venerdì 19 febbraio 2010

LA STRAGE DEGLI EUCALIPTS


“Ma che colpa abbiamo noi” sembrano stormire malinconicamente al vento i secolari eucaliptus di Agrigento a causa della loro morte decretata sconsideratamente da qualcuno o da molti. Non si capisce infatti la motivazione di questa “strage degli innocenti”. E' stato vagamente fatto cenno a un possibile male che avrebbe colpito i frondosi alberi o a una fantasiosa ipotesi di pericolo di crolli, quando si è alzata la flebile protesta di un'associazione ambientalista agrigentina. Probabilmente il “male oscuro” dei poveri eucaliptus va cercato altrove. E' di questa giorni, infatti, la notizia che è stata inaugurata in territorio di Caltanissetta una centrale elettrica a legna di eucaliptus e, se consultate la rete, troverete moltissime ditte che comprano e vendono la legna pregiata di questi alberi. Troverete anche la recente notizia che sono stati arrestati due palermitani che, forzato il lucchetto che chiudeva la recinzione di un tratto di montagna, hanno segato abusivamente sei eucaliptus. I due sono stati arrestati dai Carabinieri “per furto aggravato in concorso”.
Ad Agrigento questo non può succedere perché, ad abbattere gli alberi, non sono i privati ma gli stessi enti pubblici. Ha cominciato qualche anno fa il Parco Archeologico di Agrigento, segando una secolare cortina di eucaliptus accanto al piazzale Hardcastle che schermava l'orribile skyline della nostra città. Ha continuato l'opera di sterminio il Comune di Agrigento abbattendo, qualche anno fa, gli alberi che schermavano le anonime case popolari di Bonamorone. Oggi questo “accanimento terepeutico” è ripreso con maggiore vigore nei confronti degli eucaliptus di viale Emporium di S.Leone. C'è un collegamento tra la “strage degli innocenti” e l'interesse commerciale verso la legna di queste piante? “A pensare male- diceva il “divo” Giulio- si fa peccato ma quasi sempre ci si indovina”.
Chiediamo di sapere, per la legge della trasparenza, quanto gli Enti spendono per il taglio e il trasporto di ogni singolo albero, dove viene trasportata la legna segata e a chi viene consegnata. Hanno un dovere morale (prima che giuridico) di rispondere al quesito.
Piangiamo già per la sorte degli altri eucaliptus sparsi un po' ovunque nel nostro territorio, ivi compresi quelli che sono stati messi a dimora nelle pendici di Agrigento per contrastarne il movimento franoso. In ogni caso, poiché il loro abbattimento costituisce un crimine sociale sia che venga commesso dai privati che dai rappresentanti degli enti pubblici, chiediamo al Comune di Agrigento, all'Ente Parco Archeologico e alle altre autorità che hanno competenza in materia (Anas, Forestale, eccetera) di arrestare immediatamente questa strage, perché diversamente non è difficile pronosticare che, in pochi anni, il nostro territorio sarà completamente un deserto dove fioriranno solo gli alberi-ciminiere dei termovalorizzatori, dei rigassificatori e delle centrali nucleari.
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mercoledì 17 febbraio 2010

NON LEGGO CAMILLERI...


Non leggo Camilleri. Non lo leggevo ieri, non lo leggo oggi. Non perché me l'abbia suggerito Mario Centorrino, neo assessore regionale alla pubblica istruzione. Non lo leggo perché non mi piace. Punto. Quando scoppiò la bolla della moda mediatico-letteraria Camilleri, mi accostai alla lettura di un suo libro. Non a uno dei suoi romanzetti gialli preconfezionati per la fiction televisiva, ma al romanzo storico “Il Re di Girgenti”, perché mi intrigava molto la storia di quello sfortunato rivoluzionario agrigentino capopopolo che nel Settecento sfidò le istituzioni alla guida di una rivolta di contadini, che lo proclamarono re di Girgenti, appunto, e che, come tutti i rivoluzionari, finì sul patibolo.
Lette le prime pagine, ho chiuso il libro. Posso essere d'accordo che nei dialoghi dei personaggi, in quanto siciliani, si usi il dialetto, non accetto, però, che anche la narrazione sia in dialetto. In questo caso non abbiamo più letteratura italiana, ma semplicemente letteratura dialettale che può avere anche una sua validità ma che a me non piace. Inoltre, oggi, ho un motivo in più, da agrigentino, per non leggere quel Camilleri che si è fatto paladino contro le trivelle della Panther Oil in Val di Noto e che ha benedetto, invece, il rigassificatore di mamma Enel a Porto Empedocle, la sua Vigata letteraria, a due passi dal parco archeologico di Agrigento, tanto che la stampa comunemente usa chiamarlo “rigassificatore Valle dei Templi”. Non ci vuol molto a capire il motivo “nobile” di questa palese contraddizione. Le ultime cronache letterarie hanno riferito con grande spolvero mediatico la nascita della fondazione Camilleri, a Porto Empedocle, dove il sindaco Firetto, altro paladino del rigassificatore e dipendente Enel, ha acquisito la casa paterna dello scrittore per trasformarla in sede della fondazione.
Centorrino sconsiglia la lettura di Camilleri e Sciascia in quanto, a suo dire, “portano sfiga alla Sicilia”.
Per quanto riguarda Camilleri una cosa è certa che agli agrigentini porterà sicuramente sfiga, in quanto si vedranno distruggere uno dei siti paesaggisticamente più belli al mondo, la Valle dei Templi, dichiarata patrimonio Unesco.
Però mi sembra molto riduttivo accostare Camilleri a Leonardo Sciascia che, oltre a essere stato il grande letterato che tutti conosciamo, è stato anche la vera coscienza civile degli Italiani e che, se fosse ancora in vita, avrebbe certamente condannato l'obbrobrio ecologico che oggi Camilleri benedice.
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sabato 6 febbraio 2010

MOSTRA FOTOGRAFICA DI PIETRO BUSETTA


Sabato 13 febbraio alle ore 17,30 sarà inaugurata al Museo Archeologico S.Nicola di Agrigento una mostra fotografica di Pietro Busetta*, l'economista siciliano giramondo che ha la passione per la fotografia. A seguire un concerto di musica lirica.
Busetta attraverso i suoi scatti riesce a trasmetterci, con immagini suggestive, le prorie osservazioni su due paesi orientali, Yemen e Birmania, dalla storia antica e dai paesaggi di incontaminata bellezza, e ad offrici i volti di gente semplice ma di grande dignità, ripresi non dall'occhio freddo dell'obiettivo ma con l'interesse dell'antopologo che vuole coglierne l'intima natura.
*L'economista Pietro Busetta è autore di numerose pubblicazioni, tra cui "In giro per il mondo il Sud nel cuore"
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domenica 31 gennaio 2010

ATTENTI A QUEI DUE


L'inizio dell'attività della Fondazione "Andrea Camilleri" con l'enorme campagna mediatica che l'ha accompagnata rende attuale il post del 27 maggio 2009 da noi pubblicato che riproponiamo.
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Se ce ne fosse stato bisogno, questa foto fornisce l'esatta motivazione per cui Andrea Camilleri, il paladino del barocco del Val di Noto e promotore della raccolta di firme su "Repubblica" contro le trivelle dell'americana Panther Oil, incredibilmente si sia schierato a favore del rigassificatore di Porto Empedocle (la sua Vigata letteraria), sotto la casa natale di Luigi Pirandello e a ridosso della Valle dei Templi di Agrigento. Lo scarno comunicato stampa dello scrittore, fatto qualche tempo fa in un freddo lessico burocratese, aveva lasciato intuire da che parte stava. La creazione della fondazione intitolata ad Andrea Camilleri, oggi, ci dice che la sua decisione di benedire l'ecomostro era effettiva e motivata. Pensare di affidare alla fondazione promossa dal Sindaco Firetto, vero paladino del rigassificatore, il successo commerciale della propria opera letteraria anche post mortem ha spento le sue velleità (se mai ne avesse avute) di difendere il nostro patrimonio culturale. E magari domani scopriremo, a conclusione della procedura autorizzativa dell'ecomostro (che però speriamo non arrivi mai), che l'immobile da recuperare da parte di Enel, tra le “misure compensative” per i danni ambientali che esso necessariamente provocherà, sia proprio la casa paterna dello scrittore recentemente acquisita dal Comune di Porto Empedocle per farne sede della fondazione. Non c'è che dire: davvero un bel lavoro, signor Sindaco!
Il Sindaco Firetto, che ha tenuto sempre a legare la sua immagine alla cultura, ha trovato in Camilleri la foglia di fico per coprire l'indecenza del progetto che, contro ogni logica, viene spacciato per coerente con la cultura e il turismo.
Per una questione di stile, cui sembra all'apparenza tenere molto, e per una situazione evidente di conflitto di interessi, essendo dipendente Enel, avrebbe almeno dovuto astenersi dal prendere posizione in ordine all'argomento rigassificatore. Non lo ha fatto e d'altra parte come dargli torto in un Paese in cui il conflitto di interessi non sembra essere la preoccupazione principale dei politici italiani. Il Sindaco, che per la verità non sta lavorando male in ordine ad altri problemi del paese che amministra, vanifica con la scelta del rigassificatore ogni altro suo merito e si omologa alla classe politica siciliana che oggi dà una squallida rappresentazione di se stessa alla Regione, scambiandosi, all'interno della stessa maggioranza, accuse di storica inefficienza e di ascarismo politico. Firetto ha negato alla popolazione empedoclina il referendum popolare sul rigassificatore, definito dalla legislazione Seveso “impianto a rischio di incidente rilevante”, compensandola però con il referendum sul pupazzo di bronzo del commissario Montalbano, pomposamente inaugurato il giorno dell'annuncio della nascita della fondazione Camilleri. Bene ha fatto l'inclito scrittore a raccomandare di “non fare allusioni al materiale usato, visto che si è soliti dire avere la faccia di bronzo”. Caro Maestro e caro Sindaco, per verificare se avete la faccia di bronzo, non c'è bisogno che ve lo dica la gente. Basta che vi guardiate allo specchio!
Caterina Busetta e Gaetano Gaziano Continua a leggere...

sabato 23 gennaio 2010

Rigassificatore Valle dei Templi. Sollevata questione di legittimità costituzionale.


Cara Daniela, ti meriti un bravo grande quanto una casa o meglio grande quanto un rigassificatore da 8 mililiardi di mc. che alcuni "mecenati" vorrebero costruire sotto la Valle dei Templi di Agrigento.
Tutti sanno chi è Daniela Ciancimino. Per chi non lo sapesse: è il tenace avvocato di Lagambiente e di Arci che ha impugnato l'ignobile decreto di autorizzazione dell'ecomostro in zona archeologica.
Questo mio plauso ti arriva oggi, perchè ho saputo che, tra le altre cose, hai sollevato davanti al Tar Lazio il rilievo di legittimità costituzionale relativo alla competenza a decidere sui ricorsi giurisdizionali attribuita al Tar Lazio mentre dovrebbe appartanere al Tar di Palermo in virtù del principio del "giudice naturale" sancito dalla Costituzione italiana.
Le trombe di Enel e dei loro "amici" avevano già cominciato a suonare la marcia trionfale, ma se c'è un giudice a Berlino...
Cara Daniela, aspettiamo trepidanti notizie dal Tar del Lazio e intanto incrociamo le dita.
Siamo in attesa anche della risposta che il Parlamento europeo darà all'interrogazione dell'on. Rita Borsellino e della decisione del ricorso che abbiamo presentato alla Commissione euoropea contro il governo italiano per infrazione della normativa europea.
La notizia è tanto più importante perchè c'è chi comincia già a pompare per il nucleare ad Agrigento. A buon intenditor..
Gaetano Gaziano
Presidente Associazione Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento


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giovedì 14 gennaio 2010

FIAT DI TERMINI IMERESE: ERRARE E' UMANO, PERSEVERARE DIABOLICO


Quanto sta succedendo a Termini Imerese, con la decisione di chiudere lo stabilimento Fiat entro il 2012, lascia davvero esterrefatti e dovrebbe far riflettere i signori politici siciliani che errare è umano ma perseverare è diabolico.
Quando, circa 50 anni fa, la Fiat si insediò a Termini Imerese, quello era un sito paesaggisticamente e archeologicamente straordinario, in quanto situato in prossimità del sito greco di Imera.
Molti sanno, ma vale la pena comunque ricordarlo, che la prima ipotesi di insediamento della Fiat in Sicilia riguardava Agrigento e precisamente la piana di S.Gregorio sotto la Valle dei Templi, dove poi Papa Giovanni Paolo II lancerà l'anatema contro la mafia. Solo l'opposizione ferrea del Sovrintendente Pietro Griffo impedì allora il verificarsi di tale atto sacrilego.
Fu solo a quel punto che la Fiat “ripiegò” sul sito di Termini Imerese.
Oggi, dopo 50 anni, l'amministratore delegato Marchionne in modo tranchant e arrogante afferma che “nessuno può ignorare la realtà” e che, per quanto riguarda lo stabilimento di Termini, “è il posto fisico sbagliato”. Insomma prima si distrugge un luogo, annullandone le altre potenzialità, e poi si lasciano le macerie industriali e 2000 disoccupati disperati, affermando che “lo stabilimento non è competitivo perché si trova in Sicilia e non in Lombardia”.
I circa 2000 addetti Fiat, che oggi si barcamenano tra cassa integrazione, scioperi e sit-in davanti alla Regione e ai Ministeri interessati, si ritrovano con la spada di Damocle del licenziamento prossimo venturo dal momento che entro il 2012 lo stabilimento sarà dismesso. Gli operai metalmeccanici della Fiat fino ad ora sono stati abbandonati al loro destino da tutti, tranne che dalla Chiesa di Palermo che, con il suo cardinale Salvatore De Giorgi, ha fatto sentire la solidarietà e lo sdegno per l'indifferenza dei governanti.
Gli anni Sessanta fecero balenare la speranza che il riscatto in Sicilia potesse arrivare con l'industrializzazione anche pesante dei petrolchimici, come avvenne a Gela, Priolo e Augusta. Non si conoscevano del resto ancora i prezzi altissimi che sarebbero stati pagati dalle popolazioni locali alla salute e all'ambiente, ma d'altronde erano altri tempi (del senno di poi ne son pien le fosse) e i cambiamenti tecnologici degli ultimi cinquant'anni ce li fanno vedere come ere geologiche passate.
I politici siciliani dinanzi ai guasti del passato e alle prospettive di dismissioni di impianti, quali Fiat, Italtel, eccetera tacciono e, soprattutto, non imparano la lezione, continuando a tessere nel PUS (Partito Unico Siciliano) la tela di affari più o meno leciti che vengono presentati come convenienti per la Sicilia, ma che, nei fatti, convengono solo alle lobby politico-affaristiche. Se non fosse così oggi il governatore Lombardo, con la sua armata di inciucisti, imporrebbe, come minimo, il mantenimento di tutti gli impianti produttivi dell'isola in cambio dell'installazione di un impianto a rischio di incidente rilevante, come il rigassificatore di Porto Empedocle, che distruggerà per sempre un sito unico al mondo, patrimonio dell'umanità.
Il rigassificatore di Porto Empedocle, infatti, è proprio la metafora dello scempio che si vuole continuare a perpetrare ai danni della Sicilia. Ieri Imera, oggi la Valle dei Templi e i luoghi pirandelliani, con l'aggravante che non si potrà dire che non si sapeva. I nuovi media oggi permettono a tutti di capire quali guasti irreversibili il rigassificatore porterà e la tragedia di Viareggio è stata solo una piccola avvisaglia di ciò che potrebbe succedere in caso di incidente.
La bieca logica del profitto e degli interessi privati di molti furbetti del quartierino continua a prevalere, mettendo in secondo piano lo sviluppo vero della Sicilia, che può continuare ad attendere fino a quando i politici inefficienti e corrotti di destra e di sinistra terranno sotto scacco 5 milioni di Siciliani in gran parte migliori della loro classe politica, ma ancora troppo rassegnati e scoraggiati per mandarli a casa.
Caterina Busetta Continua a leggere...

domenica 6 dicembre 2009

RITA BOSELLINO PRESENTA INTERROGAZIONE SUL RIGASSIFICATORE VALLE DEI TEMPLI


L'europarlamentare Rita Borsellino ha presentato la scorsa settimana un'interrogazione urgente alla Commissione Europea sul rigassificatore da 8 miliardi di mc. di Porto Empedocle al confine del parco archeologico della Valle dei Templi, riconosciuto come Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.
L'on. Borsellino ha chiesto l'intervento della Commissione Europea per verificare se siano state violate da parte del governo italiano, nell'adozione del decreto di Via (valutazione di impatto ambientale) sull'impianto, norme europee con particolare riferimento a quelle concernenti la salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio culturale nonché a quelle relative al coinvolgimento delle popolazioni interessate dato che alla cittadinanza di Porto Empedocle è stato negato dal Comune il referendum popolare sulla costruzione dell'impinato industriale.
L'on.Borsellino ha anche sottolineato che in data 20 gennaio 2009 la Commissione Europea ha respinto la richiesta di finanziamento comunitario avanzata dal governo italiano in quanto ha ritenuto l'impianto non strategico né per l'Italia né per l'Europa.
L'intervento della Commissione Europea è atteso entro il mese di gennaio del 2010.
Gaetano Gaziano
Presidente Associazione Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento Continua a leggere...