giovedì 26 agosto 2010

TRIBU' INDIANA BATTE MULTINAZIONALE DELL'ALLUMINIO COME GLI AGRIGENTINI SCONFIGGERANNO LA LOBBY ITALIANA DELL'ENERGIA

Una piccola tribù dell'India è riuscita a sconfiggere la multinazionale dell'alluminio Vedanta, con sede a Londra, che voleva aprire una miniera a cielo aperto di bauxite (da cui si ricava l'alluminio) facendo scempio di una montagna che la tribù considera storicamente sacra.
La tenace tribù dei Dongria Kondh l'ha spuntata contro l'arrogante pressione della multinazionale che prometteva “progresso e posti di lavoro”, tacendo che il loro progetto prevedeva di distruggere le colline Nyamgiri nel distretto indiano di Orissa, sede della tribù. L'inquietante vicenda (per fortuna con esito positivo per la tribù) presenta molte analogie, a volte “a contrario”, con la lotta che un'altra orgogliosa “tribù" sta combattendo contro l'arroganza dei poteri cosiddetti forti, ma moralmente debolissimi, che vogliono costruire un rigassificatore da 8 miliardi di mc, che la legislazione Seveso definisce “a rischio di incidente rilevante”, a 800 metri dall'abitato di Porto Empedocle e al confine con il parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento. La prima analogia positiva è che la “tribù” degli agrigentini è quasi numericamente uguale alla tribù degli indiani che sono ottomila. Gli agrigentini che al referendum contro il rigassificatore gridarono “no” all'ecomostro furono circa settemila, con il 95% dei “no” contro il 5% dei “sì” rigassificatoristi.
Le altre analogie sono quasi tutte “a contrario”. Ne ricordiamo alcune: è stato il ministro indiano dell'ambiente, Ramash Jairam, che ha detto no al progetto della miniera di bauxite a cielo aperto, mentre in Italia la nostra ministressa, Stefania Prestigiacomo, ha fortemente caldeggiato il progetto del rigassificatore, come del resto sta caldeggiando tutti gli altri progetti di rigassificatori e di centrali nucleari. L'ineffabile Stefania si adombrò nei confronti del professor Sartori che, dalle pagine del Corriere della Sera, la definì “inadeguata” come ministro dell'ambiente. In effetti la Prestigiacomo sarebbe il più adeguato dei ministri se, invece che a dirigere il dicastero dell'ambiente, fosse a capo del dicastero dell'industria inquinante pesante. Si ricorda infatti che la nostra ministressa, alla raccomandazione della Commisione europea di ridurre le immissioni in atmosfera, fece schierare l'Italia con i paesi contrari dell'Est Europa che hanno ancora in funzione i vecchi impianti industriali sovietici, i più inquinanti del mondo. Altra analogia negativa, il ministro indiano dell'ambiente è stato supportato da una commissione di esperti che ha dato parere negativo al progetto di miniera a cielo aperto della multinazionale inglese. In Italia invece la commissione di valutazione di impatto ambientale (Via) ha dato parere favorevole al progetto del rigassificatore, dimenticandosi della contiguità con il parco archeologico della Valle dei Templi. Per la verità la commissione, molto timidamente, aveva apposto la condizione che, prima dell'emissione del decreto autorizzativo, venisse espresso pure il parere di compatibilità ambientale sul progetto del gasdotto che dovrebbe collegare l'impianto di rigassificazione alla rete nazionale del gas. La Prestigiacomo, furbetta del quartierino ministeriale, ha chiesto e ottenuto dalla commissione che questa condizione venisse elusa. Ciò hanno fatto i “solerti” commissari sulla scorta delle false dichiarazioni che il gasdotto interessa solo il comune di Porto Empedocle, mentre in realtà interessa anche i comuni di Agrigento e Ioppolo, che misura circa km. 7 mentre in effetti misura più del doppio, e che sarà completamente interrato, mentre per molti tratti viaggia scoperto. Questi abusi comunque sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Roma che, al riguardo, ha aperto un fascicolo.
Va segnalato pure che il ministro indiano Ramash Jairam ha accusato i poteri pubblici locali di collusione con la multinazionale dell'alluminio. Ve lo immaginate voi in Italia il ministro Prestigiacomo che denuncia i vari Cuffaro, Capodicasa, Lombardo, Di Mauro, Cimino e tutti gli altri politici ascari di destra e di sinistra di collusione con Enel per il progetto del rigassificatore Valle dei Templi? Anzi la “brava” ministressa ha fortemente pressato pure per il rigassificatore di Priolo, stupendosi che quello di Porto Empedocle fosse stato definito prima, malgrado la vicinanza al nostro parco archeologico, circostanza volutamente omessa nel decreto di Via. Molte sono le altre analogie “a contrario”, citiamo solo il fatto che l'associazione ambientalista Survival International si è complimentata con il ministro indiano dell'ambiente mentre da noi il Fai, che prima timidamente aveva scritto all'ex governatore Cuffaro (condannato per mafia in primo e secondo grado) invitandolo a fare un passo indietro, ha poi clamorosamente ritrattato e che l'Unesco, che dovrebbe tutelare la Valle dei Templi di Agrigento, malgrado da noi insistentemente sollecitata si, è comportata come le tre scimmiette: “non vedo, non sento, non parlo”.
Speriamo di avere comunque con con l'orgogliosa tribù indiana un'ultima positiva analogia, cioè il risultato finale di sconfiggere l'arroganza della lobby dell'energia e dei loro fiancheggiatori politici di destra e di sinistra come gli indiani hanno sconfitto i nuovi barbari della lobby dell'alluminio.
Se “c'è un giudice a Berlino”... abbiamo fiducia che anche le controversie che abbiamo portato davanti ai tribunali italiani (amministrativi e penali) e davanti alla Commissione europea, possano arrivare allo stesso risultato ottenuto dagli orgogliosi indiani della tribù dei Dongria Kondh.
Gaetano Gaziano
Presidente Associazione Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento Continua a leggere...

martedì 24 agosto 2010

LAMPEDUSA COME IL FAR WEST

E' da quando sono andata in pensione che trascorro quasi sei mesi all'anno a Lampedusa nella casa paterna dove sono nata e che inevitabilmente mi riporta alle atmosfere, ai profumi, alle emozioni della mia infanzia e giovinezza. E' proprio per questo che ogni anno, quando si avvicina il momento di tornare a Lampedusa, mi sento pervasa da una certa euforia. Quest'anno le cose sono andate diversamente. Tornata a giugno inoltrato, dopo un'assenza durata mesi, mi sono ritrovata in un'isola che solo eufemisticamente potrei definire degradata. Anche se l'estate, almeno quella astronomica, è arrivata, Lampedusa è abbandonata, negletta come se non vivesse di turismo e non avesse il dovere di presentarsi in ordine per gli ospiti che, unica nota positiva, si annunciano numerosissimi.
Guardarsi attorno è davvero sconfortante: le erbacce cresciute ovunque (nel centro e in periferia) la rendono sciatta. Molti spazi comunali, anche al centro del paese, sono abbandonati e degradati quando con poco potrebbero essere riqualificati e fruiti, dando la misura dell'inefficienza di un'amministrazione comunale che si trascina stancamente. Le strade piene di buche sono delle vere trappole e i marciapiedi dissestati ci costringono a guardare a terra per non incappare in spiacevoli incidenti. Il traffico caotico, rumoroso e inquinante continua a disturbare la quiete di residenti e turisti che devono abbandonare ogni speranza di sonni tranquilli anche per la presenza di nugoli di zanzare agguerrite e ronzanti, felici perché a Lampedusa le disinfestazioni non si sa cosa siano. Ad accrescere il senso dell'abbandono ci pensano i tronchi di palme che, tagliati per via del punteruolo rosso, non sono mai stati sostituiti. A tutto ciò si aggiunge il disagio provocato da navi inadeguate, basti pensare che la “Paolo Veronese” qualche tempo fa, in balia di una burrasca, ha rischiato di affondare con tutto il suo carico di uomini e cose. Quello dei trasporti per mare è proprio la metafora dell'inadeguatezza di una classe politica (vecchia e nuova) incapace di risolvere i problemi non solo strutturali, quali appunti trasporti, acqua, depuratori, piano regolatore eccetera, ma anche quelli di piccolo cabotaggio quali pulizia, decoro urbano, traffico, eccetera.
E' veramente sconfortante constatare come quest'isola riproponga ogni anno moltiplicati, per via di una pressione antropica sempre maggiore, gli stessi insoluti problemi che rendono sempre più difficile la vita e la convivenza civile.
Il Sindaco De Rubeis si è vantato (vedi libro “ A Lampedusa, affari e malaffari” pag. 91) di avere dato una “marea di licenze edilizie”, ma si è preoccupato di destinare alcune aree del centro storico a verde pubblico, parcheggi, luoghi di aggregazione e quant'altro serve alla vivibilità di una civile comunità? Risulta invece una politica assolutamente opposta che tollera e favorisce l'accaparramento di quei pochi spazi comunali ancora liberi, anche nel centro storico, che potrebbero essere riqualificati e fruiti da tutta la collettività.
Così, nell'euforia delle licenze facili, oggi a Lampedusa ci troviamo nel pieno di un nuovo boom edilizio che si configura come speculazione e sacco del territorio. Quaranta appartamenti dove c'era l'industria conserviera Silvia, con una struttura fotocopia dell'ecomostro 'Ndusa, altri non si sa quanti dove c'era l'industria Del Gatto e ancora altri quaranta che nasceranno dove c'era la vecchia pensione Giardina, vecchia casa padronale dotata di un suo fascino. Si ripropongono gli errori del passato con l'aggravante che oggi Lampedusa è già supercementificata e che la cosa più logica e razionale sarebbe invece recuperare e riqualificare l'esistente dai Sette Palazzi alle vecchie case abbandonate e fatiscenti del centro storico per ridare dignità ad un paese che ormai è definito dai media “bombardato”
A tutto questo oggi bisogna aggiungere un nuovo e grave problema. Finita l'epoca delle usucapioni facili, perché se ne è sventata la matrice truffaldina, ecco inventato il sistema di svendere il demanio comunale (come ampiamente documentato da Giusi Nicolini nel numero di giugno di questo giornale).. Oggi basta appropriarsi di un terreno, piccolo o grande che sia (dai pochi mq. ai trentamila), perché intervenga il Comune a “sanare” queste illecite appropriazioni. E, a supporto dei provvedimenti del Sindaco De Rubeis “ratificati” dal consiglio comunale; si possono leggere fantasiose motivazioni come “detenuto” (con riferimento al terreno e non all'illegittimo possessore), “recintato”, “stato di abbandono”, “occupato”, “permuta” “baratto” eccetera. Chiunque pertanto è legittimato ad occupare un appezzamento di terreno comunale transennandolo magari con improvvisati e indecorosi recinti fatti di pedane di legno, raccattate nei supermercati, di vecchi fusti arrugginiti e quant'altro, e chiedere la “sanatoria” all'amministrazione De Rubeis. Lo spettacolo di questi improvvisati ranch rinvia all'epoca dei pionieri del Far West, quando si aprì la corsa alla conquista dei terreni che portò alla creazione dei famosi recinti celebrati nel film “La sfida all'O.K. Corral”.
Ma siccome niente avviene per caso o nasce dal nulla, bisogna ammettere che tutto ciò è l'eredità di una politica miope che da 30 anni a questa parte ha amministrato l'isola navigando a vista, senza predisporre quegli atti fondamentali per un ordinato sviluppo del territorio. Intendo parlare del piano paesaggistico, respinto con un cavillo burocratico circa 10 anni fa, e di un piano regolatore che scandalosamente ha dormito e continua a dormire nei cassetti del Comune. A ciò si aggiunga il potere parallelo (e non certo occulto) di qualche burocrate azzeccagarbugli che ha rappresentato per quasi 50 anni la continuità amministrativa diretta agli interessi di bottega più che ad un autentico sviluppo per tutta la comunità e per le generazioni future e che ha prodotto confusione catastale, ostacoli burocratici e illegalità diffuse.
Così il sindaco De Rubeis trova nel passato l'alibi e l'humus ideale per continuare una politica di consumo del territorio piuttosto che di risanamento virtuoso. Ciò che oggi è peggio rispetto al passato è il senso di scoramento e di rassegnazione che sta diffondendosi tra i lampedusani di solito grintosi e combattivi, come se ci si trovasse dinanzi ad una calamità naturale, ad uno tsunami. Non volendo arrendersi alla irredimibilità di sciasciana memoria, penso invece che sia arrivato il momento della riflessione da parte di tutti, dai cittadini, per lo più inconsapevoli, a chi è stato responsabile negli anni, in vari modi e a vario titolo, di questa deriva, e a chi infine avalla e supporta oggi una politica disastrosa i cui guasti sarà difficile in seguito recuperare.
Caterina Busetta

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lunedì 2 agosto 2010

LA MORTE ANNUNCIATA DELL'ENTE PARCO ARCHEOLOGICO VALLE DEI TEMPLI


L'iter anomalo di autorizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle si arricchisce di un nuovo fatto inquietante: la revoca della costituzione in giudizio dell'Ente Provincia di Agrigento al Tar Lazio contro il decreto regionale autorizzativo, costituzione che il presidente Eugenio D'Orsi prima aveva autorizzato, sulla scorta del pronunciamento nettamente contrario al rigassificatore del consiglio provinciale, e successivamente revocato due giorni prima dell'udienza (7 luglio 2010).
Il presidente D'Orsi, nella replica rocambolesca fatta ad Agostino Spataro sulla stampa relativamente ai pericoli del rigassificatore, definisce “ininfluente, ai fini del giudizio dinanzi al Tar del Lazio, la costituzione della Provincia di Agrigento”.
Ciò non è vero, in quanto la Provincia ha competenza istituzionale nella programmazione e nella allocazione delle strutture sovracomunali, per cui la costituzione della Provincia di Agrigento sarebbe stata un tassello importante nella strategia difensiva contro il rigassificatorre.
Certamente non ininfluente sarebbe stata la costituzione al Tar dell'Ente Parco Archeologico Valle dei Templi.
Dopo la pubblicazione del decreto di Via del Ministero dell'Ambiente, il consiglio di amministrazione del Parco deliberò all'unanimità il ricorso al Tar.
L'allora assessore regionale ai beni culturali, Antonello Antinoro, con lettera del 20.11.2008, prot. n. 3080, inviata al Parco ma, fatto sconcertante, anche alla società Nuove Energie-Enel, stoppò detta delibera asserendo che l'Ente Parco non poteva esplicare alcuna azione difensiva autonoma.
A seguito della lettera di Antinoro il consiglio, durante la seduta drammatica del 25.11.2008, decise di revocare a maggioranza la propria delibera di ricorrere al Tar, abdicando di fatto alla propria identità di ente autonomo, istituito con legge regionale 20 del 2000 e avente propri organi istituzionali (presidente, direttore, cda) e bilancio.
Il 29 giugno scorso da parte dell'attuale direttore dell'assessorato regionale ai beni culturali Gesualdo Campo nonché presidente del parco archeologico è stato emesso un decreto che rivoluziona la struttura dell'ente, eliminando, tra gli altri, l'ufficio legale (già esautorato da Antinoro), gli uffici che si occupano del piano del parco, il bilancio e quindi il cda, portando così a compimento il disegno strategico di sopprimere un ente autonomo che si era dimostrato scomodo.
La legge 20/2000 aveva due finalità precise: la valorizzazione e la tutela della Valle dei Templi. Per quanto è stato fatto, in questi dieci anni, per la valorizzazione si può discutere e trovarsi magari in disaccordo. Per quanto concerne invece la tutela, non c'è dubbio che la malaugurata costruzione di un rigassificatore da 8 miliardi di mc. sotto la casa di Pirandello e al confine del parco archeologico testimonierebbe ai posteri l'inefficacia di un ente che andava comunque ripensato e non abolito, affrancandolo da quei condizionamenti politici e burocratici che ne hanno a volte vanificato le finalità, impedendogli addirittura la costituzione in giudizio per la tutela dell'integrità della Valle.
Le cose, invece, sono andate in direzione esattamente opposta, in quanto è stata oggi realizzata la totale dipendenza del parco archeologico dall'assessorato regionale ai beni culturali e quindi dalla politica che spesso è mossa da ben altri interessi che non quelli della tutela del nostro patrimonio culturale e del paesaggio.
Con la riforma dell'assessore Armao e di Campo viene oggi portata a compimento quella che già due anni fa, a seguito dell'indebita pressione di Antinoro, poteva essere considerata la “morte annunciata” dell'Ente Parco Archeologico “Valle dei Templi” di Agrigento.
Caterina Busetta Continua a leggere...