mercoledì 20 maggio 2009

Benvenuto Presidente nella Valle dei Templi


(Questo messaggio di benvenuto abbiamo inviato al Quirinale il 19 maggio alle ore 9,20 per fax e per e.mail)

Caro On. Giorgio Napolitano,
la nostra associazione “Salviamo la Valle dei Templi” le dà il più caloroso benvenuto in occasione della Sua visita ad Agrigento di sabato prossimo 23 maggio. La Sua visita, on. Presidente, giunge quanto mai opportuna, perché la nostra città attraversa uno dei momenti più difficili della propria storia. Le classifiche nazionali la vedono collocata negli ultimi posti per reddito e per vivibilità. La dissennata amministrazione delle risorse umane ed economiche della nostra terra da parte di mediocri governanti siciliani (di destra e di sinistra) ha prodotto nel corso degli anni l'attuale stato di disagio e povertà delle nostre popolazioni. I nostri figli, su cui abbiamo investito ingenti risorse per la loro formazione, sono dovuti emigrare alla ricerca di un lavoro e di una vita dignitosa.
Come se non bastasse, poi, alcuni nostri uomini politici spregiudicati, affiancati da funzionari “distratti”, stanno tentando di svendere anche il territorio con il nostro straordinario patrimonio culturale, la Valle dei Templi, che è anche il simbolo della identità e della cultura degli agrigentini, dei siciliani ma anche del mondo intero perché è stata inserita nel 1997 nella World Heritage List dell'Unesco, come patrimonio dell'umanità. Oggi questo patrimonio è fortemente minacciato dal progetto indecoroso di costruire un rigassificatore da 8 miliardi di mc. in zona “Caos”sotto la casa natale di Luigi Pirandello e al confine sud-occiderntale del parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi. Ella è stata informata, come del resto le altre autorità istituzionali nazionali ed europee, di questo rischio con un appello da noi promosso nel marzo del 2007: primi firmatari Dacia Maraini e Rita Borsellino. Purtroppo l'iter autorizzativo dell'ecomostro sotto la Valle dei Templi, malgrado i nostri sforzi, è quasi arrivato a conclusione e temiamo che i deboli segnali positivi di intervento da parte delle istituzioni europee, come la Commissione Europea e l'Unesco, arriveranno tardi, già a lavori finiti e a disastro ambientale e paesaggistico consumato. Pertanto, on. Presidente, credo che la Sua visita sia un'opportunità straordinaria, perché Ella si renda conto di persona quale pericolo oggi corra la Valle dei Templi che, nonostante le molte mistificazione dei media, troverà fortunatamente ancora intatta e perciò degna di uno sviluppo economico coerente con un sito Unesco. Dal programma della Sua visita apprendiamo che Lei farà un'escursione nella Valle. Si faccia spiegare dai suoi accompagnatori ufficiali dove sorgerà esattamente il rigassificatore da 8 miliardi di mc. e diffidi, La prego, di spiegazioni approssimative come quelle che sono state fornite al giapponese dr. Matsura, direttore generale dell'Unesco, che venne in visita alla Valle nel novembre del 2008. Gli fu spiegato con fare molto imbarazzato che il rigassificatore dovrà sorgere “in un'altra città”, mentre in effetti la realizzazione è prevista in territorio di Porto Empedocle ma al confine con Agrigento e nella Buffer zone (zona di rispetto Unesco) del parco archeologico.
Fiduciosi che Ella vorrà attenzionare quanto da noi segnalato, molto cordialmente Le porgiamo il nostro più caloroso benvenuto,
Gaetano Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento”
tanogaziano@yahoo.it

7 commenti:

Giulio A. ha detto...

Sig. Gaetano Gaziano...il verbo attenzionare non esiste!

Gaetano Gaziano ha detto...

@ Giulio A.: Consulta il dizionario italiano Aldo Gabrielli.
Ciao

Giulio A. ha detto...

TRECCANINelle migliaia di italiani che inviano ai giornali o a qualche sito serie e talvolta sdegnate mail su presunti errori e orrori di lingua, individuati sulla stampa o ascoltati da politici e altri personaggi famosi alla radio o in tivvù, lo storico della lingua Luca Serianni “tocca con mano” «il forte investimento simbolico legato alla lingua, anche in minuti aspetti del suo funzionamento» (Prima lezione di grammatica, Laterza, Roma-Bari 2006, p. 47), una vera «passione» che non perdona. Amiamo la nostra lingua e siamo pronti a difenderla dai presunti soprusi perpetrati a suo danno, specialmente se l’autore del misfatto è un personaggio pubblico, di rilievo nazionale. Come a dire: tu, che in qualche modo ci rappresenti, non puoi permetterti di tradire la nostra lingua, il cui uso ci accomuna, dandoci un’identità condivisa.

Antonio Di Pietro nello «stupidario»

Può capitare – anzi, non è fatto raro – che l’indignazione, la denuncia e la reprimenda prorompano dal petto di un italiano colto, che ha a che fare, per mestiere, con l’uso delle parole. È il caso, recente, di Guido Quaranta, esperta firma del giornalismo politico. In un articolo del 23 gennaio 2009, intitolato Lessico poco disponibile (http://espresso.repubblica.it/), Quaranta se la prende con il lessico ora «ineffabile» (tanta è la sua bruttezza, s’intende), «inflazionato», «bislacco», «altisonante e inconcludente», «astruso o straniero» di tanti dei cosiddetti “nuovi” politici. In particolare, l’esordio dell’articolo è dedicato a una parola e a un personaggio ben definiti: «Giorni fa, l’onorevole Antonio Di Pietro ha coniato un nuovo verbo: attenzionare. E, conversando con un cronista, lo ha disinvoltamente coniugato al participio passato: “attenzionato”». «Non se ne sentiva affatto il bisogno», commenta Quaranta, aggiungendo che il vocabolo va ad arricchire quel «voluminoso e grottesco» «stupidario» che è il «lessico della Seconda Repubblica».
Certo, nei giorni seguenti l’onorevole Di Pietro è stato al centro dell’attenzione per altre parole, meno inconsuete e più pesanti («il silenzio è un comportamento mafioso»), che gli hanno meritato un’indagine della magistratura per offesa all’onore o al prestigio del presidente della Repubblica. Ma, linguisticamente parlando, va preso atto che Di Pietro è proprio fatto così, oscilla tra i poli del burocraticismo togato e la schiettezza forzata. Noi, ora, prendiamo in esame soprattutto il primo polo, cominciando dal verbo attenzionare, che è tanto dispiaciuto a Quaranta.

[..]Silverio Novelli

Giulio A. ha detto...

E guardi cosa dicono all'Accademia della Crusca:



Attenzionare

neologismo

Mi trova perfettamente d’accordo: tale verbo è un vero aborto lessicale. Eppure – ahinoi – è già entrato nel GRADIT:
«[BU] [2001 in “Corriere della Sera”; der. di attenzione con –are] nel linguaggio burocratico, avvisare, allertare: a. le forze dell’ordine.»
Di questo passo avremo presto “mentare”, “pensierare”, “prudenzare” e, perché no?, “sessare”.
Quando un neologismo serve a colmare una lacuna lessicale, ben venga; ma quando si tratta di mera ignoranza del nostro ricchissimo patrimonio lessicale, e, direi, di coniazione inutile, c’è da domandarsi se davvero sia bene lasciare incustodite le sorti della lingua, affidandole a un uso che sembra peggiorare di giorno in giorno.

Giulio A. ha detto...

Come aggiornamento di quanto sopra scritto, possiamo aggiungere che l'edizione 2004-2005 del Devoto-Oli riporta sia il verbo transitivo che l'aggettivo attenzionato, datandoli rispettivamente 1998 e 2000; le definizioni sono le seguenti: “Sollecitare l'attenzione di qualcuno, spec. delle forze dell'ordine o dell'autorità giudiziaria, allertare” e “Sottoposto all'attenzione di qualcuno, spec. delle forze dell'ordine o dell'autorità giudiziaria”. Anche l’edizione 2007 del GRADIT riporta il verbo, datandolo 2001 e riferendolo al linguaggio burocratico; datato 2002, è registrato anche il sostantivo derivato attenzionamento, così definito: “da parte di un utente, il polarizzare l'attenzione su un determinato argomento o settore”. Infine lo ZINGARELLI ha accolto il verbo (non l'aggettivo, né il sostantivo) solo nell'edizione 2009, mentre il Sabatini Coletti 2008, non accoglie la forma.

Maori ha detto...

X Giulio A.
Gradirei un consiglio da una persona colta come lei. Ho inviato un commento ad un altro blog e ho usato due verbi: “letiziato” per descrivere un cornuto accondiscendente, e “papiato” per un vecchio viagrato in cerca di minorenni. Ho sbagliato?. Grazie e Ciao.

Maorinho(piccolo maori) ha detto...

Sei forte Papà Maori!
Sentivamo la tua mancanca su questo blog.
Dove ti eri cacciato?
Bentornato comunque...