venerdì 4 luglio 2014
Italo Calvino: "Apologo sull'onestà nel paese dei corrotti"
Ricordiamo l’apologo profetico di Calvino sull'onestà nel paese dei corrotti, scritto nel 1980. Non sappiamo se nel business del rigassificatore vi siano state pratiche corruttive, sappiamo che su di esso persistono pesanti ombre, dal momento che risultano indagati dalla Dda di Palermo l'amministratore delegato della società "Nuove Energie" (Enel) e un capocantiere per frode nelle pubbliche forniture con l'aggravante di avere favorito la mafia.
APOLOGO SULL'ONESTA' NEL PAESE DEI CORROTTI
di Italo Calvino*
C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia.
Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perché per la propria morale interna ciò che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito; anzi, benemerito: in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalità formale quindi non escludeva una superiore legalità sostanziale. Vero è che in ogni transizione illecita a favore di entità collettive è usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene il privato che si trovava a intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro d’aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioè poteva senza ipocrisia convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita.
Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale alimentato dalle imposte su ogni attività lecita, e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Perché in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse) la finanza pubblica serviva a integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attività che sempre in nome del bene comune s’erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse che in altre epoche e civiltà poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza d’atto di forza (così come in certe località all’esazione da parte dello stato s’aggiungeva quella d’organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori pur provando anziché il sollievo della coscienza a posto la sensazione sgradevole d’una complicità passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attività illecite, normalmente esentate da ogni imposta.
Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva d’applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino a allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziché la soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse d’un regolamento di conti d’un centro di potere contro un altro centro di potere.
Cosicché era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle battaglie intestine tra interessi illeciti, oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e d’interessi illeciti come tutti gli altri.
Naturalmente una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche (e tante altre attività più modeste fino allo scippo in motoretta) s’inserivano come un elemento d’imprevedibilità nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita.
In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che, usando quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge, e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini, illustri e oscuri, si proponevano come l’unica alternativa globale al sistema. Ma il loro vero effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile, confermandone la convinzione d’essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla.
Così tutte le forme d’illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto dunque dirsi unanimemente felici, gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti.
Erano costoro onesti non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, né patriottici né sociali né religiosi, che non avevano più corso), erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso. Insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto loro erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtù sono cose che trovano troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in malafede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per sé (almeno quel potere che interessava agli altri); non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute più nascoste; in una società migliore non speravano perché sapevano che il peggio è sempre più probabile.
Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che così come in margine a tutte le società durante millenni s’era perpetuata una controsocietà di malandrini, di tagliaborse, di ladruncoli, di gabbamondo, una controsocietà che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare la società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante e affermare il proprio modo d’esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sé (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera e vitale, così la controsocietà degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa d’essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’è.
* da "la Repubblica", 15 marzo 1980 e in “Romanzi e racconti, volume terzo, Racconti e apologhi sparsi”, Meridiani, Mondadori
Nota biografica – Italo Calvino nasce a Santiago de Las Vegas (Cuba) nel 1923 e si trasferisce con la famiglia nel 1925 a San Remo. Si unisce ai partigiani durante la II Guerra Mondiale e, in questo contesto, nasce la sua prima opera “I sentieri dei nidi di ragno” (1947). Successivamente diventa un attivista del Pci, una militanza politica proseguita fino al 1956. Considerato uno dei più interessanti autori contemporanei, negli anni Settanta comincia a collaborare come editorialista al “Corriere della sera” prima e “la Repubblica” poi. Muore a Castiglione della Pescaia nel 1985. Tra le sue opere, la trilogia dei Nostri Antenati “Il cavaliere inesistente”, “Il barone rampante”, “Il visconte dimezzato”, “Marcovaldo”, “Le cosmicomiche”, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, fino al saggio “Lezioni americane” uscito postumo nel 1989.
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domenica 22 giugno 2014
LETTERA APERTA A MATTEO RENZI PER SALVARE LA VALLE DEI TEMPLI
Caro Matteo, caro Premier,
in Islanda hanno bloccato un'autostrada perché avrebbe attraversato la terra degli Elfi, creature dell'immaginario nordico, zona che non ha vincoli paesaggistici né archeologici ma che viene rispettata solo in forza delle tradizioni popolari di quelle civilissime genti. Mentre in Italia non si riesce a bloccare la costruzione di un rigassificatore da 8 miliardi di mc. al confine della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco.
L'ecomostro gasiero, tra l'altro, dovrebbe sorgere in una zona sottoposta a vincoli archeologici, paesaggistici e idrogeologici, la contrada cosiddetta “Caos”, tra Agrigento e P.Empedocle, dove insiste la casa natale di Luigi Pirandello. Detta zona è stata anche delimitata dall'Unesco come “buffer zone” (zona di rispetto) della Valle dei Templi.
Almeno, l'autostrada islandese un'utilità l'avrebbe avuta, quella di collegare la capitale Reikjavik alla penisola di Alftanes. Il rigassificatore al confine della Valle dei Templi non serve a nessuno ma solo a chi lo costruirà (Enel), per incassare gli aiuti di Stato che graveranno sulle bollette degli Italiani. Opera inutile in quanto i consumi energetici in Italia sono drasticamente diminuiti e i rigassificatori esistenti in Italia, quelli di Panigaglia, di Rovigo e di Livorno, lavorano molto al di sotto delle loro capacità produttive, anche per l'incremento delle fonti rinnovabili di energia.
Allora perché ostinarsi a costruire un'opera inutile e altamente impattante con l'ambiente circostante? Abbiamo preso sempre a modello i paesi nordici in molti campi della nostra vita sociale, dal welfare all'istruzione, dal lavoro alla previdenza, eccetera. Perché non farlo anche in materia di tutela del patrimonio culturale?
Del resto, caro Matteo, tu sei stato sindaco di Firenze e conosci bene il significato e il valore del bello.
Inoltre hai iniziato la tua politica, a livello nazionale, con l'efficace slogan del “CAMBIARE VERSO”.
E' lecito aspettarsi dal tuo governo un “cambiamento di verso” anche in materia di tutela dei nostri beni culturali che, nella fattispecie della Valle dei Templi, ci consegnano una grande responsabilità di fronte al modo intero della Cultura, essendo essa patrimonio universale?
Voglio sperare che questa lettera aperta non cadrà nel vuoto, seguendo la sorte di quelle indirizzate ai governi precedenti che conoscevano un “UNICO VERSO”: quello del business delle grandi opere inutili, ma capaci di trasformarsi in bankomat per tutte le forze politiche (di destra e di sinistra).
Grazie per la tua cortese attenzione e cordiali auguri di buon lavoro,
Gaetano Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento” e.mail: tanogaziano@yahoo.it.
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lunedì 2 giugno 2014
LETTERA APERTA AL NUOVO A.D. DI ENEL PER SALVARE LA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO
Gentile
Dottor Francesco Starace,
Lei
da profondo conoscitore del mondo dell'energia, sa bene che l'Italia
non ha bisogno di altri rigassificatori oltre quelli che possiede
già, che lavorano molto al di sotto delle loro potenzialità per la
diminuita richiesta di energia da fonti fossili e per lo sviluppo
delle fonti rinnovabili di cui Lei è un esperto.
D'altra
parte lo stesso dr. Fulvio Conti, in un'audizione al Senato, si
dichiarò contrario alla creazione di un hub del gas nel
Mediterraneo, come riportato dal Sole 24 Ore.
Perchè
allora insistere nel realizzare il rigassificatore al confine della
Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco?
Mi
creda, sarebbe un'ignominia di fronte al mondo intero della Cultura.
La
sua nomina ad A.D. di Enel, gentile Dottore, è figlia della politica
renziana del "CAMBIARE VERSO".
E'
possibile auspicare un "cambiamento di verso" anche da parte della
vostra azienda in materia di rispetto del patrimonio culturale
Universale?
La
ringrazio per la Sua cortese attenzione e, in attesa di riscontro, Le
porgo i miei più sinceri auguri di buon lavoro,
Gaetano
Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di
Agrigento”
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sabato 31 maggio 2014
LETTERA APERTA ALLA NUOVA PRESIDENTE DI ENEL PER SALVARE LA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO
Gentilissima D.ssa Maria Patrizia Grieco,
Le giro la bella e commovente lettera di padre Giovanni Scordino, ex rettore della splendida chiesa normanno-chiaramontana di San Nicola nella Valle dei Templi di Agrigento per salvare la Valle dalla costruzione al suo confine di un rigassificatore da 8 miliardi di mc:
http://busetta.blogspot.it/2012/07/rigassificatore-la-bellissima-lettera.html.
Una lettera così, che è la sintesi di 7 anni di lotta che stiamo conducendo per evitare questa ignominia, non può restare inascoltata per 2 motivi: primo per l'autorità morale del mittente; il secondo motivo sta nel vostro Codice Etico dove sta scritto a chiare lettere "Per la nostra azienda la reputazione è il principale valore immateriale essenziale".
Quale reputazione riceverà Enel di fronte al mondo intero della Cultura, se dovesse realizzare il progetto di rigassificatore al confine del parco archeologico di Agrigento, essendo la Valle dei Templi patrimonio Unesco?
La sua nomina, gentile Presidente, è figlia della politica renziana del "CAMBIARE VERSO".
E' possibile auspicare un "cambiamaneto di verso" anche da parte della vostra azienda in materia di rispetto del patrimonio culturale Universale?
La ringrazio per la Sua cortese attenzione e, in attesa di riscontro, Le porgo i miei più sinceri auguri di buon lavoro,
Gaetano Gaziano, presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento".
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mercoledì 14 maggio 2014
SUL GROPPONE DEGLI ITALIANI LA SPESA DEI RIGASSIFICATORI INUTILI
Il tempo è galantuomo e dà ragione a quanto andiamo dicendo da 7 anni, cioè che il business dei rigassificatori è un imbroglio ideato solo per favorire le lobby dell'energia che li costruiscono e che la spesa di quelli che sono stati costruiti e di quelli che verranno costruiti graverà sulla bolletta degli utenti, in virtù di una “generosissima” delibera dell'Autorità dell'Energia e del Gas del 2005 che ha stabilito un fattore di garanzia (Fg) per le aziende rigassificatrici, assicurando loro per 20 anni l'80% dei ricavi di riferimento anche se non dovessero rigassificare un solo metro cubo di gas.
E, infatti, come riporta il Corriere.it del 13 maggio, riprendendo un'inchiesta di Milena Gabanelli su Report del 12 maggio, la Olt, la multinazionale che ha costruito il rigassificatore off-shore di Livorno, ha presentato il conto al governo italiano, anche con una certa arroganza, perché inizialmente aveva deciso di rinunciare al fattore di garanzia. Ma, oggi, essendo, mutato radicalmente il mercato del gas, a seguito della notevole contrazione dei consumi energetici e dello sfruttamento dello shale gas,la “povera” Olt non ce la fa più a recuperare l'investimento di 900 milioni di euro spesi per la costruzione dell'impianto di Livorno e si presenta con il cappello in mano a chiedere il fattore di garanzia, da gravare sulle nostre bollette.
Oggi, per fortuna, è cambiata la musica all'Autorità per il Gas e l'Energia e stanno contrastando la richiesta della multinazionale tedesca (con partecipazione italiana di minoranza). Il Tar della Toscana ha dato ragione alla Olt, ma l'Authority ha fatto appello al Consiglio di Stato che dovrà decidere entro il luglio di quest'anno.
Ma non c'è da stare molto allegri, se andiamo con la mente alla nostra esperienza di contrasto giuridico all'indecoroso progetto del rigassificatore da 8 miliardi di mc. al confine della Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio Unesco. I lettori di questo blog ricorderanno che il Tar del Lazio diede ragione alla nostra associazione “Salviamo la Valle dei Templi” che, unitamente ad altri enti ed associazioni, aveva impugnato il provvedimento di autorizzazione dell'ignobile progetto, ma, inspiegabilmente, il Consiglio di Stato ribaltò la sentenza del Tar, affermando che la città Agrigento non era legittimata a ricorrere, in quanto l'impianto di rigassificazione insisterà nel territorio di Porto Empedocle, ignorando che il gasdotto di collegamento tra il rigassificatore e la rete nazionale del gas attraverserà la zona “Caos” in territorio agrigentino, dove è ubicata la casa natale di Pirandello, che è la zona più vincolata d'Italia essendo sottoposta a vincoli archeologici, paesaggistici e idrogeologici ed essendo stata delimitata dall'Unesco come buffer zone (zona di rispetto) del parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento.
La Commissione Europea ha già bocciato il rigassificatore di Porto Empedocle, in quanto non lo ritiene strategico né per l'Italia né per l'Europa.
La Commissione Europea ha fatto di più: ha fatto sospendere, dietro le denunce presentate dalla mia associazione unitamente ad altre associazionei, il fattore di garanzia che era stato “regalato” alle lobby dell'energia.
Ma state certi che Enel, che deve costruire il rigassificatore al confine della Valle dei Templi, non rinuncerà tanto facilmente al proprio progetto gasiero e lavorerà affinché esso venga dichiarato dal governo italiano strategico per le esigenze nazionali e chiederà il fattore di garanzia che, come al solito, se lo dovranno accollare gli incolpevoli cittadini.
Riuscirà il “rottamatore-rinnovatore-cambiaverso” Matteo Renzi a resistere alle pressioni di Enel e, soprattutto, alle pressioni di Obama piazzista dello "shale gas" americano? Vedremo.....
Gaetano Gaziano, presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento".
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venerdì 25 aprile 2014
UN'ITALIA DIVERSA DA QUELLA CHE CI RACCONTANO
Complice una giornata assolata e davvero primaverile come quella di questa mattina ad Agrigento e la voglia di percorrere strade non battute dalla pazza folla tipica di giornate come il 25 aprile, ci incamminiamo lungo il cardo romano che da S.Nicola e dal quartiere ellenistico-romano porta fino alla via sacra nella Valle dei Templi.
Lungo il cardo, in un silenzio a tratti allietato dal ronzio delle api, dal cinguettio degli uccelli e dall'abbaiare lontano dei cani, incrociamo solo pochi visitatori stranieri con cui scambiamo il saluto, come si è soliti fare nei viottoli di montagna.
A metà percorso la sosta è d'obbligo per potere ammirare in tutta la sua grandiosità il tempio della Concordia, che si staglia nello sfondo dell'azzurro mare che diventa tutt'uno con il cielo. Si riprende il cammino per un certo tratto immersi nella campagna gialla per le distese fiorite di margherite o tra le ondeggianti spighe e i mandorli i cui rami sono stracarichi di frutti già grandi.
Arriviamo alla via Sacra dove si allineano i famosi templi di Giunone, Concordia ed Ercole e assistiamo compiaciuti e commossi alla straordinaria processione laica fatta da gente diversa per età, per provenienza, ma sicuramente accomunata dalla stessa fede: l'amore per l'arte e il bello.
Molti sono i tedeschi, ma anche i francesi, gli spagnoli e ovviamente gli italiani. Molti i giovani ma anche le famiglie con bambini e le coppie di anziani come noi pronti a godere quanto la vita sa ancora regalare di bello.
Tutti sono armati di macchine fotografiche ma anche di guide cartacee che vengono consultate attentamente per meglio godere e apprezzare quanto visitato.
Sebbene siano davvero tanti, ciò che colpisce è l'atteggiamento composto, silenzioso e ammirato dinanzi a tanta ricchezza archeologica e bellezza paesaggistica.
Ecco, mi dico, è questa l'Italia diversa che pochi raccontano e che molti si ostinano a non vedere, preferendo impantanarci in una cronaca becera di fatti irrilevanti sciorinati anche da una tivù di Stato che per di più pretende un canone, mentre gli italiani sono molto più avanti nella ricerca di una felicità che solo la cultura, l'arte e il bello possono regalare.
Da nord a sud c'è, infatti, un'Italia ricca di siti eccezionali, che chiedono solo di essere scoperti e apprezzati.
Certo, perché ciò succeda, è necessario investire in cultura, per allargare sempre più quella platea di cittadini amanti del bello.
Molti politici beceri e corrotti continuano a ripetere che con la cultura non si mangia.
Certo se per mangiare intendiamo ricavare tangenti come succede nella realizzazione di grandi opere inutili, non ultimo il rigassificatore nella Valle dei Templi, è vero, ma, se per mangiare intendiamo creare nuove e maggiori opportunità di lavoro, con la cultura si mangia eccome, nel senso che va individuato proprio nel turismo culturale e paesaggistico la vera risorsa economica del nostro paese, non ancora adeguatamente valorizzata né sufficientemente sfruttata.
CATERINA BUSETTA.
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venerdì 28 marzo 2014
LETTERA APERTA A FRANCESCO RUTELLI
Caro On. Francesco Rutelli,
la Sua associazione "Priorità Cultura" ha bandito il premio internazionale "Cultural Heritage Rescue Prize" da destinare ad un soggetto che lotta per salvare il patrimonio archeologico e culturale della Siria minacciato dalle bombe.
La Valle dei Templi di Agrigento, inserita nel 1997 nella World Heritage List dell'Unesco, rischia di essere bombardata non da bombe siriane ma da bombe italiane.
La minaccia deriva infatti dalla costruzione, al suo confine, di un rigassificatore da 8 miliardi di mc., impianto classificato “a rischio di incidente rilevante” dalla normativa europea “Seveso”.
La mia associazione, unitamente ad altre associazioni, si batte da oltre 7 anni per evitare alla Valle dei Templi di Agrigento questo rischio e questo motivo di grande ignominia per il popolo italiano, essendo essa inserita, come Lei sa bene, nel patrimonio culturale universale. La continuità della nostra lotta può essere testimoniata dal Suo capo della segreteria personale, Dr. Vincenzo Spatafora (oggi Garante per l'infanzia) di quando Ella era Ministro dei BB.CC.
Consegnammo nelle sue mani un dossier sul rigassificatore al confine della Valle dei Templi di Agrigento nella primavera del 2007. Il Dr. Spatafora ci lasciò intendere che presto ci sarebbe stato un Suo intervento in favore della Valle, in qualità di Ministro dei BB.CC.,
cosa che non avvenne anche per la caduta del governo Prodi di cui Ella faceva parte.
Per la verità non hanno trovato il tempo di occuparsene neppure i suoi successivi colleghi: Biondi, Ornaghi, Bray. Dubito che avrà modo di occuparsene l'attuale ministro Franceschini.
On. Rutelli, recentemente ho lanciato sulla piattaforma internazionale di change.org (la stessa che ha raccolto le firme perché non venga stravolta la nostra Costituzione), un appello per salvare la Valle dei Templi di Agrigento. L'appello ha già raccolto più di 3500 firme (molte delle quali provenienti dall'estero). Lei potrà riscontrarlo su questo link: http://www.change.org/it/petizioni/no-al-rigassificatore-al-confine-della-valle-dei-templi-di-agrigento-patrimonio-unesco.
On. Rutelli, a noi non interessa il premio bandito dalla sua associazione, anche perché per nostra fortuna non operiamo in Siria ma in Italia dove è a rischio di bombe il nostro patrimonio culturale.
La nostra tenacia, unitamente a quella delle altre associazioni che lottano per salvare la Valle dei Templi, sarebbe ugualmente premiata qualora la S.V. volesse fare gli opportuni passi presso le competenti istituzioni a sostegno della nostra lotta.
Con i più cordiali saluti, Gaetano Gaziano presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento".
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