domenica 16 agosto 2015

Appello al Presidente Mattarella per salvare la Valle dei Templi di Agrigento sito Unesco

(Questo appello è stato inviato attraverso l'indirizzo di posta elettronica del sito www.quirinale.it) On. Presidente, caro prof. Mattarella, in palese violazione dell'art. 9 della Costituzione, che tutela il paesaggio e il patrimonio storico-artistico della Nazione, è stata autorizzata la costruzione di un rigassificatore da 8 miliardi di mc a Porto Empedocle (Ag), al confine del parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco. Il rigassificatore e il relativo gasdotto dovranno sorgere nella zona Caos, tra Porto Empedocle e Agrigento, dove insiste la casa natale di Luigi Pirandello, zona che è sottoposta a vincoli archeologici, paesaggistici e idrogeologici e che è stata delimitata dall' Unesco come buffer zone (zona di rispetto) della Valle dei Templi. Hanno apposto la firma su quel dissennato provvedimento di autorizzazione e sui relativi pareri e nulla osta due ministri della Repubblica (dei bb.cc. e dell'ambiente), il presidente della regione siciliana, il soprintendente ai bb.cc. di Agrigento, alle risibili condizioni di “cromature” e di “schermature a verde”. Come dire: date una mano di ocra ai due cisternoni da 160 mila mc e alla torre torcia alta 40 m che sbucano da sotto la Valle dei Templi e coprite il gasdotto con frasche verdi e l'ecomostro in zona archeologica si può fare. Di più, signor Presidente, l'autorizzazione è stata concessa nel totale disprezzo delle più elementari norme di sicurezza. Il più grande esperto al mondo di sicurezza e antiterrorismo, il prof. Richard Clarke, consulente di tre presidenti degli Stati Uniti, ha dichiarato che i rigassificatori vanno costruiti il più possibile distanti dai centri abitati, in quanto probabili obiettivi di attacchi terroristici: questo il link dell'intervista al prof. Clarcke: http://www.browndailyherald.com/2005/06/08/news-update-proposed-providence-lng-facilities-would-be-open-to-terrorist-attack-clarke-says/ Orbene, il rigassificatore di cui le parlo, definito dalla normativa Seveso “a rischio di incidente rilevante”, è stato progettato alla distanza di appena 800 m da Porto Empedocle (cittadina di 15000 abitanti) e di 1100 m dal confine sud occidentale del parco archeologico della Valle dei Templi. Questo obbrobrio, signor Presidente, si può ancora evitare. Il rigassificatore non è stato ancora costruito anche per le azioni giuridiche che hanno interposto enti e associazioni (compresa la mia), radicati nel territorio, nettamente contrari alla sua realizzazione. Contrarietà peraltro espressa dalla popolazione agrigentina in un referendum popolare con il risultato del 99% dei “No”. La Dda di Palermo ha avviato un'indagine per frode nelle pubbliche forniture con l'aggravante di avere favorito la mafia a carico dell'a.d. di Nuove Energie (Enel), che dovrebbe costruire l'impianto, poi dimessosi. Ma neppure ciò sembra fermare l'indecoroso progetto. Intanto il mercato del gas è cambiato (in direzione della sua drastica riduzione) e l'a.d. di Enel ha dichiarato che non sono più interessati alla sua realizzazione e che intendono vendere il progetto. Cade quindi la motivazione dell'ex a.d. di Enel che “senza i rigassificatori l'Italia resterebbe al freddo e al buio”. Il progetto interessa alla Snam Rete Gas. L'a.d. di Snam Rete Gas ha, però, dichiarato che valuterebbero di acquisire il progetto alla sola condizione che il Ministero dello Sviluppo Economico dichiari l'opera strategica, comportando ciò l'addebito della spesa di costruzione dell'impianto sulle bollette degli italiani (il cosiddetto fattore di garanzia: FG). Non più, quindi, opera indispensabile al Paese, ma solo operazione di discutibile business con i gravi problemi ambientali e sociali di cui si parlava prima. Oggi mi rivolgo a lei, caro Presidente Mattarella, perché voglia esercitare la propria moral suasion al fine di evitare al popolo italiano l'ignominia che deriverebbe dalla costruzione di un rigassificatore al confine della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio dell'umanità. La ringrazio per l'attenzione e molto cordialmente la saluto, Gaetano Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento” Ag. 16 agosto 2015 . Continua a leggere...

mercoledì 5 agosto 2015

Le origini della canzone "Vecchio frack" di Domenico Modugno

Auguro buone vacanze a tutti i frequentatori del nostro blog con questo gradevolissimo articolo di Andrea Scanzi sulle origini della canzone "Vecchio Frack" di Domenico Modugno. Gaetano Gaziano, blogger. "Modugno e la storia di quel suo meraviglioso vecchio frack che all’inizio nessuno voleva (e che fu pure censurato) il Fatto Quotidiano, martedì 4 agosto 2015: "Arrivato troppo presto a considerazioni e sintesi artistiche che gli altri avrebbero scoperto molto tempo dopo, o forse mai, Domenico Modugno vive ancora in uno stranissimo limbo della memoria. Eternato per canzoni ricordate sempre con il titolo sempre sbagliato rispetto a quello originale – “Volare” invece di Nel blu dipinto di blu, “Ciao ciao bambina” al posto di Piove –, non è ancora percepito come quello che anzitutto è: il padre della canzone d’autore italiana. Così avanti, forse, da non rendersene conto appieno nemmeno lui. Anche la sua canzone più ispirata è ricordata con molti nomi: “L’uomo in frack”, “Vecchio frac”, “Vecchio frack”. Lui stesso, per amore di aver scritto un brano troppo cupo, alternò strada facendo l’immagine l’uomo in frac con “vecchio frac” per mascherare – almeno un po’ – il suicidio del protagonista (“Buona notte/ va dicendo ad ogni cosa (…) Galleggiando dolcemente/ e lasciandosi cullare/ se ne scende lentamente / sotto i ponti verso il mare/ verso il mare se ne va/ chi mai sarà, chi mai sarà/ quell’uomo in frack/ Adieu adieu adieu adieu/ addio al mondo/ ai ricordi del passato/ ad un sogno mai sognato”). Era il 1955, ovvero sessant’anni fa. Polignano a Mare, che gli ha dato i natali nel 1928 e che per un po’ l’ha guardato male perché a inizio carriera si finse siciliano per avere successo (“Chiedo scusa ma per la fame avrei anche detto di essere giapponese!”), festeggerà la ricorrenza venerdì 28 agosto. Organizzata da Stefano Senardi, che per la musica ha fatto e fa tanto, e ingentilita da un paese che regala ogni anno un festival letterario misteriosamente perfetto (Il Libro Possibile), durante la serata suoneranno Ornella Vanoni, Niccolò Fabi, Nina Zilli con Gnu Quartet, Giovanni Caccamo e Diodato. L’evento si chiama “Meraviglioso Modugno”, prendendo a prestito un altro brano che – decenni prima della cover dei Negramaro – non venne apprezzato subito. A Vecchio frack andò pure peggio. Uscì nel settembre 1955 per la Rca come 16esimo singolo di Modugno: lato A Vecchio frack, lato B Sole sole sole (anche nota come E vene ‘o sole). Nessuno se ne accorse fino al 1960, quando sfruttò il traino commerciale di Nel blu dipinto di blu (1958) e Piove (1959) che avevano appena trionfato a Sanremo. Modugno teneva molto a quella canzone. Provò a portarla anche in Francia, ma niente. Al tempo girava così. Subì sorte analoga Lu pisci spada, uno dei primi brani a svelare l’amore smisurato per gli animali. Quello dei tonni che si amano fino alla fine, consegnandosi alla mattanza delle tonnare per non lasciare sola la compagna. Quello dei cavalli ciechi mandati a morire sotto il sole cocente. Quelle delle tartarughe da liberare e riconsegnare al mare, come quella che – con alcuni attivisti del Wwf – salvò lo stesso giorno in cui morì il 6 agosto 1994 a 66 anni per infarto, nel suo giardino a Lampedusa, dopo un ictus, molti scherzi del cuore, la sostanziale indifferenza del mercato discografico e una carriera politica – deputato radicale – vissuta aiutando i disabili e i malati dell’ospedale-lager psichiatrico di Agrigento. Alcune performance cinematografiche e televisive, ma più che altro tanta ignoranza, continuano a sottostimare il talento di Modugno. Un genio inquieto e spigoloso, che lo portò a scontrarsi con molti – Claudio Villa, Renato Rascel – e che gli valse anche le attenzioni della censura. Proprio i versi finali di Vecchio frack furono edulcorati perché al tempo non si potevano fare riferimenti al contatto fisico, e così “Ad un attimo d’amore che mai più ritornerà” divenne (fortunatamente per poco) “Ad un abito da sposa primo ed ultimo suo amor”. Modugno e il coautore Franco Migliacci si sono sempre divertiti a inventare nuove versioni per la genesi di Nel blu dipinto di blu: una volta dicevano che era a nata Ponte Milvio, quell’altra guardando un quadro di Chagall, quell’altra ancora dopo un incubo notturno. Vecchio frack è più facile da contestualizzare. In parte derivò da un racconto di spettri che la madre faceva a Modugno bambino, parlandogli di un fantasma che usciva di notte dal castello di Conversano. Più ancora, l’uomo in frack era il principe Raimondo Lanza di Trabia. Morì nel novembre 1954 a 39 anni, gettandosi – o così è stato dai più raccontato – da una finestra del secondo piano dell’Hotel Eden a Roma. Legittimato figlio naturale del Principe di Scordia Giuseppe Lanza Branciforte per diretta intercessione di Benito Mussolini, fu amico di Galeazzo Ciano, Susanna Agnelli, Curzio Malaparte, Aristotele Onassis e Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Volontario nella Guerra di Spagna, diplomatico, fidanzato di Susanna Agnelli, marito di Olga Villi, presidente del Palermo Calcio e “inventore” del calciomercato con Gipo Viani. Tutto il suo imperò si polverizzò, di colpo o quasi, per la riforma agraria e la crisi delle zolfare. Modugno eternò la sua storia con una narrazione metaforica e battendo forte la mano sulle corde della chitarra. Fu il suo primo capolavoro e probabilmente resta il più lucente. Collaborò con Quasimodo e Pasolini, fu amico di Montale. Cadde e si rialzò, più volte. La canzone d’autore italiana deve moltissimo a questo innovatore irruento e dolente, che – proprio come uno dei suoi personaggi – sorrideva di giorno per poi consegnarsi la sera alla malinconia, dicendo buona notte a ogni cosa: ai fanali illuminati, a un gatto innamorato che randagio se ne va. Alla vita." Andrea Scanzi. Continua a leggere...