venerdì 13 febbraio 2009

TRA I TEMPLI LA GUERRA DEL GAS

Reportage di Andrea Rossi,inviato del quotidiano "La Stampa" in edicola oggi.
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"Mare aspro africano", lo chiamava Pirandello, perché certi giorni la tramontana spazza le colline di Agrigento e fa increspare le onde di Porto Empedocle. Le ceneri del premio Nobel s'affacciano sopra una distesa d'acqua che si spinge fin verso Lampedusa e porta ancora i segni del primo grande sogno industriale di questa terra fanalino di coda d'Italia: Montedison, il miraggio della chimica naufragato a inizio anni Ottanta. E' rimasto lo scheletro. Ora, proprio a fianco, venti ettari di mare diventeranno una spianata coperta da un milione di metri cubi di terra. Quattro anni di cantiere e un affare da 500 milioni di euro per costruire un rigassificatore dell'Enel da 8 miliardi di metri cubi l'anno: due serbatoi da 160 mila metri cubi ciascuno, in parte interrati, alti 47 metri per 72 di diametro; una torre torcia di 40 metri e un metanodotto di oltre 7 chilometri. L'Unione europea ha appena respinto la richiesta di finanziamento, ma l'Enel è decisa ad andare avanti comunque.
A Porto Empedocle dicono che porterà ricchezza e lavoro. Ad Agrigento replicano che farà scappare i turisti perché sorgerà a due passi dalla Valle dei Templi, poco più di un chilometro dal confine del Parco dove sorgono il templio della Concordia e quello di Giunone. E si sono rivolti al Tar per fermare il progetto del maxi-impianto proprio sotto contrada Caos, verde vallata che custodisce la casa natale e la tomba di Luigi Pirandello. L'impianto darà lavoro a 80 operai specializzati, senza contare le centinaia di persone che saranno impiegate nei cantieri. E metterà in moto lo sviluppo di quest'area che annaspa nelle difficoltà, spiegano i sostenitori. No, ucciderà la Valle dei Templi, che sorge poco distante e guarda dall'alto il mare davanti a Porto Empedocle; dai templi si vedranno il maxi-impianto e le navi; farà fuggire i turisti, controbattono gli altri.
Storia di paradossi e controsensi. Succede che il sindaco di Agrigento, ex Udc, dia battaglia a tutto il centrodestra siciliano e al suo esponente di punta, l'ex governatore Cuffaro, agrigentino e grande sponsor del progetto. Succede che lo stesso sindaco abbia contro gli imprenditori ma non commercianti e albergatori; i sindacati, tutti, compresa la Cgil, ma non gli ambientalisti.
Due anni di battaglie a suon di carte bollate per fermare, o far procedere l'opera. Uno dei primi a intervenire è Salvatore Settis, presidente del consiglio nazionale dei Beni Culturali, che definisce il progetto «indecoroso». Gli intellettuali agrigentini scrivono a Napolitano. Nascono comitati spontanei. Anche la Sovrintendenza, guidata da una «fedelissima» di Cuffaro, esprime perplessità: «Il tracciato del gasdotto di collegamento attraversa ambiti sottoposti a vincolo paesaggistico e ricade in prossimità di aree di interesse archeologico», scrive alludendo al metanodotto che passerà sotto contrada Caos. Poi fa retromarcia e dà il via libera all'opera. Perché? L'area su cui il rigassificatore sorgerà è già degradata dice la Sovrintendenza, che tuttavia suggerisce qualche ritocco: prevedere schermature o zone verdi ed evitare di installare infissi in alluminio.
Strano, perché i sostenitori dell'opera assicurano che dalla Valle si vedrà poco o nulla. Ma allora, perché nascondere l'impianto? La Sovrintendenza, secondo il ricorso depositato dal comune di Agrigento, commette un altro errore: non si accorge che il rigassificatore non sorgerà sull'area portuale di Porto Empedocle ma all'esterno del porto, proprio sotto contrada Caos. E tenta di estromettere l'Ente parco, nato nel 2000 per tutelare il patrimonio della Valle, dall'iter delle autorizzazioni. L'Ente vorrebbe fare ricorso al Tar. «Il rigassificatore provocherà un impatto ambientale e visivo disastroso», con una ferita «devastante e irreversibile per i beni archeologici e paesaggistici», è scritto in un documento. Il direttore Pietro Meli dice che «non è una scelta felice». Il consiglio vota, con la sola astensione della Sovrintendente, di ricorrere al Tar. Ma la Regione, che nomina i vertici del Parco, interviene e blocca tutto.
L'ultimo via libera spetta ai Ministeri dei Beni culturali e dell'Ambiente. Il primo si attiene al parere della Sovrintendenza. Il secondo concede il nulla osta: il rigassificatore si può fare perché sorgerà a non meno di 13 chilometri dal più vicino sito di interesse comunitario, tutelato come patrimonio naturalistico dall'Unione Europea. Letteralmente è così. Peccato che la Valle dei Tempi sia patrimonio dell'umanità, riconosciuto dall'Unesco nel 1997.
«Ma questo nessuno lo ricorda», racconta amaro il sindaco di Agrigento Marco Zambuto, 35 anni, eletto nel 2007 con una lista civica. «Questi progetti si realizzano su territori considerati a perdere. Ma qui non è così. Non può essere: c'è la Valle dei Templi».
Ha fatto ricorso al Tar. «Difendo le ragioni mio territorio, che non è stato coinvolto e ora è stato chiamato a discutere di compensazioni. Ma io non ne voglio sapere di compensazioni. E comunque, se ce le vogliono riconoscere è perché ammettono che l'opera ci riguarda».
Il suo collega di Porto Empedocle, Calogero Firetto, dipendente Enel in aspettativa, con le compensazioni ha già chiuso. Ed è raggiante. Ha ragione: 14 milioni di euro subito, una valanga di infrastrutture e soprattutto una quota di partecipazione alla società che gestirà l'impianto. Per lui il rigassificatore è la chiave per rilanciare lo sviluppo. Tre chilometri sopra raccontano che manderà in fumo l'economia del turismo.
Da queste parti c'è un detto: «'U cani muzzica 'u strazzatu», il cane morde lo straccione. Agrigento contro Porto Empedocle somiglia tanto a una caccia al tesoro per non rimanere poveri.

Riporto una parte del reportage che oggi l'inviato del quotidiano "La Stampa" ha dedicato all'intrigo del gas nella Valle dei Templi di Agrigento. Nelle stesse pagine c'è un'intervista al nostro Sindaco Marco Zambuto che spiega i motivi della sua netta contrarietà all'ecomostro.
Gaetano Gaziano
tanogaziano@yahoo.it

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Perchè non pubblicate anche l'articolo del Corriere della Sera del 14 febbraio 2009 di Gian Antonio Stella?

Anonimo ha detto...

Infatti! Leggendolo l’articolo del Corriere ci si rende conto di molte cose, di quanto sia importante sentire più campane prima di prendere una posizione. Da quanto riportato dall'articolo mi pare di capire che il rigassificatore sorgerebbe in una zona già ampiamente deturpata da cisterne e depositi e soprattutto, dalla Valle dei Templi non sarebbe minimamente visibile! Frotte di turisti che scappano? Ma siamo sicuri? Leggo che addirittura Giulia Maria Crespi, presidente del FAI, si sia dovuta ricredere rispetto alle sue iniziali proteste contro il rigassificatore dopo aver effettivamente visto la zona!”