Caro Sindaco,
alcuni uomini politici agrigentini senza scrupoli, con la complicità di pubblici funzionari “distratti”, hanno svenduto la Valle dei Templi al mondo del business, così compiendo il più grave attentato all'integrità della Valle nell'arco dei suoi 2500 anni di storia.
Oggi l'Enel, che dovrebbe costruire un rigassificatore da 8 miliardi metri cubi a Porto Empedocle a ridosso della Valle e in zona “Caos” anch'essa sottoposta a vincolo paesaggistico, sponsorizza lo spettacolo ad Agrigento dei balletti classici di “Roberto Bolle and his friends”, proprio con lo sfondo del tempio della Concordia. Tutto ciò suona come un irridente sberleffo a noi agrigentini e alla Sua persona che gli agrigentini tutti rappresenta. La sponsorizzazione da parte dell'Enel dello spettacolo non è altro, infatti, che un'evidente operazione di maquillage cultural-pubblicitario per fare accettare a noi agrigentini e al mondo intero della cultura il boccone amaro del rigassificatore.
Come Ella certamente capirà, la costruzione dell'impianto industriale, rientrante per la normativa Seveso tra quelli a “rischio di incidente rilevante”, porterebbe a deturpare irrimediabilmente e a profanare la nostra Valle, e l'Enel non vuole prendere in considerazione neppure l'ipotesi di costruirlo off-shore, come li stanno programmando a Livorno e a Rovigo, che pure non hanno un'altra Valle dei Templi. Come si sa, gli interessi della cultura non sempre coincidono con quelli del business, anzi quasi mai.
In un precedente articolo, pubblicato su questo blog e sul settimanale “Grandangolo”, ho denunciato all'opinione pubblica il fatto che con questa iniziativa l'Enel vuole mettere in atto una strategia, neppure tanto nascosta, di barattare i nostri tesori con gli specchietti di colombiana memoria, specchietti che ho proposto di restituire al mittente, essendo evidente il loro patetico tentativo di trattarci alla stregua di ignoranti selvaggi con l'anello al naso e con la sveglia al collo.
Tuttavia, anche se non è certo questo lo scopo a cui tendono gli organizzatori e gli sponsor dello spettacolo, che hanno tutt'altre finalità, l'evento che il Fai ha programmato nella Valle dei Tempi per il 13 settembre contribuirà comunque a consacrarla ulteriormente come luogo simbolo mondiale di cultura.
A questo punto, lo spettacolo di Bolle, che avrà certamente un riscontro mediatico a livello nazionale e internazionale, può e deve essere considerato come un'opportunità data a noi agrigentini di denunciare ulteriormente il progetto di violare la sacralità della nostra Valle, che segnerebbe anche il “de profundis” per la nostra economia, come affermato dal Presidente Fai, prima del suo incredibile “allargamento della riflessione”.
Caro Sindaco adesso tocca a Lei! E' questa forse l'ultima e irripetibile occasione di denunciare al mondo intero della cultura il tentativo di industrializzare il nostro sito archeologico, dichiarato patrimonio Unesco dell'umanità .
Bisogna difendere a denti stretti il nostro patrimonio culturale. Sì è vero, è in flessione il turismo ad Agrigento, come del resto succede dappertutto per i venti di recessione che soffiano sull'economia nazionale e internazionale. Da noi inoltre, come si sa, ciò che più ci penalizza è la mancanza di un aeroporto. Ma, se a ciò si dovesse aggiungere malauguratamente la costruzione di un rigassificatore a ridosso della Valle dei Templi, verrebbe anche uccisa la speranza di un nostro riscatto economico anche dopo la realizzazione di quelle infrastrutture di cui siamo attualmente carenti.
Non spetta a noi del comitato suggerirLe la strategia di denuncia: resta il fatto che, in occasione delle spettacolo di Bolle, saranno presenti ad Agrigento i giornalisti dei più importanti network televisivi e della carta stampata, nazionali e stranieri.
Faccia sentire forte la Sua Voce a nome di noi agrigentini, fortemente indignati per questa volgare aggressione al patrimonio culturale universale.
Cordiali saluti,
Gaetano Gaziano, Comitato Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento.
tanogaziano@yahoo.it
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domenica 24 agosto 2008
giovedì 14 agosto 2008
Il balletto di Roberto Bolle specchietto per allocchi...
"Timeo Danaos et dona ferentes": questo il grido di allarme che il troiano Laocoonte urlò ai suoi sprovveduti concittadini che accettarono il dono del cavallo di Troia. La storia si ripete.
Premetto che ritengo (e non sono il solo ovviamente) Roberto Bolle uno dei più grandi ballerini classici viventi e sicuramente il ballerino italiano più famoso di tutti i tempi. La tradizione del balletto ci parla di grandi ballerine italiane etoiles dell'Ottocento e di oggi che vanno (solo per citarne alcune) sotto il nome di Carlotta Grisi e di Carla Fracci che, a sessant'anni, calca ancora le scene dei teatri classici più famosi del mondo. Bolle è il primo ballerino italiano di sempre che va ad affiancare i grandi ballerini della scuola russa da Nijinski, che fece la fortuna dei Balletti di Diaghilev, fino ad arrivare a Nureiev e a Barishinikov.
Frequento teatri di opera lirica e di balletti da quando ero ragazzo e ancora oggi (dopo sessant'anni) il balletto classico come il melodramma riescono a darmi profonde emozioni. Certo, sono un patetico pensionato che crede ancora nei valori della Cultura e ci crede veramente.
Molto più pragmaticamente c'è chi, della Cultura, si fa paravento o foglia di fico per addolcire o mascherare operazioni affaristico-commerciali che con la Cultura non hanno niente da spartire.
Se provate a scorrere l'elenco degli organizzatori e degli sponsor che ci propongono oggi lo spettacolo di Roberto Bolle nella Valle dei Templi, troverete gli stessi personaggi che la Valle vogliono irrimediabilmente deturpare e profanare. L'Enel, primo sponsor, che intende costruire un rigassificatore da 8 miliardi di metri cubi a ridosso della Valle, non vuole prendere in considerazione neppure l'ipotesi di costruirlo off-shore, come li stanno programmando a Livorno e a Rovigo: deve essere costruito sotto la Valle dei Templi e che nessuno protesti!
Lo spettacolo di Bolle ci ricorda tanto gli specchietti con cui Colombo barattò l'oro e i diamanti dei nativi americani e a coloro, che scoperto il trucco si ribellarono, diedero una più drastica alternativa: la spada!
Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente nazionale Fai che organizza lo spettacolo, è colei che, stimolata da noi, scrisse una lettera aperta a Totò Cuffaro, chiedendogli di fare un gesto d'amore verso la propria città, peccato che solo pochi mesi dopo abbia fatto "un allargamento della riflessione" o,come percepito dagli agrigentini, una clamorosa marcia indietro. Se andate a guardare nel sito del Fai, troverete l'Enel tra i suoi sponsor e, si sa, l'Enel è specialista in “folgorazioni”.
Come “folgorato” sulla via del rigassificatore è stato certamente quel Gianni Puglisi, presidente della Fondazione del Banco di Sicilia, uno degli altri sponsor dello spettacolo, che, quasi obbligato dal suo ruolo istituzionale di capo della delegazione italiana Unesco, scrisse un'analoga lettera a Cuffaro, paventando la cancellazione della Valle dalla World Heritage List dell'Unesco, per rimangiarsela a sua volta, affermando che “grazie a Dio” il rigassificatore non costituisce un problema per il mantenimento della Valle nella lista del patrimonio dell'umanità.
E ancora: fa parte del comitato organizzatore dello spettacolo quel Mario Ciancio Sanfilippo, editore del giornale “La Sicilia”, la cui pattuglia di “giornalisti” della redazione di Agrigento da più di un anno ci bombarda con argomenti a favore del rigassificatore, individuando, anzi, nella Valle un freno allo sviluppo del nostro territorio, facendo così eco a quei costruttori che, negli anni Settanta, proposero di abbattere i Templi con le ruspe per costruirvi grattacieli. Allora sorridemmo, oggi c'è poco da sorridere, anche perché i poteri forti hanno “convincenti” argomenti per fare rientrare le proteste e, in cambio, paludano i progetti indecorosi contrastanti con il nostro patrimonio archeologico sotto la veste accattivante della Cultura, come il balletto classico.
Emblematicamente questo gala è stato intitolato "Roberto Bolle and his friends". Non so se Bolle sia consapevole da quali "amici" sarà attorniato nella Valle dei Templi il 13 settembre.
Certamente, oltre ai predetti "amici", penso saranno presenti i protagonisti della nostra vita politica che hanno fortemente voluto il rigassificatore, come Cuffaro e Capodicasa, con il codazzo dei politici minori, ma ugualmente responsabili del progetto di conversione industriale della Valle dei Templi, come il sindaco di Porto Empedocle. Penso che ci sarà anche il nostro ministro guardasigilli, Angelino Alfano, con il seguito dei soliti cortigiani, che una parola sul rigassificatore non ha voluto spendere. Insomma, una bella cerchia di "amici".
In un'Italia fatta di “furbetti del quartierino”, di capitalisti impresentabili, di politici (di destra e di sinistra) che propugnano l'ambientalismo del fare (o meglio degli affari), di parlamentari siciliani “ascari”, proni agli interessi dei poteri forti, c'è fortunatamente ancora chi si ostina a credere nei valori autentici della Cultura, gridando "via i mercanti dal tempio (della Concordia)" e respingendo al mittente gli specchietti per allocchi.
Gaetano Gaziano
tanogaziano@yahoo.it Continua a leggere...
Premetto che ritengo (e non sono il solo ovviamente) Roberto Bolle uno dei più grandi ballerini classici viventi e sicuramente il ballerino italiano più famoso di tutti i tempi. La tradizione del balletto ci parla di grandi ballerine italiane etoiles dell'Ottocento e di oggi che vanno (solo per citarne alcune) sotto il nome di Carlotta Grisi e di Carla Fracci che, a sessant'anni, calca ancora le scene dei teatri classici più famosi del mondo. Bolle è il primo ballerino italiano di sempre che va ad affiancare i grandi ballerini della scuola russa da Nijinski, che fece la fortuna dei Balletti di Diaghilev, fino ad arrivare a Nureiev e a Barishinikov.
Frequento teatri di opera lirica e di balletti da quando ero ragazzo e ancora oggi (dopo sessant'anni) il balletto classico come il melodramma riescono a darmi profonde emozioni. Certo, sono un patetico pensionato che crede ancora nei valori della Cultura e ci crede veramente.
Molto più pragmaticamente c'è chi, della Cultura, si fa paravento o foglia di fico per addolcire o mascherare operazioni affaristico-commerciali che con la Cultura non hanno niente da spartire.
Se provate a scorrere l'elenco degli organizzatori e degli sponsor che ci propongono oggi lo spettacolo di Roberto Bolle nella Valle dei Templi, troverete gli stessi personaggi che la Valle vogliono irrimediabilmente deturpare e profanare. L'Enel, primo sponsor, che intende costruire un rigassificatore da 8 miliardi di metri cubi a ridosso della Valle, non vuole prendere in considerazione neppure l'ipotesi di costruirlo off-shore, come li stanno programmando a Livorno e a Rovigo: deve essere costruito sotto la Valle dei Templi e che nessuno protesti!
Lo spettacolo di Bolle ci ricorda tanto gli specchietti con cui Colombo barattò l'oro e i diamanti dei nativi americani e a coloro, che scoperto il trucco si ribellarono, diedero una più drastica alternativa: la spada!
Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente nazionale Fai che organizza lo spettacolo, è colei che, stimolata da noi, scrisse una lettera aperta a Totò Cuffaro, chiedendogli di fare un gesto d'amore verso la propria città, peccato che solo pochi mesi dopo abbia fatto "un allargamento della riflessione" o,come percepito dagli agrigentini, una clamorosa marcia indietro. Se andate a guardare nel sito del Fai, troverete l'Enel tra i suoi sponsor e, si sa, l'Enel è specialista in “folgorazioni”.
Come “folgorato” sulla via del rigassificatore è stato certamente quel Gianni Puglisi, presidente della Fondazione del Banco di Sicilia, uno degli altri sponsor dello spettacolo, che, quasi obbligato dal suo ruolo istituzionale di capo della delegazione italiana Unesco, scrisse un'analoga lettera a Cuffaro, paventando la cancellazione della Valle dalla World Heritage List dell'Unesco, per rimangiarsela a sua volta, affermando che “grazie a Dio” il rigassificatore non costituisce un problema per il mantenimento della Valle nella lista del patrimonio dell'umanità.
E ancora: fa parte del comitato organizzatore dello spettacolo quel Mario Ciancio Sanfilippo, editore del giornale “La Sicilia”, la cui pattuglia di “giornalisti” della redazione di Agrigento da più di un anno ci bombarda con argomenti a favore del rigassificatore, individuando, anzi, nella Valle un freno allo sviluppo del nostro territorio, facendo così eco a quei costruttori che, negli anni Settanta, proposero di abbattere i Templi con le ruspe per costruirvi grattacieli. Allora sorridemmo, oggi c'è poco da sorridere, anche perché i poteri forti hanno “convincenti” argomenti per fare rientrare le proteste e, in cambio, paludano i progetti indecorosi contrastanti con il nostro patrimonio archeologico sotto la veste accattivante della Cultura, come il balletto classico.
Emblematicamente questo gala è stato intitolato "Roberto Bolle and his friends". Non so se Bolle sia consapevole da quali "amici" sarà attorniato nella Valle dei Templi il 13 settembre.
Certamente, oltre ai predetti "amici", penso saranno presenti i protagonisti della nostra vita politica che hanno fortemente voluto il rigassificatore, come Cuffaro e Capodicasa, con il codazzo dei politici minori, ma ugualmente responsabili del progetto di conversione industriale della Valle dei Templi, come il sindaco di Porto Empedocle. Penso che ci sarà anche il nostro ministro guardasigilli, Angelino Alfano, con il seguito dei soliti cortigiani, che una parola sul rigassificatore non ha voluto spendere. Insomma, una bella cerchia di "amici".
In un'Italia fatta di “furbetti del quartierino”, di capitalisti impresentabili, di politici (di destra e di sinistra) che propugnano l'ambientalismo del fare (o meglio degli affari), di parlamentari siciliani “ascari”, proni agli interessi dei poteri forti, c'è fortunatamente ancora chi si ostina a credere nei valori autentici della Cultura, gridando "via i mercanti dal tempio (della Concordia)" e respingendo al mittente gli specchietti per allocchi.
Gaetano Gaziano
tanogaziano@yahoo.it Continua a leggere...
lunedì 4 agosto 2008
Cuffaro e Capodicasa santi subito!
Per questo mio articolo prendo spunto da alcuni simpatici commenti “postati” su questo blog e relativi al mio precedente pezzo sull'emergenza idrica agrigentina dal titolo, al tempo stesso ironico ed emblematico, “Signuruzzu chiuvìti, chiuvìti...”.
Da un simpatico visitatore del sito, che si firma Maorinho (piccolo Maori) in quanto dice di appartenere alla leggendaria tribù degli aborigeni neozelandesi il cui grido di combattimento è stato fatto proprio dagli imbattibili All Blacks, è venuta l'originalissima proposta di fare Cuffaro e Capodicasa santi subito per i loro innegabili “miracoli” operati a beneficio della popolazione agrigentina. A chi avesse scarsa memoria ricordiamo, infatti, che l'accoppiata dei due governatori agrigentini ha consentito alla nostra provincia di fare quel salto di qualità che le ha permesso rapidamente di risalire i posti nelle graduatorie nazionali di benessere sociale, rispetto dell'ambiente, reddito pro-capite, vivibiltà, eccetera.
Voglio ricordare solo alcuni dei grandissimi meriti della nostra coppia miracolistica.
Occupazione: nella nostra terra, grazie alla politica di sviluppo promossa dai due nostri grandi benefattori, non esiste più un solo disoccupato. Anzi si teme che per coprire quelle migliaia di nuovi posti di lavoro occorrenti al il rigassificatore nella Valle dei Templi, voluto come ultimo preziosissimo regalo dai beatificandi Cuffaro e Capodicasa, bisognerà ricorrere alla mano d'opera straniera.
Il rivoluzionario aeroporto realizzato ad Agrigento è una realtà tangibile frutto della più avanzata tecnologia e del più avveniristico design architettonico. Infatti dall'alto non si vede, perché è stato realizzato sotto terra e, all'approssimarsi degli aerei, si aprono improvvisamente due ali di terreno, emergono le piste aeroportuali, l'aerostazione e la torre di controllo, per richiudersi subito dopo ogni atterraggio, così come dopo ogni decollo.
Il nostro aeroporto, gioiello della modernità e del progresso, è stato giustamente intitolato “Cuffaro-Capodicasa”, a perenne memoria dei due protagonisti della nostra vita politica.
Emergenza idrica: ormai sono lontani i giorni della penuria d'acqua ad Agrigento. Solo gli anziani ne conservano qualche ricordo. Da tempo sono spariti dalle terrazze delle nostre abitazioni quegli orribili e antiestetici contenitori azzurri di plastica che costituivano l'impresentabile skyline di Agrigento. Per fortuna oggi l'acqua ad Agrigento ce l'abbiamo 24 ore su 24 (come del resto in tutti paesi civili) e non c'è l'esigenza di deturpare il nostro panorama.
Questi solo per ricordare alcuni dei grandi meriti dei nostri due benefattori, per cui la proposta di proclamare santi subito Cuffaro e Capodicasa ha trovato immediato unanime consenso soprattutto nell'informazione online che oggi viaggia alla velocità della luce.
Figurarsi che, sulla proposta di beatificazione avanzata sul mio blog da Maorinho, è arrivata in tempo reale l'approvazione di Papà-Mahori, lo stregone-sciamano di “Rafalahar”, un villaggietto di aborigeni che si trova 900 miglia a nord di Auckland, che con una mail (anche gli aborigeni vanno al passo con il progresso) mi ha riferito che quando invocano la benevolenza degli spiriti della loro tribù amano intonare, danzando, questo inno rituale:
“Kapokasa, Kapokasa”
“e Totonnu Vasa Vasa”
“lestu, lestu, akkura, akkura”
“sunnu i nostri prutitturra...”
Incredibile: i nostri beatificandi protagonisti politici hanno un riscontro universale, se perfino da uno sperduto villaggietto di selvaggi Mahori neozelandesi ci arriva (in un dialetto poco comprensibile, ma comunque chiaro) l'informazione su un loro antico rito propiziatorio di spiriti (o santi o divinità: chiamateli come volete) che hanno una strabiliante assonanza con i futuri San Totò Cuffaro e S.Angelo Capodicasa. Peraltro potrebbero prendere, a buon diritto, i posti dei santi protettori dei loro rispettivi paesi natali, Raffadali e Ioppolo Giancaxio.
Ultima informazione: giovedì scorso si è riunito, in seduta straordinaria, il consiglio comunale di Agrigento, non per discutere come avveniva in tempi ormai remoti dell'emergenza idrica nella nostra città ma per decidere in quale data del calendario collocare la festività da dedicare ai due nuovi santi. Sì proprio nello stesso giorno: non sono rari, infatti, nella agiografia i santi che vengono ricordati in coppia (basti pensare a SS. Pietro e Paolo, SS. Cosma e Damiano e via cantando).
In un primo momento si era pensato al 1° Novembre ma, visto che trattasi di data troppo affollata, all'unanimità è stato deciso di scegliere il giorno successivo, il 2 Novembre.
Gaetano Gaziano
tanogaziano@yahoo.it Continua a leggere...
Da un simpatico visitatore del sito, che si firma Maorinho (piccolo Maori) in quanto dice di appartenere alla leggendaria tribù degli aborigeni neozelandesi il cui grido di combattimento è stato fatto proprio dagli imbattibili All Blacks, è venuta l'originalissima proposta di fare Cuffaro e Capodicasa santi subito per i loro innegabili “miracoli” operati a beneficio della popolazione agrigentina. A chi avesse scarsa memoria ricordiamo, infatti, che l'accoppiata dei due governatori agrigentini ha consentito alla nostra provincia di fare quel salto di qualità che le ha permesso rapidamente di risalire i posti nelle graduatorie nazionali di benessere sociale, rispetto dell'ambiente, reddito pro-capite, vivibiltà, eccetera.
Voglio ricordare solo alcuni dei grandissimi meriti della nostra coppia miracolistica.
Occupazione: nella nostra terra, grazie alla politica di sviluppo promossa dai due nostri grandi benefattori, non esiste più un solo disoccupato. Anzi si teme che per coprire quelle migliaia di nuovi posti di lavoro occorrenti al il rigassificatore nella Valle dei Templi, voluto come ultimo preziosissimo regalo dai beatificandi Cuffaro e Capodicasa, bisognerà ricorrere alla mano d'opera straniera.
Il rivoluzionario aeroporto realizzato ad Agrigento è una realtà tangibile frutto della più avanzata tecnologia e del più avveniristico design architettonico. Infatti dall'alto non si vede, perché è stato realizzato sotto terra e, all'approssimarsi degli aerei, si aprono improvvisamente due ali di terreno, emergono le piste aeroportuali, l'aerostazione e la torre di controllo, per richiudersi subito dopo ogni atterraggio, così come dopo ogni decollo.
Il nostro aeroporto, gioiello della modernità e del progresso, è stato giustamente intitolato “Cuffaro-Capodicasa”, a perenne memoria dei due protagonisti della nostra vita politica.
Emergenza idrica: ormai sono lontani i giorni della penuria d'acqua ad Agrigento. Solo gli anziani ne conservano qualche ricordo. Da tempo sono spariti dalle terrazze delle nostre abitazioni quegli orribili e antiestetici contenitori azzurri di plastica che costituivano l'impresentabile skyline di Agrigento. Per fortuna oggi l'acqua ad Agrigento ce l'abbiamo 24 ore su 24 (come del resto in tutti paesi civili) e non c'è l'esigenza di deturpare il nostro panorama.
Questi solo per ricordare alcuni dei grandi meriti dei nostri due benefattori, per cui la proposta di proclamare santi subito Cuffaro e Capodicasa ha trovato immediato unanime consenso soprattutto nell'informazione online che oggi viaggia alla velocità della luce.
Figurarsi che, sulla proposta di beatificazione avanzata sul mio blog da Maorinho, è arrivata in tempo reale l'approvazione di Papà-Mahori, lo stregone-sciamano di “Rafalahar”, un villaggietto di aborigeni che si trova 900 miglia a nord di Auckland, che con una mail (anche gli aborigeni vanno al passo con il progresso) mi ha riferito che quando invocano la benevolenza degli spiriti della loro tribù amano intonare, danzando, questo inno rituale:
“Kapokasa, Kapokasa”
“e Totonnu Vasa Vasa”
“lestu, lestu, akkura, akkura”
“sunnu i nostri prutitturra...”
Incredibile: i nostri beatificandi protagonisti politici hanno un riscontro universale, se perfino da uno sperduto villaggietto di selvaggi Mahori neozelandesi ci arriva (in un dialetto poco comprensibile, ma comunque chiaro) l'informazione su un loro antico rito propiziatorio di spiriti (o santi o divinità: chiamateli come volete) che hanno una strabiliante assonanza con i futuri San Totò Cuffaro e S.Angelo Capodicasa. Peraltro potrebbero prendere, a buon diritto, i posti dei santi protettori dei loro rispettivi paesi natali, Raffadali e Ioppolo Giancaxio.
Ultima informazione: giovedì scorso si è riunito, in seduta straordinaria, il consiglio comunale di Agrigento, non per discutere come avveniva in tempi ormai remoti dell'emergenza idrica nella nostra città ma per decidere in quale data del calendario collocare la festività da dedicare ai due nuovi santi. Sì proprio nello stesso giorno: non sono rari, infatti, nella agiografia i santi che vengono ricordati in coppia (basti pensare a SS. Pietro e Paolo, SS. Cosma e Damiano e via cantando).
In un primo momento si era pensato al 1° Novembre ma, visto che trattasi di data troppo affollata, all'unanimità è stato deciso di scegliere il giorno successivo, il 2 Novembre.
Gaetano Gaziano
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domenica 27 luglio 2008
Emergenza idrica ad Agrigento: "Signuruzzu chiuvìti, chiuvìti..."
Avevo 10 anni quando (e parlo degli anni Cinquanta) trasportavo, a braccia con la “quartara”, l'acqua al terzo piano della mia abitazione a piazza Cavour e la pesante brocca d'argilla, piena, era quasi più alta di me.
Oggi, a sessant'anni di distanza, è cambiato poco o niente in materia di emergenza idrica ad Agrigento. Unico fatto nuovo: gli agrigentini non trasportano più l'acqua con le “quartare”, con le “giarre” o con i “bummuliddi” ma con i bidoni di plastica: il progresso almeno ci ha portato questo, la leggerezza dei contenitori, anche se noi Siciliani abbiamo pagato e paghiamo un prezzo troppo alto in termini di inquinamento delle coste e dell'aria provocato proprio dalle multinazionali del petrolchimico e dell'energia.
Non è cambiato niente, dunque. Alla guida della nostra città si sono alternati decine di sindaci, quasi sempre democristiani o ex democristiani. Mai un sindaco donna (se non ricordo male). Ben quattro agrigentini sono stati presidenti della Regione siciliana: Giuseppe La Loggia, Angelo Bonfiglio, Angelo Capodicasa e Totò Cuffaro. Abbiamo anche avuto ed abbiamo agrigentini in posti di ministro. Sta di fatto che i nostri rubinetti sono asciutti oggi come allora.
Il nostro attuale giovane Sindaco, Marco Zambuto, vista la rapidità con cui Silvio Berlusconi ha risolto l'emergenza “monnezza” di Napoli, ha creduto bene di rivolgersi al Primo Ministro: chissà che non faccia il miracolo anche ad Agrigento. E sapete chi ha avuto il coraggio di irridere alla proposta del Sindaco? Proprio quel Capodicasa che è stato governatore della nostra Regione e con gli altri politici agrigentini (di destra e di sinistra) porta sulle spalle la responsabilità del fallimento totale delle scelte governative in materia di emergenza idrica, almeno per quanto riguarda la nostra provincia. Dice Capodicasa l'emergenza idrica è cosa diversa dall'emergenza monnezza. E chi lo può negare? Ma sono molte le analogie che hanno portato al fallimento delle due emergenze. Per entrambe sono stati spesi miliardi (di euro), i presidenti delle due regioni hanno avuto spesso poteri speciali e la nomina a commissari straordinari governativi. Sia in Sicilia che in Campania (almeno fino all'arrivo di Bertolaso) erano stati fatti affluire e sperperati copiosi fiumi di denaro per appalti miliardari e consulenze d'oro, ma le emergenze (almeno per la Sicilia) sono tutte qui: e ad Agrigento in modo più drammatico che per le altre zone dell'isola.
Capodicasa afferma che sono stati appaltati e costruiti nuovi invasi, nuove bretelle di collegamento tra un invaso e l'altro, nuove reti idriche di distribuzione di ciò che i giornalisti amaramente hanno preso a definire da anni “il prezioso liquido”. Ma Capodicasa ci dice che tutto ciò non basta se le precipitazioni atmosferiche nell'anno sono scarse. Ergo se i nostri rubinetti restano a secco (dico i nostri perché in nessun'altra parte della Sicilia si soffre la penuria d'acqua che soffriamo noi) non ci resta che prendercela con il cielo. Ma con chi esattamente? Certo non con Giove Pluvio, che deve essere fortemente inc****to con noi agrigentini da quando Cuffaro e Capodicasa hanno avuto l'infausta idea di voler costruire un rigassificatore nella Valle dei Templi proprio accanto al tempio di Giove. O forse è meglio rivolgersi alla Madonna, come ci suggeriva Totò Cuffaro qualche tempo fa? Chissà, magari potremmo metterci in processione, come fanno a Caltabellotta nei periodi di siccità, e salmodiare in coro l'antica preghiera-filastrocca:
"Signuruzzu, chiuvìti, chiuvìti"
"Ca li terri sunnu morti di siti"
"Però mannàtini una bbona"
"Senza lampi e senza trona..."
Gaetano Gaziano Continua a leggere...
Oggi, a sessant'anni di distanza, è cambiato poco o niente in materia di emergenza idrica ad Agrigento. Unico fatto nuovo: gli agrigentini non trasportano più l'acqua con le “quartare”, con le “giarre” o con i “bummuliddi” ma con i bidoni di plastica: il progresso almeno ci ha portato questo, la leggerezza dei contenitori, anche se noi Siciliani abbiamo pagato e paghiamo un prezzo troppo alto in termini di inquinamento delle coste e dell'aria provocato proprio dalle multinazionali del petrolchimico e dell'energia.
Non è cambiato niente, dunque. Alla guida della nostra città si sono alternati decine di sindaci, quasi sempre democristiani o ex democristiani. Mai un sindaco donna (se non ricordo male). Ben quattro agrigentini sono stati presidenti della Regione siciliana: Giuseppe La Loggia, Angelo Bonfiglio, Angelo Capodicasa e Totò Cuffaro. Abbiamo anche avuto ed abbiamo agrigentini in posti di ministro. Sta di fatto che i nostri rubinetti sono asciutti oggi come allora.
Il nostro attuale giovane Sindaco, Marco Zambuto, vista la rapidità con cui Silvio Berlusconi ha risolto l'emergenza “monnezza” di Napoli, ha creduto bene di rivolgersi al Primo Ministro: chissà che non faccia il miracolo anche ad Agrigento. E sapete chi ha avuto il coraggio di irridere alla proposta del Sindaco? Proprio quel Capodicasa che è stato governatore della nostra Regione e con gli altri politici agrigentini (di destra e di sinistra) porta sulle spalle la responsabilità del fallimento totale delle scelte governative in materia di emergenza idrica, almeno per quanto riguarda la nostra provincia. Dice Capodicasa l'emergenza idrica è cosa diversa dall'emergenza monnezza. E chi lo può negare? Ma sono molte le analogie che hanno portato al fallimento delle due emergenze. Per entrambe sono stati spesi miliardi (di euro), i presidenti delle due regioni hanno avuto spesso poteri speciali e la nomina a commissari straordinari governativi. Sia in Sicilia che in Campania (almeno fino all'arrivo di Bertolaso) erano stati fatti affluire e sperperati copiosi fiumi di denaro per appalti miliardari e consulenze d'oro, ma le emergenze (almeno per la Sicilia) sono tutte qui: e ad Agrigento in modo più drammatico che per le altre zone dell'isola.
Capodicasa afferma che sono stati appaltati e costruiti nuovi invasi, nuove bretelle di collegamento tra un invaso e l'altro, nuove reti idriche di distribuzione di ciò che i giornalisti amaramente hanno preso a definire da anni “il prezioso liquido”. Ma Capodicasa ci dice che tutto ciò non basta se le precipitazioni atmosferiche nell'anno sono scarse. Ergo se i nostri rubinetti restano a secco (dico i nostri perché in nessun'altra parte della Sicilia si soffre la penuria d'acqua che soffriamo noi) non ci resta che prendercela con il cielo. Ma con chi esattamente? Certo non con Giove Pluvio, che deve essere fortemente inc****to con noi agrigentini da quando Cuffaro e Capodicasa hanno avuto l'infausta idea di voler costruire un rigassificatore nella Valle dei Templi proprio accanto al tempio di Giove. O forse è meglio rivolgersi alla Madonna, come ci suggeriva Totò Cuffaro qualche tempo fa? Chissà, magari potremmo metterci in processione, come fanno a Caltabellotta nei periodi di siccità, e salmodiare in coro l'antica preghiera-filastrocca:
"Signuruzzu, chiuvìti, chiuvìti"
"Ca li terri sunnu morti di siti"
"Però mannàtini una bbona"
"Senza lampi e senza trona..."
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martedì 22 luglio 2008
Pubblici dipendenti fannulloni: Vieni avanti creativo...

Non c'è peggio di quando una categoria viene presa di mira dai media perché qualche buontempone di governante si alza male la mattina e comincia a straparlare contro di loro.
Qualche tempo fa, ad esempio, se la sono presa contro i “poveri” petrolieri che il “comunista” Tremonti vorrebbe tassare. Per fortuna che, in loro soccorso, sono arrivati Bersani, che i petrolieri li conosce bene, e il Pd di Veltroni che, come si sa, è da sempre schierato in difesa degli interessi dei più deboli. Anch'io ho scritto, sul mio, blog il precedente post a sostegno dei “poveri” petrolieri.
Oggi un'altra categoria tartassata è quella dei dipendenti pubblici che qualche maldicente giornalista, che attacca i privilegi di casta, continua a definire “fannulloni”. Anche loro sono additati ingiustamente. Quello “stakanovista” del ministro Brunetta s'è messo in testa che vuole licenziare i perditempo, i cronici assenteisti, i dipendenti con doppio lavoro: i fannulloni, insomma. Ma i sindacati, per fortuna, sono scesi sul piede di guerra. “Ma è impazzito quel ministro?” ha gridato in coro la triplice “alleanza”. Però loro, si sa, difendono i privilegi (pardon i diritti) dei lavoratori. Invece, la difesa più brillante (colta direi) l'ha fatta il giornalista Francesco Merlo che, sul suo giornale “la Repubblica”, in un dotto articolo del 20 luglio ha osservato correttamente che se Brunetta fosse vissuto al tempo di Kafka oggi non potremmo leggere i capolavori del grande scrittore boemo, in quanto, essendo egli impiegato delle Assicurazioni Generali di Praga, si concedeva lunghi periodi di evasione davanti alla sua Remington, per cui sarebbe stato certamente licenziato in tronco. Bravo Merlo a ricordarci l'episodio e accostare l'illustre esempio alla querelle che oggi ci interessa sui fannulloni pubblici. Cosa vanno blaterando Rizzo e Stella a stigmatizzare i privilegi delle caste? Non hanno capito niente: tra i fannulloni, come ricorda Merlo, potrebbero esserci uno, cento, mille, perditempo “geniali” che, dietro la loro apparente “bighellonaggine”, nascondono una natura sognatrice e creativa.
Come è possibile che i quasi 500 mila dirigenti pubblici, oltre a essere strapagati, prendano a fine anno, tutti quanti, il premio di produttività? Sono tutti bravi, non ce n'è neppure uno cretino? Ma che cretini, siamo tutti efficienti e creativi, vi risponderanno.
Come creativi certamente saranno quei figli di giornalisti che, guarda caso, diventano a loro volta giornalisti. “Ma siamo bravi e creativi” controbattono a qualche osservatore maligno che si permette di criticare “l'automatica” discendenza. Come sono bravi e creativi i professori universitari figli di docenti universitari. Si sa: creativi anche loro.
Quindi, per favore, non facciamo facili illazioni, non diamo più la caccia ai fannulloni pubblici dipendenti perché (ricordatelo) dentro a ognuno di loro non c'è certamente un cretino ma potrebbe celarsi potenzialmente un altro grande letterato.
Perciò che sgorghi spontaneo in tutti noi il grido unanime: VIENI AVANTI CREATIVO!
Gaetano Gaziano Continua a leggere...
venerdì 18 luglio 2008
Anche i ricchi piangono...
Poveri ricchi, e adesso cosa faranno? Tutti li vogliono tassare o, ancora peggio, tartassare.
Ha cominciato quel “comunista” di Tremonti, cui è venuta l'originalissima idea di istituire la “Robin Hood Tax” per colpire i sudatissimi profitti di petrolieri e banchieri. Mi dite, per favore, come farà allora il “povero” Moratti a comprare fior di campioni come Adriano o Ronaldo che hanno quotazioni di centinaia di milioni (di euro) o come farà a strapagare allenatori come Mourinho o a dare liquidazioni milionarie ad ex allenatori come Mancini?
Ma cosi facendo rischiamo di restare fuori dal mercato pallonaro. E chi lo vince più uno scudetto per non parlare poi della coppa dei campioni?
Questa faccenda della “Robin tax”comincia inoltre a preoccupare i “poveri” petrolieri di tutto il mondo, perché sta diventando contagiosa. Barak Obama, negli Iuessei, ci sta facendo un pensierino e Bush padre e figlio sono notevolmente preoccupati. Qualcosa di sicuro faranno.
Ma cosa sarebbe una società senza ricchi? Saremmo tutti poveri. Ebbé? Non sarebbe certamente un bel vivere: un popolo di straccioni, insomma! Come faremo senza i nostri modelli di riferimento, senza i nostri miti, come i Moratti o gli Agnelli?
Gianni Agnelli ha dettato, mentre era in vita, gli stilemi del bonton a tutti noi miseri mortali. Io, per anni, ho portato l'orologio allacciato sul polsino e imitato Veltroni che imitava l'Avvocato, non abbottonandomi le punte dei colletti delle camice.
E ora, per soprammercato, ci si mette pure quel “comunista” di Lombardo che, non solo vuole istituire una tassa sui profitti delle lobbies petrolchimiche e dell'energia operanti in Sicilia come Agip, Esso,Erg-Shell, Enel e via cantando, ma pretenderebbe pure gli arretrati per i guasti ambientali e sulla salute dei Siciliani provocati con le loro industrie inquinanti in 50 anni di attività.
“Ma sono usciti fuori di testa Lombardo e i suoi assessori?” ha gridato giustamente allarmato Lo Bello, il tanto osannato presidente del nuovo corso antimafia della Confindustria siciliana.
E per fortuna che in soccorso dei “poveri” petrolieri sono arrivati, oltre a Lo Bello, anche il Pd siciliano e qualche schierato maître à penser , che hanno definito “strumentale” l'iniziativa del governo siciliano.
Questi presuntuosi demagoghi dei nuovi governanti siciliani non hanno capito un bel niente: le ciminiere sono opere d'arte moderna, tanto da essere state raffigurate nei suoi quadri da uno dei più grandi pittori del primo Novecento italiano, Mario Sironi, che amava dipingere le periferie industriali milanesi.
Oggi quelle periferie a Milano non esistono più, ma ci penserà l'Enel, con la benedizione di Totò Cuffaro e Capodicasa, a fare risorgere nella nostra Valle dei Templi le ciminiere che, con le preziose “indicazioni cromatiche” della sovrintendente Costantino e dei suoi collaboratori, diventeranno di certo “un capolavoro architettonico”.
Ordunque la smettano, queste prefiche e saccenti predicatori di sventure, di perseguitare i nostri “poveri” ricchi che ci assicurano coppe dei campioni, scudetti e, soprattutto, inconfondibili stili di vita.
Gaetano Gaziano Continua a leggere...
Ha cominciato quel “comunista” di Tremonti, cui è venuta l'originalissima idea di istituire la “Robin Hood Tax” per colpire i sudatissimi profitti di petrolieri e banchieri. Mi dite, per favore, come farà allora il “povero” Moratti a comprare fior di campioni come Adriano o Ronaldo che hanno quotazioni di centinaia di milioni (di euro) o come farà a strapagare allenatori come Mourinho o a dare liquidazioni milionarie ad ex allenatori come Mancini?
Ma cosi facendo rischiamo di restare fuori dal mercato pallonaro. E chi lo vince più uno scudetto per non parlare poi della coppa dei campioni?
Questa faccenda della “Robin tax”comincia inoltre a preoccupare i “poveri” petrolieri di tutto il mondo, perché sta diventando contagiosa. Barak Obama, negli Iuessei, ci sta facendo un pensierino e Bush padre e figlio sono notevolmente preoccupati. Qualcosa di sicuro faranno.
Ma cosa sarebbe una società senza ricchi? Saremmo tutti poveri. Ebbé? Non sarebbe certamente un bel vivere: un popolo di straccioni, insomma! Come faremo senza i nostri modelli di riferimento, senza i nostri miti, come i Moratti o gli Agnelli?
Gianni Agnelli ha dettato, mentre era in vita, gli stilemi del bonton a tutti noi miseri mortali. Io, per anni, ho portato l'orologio allacciato sul polsino e imitato Veltroni che imitava l'Avvocato, non abbottonandomi le punte dei colletti delle camice.
E ora, per soprammercato, ci si mette pure quel “comunista” di Lombardo che, non solo vuole istituire una tassa sui profitti delle lobbies petrolchimiche e dell'energia operanti in Sicilia come Agip, Esso,Erg-Shell, Enel e via cantando, ma pretenderebbe pure gli arretrati per i guasti ambientali e sulla salute dei Siciliani provocati con le loro industrie inquinanti in 50 anni di attività.
“Ma sono usciti fuori di testa Lombardo e i suoi assessori?” ha gridato giustamente allarmato Lo Bello, il tanto osannato presidente del nuovo corso antimafia della Confindustria siciliana.
E per fortuna che in soccorso dei “poveri” petrolieri sono arrivati, oltre a Lo Bello, anche il Pd siciliano e qualche schierato maître à penser , che hanno definito “strumentale” l'iniziativa del governo siciliano.
Questi presuntuosi demagoghi dei nuovi governanti siciliani non hanno capito un bel niente: le ciminiere sono opere d'arte moderna, tanto da essere state raffigurate nei suoi quadri da uno dei più grandi pittori del primo Novecento italiano, Mario Sironi, che amava dipingere le periferie industriali milanesi.
Oggi quelle periferie a Milano non esistono più, ma ci penserà l'Enel, con la benedizione di Totò Cuffaro e Capodicasa, a fare risorgere nella nostra Valle dei Templi le ciminiere che, con le preziose “indicazioni cromatiche” della sovrintendente Costantino e dei suoi collaboratori, diventeranno di certo “un capolavoro architettonico”.
Ordunque la smettano, queste prefiche e saccenti predicatori di sventure, di perseguitare i nostri “poveri” ricchi che ci assicurano coppe dei campioni, scudetti e, soprattutto, inconfondibili stili di vita.
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mercoledì 16 luglio 2008
Il nostro federalismo
Finalmente una buona notizia! Dopo un inizio di legislatura un po' claudicante con la difficoltà di formare la giunta regionale, con i provvedimenti scoraggianti provenienti dal governo nazionale sullo scippo di fondi per le infrastrutture in Sicilia e dopo la boutade shock di affidare i beni culturali ai privati, il governatore Lombardo, con l'assessore all'industria Pippo Gianni e l'assessore all'ambiente Pippo Sorbello, ha dichiarato (Giornale di Sicilia del 15 luglio) che introdurrà una tassa ecologica sulle raffinerie, per ripagare il danno ambientale che hanno fatto in Sicilia la Esso di Augusta, l'Agip di Gela e la Erg-Shell di Priolo negli ultimi 50 anni. Sarebbe questo il federalismo applicato alla questione energetica, in considerazione che la Sicilia produce più energia di quella che consuma e che sempre in Sicilia viene estratto il 10% e raffinato il 50% degli idrocarburi destinati al consumo di tutto il Paese. Questa produzione superiore alle nostre esigenze ha provocato negli anni guasti ambientali e sanitari rilevantissimi, mentre gli enormi utili vanno alle industrie e allo Stato che lucra ingenti entrate fiscali. “Non è giusto che le coste e i fiumi” ha dichiarato Sorbello “siano devastati dall'inquinamento, che le falde idriche siano prosciugate per raffreddare impianti e turbine, senza contare che nessuno di questi fattori inquinanti produce sviluppo duraturo per i nostri territori”. E' davvero musica per le nostre orecchie sentire che non si può continuare a svendere il nostro territorio in cambio di pochi posti di lavoro e che se è giusto oggi pretendere dalle industrie già esistenti delle compensazioni, sotto forma ad esempio di sconti sul costo dei carburanti (che tra l'altro risolverebbe la crisi spaventosa della nostra marineria messa in ginocchio proprio dall'aumento spropositato del gasolio), bisogna altresì con enorme cautela valutare l'opportunità di insediare nuovi impianti come i rigassificatori che hanno un alto indice di impatto ambientale e di pericolosità, per cui è necessario eventualmente farli off-shore cioè lontani dalla costa. E' ciò che andiamo sostenendo da lungo tempo, visto anche che quelli già autorizzati in Italia, come a Rovigo e a Livorno, sono appunto off-shore e che quindi non si capisce come mai proprio quello di Porto Empedocle debba essere costruito attaccato ad un centro abitato e in prossimità di un sito Unesco, come quello della Valle dei Templi. Pretendere delle compensazioni per i guasti ambientali prodotti dalle industrie petrolchimiche è il meno che la Sicilia possa fare (regioni frontaliere, come la Valle d'Aosta, pur non avendo né trivelle né raffinerie, godono di uno sconto sui carburanti) e in questa volontà dovrebbero ritrovarsi, in modo bipartisan, tutti d'accordo politici di destra, di sinistra e cittadini, non preoccupandosi delle proteste di Confindustria che ovviamente non può che difendere i propri interessi, spesso non coincidenti con quelli della maggior parte dei cittadini.
Queste dichiarazioni così nette, in verità coerenti con quanto sostenuto da Lombardo in campagna elettorale, lasciano sperare in un'inversione di tendenza nell'atteggiamento fino ad oggi tenuto dai nostri politici siciliani cioè di accettare supinamente, nelle piccole come nelle grandi cose, le scelte decise altrove spesso non nell'interesse dei Siciliani. E' arrivato il momento per i nostri politici a Roma di lavorare nell'interesse della Sicilia senza timidezze e senza il cappello in mano, confrontandosi a testa alta con le pretese di Bossi e con la sedicente nuova “questione settentrionale” che fa guardare alla Sicilia sempre più con fastidio e insofferenza. Solo così potremo avviarci verso il riscatto e la rinascita di una terra come la nostra che ha davvero tutte le potenzialità umane, ambientali e culturali per invertire una rotta. La Sicilia finalmente potrà scegliere una strada e non subire un destino.
Caterina Busetta Continua a leggere...
Queste dichiarazioni così nette, in verità coerenti con quanto sostenuto da Lombardo in campagna elettorale, lasciano sperare in un'inversione di tendenza nell'atteggiamento fino ad oggi tenuto dai nostri politici siciliani cioè di accettare supinamente, nelle piccole come nelle grandi cose, le scelte decise altrove spesso non nell'interesse dei Siciliani. E' arrivato il momento per i nostri politici a Roma di lavorare nell'interesse della Sicilia senza timidezze e senza il cappello in mano, confrontandosi a testa alta con le pretese di Bossi e con la sedicente nuova “questione settentrionale” che fa guardare alla Sicilia sempre più con fastidio e insofferenza. Solo così potremo avviarci verso il riscatto e la rinascita di una terra come la nostra che ha davvero tutte le potenzialità umane, ambientali e culturali per invertire una rotta. La Sicilia finalmente potrà scegliere una strada e non subire un destino.
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