sabato 29 settembre 2012
Non votiamo i deputati regionali uscenti dell'assembela regionale siciliana
Cari Lettori di questo blog, ricordiamoci di non votare alle prossime elezioni regionali siciliane i deputati uscenti. Tutti, nessuno escluso, hanno gravissime responsabilità nell'approvazione dell'ignobile progetto del rigassificatore da 8 miliardi di mc. sotto la Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco.
E' ovvio che l'invito di non voto vale anche per Calogero Firetto, neo candidato Udc, sindaco di Porto Empedocle e dipendente Enel, uno dei più strenui sostenitori dell'ecomostro in zona archeologica. Le responsabilità più pesanti ce l'hanno, ovviamente, gli agrigentini Michele Cimino, Roberto Di Mauro e Luigi Gentile assessori regionali nella giunta di don Raffaele Lombardo, traditore della Valle dei Templi.
A questi tre “signori” (nella foto in alto) indirizzai una lettera aperta dal titolo “Cari Assessori Regionali se avete gli attributi”, che potete leggere su questo blog. http://busetta.blogspot.it/2009/01/cari-assessori-regionali-se-avete-gli.html
A loro, unitamente agli altri “onorevoli” regionali uscenti, dovrà essere ascritta l'ignominia della costruzione del rigassificatore.
Gaetano Gaziano.
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domenica 23 settembre 2012
Rigassificatori: la Shell abbandona quello di Priolo-Melilli
Dopo la Erg dei petrolieri Garrone, anche la multinazionale Shell abbandona il progetto del rigassificatore di Priolo-Melilli(nella foto). E lo fa non certo per i motivi di sicurezza che avevano prospettato enti locali e cittadini (la cui contrarietà avevano espresso anche attraverso un referendum popolare), ma per “i mutati scenari energetici mondiali”, così come aveva motivato la Erg nel prendere la decisione di abbandonare il progetto gasiero.
Questi “mutati scenari energetici” vengono confermati, se ce ne fosse stato bisogno, in un attenta analisi del “Sole 24 Ore” del 22 settembre, che ha visto precipitare vertiginosamente le quotazioni del prezzo del gas negli ultimi tre anni. E tutto ciò è successo per
il perfezionamento delle tecniche estrattive (come lo shale gas) destinate ad essere perfezionate nei prossimi anni, per cui non è ipotizzabile un'inversione di tendenza.
L'analista del quotidiano economico consiglia di essere molto cauti negli investimenti che riguardano il gas, per evitare di “scottarsi”.
E, infatti, molte aziende stanno rivedendo i loro progetti, come la British Gas che ha abbandonato il rigassificatore di Brindisi.
Il progetto di Gioia Tauro, invece, che sta molto a cuore all'ing. De Benedetti, è stato bocciato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, in quanto non è stato valutato il rischio sismico e contro il progetto di Trieste si sono espressi gli enti locali e il governo sloveno, che non lo vuole al suo confine.
A proposito di rischio sismico, come mai il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici non ha preso in considerazione, per il rigassificatore di Porto Empedocle, il rischio sismico del nostro territorio, classificato di secondo livello, come quello dell'Aquila?
Ma, al di là delle valutazioni tecniche, è forte la nostra speranza che anche Enel receda dall'ignobile progetto di costruire un rigassificatore da 8 miliardi di mc. al confine del parco archeologico della Valle dei templi di Agrigento “per i mutati scenari energetici mondiali” e perché, nel presentare il piano industriale 2012/2016 alle società internazionali di rating, ha promesso di ridurre il debito da 45 a 30 miliardi, che tuttavia non le hanno creduto, infatti hanno abbassato il rating da A- a 3B+.
Scendere ancora di livello significherebbe per Enel non avere più alcuna credibilità internazionale e non trovare nessuno disposto a finanziarli.
Auspichiamo che questa bellissima notizia, quella del passo indietro di Enel, venga data al più presto, magari facendola passare come un nobile gesto di volere evitare l'ignominia che ricadrebbe su noi Italiani tutti se si dovesse costruire l'ecomostro gasiero vicino ad una zona archeologica e paesaggistica tra le più belle al mondo. A noi starebbe bene anche così!
Gaetano Gaziano.
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venerdì 14 settembre 2012
Corrado Passera: l'imbroglio degli sgravi fiscali alle infrastrutture
L'articolo di Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano del 13 settembre non fa che confermare ciò che già si sospettava e che noi andiamo denunciando da diversi anni e cioè che finanziare faraoniche infrastrutture, "il più delle volte inutili”, è solo “un regalo ai costruttori e alle banche”.
Ora, Corrado Passera prevede di aggiungere all'affaire-imbroglio il boccone più succulento: lo sgravio fiscale per la costruzione delle infrastrutture del costo superiore ai 500 milioni di euro.
Meletti valuta che “l'inganno” e “i trucchi contabili” faranno crescere il debito pubblico di altri 50 miliardi, ma credo che la sua stima vada corretta al rialzo.
E ciò perché si limita a prendere in considerazione, tra le infrastrutture che beneficeranno degli sgravi, le autostrade e le ferrovie, mentre sono da aggiungere i 14 rigassificatori che nella mente di Prodi e Bersani, ma anche di Berlusconi e Tremonti, dovevano trasformare le nostre coste in hub energetico.
I rigassificatori, che non servono al nostro Paese, dato che, dopo i mutati scenari energetici mondiali, l'Italia ha chiesto fin dal 2009 di esportare gas verso l'Europa (come ci informa il Sole 24 Ore del 13.10.2009), tornano ad essere un ghiotto boccone per i pescecani della finanza internazionale, in seguito all'annuncio degli sgravi fiscali che dimezzeranno il costo delle opere.
A tal punto che è facile prevedere che British Gas ed Erg-Shell, che avevano abbandonato i rigassificatori di Brindisi e di Priolo-Melilli, tornino alla carica. Anche Enel, che aveva rinviato l'inizio dei lavori del rigassificatore di Porto Empedocle, si affretterà a costruirlo dopo il “regalo” di Monti-Passera.
Di quanto lieviterà ancora il debito pubblico, oltre la previsione di Meletti, è facile calcolare.
I 14 rigassificatori, tutti della capacità di 8 miliardi di mc.l'anno, tranne quello di Gioia Tauro che è di 10 miliardi di mc. e che sta tanto a cuore all'ing. De Benedetti e la sua Sorgenia, prevedono un costo di costruzione per ciascun rigassificatore di 800 milioni/un miliardo. Il dimezzamento dei costi (con il regalo Monti-Passera) aumenterà, quindi, il debito pubblico di altri sette miliardi.
E se questi sono i provvedimenti “SalvaItalia” dei tecnici (tecnici di che?) Monti-Passera c'è poco da stare allegri.
Ma i “salvaItalia” Monti e Passera non hanno fatto, però, i conti con la Commissione Europea.
A volte, come facile alibi, amano dire “è l'Europa che ce lo chiede”.
Se dovessero mettere in atto gli sgravi previsti per la costruzione dei rigassificatori, sarà l'Europa realmente a stoppare il nostro governo, dato che sarebbe la prima volta, nella storia dell'unione europea, che dei lavori beneficino di doppi aiuti di Stato: i primi con gli sgravi fiscali di Monti-Passera, i secondi con la garanzia sancita dall'Autorita dell'Energia e del Gas (e chiamala autorità) che assicura alle società gasiere l'80% dei ricavi di riferimento (almeno 3 miliardi l'anno)anche se non dovessero rigassificare un solo mc.di gas.
Gaetano Gaziano.
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venerdì 31 agosto 2012
Corrado Passera Pinocchio
“Colossale balla mediatica” è stata definita da Stefano Feltri sul “Fatto Quotidiano” la notizia degli 80 miliardi che Passera intende destinare alla crescita economica del nostro Paese. Non più teneri sono stati a destra, se Angelino Alfano ha detto che si tratta solo di “miliardi virtuali”.
Corradino Passera come Pinocchio, dunque!(accanto nella vignetta satirica di Leonardo Tanto).
La solita politica degli annunci, sport nazionale dei nostri politici, a destra come a sinistra. Anche i sobri ministri tecnici del governo Monti non ne vanno esenti.
Ora, se la bufala estiva di Corradino Pinocchio può essere bevuta dal lettore sprovveduto,
non si comprende come possa avere incantato l'industriale Roberto Bazzano, presidente della società Iren che detiene il 46% della Olt Off-shore Lng Toscana (l'altro 46% appartiene alla multinazionale tedesca E.On) che dovrà costruire il rigassificatore di Livorno.
Bazzano aveva annunciato che sarebbe scesa al 20-25% la presenza di Iren nella Olt. E questo era comprensibile, in quanto, a seguito dei mutati scenari energetici mondiali, in molti stanno abbandonando il business dei rigassificatori, com'è successo alla British Gas che ha rinunciato al rigassificatore di Brindisi o alla Erg dei petrolieri fratelli Garrone che ha detto addio al rigassificatore di Priolo Melili.
Mentre oggi Bazzano, folgorato dal piano-balla di Passera, ha fatto marcia indietro, secondo quanto riferito il 30 agosto da “Shippingonline.it.” (giornale on line del Secolo XIX) , e ciò per le “nuove interessanti opportunità che il piano energetico del ministro Corrado Passera aprirà entro fine anno”.
Quali possano essere queste “nuove interessanti opportunità” è difficile capire.
Il governo italiano non può sostenere economicamente l'impresa dei rigassificatori. Se ciò facesse, incorrerebbe nel divieto europeo degli aiuti di Stato. Anzi sarebbe la prima volta nella storia dell'Unione europea che un business viene assistito due volte dagli aiuti di Stato. Una prima volta all'inizio del business con il sostegno del governo italiano, una seconda volta con la garanzia, che è stata già prevista dall'Autorità dell'energia e del gas, che assicura alle aziende che gestiscono rigassificatori l'80% dei ricavi di riferimento (almeno 3 miliardi di euro l'anno) in ogni caso, anche se non dovessero rigassificare, cioè, un solo metro cubo di gas.
Qindi o Bazzano s'è bevuta la colossale balla mediatica di Corradino Pinocchio o sa cose che noi non sappiamo.
“Shippingonline” prosegue con l'informazione che il piano di Passera punta a fare dell’Italia un hub del gas europeo attraverso i gasdotti ma soprattutto investendo su 4 impianti di rigassificatore: Livorno e Porto Empedocle in primis (perché quasi pronti), Gioia Tauro e Falconara a seguire.
Per quanto riguarda questi ultimi rigassificatori, oltre al rilievo che godrebbero dei doppi aiuti di Stato vietati dall'Europa, va ricordato che il rigassificatore di Gioia Tauro sta molto a cuore all'ing. Carlo De Benedetti con la sua Sorgenia, attualmemte coinvolto nella dura polemica sulla centrale inquinante a carbone di Vado Ligure, mentre per il rigassificatore di Porto Empedocle si configurerebbe addirittura un vistoso conflitto di interessi, essendo stato l'attuale ministro del Turismo, Piero Gnudi, presidente di Enel, che dovrà costruire il rigassificatore al confine del parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco.
Gaetano Gaziano.
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domenica 19 agosto 2012
Quando i ministri della Cultura si chiamavano André Malraux
Si racconta che il ministro della Cultura francese, André Malraux (nella foto), salvò dall'abbattimento il vecchio quartiere di Lione, oggi patrimonio Unesco, imponendo molto opportunamente sullo stesso il vincolo di interesse storico-monumentale.
Successe che Malraux, in visita a Lione negli anni Sessanta, fu accompagnato dal sindaco di quella città che, innamorato del “progresso”, aveva programmato di abbattere il quartiere medievale di Lione famoso per i "traboules", passaggi segreti che conducono da una strada all'altra attraverso i cortili degli edifici. Aveva intenzione di costruirvi, al suo posto, avveniristici grattacieli stile New York.
Malraux ascoltò attentamente il sindaco “progressista” senza profferire parola, e l'indomani, tornatosene a Parigi, impose il vincolo storico-monumentale sull'antico quartiere lionnese, salvandolo dalla furia devastatrice del baldanzoso amministratore locale.
Qualche anno dopo la vecchia Lione venne dichiarata patrimonio Unesco.
Questi erano ministri della Cultura, che facevano onore alla loro funzione.
Quelli italiani, si chiamino essi Rutelli, Bondi od Ornaghi
non vogliono o non possono salvare la Valle dei Templi di Agrigento, anche se è stata già inserita nella World Heritage List dell'Unesco fin dal 1997, dall'avanzare del “progresso” che intende costruire al suo confine l'ignobile rigassificatore di 8 miliardi di mc. di Porto Empedocle, “immorale” per padre Giovanni Scordino, già rettore della bellissima chiesetta normanno-chiaramontana di San Nicola nella Valle dei Templi (leggi la sua bellissima lettera in un post che precede di questo blog).
Passi se si tratta di salvare Villa Adriana, anch'essa sito Unesco, dalla costruzione vicino ad essa di una discarica.
La Valle dei Templi invece non si vuole salvare. Gli interessi della costruzione di una discarica non sono minimamente paragonabili a quelli di Enel che dovrebbe costruire "l'immorale" rigassificatore. Un lettore che si firma AC e che sembra conoscere bene le segrete cose dei Palazzi romani ha scritto, a commento del post che precede, “al MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico) non si allacciano nemmeno le scarpe senza il permesso di Eni ed Enel”.
Stesso discorso vale per il Mibac (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) e per il Ministero dell'Ambiente.
E il progresso, bellezza!
D'altra parte che tutela dei beni storico-paesaggistici possiamo attenderci, se al Ministero dell'Ambiente viene destinata gente come Corrado Clini o Stefania Prestigiacomo?
Il primo è stato definito “l'uomo che sussurra alle aziende” da il Fatto Quotidiano (vedi un post che precede) e la seconda “ministro alla Devastazione dell'Ambiente” dal suo conterraneo don Raffaele Lombardo, ex governatore della Sicilia, oggi indagato per mafia. Prestigiacomo e Lombardo: similis cum similibus...
Con questa gente c'è poco da stare allegri!
Gaetano Gaziano
Presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento”.
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mercoledì 15 agosto 2012
La bufala energetica del governo Monti-Clini-Passera
Enfatizzato, dalla stampa di regime, è apparso in questi giorni di torrido caldo ferragostano il piano energetico del governo Monti-Clini-Passera.
Riprende la vecchia idea di trasformare le coste italiane in un hub energetico per l'Europa. Quest'idea fu il fiore all'occhiello del governo Prodi-Bersani, avallata dal governo Berlusconi-Tremonti, che l'integrò addirittura con la variante nucleare.
Ma se questo piano poteva andar bene fino al 2008 (ma anche allora era taroccato), oggi non tiene conto del mutato scenario energetico mondiale, che ha portato, tra l'altro, la società Erg dei petrolieri Garrone ad abbandonare il progetto di costruire, in joint venture con l'americana-olandese Shell, il rigassificatore di Priolo Melilli in Sicilia.
E ancora prima, qualche mese fa, la British Gas ad abbandonare il progetto del rigassificatore di Brindisi.
Il governo Monti-Clini-Passera non si chiede come mai queste grandi società rinuncino ai loro progetti, anche se sono assistiti dagli aiuti di Stato?
Ignorano o fanno finta di ignorare il mutato scenario energetico mondiale.
Probabilmente non possono disattendere le “raccomandazioni” che provengono dal Club Bilderberg, dove non si fanno di certo esercizi spirituali ma si trattano business planetari di energia, strategie militari e forniture di materiale bellico.
Sono assidui frequentatori del club Bilderberg Mario Monti, altri politici italiani influenti (di destra e di sinistra) e tutti i boiardi di Stato italiani.
Leggiamo che l'hub energetico italiano servirà a fare scorte di gas proveniente anche attraverso i gasdotti del Nord Europa, per poi essere redistribuito ai Paesi del Nord Europa. Trattasi di un'emerita sciocchezza. Perché tutti i gasdotti, anche quelli in costruzione (come il South Stream e il Nabucco), prevedono già diramazioni per la distribuzione del gas a quei Paesi.
Che utilità avrebbero quest'ultimi ad acquistare il gas dall'Italia, che lo importa, quando lo potrebbero acquistare a minor prezzo direttamente dagli Stati produttori?
Il piano del “petroliere” Passera (come lo definisce “il Fatto Quotidiano”) prevede pure un'intensificazione della ricerca petrolifera, magari autorizzando trivellazioni al disotto del limite delle 12 miglia marine, in ciò sostenuto dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini (e chiamalo ministro dell'Ambiente...).
Clini diventa, secondo Roberto D'Agostino, un irresistibile comico quando propone a Rio de Janeiro di ridurre il predetto limite. Riportiamo uno stralcio da Dagospia: “Irresistibile Corrado Clini. Neppure Roberto Benigni avrebbe inventato una battuta così esilarante al Congresso Mondiale dell'Ambiente, in corso a Rio de Janeiro.
Mentre tutti si agitano per salvare il pianeta dall'inquinamento e dal petrolio, Clini si sbraccia e al Corriere fa un'intervista incredibile: "sono pronto a rivedere la normativa sulle trivellazioni petrolifere che le vieta fino a 12 miglia dalla costa. Non è più un tabù. Potrebbe andare pure a 7 miglia".
Sì, magari anche meno, davanti alle spiagge visto che le aziende petrolifere non vedono l'ora di bucare tutto il possibile basta che i petrolieri ci presentino uno studio ben fatto, fa capire il ministro tecnico. Il via libera alle trivellazioni ha fatto ridere mezzo mondo.”
Se la proposta di Clini ha fatto ridere mezzo mondo, quella di Passera farà ridere il mondo intero.
Mentre i Paesi più industrializzati, come Germania e Giappone, prevedono di ridurre gradualmente la dipendenza dalle fonti energetiche fossili a vantaggio delle rinnovabili, il piano Passera propone di raddoppiare le trivellazioni
fino a 5 miglia marine e di ridurre gli incentivi alle aziende che lavorano con le fonti rinnovabili, prevalentemente il fotovoltaico.
E bravi Monti, Clini e Passera eroi del “SalvaItalia”.
Un accento grave volteggia, però, nell'aria. Leggero come la piuma di Forrest Gump.
E si poggerà presto (è la nostra speranza) sull'ultima vocale del trinomio Monti-Clini-Passera.
Per essere liberati dai Bilderberg-boys, dai loro sodali ABC e dai giornalisti di regime.
Gaetano Gaziano
Presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento"
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domenica 5 agosto 2012
Clini: l'uomo che sussurra alle aziende
Corrado Clini è stato il direttore generale del Ministero dell'ambiente, sotto la cui gestione è stata istruita la Via (valutazione di impatto ambientale) del rigassoifatore di Porto Empedocle. La commissione di Via, che si preoccupò di tutelare anonimi siti Sic, vicini al luogo dove dovrebbe sorgere l'indecoroso rigassificatore, si "dimenticò" del parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento distante appena 1140 metri (misurazione dell'ufficio tecnico dell'Ente parco). Quando la solerte ministra della devastazione dell'abiente (secondo la definizione del suo conterraneo don Raffaele Lombardo) Stefania Prestigiacomo emanò il decreto di Via, il Corriere della Sera titolo: "Cancellata la Valle dei Templi per decreto".
Di questo "signore" si è occupato oggi "Il Fatto Quotidiano" con un articolo dal titolo. "Clini: l'uomo che sussurra alle aziende".
Riportiamo integralemte l'articolo:
"Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini manifesta da sempre una curiosa concezione dei compiti del suo dicastero. È come se per lui l’obiettivo non fosse difendere l’ambiente da chi inquina, ma tutelare le industrie dalle seccature di natura ambientale. Dunque, se risultasse confermato che l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva di Taranto, Girolamo Archinà, lo ha definito in una telefonata intercettata “uomo nostro”, Clini avrebbe tutte le ragioni di respingere ogni insinuazione riferita a qualcosa di opaco nel suo comportamento. Quella di Archinà (fine teorico dell’inquinamento dell’Ilva come “fenomeno mediatico di allarmismo assolutamente spregiudicato”) appare semmai come una pura, limpida, trasparente constatazione.
Clini, 65 anni, medico del lavoro veneziano, pupillo del boss socialista Gianni De Michelis che lo ha proiettato vent’anni fa alla direzione generale dell’Ambiente, lasciata lo scorso novembre per diventare ministro, è un’icona dei liberisti. L’Istituto Bruno Leoni, tempio dell’impresa libera da lacci e lacciuoli statali o statalisti, lo annovera tra i suoi senior fellows. Nel curriculum di Clini spicca la sorda opposizione al protocollo di Kyoto, con la quale nel 2001 fece saltare i nervi al presidente del Consiglio dell’epoca, il suo compagno socialista Giuliano Amato, che pure non figura tra i talebani dell’ecologia.
Ma i sacerdoti del liberismo dovrebbero spiegare al popolo dei fedeli che cosa c’entri con Adam Smith il riflesso pavloviano di mettere mano al portafoglio dello Stato (di Pantalone, direbbero a Venezia) ogni volta che un’azienda, per risparmiare, inquina. Clini questo riflesso ce l’ha, e nel governo Monti è in buona compagnia se è vero che, prima ancora di chiedere all’Ilva che cosa pensa di fare per ridurre l’inquinamento ed evitare così il blocco degli impanti, è riuscito a far approvare a passo di carica un decreto legge con cui lo Stato pagherà 336 milioni di euro per la bonifica del letamaio cancerogeno depositato per decenni sulla sfortunata terra di Taranto.
Ma Clini è fatto così, e se l’ottantaseienne industriale Emilio Riva e i suoi guardaspalle lo considerano “dei nostri”, hanno tutte le loro legittime ragioni. Perché adesso è tutto un correre, tutta un’emergenza, e giustamente, perché i severi custodi del ministero dell’Abiente solo oggi scoprono che a Taranto ci sarebbe un problemino. Ma già nel 1995, diciassette anni fa, Riva aveva problemi di inquinamento, e Clini volò in soccorso delle ragioni dell’industria. L’industriale milanese, che aveva appena comprato il centro siderurgico di Taranto, aveva già da anni la proprietà del centro gemello, quello di Genova-Cornigliano. Inquinava, e a Genova glielo volevano far chiudere (diciassette anni fa). Clini, direttore generale del ministero dell’Ambiente, corse a una riunione con l’assessore regionale ligure Giuliano Gallanti e con lo stesso Riva, ed estrasse dal cilindro la soluzione: “Sarà lo Stato a finanziare, attraverso suoi fondi e con finanziamenti Cee, la bonifica e l’adeguamento alle norme di rispetto ambientale dell’impianto, in particolare della cokeria, le cui emissioni sono considerate gravemente inquinanti”. Già, la cokeria, proprio il reparto oggi nel mirino a Taranto. Leggete come quel giorno (23 marzo 1995) l’Ansa raccontava i benefici effetti della cura Clini, e stropicciatevi gli occhi: “Dopo anni di prescrizioni disattese (la Regione ha più volte diffidato l’azienda indicando opere di bonifica, mai realizzate), con l’intervento e l’impegno finanziario dello Stato l’industriale Riva s’è dunque dichiarato disponibile a rinnovare l’impianto”.
Diciassette anni dopo il copione si ripete a Taranto. Con l’alibi dell’emergenza sociale (alcuni magistrati cattivi vogliono ridurre sul lastrico gli operai bloccando gli impianti Ilva) Clini corre in soccorso dell’industria scaricando sui contribuenti parte dei suoi costi. Come spiegò nel marzo scorso, dopo un vertice sull’Ilva con il governatore pugliese Nichi Vendola, “dobbiamo tener conto che queste strutture industriali devono competere col mercato globale dove i costi sono una delle chiavi della competizione”. E’ il mercato bellezza. Ma all’italiana. E Adam Smith si rivolta nella tomba.
Il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2012.
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