venerdì 7 agosto 2009

AGRIGENTINI NON ARRENDIAMOCI!!!


AGRIGENTINI NON ARRENDIAMOCI!!!
La battaglia del rigassificatore i neocolonialisti industriali del Nord non l'hanno ancora vinta! Che si arrivasse all'accordo era cosa scontata con i politici siciliani ascari e finti autonomisti che ci ritroviamo. La lotta si sposta ora a livello giudiziario: ricordo che contro l'ignobile decreto di Via (valutazione di impatto ambientale) del Ministero dell'Ambiente sono stati presentati ben tre ricorsi al Tar.
Le stesse associazioni ricorrenti, unitamente al Sindaco Marco Zambuto, ci stiamo approntando ad impugnare il decreto dell'Assessore Regionale all'Industria. Inoltre le associazioni contrarie all'ecomostro abbiamo presentato una dettagliata denuncia alla Digos di Agrigento sui presunti abusi commessi nell'iter autorizzativo. Infine hanno dato assicurazione di interventi la Commissione Europea e l'Unesco. Coraggio Agrigentini, continuiamo nella nostra lotta! Alla fine la spunteremo noi!!!
Gaetano Gaziano
Presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento" Continua a leggere...

lunedì 27 luglio 2009

LA CHIESA AGRIGENTINA INTERVIENE SUL RIGASSIFICATORE


Comunicato stampa del Comitato "No al rigassificatore":
L'arcivescovo della Diocesi di Agrigento, monsignor Franco Montenegro (nella foto accanto), ha ricevuto stamattina (25 luglio) nel palazzo Vescovile la portavoce del comitato no rigassificatore, Francesca Autiello e alcuni componenti il coordinamento. Nei giorni scorsi il comitato che ha indetto la consultazione popolare sull'istallazione del rigassificatore a Porto Empedocle aveva chiesto all'arcivescovo di intervenire a nome della Chiesa locale sulla decisione di realizzare l'impianto a pochi passi dalla Valle dei Templi e da centri densamente abitati. L'arcivescovo ha ascoltato le ragioni del comitato e ha garantito il proprio personale impegno per organizzare dal prossimo settembre una serie di incontri con i soggetti che hanno le principali responsabilità intorno alla costruzione del rigassificatore. In particolare monsignor Montenegro intende promuovere dei momenti di confronto tra gli esperti dell'Enel, gli amministratori locali, i movimenti ambientalisti e tutte quelle realtà e personalità che possono far luce adeguata sulle caratteristiche tecnologiche dell'impianto, la sua natura, la sua utilità, le misure di sicurezza che si intendono adottare per evitare rischi all'ambiente e alle persone, ecc. L'arcivescovo ha detto di desiderare di conoscere in ogni aspetto la vicenda e per questo chiederà anche che dalle autorità competenti vengano resi noti tutti gli studi e i documenti utili e richiesti dalla legge in modo che tutti gli atti siano trasparenti e sia garantita la massima informazione e il rispetto della legalità. In tal modo i cittadini potranno finalmente avere piena consapevolezza di tutti gli aspetti legati alle ragioni pro o contro la costruzione del rigassificatore, così che ciascuno possa esercitare il proprio diritto a scelte consapevoli. Infine l'arcivescovo ha detto che ha gradito l'incontro con il comitato perché la Chiesa volentieri si occupa di temi sociali e ambientali così importanti, come anche di recente è stato ribadito dal papa Benedetto XVI nell'enciclica "Charitas in veritate". La portavoce Francesca Autiello e monsignor Montenegro si incontreranno a settembre per mettere a punto il calendario degli incontri-dibattito che la chiesa agrigentina intende promuovere.
Comitato "No al rigassificatore" Continua a leggere...

martedì 14 luglio 2009

PIANO DEL PARCO E PROSPETTIVE DI SVILUPPO


La situazione di grande difficoltà che attanaglia la provincia di Agrigento deve sicuramente fare riflettere tutti su quali strategie mettere in campo per programmare un futuro che dia speranza soprattutto alle nuove generazioni. C'è da parte di molti agrigentini la consapevolezza di trovarci ad un bivio molto importante in quanto le scelte di oggi sono quelle che decideranno il futuro dei prossimi cento anni. Ecco perché ad esempio in una città sonnolenta e scettica com'è stata sempre Agrigento, si è visto in questi ultimi tempi un fermento che partito dai cittadini ha coinvolto anche gli esponenti politici e istituzionali com'è successo con la mobilitazione contro il rigassificatore. Questa non è certo l'unica scelta importante che si sta operando nel nostro territorio, c'è anche infatti la scelta che riguarda la privatizzazione dell'acqua che ha visto scendere in campo molti sindaci della provincia di Agrigento. Un argomento, poi, che sicuramente interessa la città è quello legato alle scelte gestionali del parco archeologico. Le sorti della città di Agrigento sono state in questi ultimi cinquant'anni sempre legate alla Valle dei Templi. Tutti noi sappiamo come l'evento calamitoso della frana abbia portato Agrigento e la sua Valle al centro del dibattito nazionale e al decreto Gui-Mancini. Nasce a quel punto una politica rigorosa di tutela della Soprintendenza che tra mille difficoltà inizia tra gli anni settanta e ottanta una politica degli espropri dei terreni e degli immobili della Valle che, sebbene all'inizio impopolare e osteggiata, ha avuto il merito di contrastare l'abusivismo e una pressione antropica insostenibile per un sito così prezioso e delicato. Il lavoro di tutela compiuto dalla Soprintendenza è stato sicuramente encomiabile e ha portato allo strepitoso risultato dell'inserimento nel 1997 della Valle nella World Heritage List dell'Unesco, riconoscendo così contro la “vulgata corrente” l'integrità archeologica e paesaggistica della Valle. Conclusa la prima fase importantissima della tutela anche con la demanializzazione, nasce nel 2000 l'Ente Parco con il compito precipuo oltre che di tutelare di valorizzare i beni archeologici, ambientali e paesaggistici promuovendo tutte le iniziative adeguate allo sviluppo turistico e ad assicurare la fruizione e il godimento sociale del territorio. Il parco di circa 1400 ettari venne diviso in tre zone: archeologica, ambientale-paesaggistica e naturale attrezzata. La legge regionale n. 20 del 2000 impose poi un piano del parco che individui e definisca la destinazione d'uso del territorio e dei manufatti legalmente esistenti. Oggi il piano del parco, sebbene con molto ritardo, è in dirittura d'arrivo. Dopo l'adozione del luglio del 2008 siamo nella fase dell'esame delle opposizioni e delle osservazioni propedeutica all'approvazione dell'Assessorato regionale ai BB.CC. Nell'attesa del piano sono stati compiuti in questi anni molti passi sul cammino della fruizione e della valorizzazione sempre coerenti con il piano stesso. Oggi ad Agrigento arrivano circa 700 mila turisti all'anno che pagano il biglietto di ingresso per visitare la zona archeologica, mettendo in moto un processo virtuoso di sviluppo economico basato sul turismo che, però, ancora risulta ben poca cosa rispetto agli altri processi che si dovranno innescare se veramente si vuole fare di Agrigento una città a sviluppo turistico e non solo a vocazione turistica. Ecco perché molti oggi guardano al piano del parco come allo strumento più idoneo per sviluppare tutti quei progetti capaci di catturare un turista-viaggiatore meno frettoloso e più stanziale. Il piano del parco in ciò viene in aiuto, individuando tutta una serie di attività compatibili che vanno dalle passeggiate contemplative per raggiungere punti panoramici, all'attività di trekking, mountain-bike, passeggiate equestri eccetera. Obiettivo primario perciò è quello di ampliare l'offerta, aggiungendo alla fruizione archeologica quella paesaggistica. Ciò è possibile istituendo delle convenzioni tra l'Ente Parco e i privati: associazioni culturali, cooperative di giovani, eccetera. Il cuore del parco, poi, è uno scrigno preziosissimo che racchiude tanti gioielli, non solo cioè la via sacra ma tutto ciò che ha caratteristiche omogenee pur nella sua peculiarità. Penso al cardo che dal tempio della Concordia raggiunge S.Nicola in un bosco di mandorli e ulivi con punti panoramici eccezionali; al quartiere ellenistico-romano; alla chiesa di S.Biagio e al santuario rupestre di Demetra; all'ipogeo Giacatello; al tempio di Vulcano e poggio Meta; alla tomba di Terone e al tempio di Esculapio e ciò solo per fare alcuni esempi. Questi siti, ognuno con la propria unicità, non solo archeologica ma anche paesaggistica possono diventare tante Kolymbetra facilmente gestibili ed egregiamente fruibili. Il sistema di gestione che il Fai ha messo in campo deve diventare, cioè, il modello a cui ispirarsi se si vuole che il parco sia il motore di sviluppo per la nostra economia. A questo punto nasceranno molte opportunità concrete di lavoro per quanti, e sono molti, hanno voglia, professionalità, creatività e capacità di fare. Bisognerà individuare cioè, caso per caso, secondo la diversa tipologia del luogo, vari progetti con strategie mirate a conservare e recuperare le caratteristiche e le diversità per ottenere la migliore e più idonea valorizzazione dell'area sotto tutti i profili, al fine di catturare il turista-viaggiatore esigente e rispettoso dei luoghi. Alla luce di tutto ciò è ovvio che è semplicistico e riduttivo pensare a soluzioni generiche come affidare ad esempio 250 ettari di terreni del parco ad un unico soggetto molto preoccupato magari del proprio business privato e poco dell'interesse collettivo. I terreni espropriati negli anni ai legittimi proprietari non lo sono stati in quanto agricoli ma perché costituivano un unicum inscindibile di archeologia e paesaggio. L'ipotesi pertanto di affidare anche il cuore del parco come se fosse semplice terreno agricolo non è percorribile. Non si può cioè pensare di coltivare mandorli, ulivi, pistacchi e in più magari zucchine, pomodori e finocchi come se si trattasse di una comune azienda agricola e non di uno dei siti più straordinari della Magna Grecia. Se si facesse ciò, si rischierebbe di vanificare mezzo secolo di sacrifici individuali e collettivi proprio nel momento in cui ci si avvicina a quel traguardo che dovrà portare benefici ad un'intera comunità. L'imperativo categorico oggi perciò è pensare in grande e mettere in atto strategie di sviluppo che sappiano coniugare la tutela con la fruizione, abbandonando scorciatoie che non porterebbero lontano.
Caterina Busetta
Consigliere dell'Ente Parco di Agrigento Continua a leggere...

mercoledì 1 luglio 2009

Incidente di Viareggio, con il rigassificatore potrebbe essere 1000 volte peggio

Quello che è successo a Viareggio è esattamente l'incidente che potrebbe capitare a Porto Empedocle nel caso di un incidente ad una nave metaniera. Solo che a Porto Empedocle sarebbe molto molto molto peggio. A Viareggio la cisterna conteneva 50 metri cubi. Una metaniera porta 125.000 metri cubi. 125.000!!!
Leggete attentamente quello che dice Piero Angela nel libro "Il Peggiore incidente immaginabile" e poi ascoltate gli esperti che ricostruiscono l'incidente di Viareggio e che parlano (per questi vagoni) di bombe non innescate. Immaginate una Metaniera!
E' la stessa cosa. La stessa! Il tipo di gas è diverso ma la meccanica dell'incidente sarebbe la stessa. Un gas in forma liquida, che diventa una nube a contatto con l'aria ma che è più pesante dell'aria. E al contatto con un innesco (cioè una sigaretta accesa o una lampadina) esplode come una bomba.
Piero Angela lo dice: è improbabile, ma non impossibile.
Infatti è successo.

"Tratto da pag 99 de " LA SFIDA DEL SECOLO " (Mondadori), di Piero Angela e Lorenzo Pinna

PEGGIORE INCIDENTE IMMAGINABILE
Domanda: E quale sarebbe il peggiore incidente immaginabile?

Risposta: Per esempio, una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura, contiene un potenziale energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e rovesciare in mare il gas il gas liquefatto, potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici. Il gas freddissimo, a contatto con l'acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube. Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più densa dell'aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l'aria. Una miscela fra il 5 e il 15 per cento di metano con l'aria è esplosiva. Il resto è facilmente immaginabile.


"

Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell'ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche.



Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall'esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in "piccole dosi", dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell'arco d 80 anni.Si tratta di uno scenario assolutamente improbabile, ma non impossibile.
Domanda: Terrificante. Si può immaginar qualcosa di peggio o questo è lo scenario da incubo finale?

Risposta: Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario "energetico" possibile. Cioè l'incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche."
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domenica 21 giugno 2009

Storie di disastri annunciati

La strage sul viadotto Morandi di alcuni giorni fa dovrebbe suonare come una sveglia per politici, assessori, funzionari e quant'altri continuano ad esibire la loro inettitudine “pupiandosi” davanti alle tivù locali per portare avanti una politica degli annunci, destinati a restare tali e che nulla ha a che fare con l'efficienza e con il bene dei cittadini che vedono precipitare sempre più in basso la loro qualità di vita e perfino la loro sicurezza. Il problema della segnaletica stradale e del conseguente traffico caotico e pericoloso sulle strade centrali e periferiche di questa città, che mette a repentaglio tutti i giorni la nostra vita, è sotto gli occhi di tutti tranne di chi per dovere istituzionale dovrebbe mettere a fuoco il problema che, come accade da noi, non si risolve ma si rimuove. Così ogni giorno le nostre strade sono funestate da incidenti gravi e meno gravi che ci lasciano attoniti e impotenti dinanzi al cinismo di chi, potendo e dovendo, non fa nulla. Una situazione di grave pericolo, e gli incidenti quotidiani lo dimostrano, c'è sulla statale 118 o passeggiata archeologica. Circa un anno fa, a seguito delle pressioni fatte dal consiglio comunale, vennero stralciate dal piano del parco le tavole sulla viabilità ma contemporaneamente si sancì l'interdizione del traffico pesante prevedendo che tale arteria, che attraversa il cuore della valle, diventasse a traffico limitato. Era stato assicurato pertanto un intervento tempestivo per adeguare la segnaletica e mettere in atto tutte le misure necessarie a tale scopo. Ad un anno di distanza chi percorre la strada si ritrova in situazioni tali da doversi ritenere graziato se ne esce indenne. La cosiddetta passeggiata archeologica, stretta e con curve pericolose, è transitata ogni giorno dalle auto degli agrigentini e dai bus dei turisti ma, udite udite, dalle autocisterne che trasportano carburanti, dagli articolati che trasportano automobili, dai camioni con le derrate alimentari, dalle betoniere del calcestruzzo e chi più ne ha più ne metta. La strada è a doppio senso di circolazione e l'unico semaforo all'altezza del museo, messo lì da 4 anni, è sconsolatamente spento. Non esistono le strisce pedonali e l'unico limite di velocità è di ben 50 km orari. Un anno fa la presidente del Fai, Giulia Maria Mozzoni Crespi, prima dell'esibizione di Bolle davanti al tempio della Concordia tuonò, sulle pagine di parecchi quotidiani, contro la strada che squarcia il cuore della Valle inquinandola con traffico caotico, pericoloso e inquinante. Mi risulta che in quella occasione, davanti al tempio della Concordia, furono fatte solenni promesse da parte delle autorità presenti e “presenzialiste” per ovviare al problema ma, ovviamente, in un anno nulla è stato fatto, come del resto è abitudine in questa terra dove si misurano i tempi con il metro millenario. Mi chiedo cosa si aspetta ancora ad intervenire prima di altri stragi annunciate?
Caterina Busetta
Consigliere dell'Ente Parco Continua a leggere...

sabato 13 giugno 2009

L'ASSESSORATO ALLA LEALTA' E ALLA...TOLLERANZA


In vita mia (e sono molti anni, ahimé) è la prima volta che sento parlare dell'istituzione di un “assessorato alla lealtà”. Sembrerebbe una boutade di qualche buontempone alla ricerca di amenità, invece è la dichiarazione che ha reso l'ineffabile Eugenio D'Orsi (foto accanto), presidente della Provincia di Agrigento ed esponente dell'MPA, in una conferenza televisiva del 9 giugno. Cosa vuol dire, signor presidente, l'assessorato alla lealtà? Vuol dire che nominerà nella sua giunta un tale che, percependo il lauto stipendio di assessore provinciale, avrà il compito di misurare la lealtà degli altri colleghi della giunta nei suoi confronti e (suppongo) quella sua nei confronti degli stessi assessori? Perché, come si sa, la lealtà deve essere reciproca. E, poi, a chi affiderà questo delicatissimo e difficile incarico? Dovrà, penso, fare ricorso ad una persona di alta levatura morale, al di sopra dei partiti, che obiettivamente e senza fare sconti a nessuno, compreso lei, giudichi della lealtà dei rapporti tra presidente e assessori e viceversa. Lei pensa che esista, signor presidente, una tale figura se guarda all'interno del suo e degli altri partiti politici? Penso che avrà qualche difficoltà a reperirla. E di che strumenti sarà dotato per potere valutare adeguatamente il tasso di lealtà dei componenti della giunta e del suo presidente? Dovrà necessariamente essere dotato di strumenti di intelligence, comprese le intercettazioni telefoniche, perché nessuno è così fesso dal comportarsi slealmente e poi andarlo candidamente a confessare. Ma un'altra considerazione importante può ricavarsi dal suo sfogo televisivo che, cioè, i suoi vecchi assessori, come lei lascia intuire, si siano comportati slealmente . Ma così è troppo facile! Significa lanciare il sasso e poi ritirare la mano. Lei deve avere il coraggio di dire pubblicamente chi si è comportato slealmente e mandarlo a casa. O, visto che ha azzerato l'intera giunta, dichiarare che sono stati tutti sleali.
Per la verità, signor presidente, non ci eravamo accorti che lei avesse una giunta, abituati come siamo a sentire solo le sue esternazioni. Per cui delle due una: o questi assessori non lavoravano e non esternavano e allora fa bene a cacciarli, o lavoravano ma non esternavano e allora fa male, anzi dovrebbe premiarli per loro discrezione.
Inoltre, oh inclito presidente, le suggerisco anche di creare, perché no, un assessorato alla tolleranza, visto che, proprio durante la conferenza stampa in cui ha annunciato urbi et orbi la decisione di azzerare la giunta, lei ha dimostrato di non essere esattamente ciò che si dice una persona affabile e cordiale con i suoi interlocutori anzi ha “strattonato” un giovane giornalista che le poneva alcune domande, tanto da suscitare la legittima presa di posizione dell'Assostampa. Lei interpreta forse una conferenza stampa come la registrazione di un suo monologo? La verità è che il re è nudo e che mi sembra del tutto inutile volere mascherare i veri motivi della crisi profonda della sua maggioranza che ha fallito a livello provinciale e regionale e che, oggi, cerca di nascondere miseramente questo fallimento all'elettorato, arrampicandosi sugli specchi. Lei durante la conferenza stampa ha anche parlato di gioco di squadra che deve tendere al raggiungimento degli obiettivi finali. Ma, egregio presidente, per restare alla metafora calcistica, vorrei ricordarle che, quando una squadra perde, si cambia l'allenatore non i giocatori. Quindi chiedo a lei e ai suoi referenti regionali di risparmiarci questo pietoso teatrino. Date almeno una finale manifestazione di dignità personale ammettendo il vostro totale fallimento. E che si torni al più presto alle urne!
Gaetano Gaziano Continua a leggere...

venerdì 5 giugno 2009

Lettera aperta ad Angelino Alfano


Caro Ministro,
apprendo con soddisfazione la Sua dichiarazione di questi giorni: “bisogna guardare al territorio e risolvere i suoi problemi. Dopo le elezioni mi farò promotore di un'azione volta alla creazione di un tavolo con la partecipazione di tutti coloro i quali ricoprono responsabilità amministrative a tutti livelli”. Parole sacrosante, Signor Ministro. Perché, veda, senza una corretta programmazione che faccia riferimento alle risorse archeologiche, naturali e paesaggistiche, un territorio diventa facile preda per le scorrerie dei nuovi barbari che, sotto la bandiera del “progresso” e dello “sviluppo” vogliono sfruttare la nostra terra per progetti neocolonialistici di mera speculazione, senza tenere conto delle naturali vocazioni di essa, anzi stravolgendole. E in ciò sono supportati in loco da vari politici ascari per tradizione e per DNA e da coloro che si fanno promotori della politica del “fare” o meglio degli “affari”. La nostra provincia è stata consegnata, dalla schiera dei politici agrigentini (di destra e di sinistra) che l'hanno preceduta nel tempo, alle ultime posizioni delle graduatorie nazionali per reddito e vivibilità. Nella recente storia repubblicana abbiamo avuto ben 4 presidenti della Regione Siciliana. Due di loro sono ancora politici attivi. Eppure siamo gli ultimi, caro Ministro, anche rispetto alle altre province siciliane. Città come Ragusa e Siracusa e oggi anche Trapani sono rifiorite grazie alla capacità dei loro amministratori locali di sapere sfruttare adeguatamente leggi speciali, come quella per i centri storici, i fondi europei e i fondi fas. Siamo rimasti al palo per la mancanza di quelle infrastrutture indispensabili allo sviluppo, quali strade, ferrovie, porti e aeroporti e di una seria programmazione che, come in un flash-back, vorrebbe riportarci indietro di 50 anni con il miraggio di un anacronistico sviluppo industriale che a Porto Empedocle ha lasciato solo macerie . Oggi, piuttosto che pensare alla riqualificazione di quelle aree, qualcuno ci viene a proporre un nuovo progetto di industria pesante altamente inquinante e impattante, che trasformerebbe il paesaggio storicizzato della Valle, cantato dai viaggiatori del Grand Tour e rimasto intatto grazie ai 1400 ettari di parco, in un paesaggio infernale come quello di Gela, Augusta e Priolo. Alcune menti “raffinate”, quindi, mancando una programmazione, hanno ipotizzato che la nostra provincia diventi la pattumiera d'Europa, con la realizzazione di un inceneritore a Casteltermini, una mega-discarica ad Aragona, un rigassificatore a Porto Empedocle e perfino una centrale nucleare come suggerito da qualche nuovo ascaro di recente nomina politica. Ecco perché la Sua proposta, caro Ministro, giunge quanto mai opportuna e necessaria e ci fa guardare con più ottimismo al futuro di questa terra. Lei, Signor Ministro, ha cultura, capacità e lungimiranza, tali da potere indirizzare questa provincia e questa città verso scelte coerenti con un sito Unesco per un riscatto economico e sociale tanto atteso e non più procrastinabile, se non si vogliono defraudare le future generazioni anche della speranza. I nostri beni culturali, il nostro mare, la nostra agricoltura e un'industria manifatturiera leggera devono diventare la vera ricchezza del nostro territorio ma è necessario che politici, burocrati, enti, associazioni e cittadini attivino un processo virtuoso di sviluppo che, nell'interesse collettivo, soddisfi anche le legittime aspettative di benessere e sviluppo individuale. Una svolta in questa terra è possibile e Lei, caro Ministro, può ancora darla.
Cordiali saluti, Gaetano Gaziano
Presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento”
tanogaziano@yahoo.it Continua a leggere...