domenica 31 gennaio 2010

ATTENTI A QUEI DUE


L'inizio dell'attività della Fondazione "Andrea Camilleri" con l'enorme campagna mediatica che l'ha accompagnata rende attuale il post del 27 maggio 2009 da noi pubblicato che riproponiamo.
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Se ce ne fosse stato bisogno, questa foto fornisce l'esatta motivazione per cui Andrea Camilleri, il paladino del barocco del Val di Noto e promotore della raccolta di firme su "Repubblica" contro le trivelle dell'americana Panther Oil, incredibilmente si sia schierato a favore del rigassificatore di Porto Empedocle (la sua Vigata letteraria), sotto la casa natale di Luigi Pirandello e a ridosso della Valle dei Templi di Agrigento. Lo scarno comunicato stampa dello scrittore, fatto qualche tempo fa in un freddo lessico burocratese, aveva lasciato intuire da che parte stava. La creazione della fondazione intitolata ad Andrea Camilleri, oggi, ci dice che la sua decisione di benedire l'ecomostro era effettiva e motivata. Pensare di affidare alla fondazione promossa dal Sindaco Firetto, vero paladino del rigassificatore, il successo commerciale della propria opera letteraria anche post mortem ha spento le sue velleità (se mai ne avesse avute) di difendere il nostro patrimonio culturale. E magari domani scopriremo, a conclusione della procedura autorizzativa dell'ecomostro (che però speriamo non arrivi mai), che l'immobile da recuperare da parte di Enel, tra le “misure compensative” per i danni ambientali che esso necessariamente provocherà, sia proprio la casa paterna dello scrittore recentemente acquisita dal Comune di Porto Empedocle per farne sede della fondazione. Non c'è che dire: davvero un bel lavoro, signor Sindaco!
Il Sindaco Firetto, che ha tenuto sempre a legare la sua immagine alla cultura, ha trovato in Camilleri la foglia di fico per coprire l'indecenza del progetto che, contro ogni logica, viene spacciato per coerente con la cultura e il turismo.
Per una questione di stile, cui sembra all'apparenza tenere molto, e per una situazione evidente di conflitto di interessi, essendo dipendente Enel, avrebbe almeno dovuto astenersi dal prendere posizione in ordine all'argomento rigassificatore. Non lo ha fatto e d'altra parte come dargli torto in un Paese in cui il conflitto di interessi non sembra essere la preoccupazione principale dei politici italiani. Il Sindaco, che per la verità non sta lavorando male in ordine ad altri problemi del paese che amministra, vanifica con la scelta del rigassificatore ogni altro suo merito e si omologa alla classe politica siciliana che oggi dà una squallida rappresentazione di se stessa alla Regione, scambiandosi, all'interno della stessa maggioranza, accuse di storica inefficienza e di ascarismo politico. Firetto ha negato alla popolazione empedoclina il referendum popolare sul rigassificatore, definito dalla legislazione Seveso “impianto a rischio di incidente rilevante”, compensandola però con il referendum sul pupazzo di bronzo del commissario Montalbano, pomposamente inaugurato il giorno dell'annuncio della nascita della fondazione Camilleri. Bene ha fatto l'inclito scrittore a raccomandare di “non fare allusioni al materiale usato, visto che si è soliti dire avere la faccia di bronzo”. Caro Maestro e caro Sindaco, per verificare se avete la faccia di bronzo, non c'è bisogno che ve lo dica la gente. Basta che vi guardiate allo specchio!
Caterina Busetta e Gaetano Gaziano Continua a leggere...

sabato 23 gennaio 2010

Rigassificatore Valle dei Templi. Sollevata questione di legittimità costituzionale.


Cara Daniela, ti meriti un bravo grande quanto una casa o meglio grande quanto un rigassificatore da 8 mililiardi di mc. che alcuni "mecenati" vorrebero costruire sotto la Valle dei Templi di Agrigento.
Tutti sanno chi è Daniela Ciancimino. Per chi non lo sapesse: è il tenace avvocato di Lagambiente e di Arci che ha impugnato l'ignobile decreto di autorizzazione dell'ecomostro in zona archeologica.
Questo mio plauso ti arriva oggi, perchè ho saputo che, tra le altre cose, hai sollevato davanti al Tar Lazio il rilievo di legittimità costituzionale relativo alla competenza a decidere sui ricorsi giurisdizionali attribuita al Tar Lazio mentre dovrebbe appartanere al Tar di Palermo in virtù del principio del "giudice naturale" sancito dalla Costituzione italiana.
Le trombe di Enel e dei loro "amici" avevano già cominciato a suonare la marcia trionfale, ma se c'è un giudice a Berlino...
Cara Daniela, aspettiamo trepidanti notizie dal Tar del Lazio e intanto incrociamo le dita.
Siamo in attesa anche della risposta che il Parlamento europeo darà all'interrogazione dell'on. Rita Borsellino e della decisione del ricorso che abbiamo presentato alla Commissione euoropea contro il governo italiano per infrazione della normativa europea.
La notizia è tanto più importante perchè c'è chi comincia già a pompare per il nucleare ad Agrigento. A buon intenditor..
Gaetano Gaziano
Presidente Associazione Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento


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giovedì 14 gennaio 2010

FIAT DI TERMINI IMERESE: ERRARE E' UMANO, PERSEVERARE DIABOLICO


Quanto sta succedendo a Termini Imerese, con la decisione di chiudere lo stabilimento Fiat entro il 2012, lascia davvero esterrefatti e dovrebbe far riflettere i signori politici siciliani che errare è umano ma perseverare è diabolico.
Quando, circa 50 anni fa, la Fiat si insediò a Termini Imerese, quello era un sito paesaggisticamente e archeologicamente straordinario, in quanto situato in prossimità del sito greco di Imera.
Molti sanno, ma vale la pena comunque ricordarlo, che la prima ipotesi di insediamento della Fiat in Sicilia riguardava Agrigento e precisamente la piana di S.Gregorio sotto la Valle dei Templi, dove poi Papa Giovanni Paolo II lancerà l'anatema contro la mafia. Solo l'opposizione ferrea del Sovrintendente Pietro Griffo impedì allora il verificarsi di tale atto sacrilego.
Fu solo a quel punto che la Fiat “ripiegò” sul sito di Termini Imerese.
Oggi, dopo 50 anni, l'amministratore delegato Marchionne in modo tranchant e arrogante afferma che “nessuno può ignorare la realtà” e che, per quanto riguarda lo stabilimento di Termini, “è il posto fisico sbagliato”. Insomma prima si distrugge un luogo, annullandone le altre potenzialità, e poi si lasciano le macerie industriali e 2000 disoccupati disperati, affermando che “lo stabilimento non è competitivo perché si trova in Sicilia e non in Lombardia”.
I circa 2000 addetti Fiat, che oggi si barcamenano tra cassa integrazione, scioperi e sit-in davanti alla Regione e ai Ministeri interessati, si ritrovano con la spada di Damocle del licenziamento prossimo venturo dal momento che entro il 2012 lo stabilimento sarà dismesso. Gli operai metalmeccanici della Fiat fino ad ora sono stati abbandonati al loro destino da tutti, tranne che dalla Chiesa di Palermo che, con il suo cardinale Salvatore De Giorgi, ha fatto sentire la solidarietà e lo sdegno per l'indifferenza dei governanti.
Gli anni Sessanta fecero balenare la speranza che il riscatto in Sicilia potesse arrivare con l'industrializzazione anche pesante dei petrolchimici, come avvenne a Gela, Priolo e Augusta. Non si conoscevano del resto ancora i prezzi altissimi che sarebbero stati pagati dalle popolazioni locali alla salute e all'ambiente, ma d'altronde erano altri tempi (del senno di poi ne son pien le fosse) e i cambiamenti tecnologici degli ultimi cinquant'anni ce li fanno vedere come ere geologiche passate.
I politici siciliani dinanzi ai guasti del passato e alle prospettive di dismissioni di impianti, quali Fiat, Italtel, eccetera tacciono e, soprattutto, non imparano la lezione, continuando a tessere nel PUS (Partito Unico Siciliano) la tela di affari più o meno leciti che vengono presentati come convenienti per la Sicilia, ma che, nei fatti, convengono solo alle lobby politico-affaristiche. Se non fosse così oggi il governatore Lombardo, con la sua armata di inciucisti, imporrebbe, come minimo, il mantenimento di tutti gli impianti produttivi dell'isola in cambio dell'installazione di un impianto a rischio di incidente rilevante, come il rigassificatore di Porto Empedocle, che distruggerà per sempre un sito unico al mondo, patrimonio dell'umanità.
Il rigassificatore di Porto Empedocle, infatti, è proprio la metafora dello scempio che si vuole continuare a perpetrare ai danni della Sicilia. Ieri Imera, oggi la Valle dei Templi e i luoghi pirandelliani, con l'aggravante che non si potrà dire che non si sapeva. I nuovi media oggi permettono a tutti di capire quali guasti irreversibili il rigassificatore porterà e la tragedia di Viareggio è stata solo una piccola avvisaglia di ciò che potrebbe succedere in caso di incidente.
La bieca logica del profitto e degli interessi privati di molti furbetti del quartierino continua a prevalere, mettendo in secondo piano lo sviluppo vero della Sicilia, che può continuare ad attendere fino a quando i politici inefficienti e corrotti di destra e di sinistra terranno sotto scacco 5 milioni di Siciliani in gran parte migliori della loro classe politica, ma ancora troppo rassegnati e scoraggiati per mandarli a casa.
Caterina Busetta Continua a leggere...