Se realizzato, costituirà di certo la più grave minaccia per la Valle dei Templi di Agrigento dalla sua costruzione ad oggi. Le incursioni barbariche hanno avuto maggiore rispetto del nostro patrimonio culturale. Penso e spero che il Distretto Turistico e la Fondazione Agire Insieme non si lasceranno sfuggire questa opportunità di condannare con forza l'ignobile progetto e sensibilizzare le istituzioni a che venga evitata agli Italiani l'ignominia che il mondo della Cultura mai ci perdonerebbe. Gaetano Gaziano Presidente Associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento” . Continua a leggere...