sabato 4 dicembre 2010

WikiLeaks mette a nudo gli affari sporchi delle multinazionali dell'energia e dei giornalisti a loro libro paga


Se Hillary Clinton si è presentata sconvolta alla conferenza stampa dopo le rivelazioni di WikiLeaks (nella foto il suo fondatore), non è certo perché le informative, rubate alla diplomazia americana e a quella di altri Paesi, ci hanno raccontato delle notti peccaminose di Bunga-Bunga Berlusca o della sciampista bionda di Gheddafi che, oltre ad alcuni servizietti particolari, sbaglia la tintura dei capelli del dittatore libico o che la poco creativa Angela Merkel si veste ai grandi magazzini. La Clinton era seriamente preoccupata perché quelle rivelazioni confermano, ciò che del resto le persone di buon senso sanno già, che tutto ruota attorno al business sporco dell'energia e che le ultime guerre gli Americani le hanno fatte non certo(come ci raccontano) per portare la democrazia da qualche parte o per scovare armi di distruzione di massa che non esistono. Non per niente e non a caso due degli ultimi presidenti degli States sono stati Bush padre e Bush figlio, petrolieri.

Ora se è vero che i gossip sui governanti di tutto il mondo sono una “cazzata planetaria”, come osserva il simapatico Marcello Veneziani dalle pagine del “Giornale”, è altrettanto vero, drammaticamente vero, che le guerre sono state fatte e si continuano a fare per gli sporchi business di petrolieri e multinazionali dell'energia, a tal punto che i regnanti dell'Arabia hanno chiesto candidamente agli Usa se per favore potevano fare una “guerretta”, visto che i marines sono già sul posto e che sono allenati, anche all'Iran uno dei più grandi produttori al mondo di petrolio e quindi un pericoloso concorrente degli interessi sauditi. Peccato, però, che per fare queste “guerrette” per il petrolio e per l'energia siano morti decine di migliaia di giovani americani e di tutto il mondo, comprese alcune decine di nostri soldati, che sono stati mandati lì “in missione di pace”.
Tutte queste cose, ripeto, non c'era bisogno che ce le dicesse WikiLeaks, le sanno anche i ragazzini delle elementari e gli Americani, a volte, lo dicono pure alla luce del sole.
Se ricordate, l'ambasciatore americano in Italia, Ronald Spogli, di cui oggi Assange ci svela alcuni rapporti segreti, alla fine del suo incarico, rilasciò un'intervista al Corriere della Sera, in cui, oltre alle solite banalità sulle bellezze e sulla cultura del nostro Paese, sollecitava l'Italia a costruire diversi rigassificatori, rivendicando non senza una punta di orgoglio, nel suo messaggio di saluto, di avere partecipato all'inaugurazione del rigassificatore di Rovigo. Occorre ricordare anche che nel business di Rovigo gli americani della Exxon (Rockfeller) ci sono dentro con il 40% delle azioni, contro il 40% dell'emiro del Qatar e solo il 10% di Edison.
Tutto ciò potrebbe sembrare una normalissima sollecitazione di strategia economico-aziendale internazionale, se non fosse per il fatto che dietro al business dei rigassificatori si nasconda la truffa, forse la più colossale, mai concepita in danno del popolo italiano. Infatti una “generosissima” delibera dell'Autorità dell'Energia e del Gas ha stabilito che alle aziende che realizzano e gestiscono nuovi impianti di rigassificazione sarà “comunque” garantito l'80% dei ricavi di riferimento anche se gli impianti dovessero restare inattivi e questo per vent'anni. La spesa sarà gravata sul “sistema tariffario nazionale”, cioè sulle bollette degli Italiani. Ecco perché gli sciacalli delle multinazionali dell'energia si sono riversati sul business dei rigassificatori. E l'Italia non ha bisogno di gas, anzi ne ha in surplus e ha chiesto addirittura di esportarlo, come ci ha rivelato l'onesto giornalista del Sole 24 Ore, Jacopo Giliberto.
Che poi l'ambasciatore Spogli adombri che, dietro al colossale business del gas russo, ci stanno pure delle mega tangenti, questo lo pensavamo già da noi, anche se bisogna ricordare ai lettori che furono “mortadella” Prodi e il “compagno” Bersani a volare al Cremlino a firmare l'accordo per il gasdotto South Stream. In merito alla favoletta che, cosi facendo, siamo più dipendenti dalla Russia per le forniture del gas, perché Putin, quando vuole, ci chiude i rubinetti, osservo solo che il gas i Russi non ce lo regalano anzi ce lo vendono al prezzo di mercato (a volte sono essi stessi ad imporlo) e che, quelle volte che è successo, è stata l'Ucraina a chiudere i rubinetti del gas, per cui il gasdotto South Stream che baipasserà l'Ucraina per gli Italiani può essere solo un vantaggio.
Stesso discorso vale per il sospetto di Spogli “che l'Eni mantenga dei giornalisti a libro paga”. Caro Spogli, non c'era bisogno che ce lo dicesse lei. Se Freedom House ci colloca al 76° posto nel mondo, quanto a libertà di informazione, addirittura dopo l'isola di Tonga, qualche motivo ci sarà. Noi in Sicilia l'abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, allorquando, volendo contrastare l'ignobile progetto di Enel di costruire un rigassificatore all'interno della Valle dei Templi di Agrigento, lanciammo un grido di allarme a tutti i media italiani. Solo tre coraggiosi giornalisti hanno dedicato i propri articoli inchiesta all'indecoroso progetto: Carlo Vulpio del Corriere della Sera, Massimo Giannetti del Manifesto e Andrea Rossi della Stampa. Tutti gli altri, compresi quelli strapagati della cosiddetta televisione di inchiesta, o si sono autocensurati o, peggio, si sono scagliati violentemente dalla pagine dei loro “illustrissimi” giornali contro coloro che ci stiamo disperatamente battendo perché venga evitato all'Italia almeno questo motivo di grande ignominia di fronte al mondo intero della Cultura, essendo la Valle dei Templi patrimonio Unesco. Suppongo che i giornalisti che sono a libro paga delle multinazionali dell'energia debbano riempire una lista molto lunga.
Quindi nessuna novità da parte di WikiLeaks. E' vero: ha messo a nudo gli affari sporchi delle multinazionali dell'energia. Si è detto pure che oggi “il re è nudo”. Speriamo che la “signora” Clinton, che negli States chiamano affettuosamente “Gambe di tavolo”, non prenda alla lettera la rivelazione. Cara Hillary, la preferiamo vestita.
Gaetano Gaziano

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