venerdì 31 agosto 2012

Corrado Passera Pinocchio

“Colossale balla mediatica” è stata definita da Stefano Feltri sul “Fatto Quotidiano” la notizia degli 80 miliardi che Passera intende destinare alla crescita economica del nostro Paese. Non più teneri sono stati a destra, se Angelino Alfano ha detto che si tratta solo di “miliardi virtuali”. Corradino Passera come Pinocchio, dunque!(accanto nella vignetta satirica di Leonardo Tanto). La solita politica degli annunci, sport nazionale dei nostri politici, a destra come a sinistra. Anche i sobri ministri tecnici del governo Monti non ne vanno esenti. Ora, se la bufala estiva di Corradino Pinocchio può essere bevuta dal lettore sprovveduto, non si comprende come possa avere incantato l'industriale Roberto Bazzano, presidente della società Iren che detiene il 46% della Olt Off-shore Lng Toscana (l'altro 46% appartiene alla multinazionale tedesca E.On) che dovrà costruire il rigassificatore di Livorno. Bazzano aveva annunciato che sarebbe scesa al 20-25% la presenza di Iren nella Olt. E questo era comprensibile, in quanto, a seguito dei mutati scenari energetici mondiali, in molti stanno abbandonando il business dei rigassificatori, com'è successo alla British Gas che ha rinunciato al rigassificatore di Brindisi o alla Erg dei petrolieri fratelli Garrone che ha detto addio al rigassificatore di Priolo Melili. Mentre oggi Bazzano, folgorato dal piano-balla di Passera, ha fatto marcia indietro, secondo quanto riferito il 30 agosto da “Shippingonline.it.” (giornale on line del Secolo XIX) , e ciò per le “nuove interessanti opportunità che il piano energetico del ministro Corrado Passera aprirà entro fine anno”. Quali possano essere queste “nuove interessanti opportunità” è difficile capire. Il governo italiano non può sostenere economicamente l'impresa dei rigassificatori. Se ciò facesse, incorrerebbe nel divieto europeo degli aiuti di Stato. Anzi sarebbe la prima volta nella storia dell'Unione europea che un business viene assistito due volte dagli aiuti di Stato. Una prima volta all'inizio del business con il sostegno del governo italiano, una seconda volta con la garanzia, che è stata già prevista dall'Autorità dell'energia e del gas, che assicura alle aziende che gestiscono rigassificatori l'80% dei ricavi di riferimento (almeno 3 miliardi di euro l'anno) in ogni caso, anche se non dovessero rigassificare, cioè, un solo metro cubo di gas. Qindi o Bazzano s'è bevuta la colossale balla mediatica di Corradino Pinocchio o sa cose che noi non sappiamo. “Shippingonline” prosegue con l'informazione che il piano di Passera punta a fare dell’Italia un hub del gas europeo attraverso i gasdotti ma soprattutto investendo su 4 impianti di rigassificatore: Livorno e Porto Empedocle in primis (perché quasi pronti), Gioia Tauro e Falconara a seguire. Per quanto riguarda questi ultimi rigassificatori, oltre al rilievo che godrebbero dei doppi aiuti di Stato vietati dall'Europa, va ricordato che il rigassificatore di Gioia Tauro sta molto a cuore all'ing. Carlo De Benedetti con la sua Sorgenia, attualmemte coinvolto nella dura polemica sulla centrale inquinante a carbone di Vado Ligure, mentre per il rigassificatore di Porto Empedocle si configurerebbe addirittura un vistoso conflitto di interessi, essendo stato l'attuale ministro del Turismo, Piero Gnudi, presidente di Enel, che dovrà costruire il rigassificatore al confine del parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco. Gaetano Gaziano. Continua a leggere...

domenica 19 agosto 2012

Quando i ministri della Cultura si chiamavano André Malraux

Si racconta che il ministro della Cultura francese, André Malraux (nella foto), salvò dall'abbattimento il vecchio quartiere di Lione, oggi patrimonio Unesco, imponendo molto opportunamente sullo stesso il vincolo di interesse storico-monumentale. Successe che Malraux, in visita a Lione negli anni Sessanta, fu accompagnato dal sindaco di quella città che, innamorato del “progresso”, aveva programmato di abbattere il quartiere medievale di Lione famoso per i "traboules", passaggi segreti che conducono da una strada all'altra attraverso i cortili degli edifici. Aveva intenzione di costruirvi, al suo posto, avveniristici grattacieli stile New York. Malraux ascoltò attentamente il sindaco “progressista” senza profferire parola, e l'indomani, tornatosene a Parigi, impose il vincolo storico-monumentale sull'antico quartiere lionnese, salvandolo dalla furia devastatrice del baldanzoso amministratore locale. Qualche anno dopo la vecchia Lione venne dichiarata patrimonio Unesco. Questi erano ministri della Cultura, che facevano onore alla loro funzione. Quelli italiani, si chiamino essi Rutelli, Bondi od Ornaghi non vogliono o non possono salvare la Valle dei Templi di Agrigento, anche se è stata già inserita nella World Heritage List dell'Unesco fin dal 1997, dall'avanzare del “progresso” che intende costruire al suo confine l'ignobile rigassificatore di 8 miliardi di mc. di Porto Empedocle, “immorale” per padre Giovanni Scordino, già rettore della bellissima chiesetta normanno-chiaramontana di San Nicola nella Valle dei Templi (leggi la sua bellissima lettera in un post che precede di questo blog). Passi se si tratta di salvare Villa Adriana, anch'essa sito Unesco, dalla costruzione vicino ad essa di una discarica. La Valle dei Templi invece non si vuole salvare. Gli interessi della costruzione di una discarica non sono minimamente paragonabili a quelli di Enel che dovrebbe costruire "l'immorale" rigassificatore. Un lettore che si firma AC e che sembra conoscere bene le segrete cose dei Palazzi romani ha scritto, a commento del post che precede, “al MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico) non si allacciano nemmeno le scarpe senza il permesso di Eni ed Enel”. Stesso discorso vale per il Mibac (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) e per il Ministero dell'Ambiente. E il progresso, bellezza! D'altra parte che tutela dei beni storico-paesaggistici possiamo attenderci, se al Ministero dell'Ambiente viene destinata gente come Corrado Clini o Stefania Prestigiacomo? Il primo è stato definito “l'uomo che sussurra alle aziende” da il Fatto Quotidiano (vedi un post che precede) e la seconda “ministro alla Devastazione dell'Ambiente” dal suo conterraneo don Raffaele Lombardo, ex governatore della Sicilia, oggi indagato per mafia. Prestigiacomo e Lombardo: similis cum similibus... Con questa gente c'è poco da stare allegri! Gaetano Gaziano Presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento”. Continua a leggere...

mercoledì 15 agosto 2012

La bufala energetica del governo Monti-Clini-Passera

Enfatizzato, dalla stampa di regime, è apparso in questi giorni di torrido caldo ferragostano il piano energetico del governo Monti-Clini-Passera. Riprende la vecchia idea di trasformare le coste italiane in un hub energetico per l'Europa. Quest'idea fu il fiore all'occhiello del governo Prodi-Bersani, avallata dal governo Berlusconi-Tremonti, che l'integrò addirittura con la variante nucleare. Ma se questo piano poteva andar bene fino al 2008 (ma anche allora era taroccato), oggi non tiene conto del mutato scenario energetico mondiale, che ha portato, tra l'altro, la società Erg dei petrolieri Garrone ad abbandonare il progetto di costruire, in joint venture con l'americana-olandese Shell, il rigassificatore di Priolo Melilli in Sicilia. E ancora prima, qualche mese fa, la British Gas ad abbandonare il progetto del rigassificatore di Brindisi. Il governo Monti-Clini-Passera non si chiede come mai queste grandi società rinuncino ai loro progetti, anche se sono assistiti dagli aiuti di Stato? Ignorano o fanno finta di ignorare il mutato scenario energetico mondiale. Probabilmente non possono disattendere le “raccomandazioni” che provengono dal Club Bilderberg, dove non si fanno di certo esercizi spirituali ma si trattano business planetari di energia, strategie militari e forniture di materiale bellico. Sono assidui frequentatori del club Bilderberg Mario Monti, altri politici italiani influenti (di destra e di sinistra) e tutti i boiardi di Stato italiani. Leggiamo che l'hub energetico italiano servirà a fare scorte di gas proveniente anche attraverso i gasdotti del Nord Europa, per poi essere redistribuito ai Paesi del Nord Europa. Trattasi di un'emerita sciocchezza. Perché tutti i gasdotti, anche quelli in costruzione (come il South Stream e il Nabucco), prevedono già diramazioni per la distribuzione del gas a quei Paesi. Che utilità avrebbero quest'ultimi ad acquistare il gas dall'Italia, che lo importa, quando lo potrebbero acquistare a minor prezzo direttamente dagli Stati produttori? Il piano del “petroliere” Passera (come lo definisce “il Fatto Quotidiano”) prevede pure un'intensificazione della ricerca petrolifera, magari autorizzando trivellazioni al disotto del limite delle 12 miglia marine, in ciò sostenuto dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini (e chiamalo ministro dell'Ambiente...). Clini diventa, secondo Roberto D'Agostino, un irresistibile comico quando propone a Rio de Janeiro di ridurre il predetto limite. Riportiamo uno stralcio da Dagospia: “Irresistibile Corrado Clini. Neppure Roberto Benigni avrebbe inventato una battuta così esilarante al Congresso Mondiale dell'Ambiente, in corso a Rio de Janeiro. Mentre tutti si agitano per salvare il pianeta dall'inquinamento e dal petrolio, Clini si sbraccia e al Corriere fa un'intervista incredibile: "sono pronto a rivedere la normativa sulle trivellazioni petrolifere che le vieta fino a 12 miglia dalla costa. Non è più un tabù. Potrebbe andare pure a 7 miglia". Sì, magari anche meno, davanti alle spiagge visto che le aziende petrolifere non vedono l'ora di bucare tutto il possibile basta che i petrolieri ci presentino uno studio ben fatto, fa capire il ministro tecnico. Il via libera alle trivellazioni ha fatto ridere mezzo mondo.” Se la proposta di Clini ha fatto ridere mezzo mondo, quella di Passera farà ridere il mondo intero. Mentre i Paesi più industrializzati, come Germania e Giappone, prevedono di ridurre gradualmente la dipendenza dalle fonti energetiche fossili a vantaggio delle rinnovabili, il piano Passera propone di raddoppiare le trivellazioni fino a 5 miglia marine e di ridurre gli incentivi alle aziende che lavorano con le fonti rinnovabili, prevalentemente il fotovoltaico. E bravi Monti, Clini e Passera eroi del “SalvaItalia”. Un accento grave volteggia, però, nell'aria. Leggero come la piuma di Forrest Gump. E si poggerà presto (è la nostra speranza) sull'ultima vocale del trinomio Monti-Clini-Passera. Per essere liberati dai Bilderberg-boys, dai loro sodali ABC e dai giornalisti di regime. Gaetano Gaziano Presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento" Continua a leggere...

domenica 5 agosto 2012

Clini: l'uomo che sussurra alle aziende

Corrado Clini è stato il direttore generale del Ministero dell'ambiente, sotto la cui gestione è stata istruita la Via (valutazione di impatto ambientale) del rigassoifatore di Porto Empedocle. La commissione di Via, che si preoccupò di tutelare anonimi siti Sic, vicini al luogo dove dovrebbe sorgere l'indecoroso rigassificatore, si "dimenticò" del parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento distante appena 1140 metri (misurazione dell'ufficio tecnico dell'Ente parco). Quando la solerte ministra della devastazione dell'abiente (secondo la definizione del suo conterraneo don Raffaele Lombardo) Stefania Prestigiacomo emanò il decreto di Via, il Corriere della Sera titolo: "Cancellata la Valle dei Templi per decreto". Di questo "signore" si è occupato oggi "Il Fatto Quotidiano" con un articolo dal titolo. "Clini: l'uomo che sussurra alle aziende". Riportiamo integralemte l'articolo: "Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini manifesta da sempre una curiosa concezione dei compiti del suo dicastero. È come se per lui l’obiettivo non fosse difendere l’ambiente da chi inquina, ma tutelare le industrie dalle seccature di natura ambientale. Dunque, se risultasse confermato che l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva di Taranto, Girolamo Archinà, lo ha definito in una telefonata intercettata “uomo nostro”, Clini avrebbe tutte le ragioni di respingere ogni insinuazione riferita a qualcosa di opaco nel suo comportamento. Quella di Archinà (fine teorico dell’inquinamento dell’Ilva come “fenomeno mediatico di allarmismo assolutamente spregiudicato”) appare semmai come una pura, limpida, trasparente constatazione. Clini, 65 anni, medico del lavoro veneziano, pupillo del boss socialista Gianni De Michelis che lo ha proiettato vent’anni fa alla direzione generale dell’Ambiente, lasciata lo scorso novembre per diventare ministro, è un’icona dei liberisti. L’Istituto Bruno Leoni, tempio dell’impresa libera da lacci e lacciuoli statali o statalisti, lo annovera tra i suoi senior fellows. Nel curriculum di Clini spicca la sorda opposizione al protocollo di Kyoto, con la quale nel 2001 fece saltare i nervi al presidente del Consiglio dell’epoca, il suo compagno socialista Giuliano Amato, che pure non figura tra i talebani dell’ecologia. Ma i sacerdoti del liberismo dovrebbero spiegare al popolo dei fedeli che cosa c’entri con Adam Smith il riflesso pavloviano di mettere mano al portafoglio dello Stato (di Pantalone, direbbero a Venezia) ogni volta che un’azienda, per risparmiare, inquina. Clini questo riflesso ce l’ha, e nel governo Monti è in buona compagnia se è vero che, prima ancora di chiedere all’Ilva che cosa pensa di fare per ridurre l’inquinamento ed evitare così il blocco degli impanti, è riuscito a far approvare a passo di carica un decreto legge con cui lo Stato pagherà 336 milioni di euro per la bonifica del letamaio cancerogeno depositato per decenni sulla sfortunata terra di Taranto. Ma Clini è fatto così, e se l’ottantaseienne industriale Emilio Riva e i suoi guardaspalle lo considerano “dei nostri”, hanno tutte le loro legittime ragioni. Perché adesso è tutto un correre, tutta un’emergenza, e giustamente, perché i severi custodi del ministero dell’Abiente solo oggi scoprono che a Taranto ci sarebbe un problemino. Ma già nel 1995, diciassette anni fa, Riva aveva problemi di inquinamento, e Clini volò in soccorso delle ragioni dell’industria. L’industriale milanese, che aveva appena comprato il centro siderurgico di Taranto, aveva già da anni la proprietà del centro gemello, quello di Genova-Cornigliano. Inquinava, e a Genova glielo volevano far chiudere (diciassette anni fa). Clini, direttore generale del ministero dell’Ambiente, corse a una riunione con l’assessore regionale ligure Giuliano Gallanti e con lo stesso Riva, ed estrasse dal cilindro la soluzione: “Sarà lo Stato a finanziare, attraverso suoi fondi e con finanziamenti Cee, la bonifica e l’adeguamento alle norme di rispetto ambientale dell’impianto, in particolare della cokeria, le cui emissioni sono considerate gravemente inquinanti”. Già, la cokeria, proprio il reparto oggi nel mirino a Taranto. Leggete come quel giorno (23 marzo 1995) l’Ansa raccontava i benefici effetti della cura Clini, e stropicciatevi gli occhi: “Dopo anni di prescrizioni disattese (la Regione ha più volte diffidato l’azienda indicando opere di bonifica, mai realizzate), con l’intervento e l’impegno finanziario dello Stato l’industriale Riva s’è dunque dichiarato disponibile a rinnovare l’impianto”. Diciassette anni dopo il copione si ripete a Taranto. Con l’alibi dell’emergenza sociale (alcuni magistrati cattivi vogliono ridurre sul lastrico gli operai bloccando gli impianti Ilva) Clini corre in soccorso dell’industria scaricando sui contribuenti parte dei suoi costi. Come spiegò nel marzo scorso, dopo un vertice sull’Ilva con il governatore pugliese Nichi Vendola, “dobbiamo tener conto che queste strutture industriali devono competere col mercato globale dove i costi sono una delle chiavi della competizione”. E’ il mercato bellezza. Ma all’italiana. E Adam Smith si rivolta nella tomba. Il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2012. Continua a leggere...