giovedì 19 maggio 2011

REFERENDUM: 12 E 13 GIUGNO SI VOTA

Circolano in questi giorni molte mail che invitano ad andare a votare il 12 e il 13 giugno per i referendum e di rilanciare l'appello con tutti i mezzi che si hanno a disposizione, soprattutto con internet ovviamente. Accolgo volentieri l'appello attraverso il mio blog, perché, come si può vedere, nessuno o quasi dei mezzi di informazione tradizionali sta dando notizia dei referendum né con servizi di approfondimento e dibattito né con spot pubblicitari.
Lo scopo evidente è quello di scoraggiare i cittadini di andare a votare con l'intento palese di evitare il raggiungimento del quorum. Questo risultato sta molto a cuore alla maggioranza di governo, ma anche la maggior parte dei partiti di opposizione non si sta stracciando le vesti per denunciare la losca manovra che, in ultima analisi, è un autentico scippo di democrazia, peraltro della più nobile forma di democrazia cioè la manifestazione della volontà popolare su argomenti di vitale importanza per i cittadini.
Allora rilancio gli appelli e fornisco agli elettori alcune informazioni essenziali sui referendum che si svolgeranno il 12 e i 13 giugno, che ho ricavato dai siti stauropolis.it e informazioneweb.org.
Per il tema idrico siamo interpellati su due quesiti, uno che riguarda le regole di affidamento e gestione del servizio idrico, l’altro riguarda la determinazione della tariffa.
Con il referendum si vorrebbero abrogare le norme, o parti di esse, in base alle quali il servizio dell’acqua potabile verrebbe totalmente privatizzato, entro la fine del 2011. Con la privatizzazione si consentirebbe ai gestori di tali servizi di ottenere un profitto garantito, ma non il miglioramento del servizio in generale.
Cosa succede se si mette la crocetta sul “no”? L’aumento delle tariffe e la possibilità di permettere ad imprenditori del settore di speculare a scapito di un bene comune di prima necessità.
In sostanza votando “sì”, gli elettori esprimono la volontà di mantenere pubblico il servizio dell’acqua potabile e al mantenimento delle tariffe.
Riguardo al terzo interrogativo i cittadini saranno chiamati ad esprimere la propria opinione sulla possibilità di avere centrali nucleari sul territorio nazionale. In questo caso il “sì” equivale a eliminare norme o parti di esse, che attualmente consentono la costruzione di centrali nucleari in Italia. Abrogando tale normativa il legislatore sarà costretto a riesaminare la possibilità di riprendere e migliorare il sistema degli incentivi a favore delle energie rinnovabili.
Quindi l’interrogativo sul nucleare chiede l’abolizione dello stesso, pertanto votando “sì” si dice no alle centrali nucleari.
L'ultima domanda prevede l’abrogazione delle disposizioni che disciplinano i casi in cui ricorre il “legittimo impedimento” a comparire in udienza, per procedimenti di diritto penale, nei quali siano imputati il Presidente del Consiglio o altri Ministri. Abrogando queste norme si elimina il trattamento di maggior favore, al momento riservato ai membri del governo, secondo il quale sarebbero esentati dal presentarsi in aula se impegnati nello svolgimento delle proprie funzioni.
Date queste informazioni essenziali, voglio invitare gli elettori ad andare comunque a votare a prescindere se voteranno “sì” o “no” ai quesiti referendari, perché siano essi stessi a decidere su questi argomenti fondamentali per la nostra esistenza.
Non è possibile infatti accettare che la strategia nucleare venga decisa solo da Sarkozy e Berlusconi che ci hanno “graziosamente” comunicato, in conferenza stampa, che le centrali nucleari in Italia si faranno e che la procedura di autorizzazione è solo momentaneamente sospesa per evitare di perdere il referendum. Questa si chiama arroganza e l'unico modo che abbiamo di punirla è quello di andare a votare, ricordando agli elettori che i giapponesi, dopo la tragedia di Fukushima, hanno ammesso di avere sbagliato e oggi dichiarano di puntare decisamente sulle fonti rinnovabili dell'energia.
Stesso discorso vale per gli altri quesiti: devono essere i cittadini a decidere per non lasciare spazio agli affarismi e agli intrighi di palazzo.
Gaetano Gaziano .

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