lunedì 23 novembre 2015
LAMPEDUSA: LA DIFFICOLTA' DEL CAMBIAMENTO
Come ho precisato nel 2008 alla nascita di questo blog, due sono i miei luoghi del cuore: Agrigento e Lampedusa. In questi anni, però, nel blog si è parlato quasi sempre di Agrigento per via della lotta al rigassificatore che rischia di distruggere, se costruito, la Valle dei Templi- sito Unesco-, luogo di incomparabile bellezza paesaggistica e archeologica e poco di Lampedusa, dove sono nata e dove trascorro l'estate e gran parte dell'autunno, quando, come quest'anno, non è altro che un'estate che stenta a morire.
Su Lampedusa ho scritto molto negli anni passati su “Punta Sottile”, mensile cartaceo fino al 2010 e oggi on line.
Mi sono a suo tempo occupata anche della storia di Lampedusa, pubblicata in 3 puntate:
1^ puntata: http://www.puntasottile.eu/arte%20e%20cultura/3_2006/lampedusa_storia.asp
2^ puntata: http://www.puntasottile.eu/arte%20e%20cultura/4_2006/lampedusa_storia.asp
3^ puntata: http://www.puntasottile.eu/arte%20e%20cultura/5_2006/lampedusa_storia.asp
Mi sono altresì occupata del fenomeno dell'immigrazione: http://www.puntasottile.eu/prima%20pagina/3_2006/immigrazione.asp
Lampedusa, che da molti anni ormai è sotto i riflettori dei media per via del fenomeno dell'immigrazione e degli sbarchi, ha da circa 40 anni il suo core business nel turismo, con presenze rilevanti che ne fanno una località turistica molto importante nella provincia di Agrigento.
Oggi Lampedusa è alla ricerca di un'identità che le permetta di fare scelte coerenti per immaginare un futuro anche per i propri figli e nipoti.
L'immigrazione, che non è certo un fenomeno transitorio né di breve durata, continuerà sicuramente ad interessare Lampedusa, anche se si spera non più in modo così drammatico, come nella primavera del 2011, quando migliaia di giovani tunisini rimasero all'addiaccio per più di un mese a Cavallo bianco, definita collina della vergogna o, come successe il 3 ottobre 2013, quando furono recuperati più di 300 cadaveri di migranti annegati davanti alle coste lampedusane.
Anche perché oggi i flussi migratori stanno battendo altre strade di terra (Europa orientale) e di mare (Turchia e Grecia), attivando una sinergia di interventi di altri paesi europei.
Il turismo rimane fortunatamente ancora oggi l'asse portante dell'economia lampedusana, dal momento che anche quest'estate si sono registrati numeri record di presenze e che tutte le attività sono andate a gonfie vele.
Proprio per questo è arrivato finalmente il momento per la comunità lampedusana di capire cosa intende “fare da grande”, facendo una riflessione seria ed approfondita sullo stato dell'arte. Questa riflessione non può prescindere da un'autocritica che porti finalmente i più a considerare con onestà intellettuale gli errori commessi per ripartire. Spesso noi lampedusani siamo portati a criticare quanti ci amministrano, attribuendo solo alle loro manchevolezze i risultati che non arrivano per i più svariati motivi.
Oggi, che da parte dell'amministrazione si sta cercando di sbrogliare il bandolo della matassa per uscire da situazioni di illegalità incancrenitesi nel tempo, quanti lampedusani sono pronti a voltare pagina, così come avevano mostrato di volere fare eleggendo nella primavera del 2012 la sindaca Giusi Nicolini?
Guardandosi attorno, ciò che salta agli occhi è la caparbietà dei più di volere continuare a fare gli stessi errori, pensando al proprio tornaconto spicciolo a discapito del bene comune.
Se si guarda, ad esempio, ad uno dei mali peggiori di Lampedusa, l'abusivismo edilizio, che negli anni ha compromesso irrimediabilmente il centro storico senza con ciò risparmiare né le coste né l'interno dell'isola, ci si accorge che non esiste la percezione in chi costruisce abusivamente del reato e, oserei dire, del peccato che si compie.
Ciò che preoccupa e inquieta, poi, è il fatto che tale mancanza di consapevolezza e disprezzo per le regole accomuna quasi tutti a prescindere anche dall'età e dalla cultura, non lasciando spazio neanche alla speranza del cambiamento generazionale. In tale contesto riportare la legalità diventa quasi eversivo e suscita spesso reazioni scomposte anche perché gli addetti a far rispettare le regole a volte usano la strategia del laissez faire per comodità, conformismo e altro.
Ho voluto, a mo' di esemplificazione, citare l'illegalità più odiosa, qual è l'abusivismo, che poi porta ad altre illegalità, quali l'affitto in nero o la mancanza di contributi versati all'erario e così via in un'escalation di inadempienze senza fine.
Ecco, penso che sia arrivato il momento, per noi lampedusani, di fare una riflessione sulle nostre manchevolezze di cittadini che rischiano di compromettere per sempre lo sviluppo ordinato del nostro territorio che abbiamo avuto in eredità dai nostri padri non per dissiparlo, ma per lasciarlo in eredità ai nostri figli e nipoti.
Caterina Busetta .
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