martedì 30 dicembre 2008

Se i Governi dipendono dalle Lobbies...


«Quando un governo dipende dai banchieri per il denaro, questi ultimi e non i capi del governo controllano la situazione. La mano che dà è al di sopra della mano che riceve. Il denaro non ha patria e i finanzieri non hanno patriottismo né decenza; il loro unico obiettivo è il profitto» affermava Napoleone, consapevole che tutti i governi, compreso il suo, erano fortemente condizionati dal potere bancario se prendevano da esso finanziamenti.
Non esistendo a quel tempo le lobbies industriali, Napoleone naturalmente era portato a considerare come pesante solo il condizionamento dei gruppi bancari internazionali (i Rotschild in testa) sugli Stati Europei, sempre in guerra tra di loro e costretti quindi a fare frequente ricorso ai loro finanziamenti.
Oggi ovviamente gli scenari finanziari sono radicalmente cambiati e al potere forte, costituito dai banchieri, si sono aggiunti altri poteri forti ugualmente influenti, se non di più, sull'attività politica dei governi, come le lobbies industriali.
Se si considera che, all'atto del varo del governo Prodi-bis, l'allora presidente della Deutsche Bank Italia, Vincenzo De Bustis, definito dal Corriere della Sera il “banchiere di D'Alema”, attualmente trasferitosi a Londra a dirigere un fondo internazionale di investimenti, ebbe ad affermare, in un'intervista rilasciata proprio al Corriere Economia, che lui stesso aveva “dettato l'agenda” al nascituro governo Prodi, si può toccare con mano la forte dipendenza dei governi (senza distinzione di colore politico) dal mondo degli affari e dalle lobbies nazionali ed internazionali.
Per l'ultima discutibile iniziativa del governo Berlusconi della “social card”, più demagogica che utile, hanno dovuto fare ricorso al finanziamento parziale “graziosamente” elargito da Enel e da Eni. E si sa che le lobbies non fanno niente per niente. Nella fattispecie la “generosità” dei due potenti gruppi industriali non ha fatto altro che aumentare la dipendenza dei nostri governanti dai potentati economici.
Per quanto riguarda la Sicilia, grazie ai nostri politici ascari, la nostra terra potrebbe presto diventare, l'Eldorado di avventurieri senza scrupoli che hanno, come diceva Napoleone, un unico obiettivo il profitto, poco importando loro la salvaguardia del nostro immenso patrimonio culturale, che anzi costituisce un fastidioso ostacolo alle loro mire di colonialismo aggressivo e becero.
E in ciò sono anche incoraggiati dalle allettanti agevolazioni messe in campo dai nostri “lungimiranti” governanti. Hanno previsto, infatti, che per chi costruirà i rigassificatori, sarà comunque garantito il fatturato “vuoto per pieno”, e ciò in base ad una “clausola di garanzia” sancita da una delibera dell'Autorità per l'Energia e il Gas (178/2005), che dispone che ai gestori dei rigassificastori verrà assicurato, anche in caso di inutilizzo dell'impianto, l'85% dei ricavi di riferimento. Un prezioso regalo che graverà ovviamente sulle bollette degli Italiani.
E in questo progetto strategico politici ascari e lobbies senza scrupoli hanno trovato valida sponda proprio in quei funzionari statali, regionali, provinciali e comunali che dovrebbero vigilare istituzionalmente per la tutela del nostro patrimonio storico, culturale e paesaggistico.
Negli anni Cinquanta fu un coraggiosissimo Soprintendente con gli attributi, Pietro Griffo, a dire no ai capannoni della Fiat nella piana di S.Gregorio della Valle dei Templi. Oggi l'attuale Soprintendente di Agrigento, pronta a fare le barricate per una passerella mobile, che eviterebbe ai turisti di attraversare la strada statale a rischio di incidenti (come peraltro è già successo), ha chiuso un occhio anzi tutte e due sul rigassificatore a ridosso della Valle dei Templi.
In queste condizioni, c'è da esserne certi, lobbies nazionali e internazionali, guidate magari dai “capitani coraggiosi” amici di D'Alema o da gruppi di immobiliaristi amici di Casini, piomberanno dalle nostre parti come avvoltoi a portarci “il progresso, l'occupazione e il benessere”.
Staremo a guardare? Non proprio! Dopo esserci rivolti ad associazioni con l'aureola immeritata di difensori del patrimonio artistico e culturale, come la Delegazione italiana Unesco del filosofo Gianni Puglisi e il Fai di Giulia Maria Mozzoni Crespi, dottoressa (ad honorem) di storia dell'arte, che, dopo un primo timido accenno di sostegno, hanno fatto un clamoroso voltafaccia, “folgorati” sulla via del rigassificatore, abbiamo capito che dobbiamo essere noi agrigentini a difendere la nostra storia, la nostra cultura e le nostre tradizioni. E lo faremo in tutte le sedi: nazionali ed europee. Almeno tre ricorsi al Tar sono stati già presentati contro l'ignobile decreto Prestigiacomo-Bondi. E' gia stata preannunciata da alcune associazioni agrigentine la richiesta alla Commissione Europea di sottoposizione del governo Italiano alla procedura di infrazione per violazione della normativa europea in materia di tutela dell'Ambiente, del Paesaggio, del Patrimonio Culturale, nonché della normativa Antitrust. Analoga iniziativa è stata avviata davanti agli organismi internazionali dell'Unesco, a tutela della Valle dei Templi inserita dal 1997 nella World Heritage List.
Gaetano Gaziano
tanogaziano@yahoo.it

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Papà Maori, sto cominciando ad essere orgoglioso di stare tra questi Agigentini che, all'inizio, mi sembravano sonnolenti e pronti a subire tutti i soprusi ma che, al momento di contrastare l'avanzata dei Barbari, stanno dimostrando di essere invece coraggiosi e determinati.
Quasi, quasi che non ho più fretta di tornare nel nostro villaggio Maori in Nuova Zelanda; voglio fermarmi ancora un po' ad Agrigento a sostenere la loro esemplare lotta contro il rigassificatore...

loty ha detto...

E' tutto vero. I poteri forti condizionano la politica, di qualsiasi schieramento. Il ruolo delle associazioni è troppo marginale, gli enti pubblici adottano provvedimenti contradditori e assurdi. Ma noi dobbiamo pensare in positivo. L'umanità ha affrontato in passato situazioni più difficili e le ha superate. I nostri giovani devono continuare a sperare in un futuro migliore.