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domenica 8 dicembre 2013
LETTERA APERTA AI BOIARDI DI STATO DI ENEL: PRESIDENTE PAOLO ANDREA COLOMBO E A.D. FULVIO CONTI
Caro Presidente Colombo, caro Amministratore Delegato Conti,
l'indecente progetto del rigassificatore al confine della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco, è approdato nelle aule universitarie all'interno del dibattito sulla tutela del paesaggio e del patrimonio culturale sancita dall'art. 9 della Costituzione italiana.
Il 22 novembre, infatti, sono stato invitato a relazionare sull'indecoroso progetto nell'Aula Magna del Rettorato dell'Università di Palermo, palazzo Steri-Chiaramonte, nell'ambito del convegno “Paesaggio, Bellezza, Creatività”.
La mia relazione ha ripercorso i 7 anni della lotta che ad Agrigento stiamo portando avanti per bloccarlo.
Ora il passaggio successivo, quasi obbligato, è che l'incredibile vicenda entri nei libri di storia, che parleranno ai nostri figli della più assurda aggressione perpetrata (se realizzata) contro uno dei gioielli del patrimonio culturale e paesaggistico dell'umanità: la Valle dei Templi di Agrigento, appunto.
Presidente Colombo e Amministratore Conti, vi ricordo che il vostro CODICE ETICO prevede che: “la REPUTAZIONE per la nostra azienda è il principale valore immateriale essenziale”.
Già la vostra reputazione, quella economica intendo, è completamente compromessa dopo che Moody's e Standard&Poor's hanno declassato il vostro rating a “3B-”. Ciò vuol dire che i vostri titoli sono considerati, a livello mondiale, come “junk bonds”, cioè come “titoli spazzatura”.
Tentate almeno di salvare la vostra reputazione morale, già intaccata dall'inchiesta della DDA di Palermo, che vede coinvolto anche l'amministratore delegato di Nuove Energie-Enel, con pesanti sospetti di collusione con la mafia fin dall'inizio dei lavori dell'ignobile rigassificatore.
Ora io dico: Enel non è un'azienda qualsiasi, come l'Ilva dei Riva per intenderci. E' l'azienda che storicamente porta luce e calore nelle famiglie italiane. Non può precipitare nell'ignominia e nello sdegno universali.
Siete ancora in tempo!
Gaetano Gaziano,
Presidente associazione italiana “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento”=
P.S. Trascrivo una delle intenzioni lette durante la Messa di oggi 8.12.2013: "Per le nuove generazioni, perché non si lascino rubare la speranza, ma si impegnino nella Chiesa e nella società civile per promuovere tutto ciò che è vero, buono e giusto, preghiamo".
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domenica 14 luglio 2013
HUB DEL GAS NON PIU' REALIZZABILE
L' hub del gas nel Mediterraneo, tanto caro a Prodi-Mortadella e Bersani-Culatello, per cui i due “grandi statisti” hanno lavorato “ventre a terra” (copyright del Corriere della Sera), non è più realizzabile. Lo ha affermato categoricamente Guido Bortoni (nella foto), presidente dell'Autorità per l'energia e il gas. Infatti, intervistato da "La Repubblica", giovedì 11 luglio, ha affermato: “Non dobbiamo diventare l'hub del gas. Possiamo ma non dobbiamo e solo nell'interesse di un mercato integrato europeo, non certo sulle spalle del consumatore italiano”. PAROLE SANTE!!!.
Questa affermazione dovrebbe chiudere definitivamente le ambiguità dei governanti e boiardi di Stato italiani.
Nel 2008 l'ad di Enel, Fulvio Conti, ebbe a dichiarare che i rigassificatori devono essere costruiti “se non si vuole che l'Italia resti al freddo e al buio”. E qualche tempo fa il ministro-banchiere Corradino Passera, dichiarò, in un question-time al Parlamento, che "i lavori del rigassificatore di Porto Empedocle sono cominciati e saranno portati a compimento entro 6 anni”. Il nostro politico, l'ascaro di turno, tal Giuseppe Ruvolo di Ribera, che aveva fatto l'interrogazione, rispose gongolante “le sue parole sono musica per le mie orecchie, signor ministro”.
Quel ministro, colpito dalla inesorabile maledizione di Zeus che non perdona (leggi il post precedente), è stato mandato a casa rovinosamente con tutto il governo del suo amato e “sobrio” Monti.
E, cercando disperatamente una candidatura al Parlamento, è stato bellamente ignorato da tutti i partiti.
Gaetano Gaziano, presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento".
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giovedì 7 febbraio 2013
Alessio Lattuca torna a scrivere a Monti per la riapertura della Via sul rigassificatore di P.Empedocle
Alessio Lattuca (a destra nella foto), presidente dell'associazione Confimpresa-Euromed, torna a scrivere a Monti e al suo governo perché riveda la procedura autorizzativa del rigassificatore di Porto Empedocle, dopo che il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, ha riaperto la procedura di Via per il rigassificatore di Trieste. Ecco il testo della lettera.
Ill.mo Prof. Mario Monti
Presidente Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi - Piazza Colonna, 370
00187 ROMA
Dr. Corrado Clini
Ministro Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare
Dr. Lorenzo Ornaghi
Ministro Beni e Attività Culturali
Dr. Corrado Passera Ministro Sviluppo Economico
Infrastrutture e Trasporti
Dr. Fulvio Conti AD ENEL
Sindaci di Agrigento, Porto Empedocle, Realmonte,
Siculiana, Montallegro, Cattolica Eraclea, Ribera,
Aragona, Joppolo Giancaxio, Raffadali, Favara,
Palma di Montechiaro, Licata
TV e Stampa
Ufficio Stampa ufficio_stampa@governo.it=
Si fa riferimento alla nota, rimasta priva di esito, del 06 ottobre 2012 indirizzata al Presidente del Consiglio e ai Ministri competenti per le autorizzazioni (politicamente scorrette e palesemente illegittime, rilasciate a Nuove energie – Enel per la collocazione dell’impianto di rigassificazione in zona Kaòs al confine del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, sotto la casa natale di Luigi Pirandello), per segnalare che sarebbe risultato, particolarmente, significativo offrire una risposta, trattandosi di questioni attinenti a democrazia e a materia sensibile,che riguarda la vita e il futuro di centinaia di migliaia di cittadini.
La risposta del Governo avrebbe costituito un importantissimo elemento di riaffezione e svolto una utile azione politica alla luce dei recenti eventi e delle dichiarazioni del ministro dell’ambiente Corrado Clini sulla riapertura della procedura relativa alla costruzione del rigassificatore di Trieste: “È assolutamente ovvio che nel rispetto della direttiva europea e delle leggi nazionali la VIA in qualsiasi insediamento produttivo non possa prescindere dal contesto nel quale viene realizzato e dalla valutazione delle relazioni tra il progetto esaminato e il contesto industriale nel quale si colloca”.
“Era mio dovere riaprire la procedura”.
E’ pleonastico ricordare che tutto ciò che riguarda gli impianti di rigassificazione - che sono, come noto, a rischio elevatissimo - è materia estremamente complessa e comporta, in quanto tale, la massima prudenza e il rispetto di norme e parametri nazionali ed europei rigorosissimi, che tengono in grande considerazione le deliberazioni dei cittadini e i processi socio economici da essi posti in essere.
Le riflessioni sono confermate da quanto affermato dal Ministro tecnico Clini: “Abbiamo riaperto la procedura di VIA del progetto sulla base delle informazioni dell’autorità portuale che ha rilevato che l’eventuale realizzazione del rigassificatore nel porto avrebbe determinato una drastica riduzione delle attività portuali e avrebbe limitato lo sviluppo del porto.
E’ utile ricordare che la procedura è stata riaperta perché viziata dalla mancato rilascio della VAS (valutazione ambientale strategica), obbligatoria allorchè gli impianti gasieri (altamente pericolosi) sono collocati in aree portuali, soprattutto in relazione con il traffico marittimo.
Per evitare che le straripanti navi gasiere (oltre 350 mt di lunghezza) interdicano l’uso dello specchio d’acqua del porto e, giocoforza, confliggano con il traffico commerciale e crocieristico.
Tutte questioni poste all’attenzione del Governo Tecnico con la richiamata nota, con la quale è stato rilevato che la procedura autorizzatoria dell’impianto di rigassificazione di Porto Empedocle risultava viziata come o forse in misura maggiore di quella di Trieste. Infatti non è stata attivata la VAS, sono stati commessi atti illegittimi nelle convocazioni delle assemblee e dei componenti della commissione ministeriale, non sono stati convocati e ascoltati i cittadini e, pertanto, le irregolarità da un lato e la colpevole disattenzione ad avviso di chi scrive, rendono nulla tutta la procedura.
Per quanto attiene a eventuali informazioni della Capitaneria del Porto è sufficiente rileggere le pesanti considerazioni - in merito all’opportunità di collocare l’impianto nel porto - svolte dal Comandante, le cui registrazioni, acquisite da un giornalista, sono state trasmesse da quest’ultimo alla DIA e sembrerebbe che siano oggetto di valutazione da parte degli organi inquirenti. Per tutte le superiori considerazioni si richiede al Presidente del Consiglio, al Governo e, segnatamente, al Ministro Clini di riservare anche agli Agrigentini, le stesse deliberazioni adottate per la comunità Triestina e lo stesso “dovere di riaprire la procedura” per consentire ai cittadini di esprimersi liberamente e, possibilmente, metterli al riparo dagli effetti perversi di un ecomostro!
In merito poi, alle considerazioni poste all’attenzione del Governo nel corpo della stessa nota, riguardo alle questioni connesse allo sviluppo e all’occupazione, una risposta contenente i programmi del Governo e soprattutto del Senatore Monti sulle prospettive di una parte del Paese
- che registra un fortissimo ritardo, una drammatica disoccupazione e necessita di mezzi, di risorse, di infrastrutture materiali e immateriali - sarebbe risultata una utile occasione per comprendere intenzioni e convinzioni. E, soprattutto, per mettere chiarezza sull’Agenda Monti dalla quale sembrerebbe scomparsa la “Questione Meridionale”, (tranne una minima attenzione ad essa riservata con la riabilitazione del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione e dall’affidamento al suo direttore,Fabrizio Barca, dell’incarico di Ministro della Coesione Territoriale). Per capire in che misura nell’Agenda di Monti Politico siano presenti: equità e solidarietà oltre a brevi cenni sull’economia sociale.
Per capire se, davvero, sulla scena politica sia “salito un nuovo soggetto” che possa offrire speranza a un luogo geografico impantanato nelle crisi economica ed etica. Dopo tanti, troppi, anni di malgoverno e di derive causate da un ceto politico privo di senso di responsabilità, prosperato su privilegi e spreco di pubbliche risorse.
Per capire se la nuova formazione politica può contribuire a ridare all’Italia dignità e credibilità e se davvero può promuovere rinnovamento sociale, culturale e civile. Ma è bene considerare che per contrastare la “sfiducia” dei cittadini, in particolare di quelli del Sud, per convincerli che meritano una classe politica più virtuosa, dedita al bene comune, alla tutela dei più deboli, piuttosto che ai propri interessi e agli interessi dei poteri forti (vedi Enel), è necessario non solo essere trasparenti, ma apparire come tali! Per affermare che non si tratta di sterili principi enunciati. Ma che le migliori intelligenze abbiano deciso di stare insieme, non per una esigenza elettorale, ma su un programma (agenda) di riforme condivise frutto di una spinta ideale in grado di trasformare e di modernizzare il Paese. Per una terra più coesa e solidale, per sostenere la parte più debole del Paese, per ricomporre una società lacerata e incattivita dalla mala politica. Uniche leve a disposizione della buona politica, per combattere il populismo e l’antipolitica dilagante.
A questo proposito l’agenda deve essere rivisitata perché tale comportamento assume i connotati i un vero atto politico, per compensare gli effetti devastanti che ha prodotto il disinteresse e il silenzio sulle questioni del mezzogiorno d’Italia. Perché il vero nemico è l’indifferenza! E perché il disinteresse e il silenzio hanno dato luogo all’affermazione della cosìdetta “questione settentrionale” che adesso non è rappresentata solo dalle guasconate delle Lega.
Ma si modifica in una versione più sofisticata, nella quale al posto del separatismo e dei miti di fondazione, si propone come criterio-guida: efficienza e competitività del sistema. Non più maccheroni ed etilismo diffuso nelle feste padane, folklore celtico, né populismo d’antan, ma l’incisività dei conti certificati dalle Università, dalle Fondazioni, con la copertura di blasonati, governativi, economisti – ideologi.
Va da sé che i risultati deludenti delle politiche di sviluppo territoriale hanno fornito propellente per l’affermazione del “teorema meridionale”. Tuttavia oggi è urgente rimuovere l’assunto che ha ispirato l ‘ultima fase delle politiche per il Mezzogiorno: quella della sua rimozione dall’agenda politica nazionale. Il teorema è scontato perchè si basa sull’equazione: nonostante le ingenti risorse di cui il Mezzogiorno ha beneficiato, nonostante si siano sperimentate varie politiche, gli sforzi fatti per promuoverne lo sviluppo sono stati vani. Secondo questa visione, il Sud rimane un’area strutturalmente e culturalmente refrattaria allo sviluppo. Pertanto, è inutile convogliare altre risorse pubbliche verso quest’area: sarebbero risorse sprecate.
Com’è noto, sul piano politico tale rimozione è stata alimentata dall’offensiva federalista e separatista condotta dalla Lega e dalla sua capacità di influenzare le politiche del governo Berlusconi e in particolare la politica economica guidata da Tremonti, che ha dirottato ingenti risorse destinate al Mezzogiorno, all’insieme del Paese.
Risorse finalizzate a sostenere lo sviluppo del Meridione attraverso gli investimenti pubblici e l’incentivazione di investimenti privati. Si tratta in particolare dei Fas (Fondi aree sottoutilizzate) e dei Fondi Strutturali. Invece, con queste risorse sono stati finanziati i più disparati interventi di politica economica del governo Berlusconi: ammortizzatori sociali (ovviamente la cassa integrazione è più diffusa nel Centro-Nord); ricostruzione post terremoto in abruzzo; contratto servizio Trenitalia (vantaggi per il Sud pari a zero); finanziamento lavori G8 a La Maddalena; rottamazione frigoriferi; rimborso obbligazioni Alitalia; ripianamento disavanzo Comuni.
Per non parlare delle enormi risorse (oltre 50 mld di euro) derivanti dai profitti realizzati nell’intero Paese (anche dal notevole risparmio del Sud e dai maggiori costi per interessi pagati dalle imprese del Sud), dalle maggiori banche e reinvestite dalle Fondazioni di riferimento, esclusivamente, nei territori dove quest’ultime hanno sede.
Risorse che, evidentemente, concorrono per aumentare il divario.
Non si può non considerare che non siano stati posti in essere dal Governo Monti elementi di novità rispetto al passato: a partire da una definizione più stringente delle priorità e degli obiettivi da raggiungere (occupazione, istruzione, infrastrutture per la mobilità, agenda digitale, ecc.); dalla fissazione di una gerarchia temporale che privilegia i risultati di lungo periodo; dalla necessità di attribuire un ruolo più deciso alla politica nazionale nel coordinare, controllare, ed eventualmente sanzionare, le inefficienze e gli sprechi che dovessero verificarsi sul piano locale.
C’è da sperare che questi impegni siano mantenuti dalla politica, in un quadro più ampio volto a valorizzare lo straordinario potenziale: straordinario patrimonio culturale ed ambientale, con particolare riguardo all’agricoltura di qualità e alla sostenibilità. Tenendo nel dovuto conto il dato in crescita dell’occupazione nelle imprese culturali, nella Green economy e nel turismo (quest’ultimo registra inoltre, una significativa crescita del saldo valutario di oltre 30 mld di euro, con un saldo commerciale positivo di oltre 11 mld di euro, nonostante i noti ritardi). A tale proposito risulterebbero necessari interventi diretti a rafforzare la crescente domanda potenziale, ad oggi depressa dal deficit di competitività derivante dalla mancanza di: infrastrutture materiali e immateriali, trasporti, mobilità, qualità dei servizi. Perché non è razionale non comprendere come sia un valore per l’intero paese sfruttare la naturale vocazione turistica del mezzogiorno e la forza attrattiva di investimenti esogeni che potrebbero concorrere per ridurre la disoccupazione e per attenuare il diffuso fenomeno della malavita organizzata.
In definitiva urge un’Agenda implementata da politiche indispensabili per far uscire il Mezzogiorno dal cono d’ombra in cui è precipitato e, possibilmente, per superare, davvero, la paralizzante antinomia tra centralismo e localismo. Per tenerli insieme, in un’unica visione prospettica che comprenda anche la dimensione globale, la responsabilizzazione delle classi dirigenti meridionali e le responsabilità della politica nazionale, cioè due sfere decisionali che per troppo tempo hanno giustificato se stesse nascondendosi dietro alle reciproche inadempienze. Perché sembrerebbe superfluo ricordare che senza una efficace regolazione statale,senza una forte presenza del Governo che sia in grado di ritagliarsi un ruolo sostanziale nelle politiche di sviluppo locale, mettendo in atto i necessari interventi di riequilibrio territoriale e favorendo il posizionamento dei territori nelle reti dell’economia globale, qualsiasi politica di sviluppo sarà esposta ai rischi d’insuccesso.
Tuttavia, al di là delle richiamate politiche attivate dal governo Monti rispetto al passato e al di là delle riconosciute competenze del ministro Barca in tema di politiche di coesione, è lecito nutrire qualche dubbio sul fatto che il “Politico” Monti sia interessato a condividere, davvero, un politica di sviluppo solidale per il Sud. Emerge, purtroppo, una contraddizione tra gli interventi che sarebbero necessari per il rilancio del Mezzogiorno e l’orientamento complessivo dell’Agenda Monti a concentrarsi su interventi selettivi mirati a sostenere le aree forti del Paese in una competizione globale che diventa sempre più aspra.
Nel ringraziare per l’attenzione,cordiali saluti.
Alessio Lattuca.
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giovedì 25 ottobre 2012
L'ORGOGLIO DEGLI AGRIGENTINI CHE LOTTANO CONTRO IL RIGASSIFIFICATORE "VALLE DEI TEMPLI"
Questa mattina nei locali della Camera di Commercio di Agrigento Alessio Lattuca (a destra nella foto), presidente di Confimpresa, ha presentato alla stampa il testo della lettera aperta che ha inviato al premier Monti e ai ministri Clini, Passera e Ornaghi, nonché a Conti, ad di Enel, perché revochino in autotutela l'autorizzazione alla realizzazione dell'ignobile progetto del rigassificatore da 8 miliardi di mc. a Porto Empedocle, sotto la Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco.
Lattuca ha ampiamente illustrato le argomentazioni di carattere economico, giuridico e culturale che motiverebbero la decisione governativa di annullare l'incredibile autorizzazione, impresentabile tra l'altro al mondo della cultura che guarda al nostro patrimonio culturale con ammirazione, ma anche con notevole preoccupazione, consapevoli come sono che i rappresentanti istituzionali italiani non sono in grado di tutelare quelli che sono i beni culturali, che sono sì italiani ma che appartengono al patrimonio universale.
Lattuca ha fatto un ampio excursus storico e giuridico della lotta che gli enti e le associazioni agrigentine, comprese naturalmente Confimpresa e “Salviamo la Valle dei Templi", portano avanti con coraggio contro l'ignobile progetto del rigassificatore in zona archeologica, sottolineando peraltro che i mutati scenari mondiali energetici sconsigliano di realizzare quell'hub energetico che la “buonanima” di Prodi, con la collaborazione del “compagno” Bersani, avevano programmato lungo le nostre coste, come bulldozer a testa bassa, senza tenere conto dei siti culturali che avrebbero potuto compromettere.
Pressante è stato l'appello di Lattuca, ricordando a Monti, Clini, Ornaghi e Passera che potrebbero, anzi dovrebbero, adottare per la nostra Valle dei Templi lo stesso comportamento tenuto quando salvarono Villa Adriana di Roma, ugualmente patrimonio Unesco, dalla costruzione di una discarica vicina a quel sito.
Ero presente anch'io alla conferenza stampa ed ho solo aggiunto che i poteri forti (leggasi Enel) e i nostri politici ascari, tutti favorevoli al rigassificatore, ritenevano gli agrigentini un popolo di rassegnati e che si può loro imporre qualsiasi decisione, come quella scellerata di realizzare un rigassificatore sotto la Valle dei Templi. Si sbagliavano. Quel popolo “rassegnato” ha lottato e lotta contro questa mostruosità. Ha fatto un referendum e ha detto NO all'ecomostro. Ha fatto ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, facendo ritardare di più di 4 anni l'inizio dei lavori.
E si spera fortemente che questo ritardo farà sì che l'ecomostro, essendo nel frattempo mutati gli scenari mondiali dell'energia, non si costruisca più.
Le nostre speranze sono supportate anche dalle recenti dichiarazioni, rese in audizione al Senato, da Conti, ad di Enel, per cui l'hub dei rigassificatori non serve più, e di Scaroni, ad di Eni, per cui in Italia quello dei rigassificatori è un treno perso.
Il grande orgoglio degli agrigentini, non la loro rassegnazione, conseguirà una vittoria che rimarrà nella storia di questo Paese.
Gaetano Gaziano
Presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento” tanogaziano@yahoo.it.
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giovedì 11 ottobre 2012
Per Scaroni, ad di Eni, quello dei rigassificatori è un treno perso
Anche Paolo Scaroni, ad di Eni, è contrario alla costruzione di rigassificatori in Italia.
Lo ha detto espressamente in audizione alla commissione industria del Senato, secondo quanto riportato dal giornale finanziario on line ADVFN.COM, in un articolo del 10 ottobre dal titolo molto significativo “Scaroni: treno perso per i rigassificatori”.
Questo il link http://it.advfn.com/notizie/Gas-Scaroni-rigassificatori-treno-perso-serve-integrazione_54464755.html
Dopo questa autorevole affermazione, che fa seguito a quella resa da Fulvio Conti sempre al Senato, è legittimo aspettarsi che il rigassificatore “Valle dei Templi” non si faccia più.
Siamo in trepidante attesa dell'annuncio ufficiale di Enel, che libererebbe finalmente gli agrigentini dal pericolo del disastro ambientale del nostro territorio e gli italiani tutti dall'ignominia che graverebbe su di loro di fronte al mondo della cultura, se Enel dovesse costruirre un rigassificatore da 8 miliardi di mc. al confine della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio dell'umanità.
Gaetano Gaziano, presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento"
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martedì 9 ottobre 2012
Il rigassificatore di Porto Empedocle non si fa più
Il rigassificatore di Porto Empedocle, che noi abbiamo preso “affettuosamente” a chiamare “rigassificatore della Valle dei Templi di Agrigento”, data la vicinanza al nostro parco archeologico, patrimonio Unesco, non si fa più. La notizia ufficiale di Enel non c'è ancora ma si ricava dalle dichiarazioni che l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, ha reso al Senato, riportate dal Sole 24 Ore in un articolo del 4 ottobre dal titolo inequivocabile “Enel dice No all'hub del metano”. Questo il link dell'articolo http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-10-04/enel-dice-metano-064524.shtml?uuid=Abvcl2nG..
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venerdì 9 marzo 2012
Rigassificatore di Porto Empedocle: rinviato di un anno l'inizio dei lavori
Ieri sera è stata convocata una seduta straordinaria del consiglio comunale di Porto Empedocle per fare il punto sullo stato dell'arte dei lavori di costruzione del rigassificatore di Porto Empedocle, rinominato rigassificatore “Valle dei Templi” per la vicinanza al parco archeologico di Agrigento, patrimonio Unesco (nella foto Venturi, Armao, Conti e Lombardo sorridono raggianti dopo la firma dello "storico" accordo del 2009 sul rigassificatore).
Erano presenti nella seduta del consiglio comunale esponenti dei sindacati agrigentini e rappresentanti della società empedoclina. Era atteso anche l'intervento dell'ing. Giuseppe Luzio, a.d. della società Nuove Energie-Enel, che avrebbe dovuto costruire l'impianto gasiero, per dare notizie precise sull'inizio dei lavori e sulle potenzialità occupazionali degli stessi.
Luzio non si è presentato ed ha inviato una lettera che è stata letta dal presidente del consiglio comunale, con cui comunicava il rinvio dei lavori almeno di un anno in attesa di accertamenti sull'area che avrebbe dovuto ospitare il rigassificatore.
Grande è stata la delusione dei disoccupati e dei sindacalisti, che da molti anni vanno speculando sui posti di lavoro scaturenti a Porto Empedocle dalla realizzazione dell'impianto industriale, cosa del tutto falsa come vedremo più avanti.
La notizia del rinvio dei lavori ha altre motivazioni e le comprende bene chi sa leggere l'informazione economica a 360 gradi, non limitando lo sguardo al proprio orticello.
Ieri c'è stata a Roma la presentazione, agli analisti economici di tutto il mondo, del piano industriale di Enel per il quinquennio 2012/2016 e la multinazionale dell'energia italiana era fortemente interessata a rassicurare i mercati della riduzione del proprio enorme indebitamento che ammontava alla fine del 2011 a circa 50 miliardi di euro.
A Enel temono un declassamento (downgrade) da parte delle società di “rating” come Standard & Poor's e Moody's e l'amministratore delegato Fulvio Conti ha messo le mani avanti dichiarando che un eventuale dawngrade alla tripla B non li preoccupa, perché tra l'altro sarebbe in linea con la credibilità dell'azienda Italia. Sciocchezze!
Eccome se li preoccupa.
Intanto non ha convinto per niente i mercati, infatti in due giorni le azioni Enel hanno perso più di 7 punti percentuali.
Conti ha promesso, per tranquillizzare gli analisti economici, che nell'arco del quinquennio porterà l'indebitamento intorno ai 30 miliardi di euro, ma va detto che l'eventuale downgrade renderebbe impossibile questa operazione di riduzione del debito, perché anzi l'aumenterebbe, dato che il declassamento significa in prima battuta retribuire a un tasso più oneroso i crediti forniti da banche e investitori istituzionali.
Conti ha promesso che ridurrà, allora, gli investimenti. Ha dato assicurazione che non si porterà a compimento l'ampliamento della centrale a carbone di Porto Tolle, mentre per il rigassificatore di Porto Empedoche ha detto che ci vorranno tempi lunghi.
Questa dichiarazione, unita a quella dell'a.d. Luzio di Nuove Energia del rinvio di un anno dei lavori, lascia sperare che Enel stia pensando a rinunciare al rigassificatore di Porto Empedocle, come ha fatto British Gas per Brindisi.
E tra le motivazioni che Enel non dice, come del resto British Gas, c'è certamente quella vera e cioé che il mercato del gas nel mondo è cambiato, dopo la scoperta dello "shale gas" (gas non convenzionale) a seguito della quale paesi come gli Usa e la Cina, che prima erano i più grandi importatori di gas, oggi sono autosufficienti per cui nel mondo c'è un'enorme offerta di gas e costruire nuovi rigassificatori è diventato antieconomico.
Ancora è presto per dirlo, ma la possibilità che il rigassificatore di Porto Empedocle non si faccia più è molto concreta.
E ai disoccupati di Porto Empedocle vogliamo ricordare che sono stati presi in giro per diversi anni da sindacalisti non certamente disinteressati, per le seguenti considerazioni: nel rigassificatore di Rovigo, ultimati i lavori, è stato impiegato un solo cittadino veneto. Tutti gli altri sono tecnici specializzati stranieri. Basterebbe costruire nell'area Asi di Porto Empedocle un ipermercato per dare lavoro a non meno di 400 dipendenti generici. Per quanto riguarda l'occupazione durante i lavori di costruzione del rigassificatore, anche in ciò i sindacalisti hanno mentito.
La maggior parte dei lavori, infatti, non prevede il coinvolgimento di manodopera generica ma soprattutto movimenti di terra. E, in Sicilia, sappiamo bene a chi fanno gola questi lavori.
Gaetano Gaziano
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lunedì 14 febbraio 2011
GOVERNATORE LOMBARDO FACCIA QUESTI NOMI, SUVVIA!
E' scoppiata violenta l'ultima polemica tra la Confindustria e la Cisl da una parte e Raffaele Lombardo dall'altra.
E il motivo, manco a dirsi, è il rigassificatore di Priolo, per cui il governatore si è già scontrato con Stefania Prestigiacomo, che ha definito, senza mezzi termini sull'Espresso, “ministro alla devastazione dell'ambiente”.
A Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, e a Maurizio Bernava, segretario della Cisl, che lo accusano, senza giri di parole, di immobilismo e lottizzazione, Lombardo ha risposto “è finita la fase storica in cui i gruppi industriali venivano a fare ciò che volevano, magari mettendo in tasca ai politici mazzette e qualche assunzione” (La Repubblica del 10 febbraio).
Parole pesanti, come si vede, anche dai risvolti penali.
Non sappiamo a quali gruppi industriali alluda il governatore siciliano, quando parla di mazzette elargite ai politici, sappiamo solo che Enel è stata molto brava a convincere tutti, proprio tutti, della bontà dell'indecoroso progetto di un rigassificatore da 8 miliardi di mc. sotto la Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco.
Politici di destra e di sinistra, sindacalisti bianchi, rossi e gialli (definiamo così per comodità quelli dell'Uil di Angeletti che qualche settimana fa è venuto, buon ultimo, a declamare la bontà degli investimenti delle lobby dei rigassificatori), giornalisti pennivendoli siciliani di tutti i media della carta stampata, con l'eccezione del settimanale Grandangolo, hanno plaudito all'investimento di Enel, salutandolo come grande opportunità di sviluppo e di occupazione per la nostra provincia.
Abbiamo già ricordato, in un precedente articolo, che l'occupazione che Enel prevede di impiegare, a rigassificatore costruito, sarà di poche decine di posti di lavoro e che a Rovigo, dei 60 tecnici e operai che lavorano al rigassificatore off-shore, solo uno è veneto.
Jeremy Rifkin, premio Nobel per l'economia, ha affermato che, se in Sicilia si puntasse al solare, coprendo solo il 6% dei nostri tetti con pannelli fotovoltaici, si svilupperebbe un'economia di sei miliardi di euro, dando lavoro a circa trentamila piccole e medie aziende e si coprirebbe il 40% del nostro totale fabbisogno energetico.
Lo Bello sostiene, invece, che “i grandi gruppi industriali rappresentano per la Sicilia un patrimonio importante” e aggiunge “il governatore ha il dovere politico di fare pubblicamente i nomi di quei gruppi industriali che in passato hanno fatto in Sicilia ciò che volevano, mettendo in tasca ai politici cospicue mazzette”.
Suvvia, governatore Lombardo, prenda in parola Ivan Lo Bello, e faccia finalmente i nomi di questi gruppi industriali che hanno fatto in Sicilia “ciò che volevano” e a cui lei si rivolse in campagna elettorale gridando, “non trasformerete la Sicilia in pattumiera d'Italia”.
Sennò, lei dà credito a Gianfranco Micciché che ha dichiarato “su Lombardo e Confindustria non vorremmo ancora assistere alla farsa di chi bisticcia di giorno e fa patti di notte”.
E Micciché questo tipo di farse le conosce bene.
Va ricordato, infatti, che, con Michele Cimino, ha fondato in Sicilia il partito “Forza del Sud”, che dovrebbe contrastare, a loro dire, le pressioni delle lobby del Nord.
Ma che bel contrasto...
Micciché, in qualità di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, armò a Palermo un teatrino (è proprio il caso di dirlo perché fu fatto al teatro Massimo di Palermo), organizzando un convegno dal roboante titolo “Sud 2007/2013-L'Ultima Occasione”.
Una mission biblica, come si vede, con la promessa di milioni e milioni di investimenti.
Erano presenti Fulvio Conti, Ad di Enel, quello del rigassificatore “Valle dei Templi”, Franco Moretti, Ad delle Ferrovie, e Massimo Ponzellini presidente di Impregilo.
Per dare grande solennità all'avvenimento sono intervenuti il ministro Scajola e il presidente Lombardo ed è stato siglato un accordo dal titolo altisonante “Contratto per il Sud”.
Questo “Contratto” non è stato mai onorato, anche perché intanto il ministro Scajola è stato mandato a casa, avendogli qualcuno a sua “insaputa” pagato l'acquisto dell'appartamento con affaccio sul Colosseo.
I fondi Fas sono stati trasferiti al Nord e, per le altre promesse contenute nel “Contratto”, vogliamo ricordare che le Ferrovie non hanno fatto alcun investimento per modernizzare la rete ferroviaria in Sicilia (l'alta velocità si ferma a Roma) e recentemente, solo per una vibrante protesta popolare, hanno dovuto revocare la decisione di sopprimere alcuni treni per il Nord.
Solo Conti di Enel insiste per il rigassificatore di Porto Empedocle, che non porta sviluppo, non porta occupazione, ma porta devastazione del nostro ambiente e del nostro patrimonio culturale, che è anche patrimonio Unesco.
Quando c' è da inquinare, i gruppi industriali del Nord si ricordano della Sicilia, a cui i nostri politici ascari aprono “generosamente” la porta, come è successo da più di mezzo secolo e come continuano a fare ancora oggi.
Ci piacerebbe sapere chi, tra questi gruppi industriali di ieri e di oggi, “ha fatto in Sicilia ciò che voleva, mettendo mazzette nelle tasche dei politici”.
Suvvia, on. Lombardo un po' di coraggio, faccia questi nomi!
E, ai signori magistrati, dico “attisati l'oricchi”.
Siamo di fronte ad una pubblica accusa di corruzione grande quanto una casa, fatta dal più alto rappresentante delle istituzioni siciliane.
Gaetano Gaziano
presidente Associazione” Salviamo la Valle dei Templi”
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E il motivo, manco a dirsi, è il rigassificatore di Priolo, per cui il governatore si è già scontrato con Stefania Prestigiacomo, che ha definito, senza mezzi termini sull'Espresso, “ministro alla devastazione dell'ambiente”.
A Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, e a Maurizio Bernava, segretario della Cisl, che lo accusano, senza giri di parole, di immobilismo e lottizzazione, Lombardo ha risposto “è finita la fase storica in cui i gruppi industriali venivano a fare ciò che volevano, magari mettendo in tasca ai politici mazzette e qualche assunzione” (La Repubblica del 10 febbraio).
Parole pesanti, come si vede, anche dai risvolti penali.
Non sappiamo a quali gruppi industriali alluda il governatore siciliano, quando parla di mazzette elargite ai politici, sappiamo solo che Enel è stata molto brava a convincere tutti, proprio tutti, della bontà dell'indecoroso progetto di un rigassificatore da 8 miliardi di mc. sotto la Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco.
Politici di destra e di sinistra, sindacalisti bianchi, rossi e gialli (definiamo così per comodità quelli dell'Uil di Angeletti che qualche settimana fa è venuto, buon ultimo, a declamare la bontà degli investimenti delle lobby dei rigassificatori), giornalisti pennivendoli siciliani di tutti i media della carta stampata, con l'eccezione del settimanale Grandangolo, hanno plaudito all'investimento di Enel, salutandolo come grande opportunità di sviluppo e di occupazione per la nostra provincia.
Abbiamo già ricordato, in un precedente articolo, che l'occupazione che Enel prevede di impiegare, a rigassificatore costruito, sarà di poche decine di posti di lavoro e che a Rovigo, dei 60 tecnici e operai che lavorano al rigassificatore off-shore, solo uno è veneto.
Jeremy Rifkin, premio Nobel per l'economia, ha affermato che, se in Sicilia si puntasse al solare, coprendo solo il 6% dei nostri tetti con pannelli fotovoltaici, si svilupperebbe un'economia di sei miliardi di euro, dando lavoro a circa trentamila piccole e medie aziende e si coprirebbe il 40% del nostro totale fabbisogno energetico.
Lo Bello sostiene, invece, che “i grandi gruppi industriali rappresentano per la Sicilia un patrimonio importante” e aggiunge “il governatore ha il dovere politico di fare pubblicamente i nomi di quei gruppi industriali che in passato hanno fatto in Sicilia ciò che volevano, mettendo in tasca ai politici cospicue mazzette”.
Suvvia, governatore Lombardo, prenda in parola Ivan Lo Bello, e faccia finalmente i nomi di questi gruppi industriali che hanno fatto in Sicilia “ciò che volevano” e a cui lei si rivolse in campagna elettorale gridando, “non trasformerete la Sicilia in pattumiera d'Italia”.
Sennò, lei dà credito a Gianfranco Micciché che ha dichiarato “su Lombardo e Confindustria non vorremmo ancora assistere alla farsa di chi bisticcia di giorno e fa patti di notte”.
E Micciché questo tipo di farse le conosce bene.
Va ricordato, infatti, che, con Michele Cimino, ha fondato in Sicilia il partito “Forza del Sud”, che dovrebbe contrastare, a loro dire, le pressioni delle lobby del Nord.
Ma che bel contrasto...
Micciché, in qualità di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, armò a Palermo un teatrino (è proprio il caso di dirlo perché fu fatto al teatro Massimo di Palermo), organizzando un convegno dal roboante titolo “Sud 2007/2013-L'Ultima Occasione”.
Una mission biblica, come si vede, con la promessa di milioni e milioni di investimenti.
Erano presenti Fulvio Conti, Ad di Enel, quello del rigassificatore “Valle dei Templi”, Franco Moretti, Ad delle Ferrovie, e Massimo Ponzellini presidente di Impregilo.
Per dare grande solennità all'avvenimento sono intervenuti il ministro Scajola e il presidente Lombardo ed è stato siglato un accordo dal titolo altisonante “Contratto per il Sud”.
Questo “Contratto” non è stato mai onorato, anche perché intanto il ministro Scajola è stato mandato a casa, avendogli qualcuno a sua “insaputa” pagato l'acquisto dell'appartamento con affaccio sul Colosseo.
I fondi Fas sono stati trasferiti al Nord e, per le altre promesse contenute nel “Contratto”, vogliamo ricordare che le Ferrovie non hanno fatto alcun investimento per modernizzare la rete ferroviaria in Sicilia (l'alta velocità si ferma a Roma) e recentemente, solo per una vibrante protesta popolare, hanno dovuto revocare la decisione di sopprimere alcuni treni per il Nord.
Solo Conti di Enel insiste per il rigassificatore di Porto Empedocle, che non porta sviluppo, non porta occupazione, ma porta devastazione del nostro ambiente e del nostro patrimonio culturale, che è anche patrimonio Unesco.
Quando c' è da inquinare, i gruppi industriali del Nord si ricordano della Sicilia, a cui i nostri politici ascari aprono “generosamente” la porta, come è successo da più di mezzo secolo e come continuano a fare ancora oggi.
Ci piacerebbe sapere chi, tra questi gruppi industriali di ieri e di oggi, “ha fatto in Sicilia ciò che voleva, mettendo mazzette nelle tasche dei politici”.
Suvvia, on. Lombardo un po' di coraggio, faccia questi nomi!
E, ai signori magistrati, dico “attisati l'oricchi”.
Siamo di fronte ad una pubblica accusa di corruzione grande quanto una casa, fatta dal più alto rappresentante delle istituzioni siciliane.
Gaetano Gaziano
presidente Associazione” Salviamo la Valle dei Templi”
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