lunedì 20 ottobre 2008

Gli intellettuali e il rigassificatore


(Questo mio articolo che segue è stato parzialmente pubblicato sulle pagine regionali siciliane de "La Repubblica" del 17 ottobre e sul settimanale agrigentino "Grandangolo" del 18 ottobre. Gaetano Gaziano)

Non sono d'accordo con Umberto Santino, quando afferma, su Repubblica, che chiedere agli scrittori un impegno civile e che “facciano da bussola di orientamento non ha senso, perché anche se scegliessero l'impegno civile esplicito e militante non so se avrebbero un peso reale nell'innescare un processo di mutamento”. Per Santino la parola degli scrittori “non ha effetti taumaturgici”, per cui, sembra concludere, tanto vale che stiano zitti o che si limitino a scrivere storie.
Non amo, preciso subito, gli scrittori che scrivono solo storie: preferisco quelli che antepongono l'impegno civile allo stesso impegno culturale, come, solo per fare qualche esempio illustre, i due grandi della letteratura, Zola e Brecht.
Condivido invece quanto asserito, sempre su Repubblica, da Salvatore Butera nell' articolo dall'eloquente titolo “Il tenace silenzio di scrittori e borghesia” che riprende e amplifica l'atto di accusa di Stefano Vilardo, per cui “gli scrittori siciliani non gridano più”. E' vero, morti Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino, “la nuova generazione di scrittori non riesce a trovare la cifra di un impegno civile almeno paragonabile a quello dei due grandi scrittori scomparsi”. Lo stesso Andrea Camilleri, che pure aveva lanciato sulla stampa un accorato appello per salvare il barocco del Val di Noto, non ha speso una sola parola a favore della sua Vigata letteraria e per la Valle dei Templi di Agrigento, oggi minacciate dalla costruzione di un rigassificatore da 8 miliardi di metri cubi a Porto Empedocle, proprio sotto la casa natale di Luigi Pirandello e a ridosso della Valle. Anzi, a leggere le sue dichiarazioni su un quotidiano siciliano, ha affermato che, essendo la zona dove dovrà sorgere l'impianto già degradata, che ben venga l'impianto industriale, anche se al confine del parco archeologico. Non riusciamo a comprendere il comportamento schizofrenico di Camilleri, che peraltro è in contrasto con la normativa europea, recepita dal nostro codice dei beni culturali e del paesaggio, che subordina le esigenze dei paesaggi degradati a quelle dei paesaggi eccellenti, come appunto la Valle inserita nella lista Unesco, e non viceversa. E' anche puntuale l'accusa che Butera fa agli intellettuali e alla borghesia siciliana in generale. Voglio ricordare, al riguardo, che è stato il toscano Salvatore Settis, rettore della Scuola Normale di Pisa e presidente del consiglio nazionale dei beni culturali, a definire per primo “indecoroso” il progetto di rigassificazione, in una trasmissione televisiva di Rai3. I nostri intellettuali, ad eccezione degli economisti Pietro Busetta e Mario Centorrino, non hanno preso una pubblica posizione contro il rigassificatore. Temono forse, come osservava Giovanni Russo riferendosi a Sciascia e ad altri pochi intellettuali meridionali, di “essere considerati dalle borghesie conservatrici del Sud poco meno che dei traditori che osano lavare i panni sporchi in pubblico”? Non so dire. Fatto sta che gli intellettuali siciliani non gridano più, anzi sembrano sottostare, in molti casi, alla regola più pragmatica e antica del “tengo famiglia”. Come nel caso di Gianni Puglisi, presidente della commissione nazionale Unesco, che prima aveva fatto presente all'ex governatore Totò Cuffaro il rischio della cancellazione della Valle dalla World Heritage List dell'Unesco in caso di costruzione del rigassificatore, per poi, con un clamoroso voltafaccia, dichiarare in un'intervista su un quotidiano siciliano che “grazie a Dio” questo pericolo non esiste. Uno che, invece, di voltafaccia non ne ha fatto è il prof. Bartolomeo Romano, presidente del Polo universitario agrigentino, da me personalmente invitato a sottoscrivere l'appello di alcuni intellettuali e studiosi, primi firmatari Dacia Maraini e Rita Borsellino, per salvare la Valle: ha opposto un NO netto, punto e basta! A proposito di classe intellettuale dormiente, ho trovato interessante la proposta dello scrittore palermitano, Michele Perriera, di formare un comitato di “salute culturale” per svegliare la sopita coscienza civile dei suoi concittadini e guidare una profonda volontà di rinascita di Palermo. Ad Agrigento un simile comitato “in nuce” c'è già. Mi riferisco al lodevole attivismo di Amedeo Bruccoleri che sta trasformando la sua libreria “Capalunga” in un centro di promozione sociale oltre che culturale. C'è urgente bisogno di chi stimoli un'azione forte che svegli la mentalità un po' “babbasuna” degli agrigentini e la libreria “Capalunga” sta assolvendo benissimo a questo compito. Per fare solo qualche esempio, la libreria , presentando ultimamente i libri di Marco Travaglio e Lirio Abbate, ha innescato un vivace dibattito, nel pubblico presente, sui problemi di mafia e di “caste privilegiate”.
Ecco: credo che sia un lodevole esempio da seguire anche in altre realtà siciliane. Le librerie come luoghi di riunione di scrittori e intellettuali che parlino sì di letteratura ma che, nel contempo, facciano da “bussola di orientamento”. Altro che silenzio, abbiamo bisogno della rabbia degli intellettuali.
Gaetano Gaziano
tanogaziano@yahoo.it

2 commenti:

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

Caro Gaetano,
ho letto il tuo articolo pubblicato su "La Repubblica" del 17 ottobre scorso. E l'ho letto - non avendo quella sera trovato il giornale - sul sito di tua moglie, per cui ho avuto la possibilità di leggerlo per intero. Mi ha subito colpito, ancor prima che iniziassi la lettura, l'immagine di Leonardo Sciascia. Un'immagine per me molto cara, non puoi immaginare quanto (ma questo è altro capitolo, troppo lungo per parlarne adesso; ti dico solo che a Sciascia ho dedicato - e cotinuo a dedicare - una parte non indifferente dei miei studi...), una "cara e buona imagine paterna", pur se convengo con il Candido sciasciano, quando, alla fine del romanzo, dice al suo ex precettore: "Non ricominciamo coi padri"... Tornando all'articolo: che uno come Umberto Santino, se non sbaglio presidente del Centro di Documentazione Siciliana "Peppino Impastato", scriva che la parola degli scrittori "non ha effetti taumaturgci" (vado con la tua citazione, non ho letto l'articolo di Santino), o che "gli scrittori non avrebbero un peso reale nell'innescare un processo di cambiamento", mi lascia quantomeno perplesso. Che vuol dire? Che la parola degli scrittori siciliani debba avere effetti miracolosi? O che, peggio, li si debba guardare a mo' di santoni, dispensatori di miracoli? Per carità! Non è mai stato così, neanche al tempo degli Sciascia e dei Bufalino, men che meno all'epoca dei De Roberto, dei Pirandello, dei Brancati, dei Tomasi di Lampedusa. Un intellettuale, prima ancora che uno scrittore (lasciamo da parte gli scrittori che scrivono solo storie: ché di quelli ce ne sono persino troppi, e diventa davvero difficile cercare di scovare - in mezzo a siffatta pletora - qualche intellettuale; che poi un intellettuale sia anche scrittore di storie, ciò non può che tornare utile allo stesso intellettuale), deve sforzarsi di vivere il proprio tempo, di penetrarlo, di interpretarlo. Confidando sempre nella forza conoscitiva della parola. La parola che trattiene l’essenziale, la parola che dice, evoca, sfiora, graffia, attende risposte… Non per dare risposte, appunto. Ma per seminare dubbi, per far emergere contraddizioni, per sollevare velari e svelare imposture, per stimolare insomma il pensiero, il senso critico... alcune volte riuscendo ad antivedere ciò che accadrà. E quando tutto ciò avviene attraverso un romanzo, una poesia, un saggio letterario, quando - sciascianamente e pasolinianamente - la letteratura diventa generatrice di realtà, beh allora davvero si attua quella convinzione di Sciascia per cui la letteratura "è la forma più alta che la verità possa assumere". C'è bisogno più che mai dunque oggi - in questo nostro Paese omologato, dove l'aria è assai greve, dove il ruolo di intellettuale è affidato a personaggi come Moccia, Buttafuoco o Platinette - di intellettuali, di scrittori veri... Certo non ci sono più i nomi di un tempo: ma ci sono i loro libri; e poi vi sono ancora Consolo, Bonaviri, Collura, Piazzese, Perriera..., per citare solo qualche nome, e restando ai soli scrittori. Ma intellettuale non è soltanto lo scrittore: è chi intelliget, chi - fornito di adeguata conoscenza e dei necessari strumenti interpretativi - cerca di penetrare la realtà ed interpretarla, appunto. Non mi meraviglio di un accomodante e conformistico silenzio di tanta parte dell'intelettualità siciliana (come suonano amaramente profetiche le pagine corsare e luterane di Pasolini!), ma proprio per questo è più che mai necessario che vi siano voci dissidenti in un coro che fin troppo facilmente si accorda. Io non so quali siano i rischi reali che un rigassificatore (e ancor più se di tali proporzioni) comporta, né so quanto realmente possa apportare benefici ai siciliani di quei luoghi, ma mi vengono molti, molti dubbi. Riguardo i luoghi, prima di tutto. E poi anche circa l'impatto su quella realtà: dal punto di vista sociale ed economico. Temo che passerà - eventualmente - sopra la testa dei siciliani, così come è già successo in altre occasioni (Melilli, Priolo, Milazzo...)...
Beh, adesso devo lasciarti.
A presto.
Giuseppe