mercoledì 27 aprile 2011

I RAPPRESENTANTI DELLE LOBBY

Gunter Grass, l'autore del "Tamburino di latta" premio Nobel per la letteratura del 1999, ha dichiarato in una recente intervista che bisognerebbe creare un “cordone di sicurezza” attorno ai politici per evitare che essi, come spesso accade, siano vittime delle pressioni delle lobby. L'intervista ha preso la stura dal rischio di disastri nucleari, reso drammaticamente attuale dalla tragedia di Fukushima, per spiegare come i politici tedeschi abbiano fatto a suo tempo la scelta del nucleare perché “convinti” dalle lobby dell'energia. La dichiarazione di Gunter Grass, che vale anche per i nostri politici, ha ovviamente il sapore della provocazione ma ha un contenuto di verità, solo parziale però. Infatti il cordone di sicurezza bisognerebbe stenderlo non solo attorno ai politici ma anche attorno ad altre categorie e associazioni.
Il pensiero corre subito ai giornalisti. Non c'era bisogno che ce lo svelasse Wikileaks, sapevamo già, per averlo sperimentato sulla nostra pelle in materia di lotta al rigassificatore “Valle dei Templi”, che molti giornalisti italiani sono a libro paga delle lobby dell'energia.
Come sapevamo che i sindacati fossero foraggiati da Confindustria prima che ce lo rivelasse il loro collega Roberto Di Maulo, segretario generale del sindacato autonomo Fismc.
Analogamente possono annoverarsi nella categoria dei “comprati e venduti” molti esponenti delle associazioni cosiddette ambientaliste e di tutela del patrimonio culturale.
Abbiamo dovuto constatare con grande amarezza che questi “signori”, che prima si erano schierati contro il rigassificatore, perché magari tirati da noi per la giacchetta, hanno improvvisamente cambiato opinione a seguito delle “convincenti argomentazioni” della lobby italiana dell'energia”, folgorati sulla via di Damasco.
Quindi niente di nuovo sotto il sole in materia di “compravendita” di politici (di destra e di sinistra), di sindacalisti, di finto-ambientalisti e di finto-tutori del nostro patrimonio culturale, che hanno pure l'aureola di persone eticamente superiori, ma che sono invece, come abbiamo potuto sperimentare, eticamente inferiori.
E allora come difenderci dal rischio di permeabilità di questi “signori”, che, invece di fare gli interessi dei cittadini, fanno gli interessi delle lobby?
L'unico rimedio è il ricorso ai referendum per tutti gli argomenti di vitale importanza per il Paese. Referendum nazionali per le materie che coinvolgano la comunità nazionale, referendum locali per le materie di interesse limitato ai territori più piccoli, regionali o comunali.
Come fanno nella democratica Svizzera. Con una precisazione però, che l'istituto del referendum in Italia deve essere radicalmente modificato, perché diventi strumento di vera democrazia.
Infatti, come stiamo vedendo in questi giorni, la casta dominante di destra e di sinistra (perché di casta si tratta in quanto non eletta ma nominata dall'alto) usa tutti gli stratagemmi giuridici per scoraggiare l'utilizzo di questo strumento democratico o per vanificarne gli effetti, nelle rare ipotesi in cui si riesca a realizzarli.
La cronaca recente ci racconta di come la casta abbia usato l'inganno dell'adozione di una legge “riparatrice” per evitare il referendum sul nucleare.
Consapevoli di perderlo, i nostri “beneamati” politici hanno emanato una leggina che sospende la procedura della costruzione delle centrali nucleari, salvo a riprenderla passata la paura di Fukushima.
Berlusconi ha ammesso candidamente, nella conferenza congiunta con Sarkozy del 26 aprile, che la leggina è stata un'autentica furbata, ma speriamo che la Cassazione non cada nel bluff e decida di fare effettuare ugualmente il referendun, non consentendo che venga aggirato il più importante istituto di democrazia diretta con una furbata, appunto.
Ma non c'era stato qualche anno fa in Italia un referendum sul nucleare, con la schiacciante vittoria del no? Ecco perché noi pensiamo ad alcune modifiche dell'istituto referendario.
Una modifica dovrebbe prevedere che l'esito referendario può essere corretto solo con un successivo referendum, per evitare che i soliti “furbetti del quartierino” (leggasi i parlamentari) vanifichino l'esito referendario con una leggina ad hoc (ricordate il referendum sulla responsabilità civile dei giudici e quello sul finanziamento pubblico dei partiti?).
Fissare cioè il sacrosanto principio che la volontà popolare, espressa attraverso un referendum, possa essere modificata solo con una nuova manifestazione di volontà del corpo elettorale e non dai suoi rappresentanti in Parlamento che, come abbiamo visto, rappresentano piuttosto le lobby industriali e finanziarie e i loro interessi.
Stesso discorso vale per il referendum sul ritorno all'acqua pubblica. Certi di perderlo, i nostri cosiddetti onorevoli, per tutelare gli interessi delle lobby delle aziende dell'acqua privata (molto spesso controllate da aziende straniere che si sono arricchite sul ghiotto business idrico), stanno pensando, al fine di evitare il referendum, ad una leggina che istituisca un' Authority che controlli le tariffe.
Altro palese imbroglio, perché abbiamo scoperto, durante la nostra lotta all'ignobile progetto del rigassificatore “Valle dei Templi”, che l'Autorità dell'energia e del gas, con una delibera del 2005, ha previsto che le aziende che costruiscono nuovi rigassificatori avranno diritto all'80% dei ricavi di riferimento (mediamente 3 miliardi di euro l'anno) anche se gli impianti dovessero restare inattivi, gravando l'onere della spesa sulla bolletta degli Italiani.
E allora cosa facciamo, stendiamo un cordone di sicurezza anche attorno alle Authoriy perché, invece di fare gli interessi degli utenti, fanno gli interessi delle lobby?
No, ci può salvare solo il ricorso ai referendum.
Siamo governati da un sistema controllato dalle oligarchie politiche ed economiche, quindi l'unica possibilità di contrastare il loro strapotere è quella di fare ricorso ai referendum quando occorre decidere su materie che coinvolgano la salute dei cittadini, l'ambiente, il patrimonio culturale, l'energia e tutte quelle altre materie che non possono essere lasciate all'arbitrio e agli interessi dei soliti noti.
Pertanto invito i lettori di questo blog, a prescindere dalle loro idee politiche, ad andare a votare il 12 e 13 giugno (se ci lasceranno votare), per non consentire che la casta che è al potere espropri il popolo della sovranità a decidere sulle materie di vitale importanza per la nostra esistenza.
Gaetano Gaziano.

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