mercoledì 5 agosto 2015
Le origini della canzone "Vecchio frack" di Domenico Modugno
Auguro buone vacanze a tutti i frequentatori del nostro blog con questo gradevolissimo articolo di Andrea Scanzi sulle origini della canzone "Vecchio Frack" di Domenico Modugno. Gaetano Gaziano, blogger.
"Modugno e la storia di quel suo meraviglioso vecchio frack che all’inizio nessuno voleva (e che fu pure censurato)
il Fatto Quotidiano, martedì 4 agosto 2015:
"Arrivato troppo presto a considerazioni e sintesi artistiche che gli altri avrebbero scoperto molto tempo dopo, o forse mai, Domenico Modugno vive ancora in uno stranissimo limbo della memoria. Eternato per canzoni ricordate sempre con il titolo sempre sbagliato rispetto a quello originale – “Volare” invece di Nel blu dipinto di blu, “Ciao ciao bambina” al posto di Piove –, non è ancora percepito come quello che anzitutto è: il padre della canzone d’autore italiana. Così avanti, forse, da non rendersene conto appieno nemmeno lui.
Anche la sua canzone più ispirata è ricordata con molti nomi: “L’uomo in frack”, “Vecchio frac”, “Vecchio frack”. Lui stesso, per amore di aver scritto un brano troppo cupo, alternò strada facendo l’immagine l’uomo in frac con “vecchio frac” per mascherare – almeno un po’ – il suicidio del protagonista (“Buona notte/ va dicendo ad ogni cosa (…) Galleggiando dolcemente/ e lasciandosi cullare/ se ne scende lentamente / sotto i ponti verso il mare/ verso il mare se ne va/ chi mai sarà, chi mai sarà/ quell’uomo in frack/ Adieu adieu adieu adieu/ addio al mondo/ ai ricordi del passato/ ad un sogno mai sognato”). Era il 1955, ovvero sessant’anni fa.
Polignano a Mare, che gli ha dato i natali nel 1928 e che per un po’ l’ha guardato male perché a inizio carriera si finse siciliano per avere successo (“Chiedo scusa ma per la fame avrei anche detto di essere giapponese!”), festeggerà la ricorrenza venerdì 28 agosto. Organizzata da Stefano Senardi, che per la musica ha fatto e fa tanto, e ingentilita da un paese che regala ogni anno un festival letterario misteriosamente perfetto (Il Libro Possibile), durante la serata suoneranno Ornella Vanoni, Niccolò Fabi, Nina Zilli con Gnu Quartet, Giovanni Caccamo e Diodato. L’evento si chiama “Meraviglioso Modugno”, prendendo a prestito un altro brano che – decenni prima della cover dei Negramaro – non venne apprezzato subito.
A Vecchio frack andò pure peggio. Uscì nel settembre 1955 per la Rca come 16esimo singolo di Modugno: lato A Vecchio frack, lato B Sole sole sole (anche nota come E vene ‘o sole). Nessuno se ne accorse fino al 1960, quando sfruttò il traino commerciale di Nel blu dipinto di blu (1958) e Piove (1959) che avevano appena trionfato a Sanremo. Modugno teneva molto a quella canzone.
Provò a portarla anche in Francia, ma niente. Al tempo girava così. Subì sorte analoga Lu pisci spada, uno dei primi brani a svelare l’amore smisurato per gli animali. Quello dei tonni che si amano fino alla fine, consegnandosi alla mattanza delle tonnare per non lasciare sola la compagna. Quello dei cavalli ciechi mandati a morire sotto il sole cocente. Quelle delle tartarughe da liberare e riconsegnare al mare, come quella che – con alcuni attivisti del Wwf – salvò lo stesso giorno in cui morì il 6 agosto 1994 a 66 anni per infarto, nel suo giardino a Lampedusa, dopo un ictus, molti scherzi del cuore, la sostanziale indifferenza del mercato discografico e una carriera politica – deputato radicale – vissuta aiutando i disabili e i malati dell’ospedale-lager psichiatrico di Agrigento.
Alcune performance cinematografiche e televisive, ma più che altro tanta ignoranza, continuano a sottostimare il talento di Modugno. Un genio inquieto e spigoloso, che lo portò a scontrarsi con molti – Claudio Villa, Renato Rascel – e che gli valse anche le attenzioni della censura. Proprio i versi finali di Vecchio frack furono edulcorati perché al tempo non si potevano fare riferimenti al contatto fisico, e così “Ad un attimo d’amore che mai più ritornerà” divenne (fortunatamente per poco) “Ad un abito da sposa primo ed ultimo suo amor”.
Modugno e il coautore Franco Migliacci si sono sempre divertiti a inventare nuove versioni per la genesi di Nel blu dipinto di blu: una volta dicevano che era a nata Ponte Milvio, quell’altra guardando un quadro di Chagall, quell’altra ancora dopo un incubo notturno. Vecchio frack è più facile da contestualizzare. In parte derivò da un racconto di spettri che la madre faceva a Modugno bambino, parlandogli di un fantasma che usciva di notte dal castello di Conversano. Più ancora, l’uomo in frack era il principe Raimondo Lanza di Trabia. Morì nel novembre 1954 a 39 anni, gettandosi – o così è stato dai più raccontato – da una finestra del secondo piano dell’Hotel Eden a Roma. Legittimato figlio naturale del Principe di Scordia Giuseppe Lanza Branciforte per diretta intercessione di Benito Mussolini, fu amico di Galeazzo Ciano, Susanna Agnelli, Curzio Malaparte, Aristotele Onassis e Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Volontario nella Guerra di Spagna, diplomatico, fidanzato di Susanna Agnelli, marito di Olga Villi, presidente del Palermo Calcio e “inventore” del calciomercato con Gipo Viani.
Tutto il suo imperò si polverizzò, di colpo o quasi, per la riforma agraria e la crisi delle zolfare. Modugno eternò la sua storia con una narrazione metaforica e battendo forte la mano sulle corde della chitarra. Fu il suo primo capolavoro e probabilmente resta il più lucente. Collaborò con Quasimodo e Pasolini, fu amico di Montale. Cadde e si rialzò, più volte. La canzone d’autore italiana deve moltissimo a questo innovatore irruento e dolente, che – proprio come uno dei suoi personaggi – sorrideva di giorno per poi consegnarsi la sera alla malinconia, dicendo buona notte a ogni cosa: ai fanali illuminati, a un gatto innamorato che randagio se ne va. Alla vita."
Andrea Scanzi.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento