lunedì 2 agosto 2010

LA MORTE ANNUNCIATA DELL'ENTE PARCO ARCHEOLOGICO VALLE DEI TEMPLI


L'iter anomalo di autorizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle si arricchisce di un nuovo fatto inquietante: la revoca della costituzione in giudizio dell'Ente Provincia di Agrigento al Tar Lazio contro il decreto regionale autorizzativo, costituzione che il presidente Eugenio D'Orsi prima aveva autorizzato, sulla scorta del pronunciamento nettamente contrario al rigassificatore del consiglio provinciale, e successivamente revocato due giorni prima dell'udienza (7 luglio 2010).
Il presidente D'Orsi, nella replica rocambolesca fatta ad Agostino Spataro sulla stampa relativamente ai pericoli del rigassificatore, definisce “ininfluente, ai fini del giudizio dinanzi al Tar del Lazio, la costituzione della Provincia di Agrigento”.
Ciò non è vero, in quanto la Provincia ha competenza istituzionale nella programmazione e nella allocazione delle strutture sovracomunali, per cui la costituzione della Provincia di Agrigento sarebbe stata un tassello importante nella strategia difensiva contro il rigassificatorre.
Certamente non ininfluente sarebbe stata la costituzione al Tar dell'Ente Parco Archeologico Valle dei Templi.
Dopo la pubblicazione del decreto di Via del Ministero dell'Ambiente, il consiglio di amministrazione del Parco deliberò all'unanimità il ricorso al Tar.
L'allora assessore regionale ai beni culturali, Antonello Antinoro, con lettera del 20.11.2008, prot. n. 3080, inviata al Parco ma, fatto sconcertante, anche alla società Nuove Energie-Enel, stoppò detta delibera asserendo che l'Ente Parco non poteva esplicare alcuna azione difensiva autonoma.
A seguito della lettera di Antinoro il consiglio, durante la seduta drammatica del 25.11.2008, decise di revocare a maggioranza la propria delibera di ricorrere al Tar, abdicando di fatto alla propria identità di ente autonomo, istituito con legge regionale 20 del 2000 e avente propri organi istituzionali (presidente, direttore, cda) e bilancio.
Il 29 giugno scorso da parte dell'attuale direttore dell'assessorato regionale ai beni culturali Gesualdo Campo nonché presidente del parco archeologico è stato emesso un decreto che rivoluziona la struttura dell'ente, eliminando, tra gli altri, l'ufficio legale (già esautorato da Antinoro), gli uffici che si occupano del piano del parco, il bilancio e quindi il cda, portando così a compimento il disegno strategico di sopprimere un ente autonomo che si era dimostrato scomodo.
La legge 20/2000 aveva due finalità precise: la valorizzazione e la tutela della Valle dei Templi. Per quanto è stato fatto, in questi dieci anni, per la valorizzazione si può discutere e trovarsi magari in disaccordo. Per quanto concerne invece la tutela, non c'è dubbio che la malaugurata costruzione di un rigassificatore da 8 miliardi di mc. sotto la casa di Pirandello e al confine del parco archeologico testimonierebbe ai posteri l'inefficacia di un ente che andava comunque ripensato e non abolito, affrancandolo da quei condizionamenti politici e burocratici che ne hanno a volte vanificato le finalità, impedendogli addirittura la costituzione in giudizio per la tutela dell'integrità della Valle.
Le cose, invece, sono andate in direzione esattamente opposta, in quanto è stata oggi realizzata la totale dipendenza del parco archeologico dall'assessorato regionale ai beni culturali e quindi dalla politica che spesso è mossa da ben altri interessi che non quelli della tutela del nostro patrimonio culturale e del paesaggio.
Con la riforma dell'assessore Armao e di Campo viene oggi portata a compimento quella che già due anni fa, a seguito dell'indebita pressione di Antinoro, poteva essere considerata la “morte annunciata” dell'Ente Parco Archeologico “Valle dei Templi” di Agrigento.
Caterina Busetta

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