giovedì 21 agosto 2014
LA QUESTIONE MERIDIONALE E' CHIUSA MA IL SUD NON E' MORTO!
Dati drammatici ci vengono forniti dalla Diste Consulting (società di ricerca socio-economica) nel 41esimo report sullo stato di salute dell'economia siciliana. L'economista Pietro Busetta, presidente della Diste, vede nero. Profondo rosso per l'economia siciliana,
dove la disoccupazione giovanile è schizzata al 60 per cento. E il resto del Sud non sta meglio. La Diste, nel rapporto per il Mezzogiorno, vede un'Italia spaccata con il Sud indietro a rischio recessione. L'analisi di Busetta è stata condivisa da Daniela Ranieri dalle pagine del Fatto Quotidiano. La giornalista romana, riprendendo il graffiante pamphlet di Pietrangelo Buttafuoco “Buttanissima Sicilia”, titolava nel suo recente articolo “La questione meridionale è chiusa”. Sono d'accordo sul fatto che la questione meridionale non esiste più o, per dirla con Buttafuoco, non gliene fre-ga nie-nte a nes-su-no, tantomeno ai siciliani. Non sono d'accordo invece su un'Italia spaccata con il Sud fallito. Oggi non esiste più la questione meridionale, come non esiste una questione settentrionale. Oggi esiste una questione nazionale. Tout court. I dati forniti dai diversi enti di valutazione economica, in primis la Banca d'Italia, parlano di un'azienda Italia in recessione. Tutto questo da diversi anni. Soffermarsi a valutare se qualche zona sta meno peggio delle altre può anche interessare, ma non serve. Ritengo che, in questa situazione di crisi generale, il Sud abbia più potenzialità per ripartire. Bisogna abbandonare, innanzi, tutto, l'eterno piagnisteo del Sud dimenticato. Sfruttare le proprie risorse: paesaggio, beni culturali, agricoltura, clima. Qualcuno potrebbe obiettarmi: facile a dirsi. Da diversi decenni viene prospettata questa ricetta ma non è servito. Rispondo: non è servito perché si sono battute altre strade, come quella fallimentare degli insediamenti industriali. Oggi il Sud è un cimitero di macerie industriali. Com'è possibile la ripresa del Sud? Non fornirò soluzioni economiche. Non ne ho la competenza. Fornirò solo un esempio di successo imprenditoriale basato esclusivamente sugli elementi che indicavo prima: paesaggio, clima, agricoltura, beni culturali. Un affermato professionista agrigentino, utilizzando risorse proprie, non chiedendo cioè sovvenzioni regionali, nazionali o europee, ha investito comprando una tenuta agricola abbandonata vicino ad una zona di prestigio (Valle dei Templi di Agrigento). L'ha trasformata in un agriturismo ed ha visto giusto. E' pieno tutto l'anno. Mentre a Roma continuano a prevedere per il Sud mega progetti industriali, come il rigassificatore a Porto Empedocle, proprio al confine della Valle dei Templi. Perseverare in questa direzione è da criminali. Il Sud non è morto. Può ripartire. Per far sì che ciò avvenga, bisogna dire no con forza a nuovi insensati e anacronistici insediamenti industriali. Seguire con coraggio l'esempio di investimento effettuato dal professionista agrigentino da me citato. E il Sud rinasce alla faccia della questione meridionale che è morta e sepolta. Gaetano Gaziano.
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