martedì 14 settembre 2010

PERMETTE QUESTO TANGO ALLA DIOSSINA?


“Signora, permette questo tango alla diossina?”.
Con questa gentile richiesta, sono certo, qualche elegante cavaliere avrà aperto le danze sabato 11 settembre a piazza commendatore Brignone di Lampedusa. E ne aveva buon diritto, perché in quei momenti il cielo era carico di una greve coltre nera di fumo causata dall'incendio doloso della discarica comunale di barche e di rifiuti speciali che il giorno prima era divampato violento e che ancora sabato non era stato domato. E, del resto, molti focolai dell'incendio sono rimasti attivi per circa una settimana alimentati dal forte vento di maestrale che aveva cosparso il centro abitato e l'intera isola di polveri nere. Le autorità sanitarie locali- quelle comunali e quelle dell'Asl-, forse per non privare la cittadinanza del loro passatempo preferito, il liscio al sabato sera, non l'avevano allertata invitandola a stare chiusa in casa con le imposte serrate, come sarebbe stato doveroso e come hanno fatto le persone più consapevoli. Liscio o non liscio, le responsabilità di queste sedicenti autorità sono gravissime, perché avevano il dovere di avvisare la popolazione. E, invece, “ballate pure”!
La gente balla felice e ballando ingoia diossina. Sembra di essere tornati agli anni bui delle passate amministrazioni comunali quando, per smaltire i rifiuti, il metodo preferito, anzi l'unico esistente, era quello di dare fuoco alla discarica. E, guarda caso, sempre con il vento di maestrale, perché gli specialisti piromani sanno, per antica esperienza di incendiari, che con il vento di maestrale il fuoco attizza meglio, si estende rapidamente ed è più difficile per i vigili del fuoco poterlo domare. “La discarica ha preso fuoco” affermavano i responsabili del tempo”, facendo spallucce.
Poi sono arrivati gli Ato rifiuti e la situazione si era normalizzata con la precedente amministrazione comunale, che ha fatto costruire la discarica e ha disciplinato il trasferimento in terraferma dei rifiuti ordinari e speciali.
Oggi i responsabili ci raccontano, non potendo ricorrere alla puerile motivazione di un tempo “che la discarica ha preso fuoco”, la storiella che l'incendio doloso è stato voluto da qualcuno che vuole contrastare la creazione di un museo dei migranti. Un complotto, insomma. Sciocchezze! Il trasferimento dei rifiuti costa e costa molto. E' stato trovato un sistema economico per smaltirli?
Il Sindaco De Rubeis aveva dichiarato ai primi di settembre che presto sarebbe arrivata a Lampedusa una ditta attrezzata per lo smaltimento dei rifiuti speciali, peccato che sono arrivati prima gli specialisti piromani di casa nostra che, tra l'altro, non costano niente.
Le cause dell'incendio? I responsabili piromani? Gli inquirenti stanno indagando, ma certo è che la spesa per i rifiuti, che gravava sul bilancio comunale di Lampedusa per circa 3 milioni di euro, è stata ridotta drasticamente a circa un milione di euro. Certo è che gli ultimi drammatici fatti di cronaca giudiziaria che hanno investito il sindaco De Rubeis e altri amministratori comunali sono strettamente collegati con lo smaltimento dei rifiuti. Certo è che dall'opposizione in consiglio comunale è stato chiesto alla giunta De Rubeis di dare conto di una voce in entrata nel bilancio comunale del 2010 di circa un milione di euro per la discarica comunale e che fine abbia fatto quella somma. Certo è che la gente non si è bevuta la storiella del complotto di qualcuno contro il museo dei migranti e ha partecipato numerosa al sit-in di protesta e di condanna organizzato da Legambiente contro il criminale attentato alla salute pubblica. I politici a corto di idee e, soprattutto, di spiegazioni convincenti, si rifugiano, come oggi è di moda, nella teoria dei complotti. E mentre la gente balla il Titanic affonda...
Gaetano Gaziano Continua a leggere...

sabato 11 settembre 2010

CARO MARCO ZAMBUTO, MI HAI DELUSO!

Caro Marco Zambuto, mi hai profondamente deluso!
Le tue risposte (date attraverso i media on line) alle mie precise domande sulle finalità del "Patto per il territorio", al di là di alcune generiche affermazioni di principio, sono evasive ed elusive.
Tu sai che ho stima e affetto per te, però avevo chiesto al nuovo movimento che si è data la sigla di "Patto per il territorio" di dirci quali posizioni prenderà in rapporto al rigassificatore, al termovalorizzatore, alla mega discarica e alla centrale nucleare che qualche mente criminale ha deciso di costruire proprio nel nostro territorio provinciale, che il vostro "Patto", a parole, dice di volere difendere.
Tu dici che è il tempo di farla finita con il “meriodionalismo piagnone” e che il vostro movimento si ispira alla politica del più grande presidente che abbia avuto la regione siciliana, Piersanti Mattarella.
Ti credo, caro Marco, perché so che sei in buona fede, ma voglio ricordarti anche che Mattarella della lotta all'affarismo di certa nostra politica, di destra e di sinistra, collusa con mafia, lobby varie e massoneria fece la sua bandiera. E per quei nobili ideali pagò con la vita.
I presidenti che sono venuti dopo (per esemplificazione cito Cuffaro, Capodicasa e Lombardo) hanno capito benissimo la lezione e hanno subito aperto le porte del nostro territorio a centrali nucleari, rigassificatori, megadiscariche e quant'altro può fare la felicità appunto di mafia, lobby varie e massoneria.
Quando parlo di "menti criminali" mi riferisco alle multinazionali del Nord e ai loro alleati locali che sono i nostri politici regionali e nazionali di riferimento che, salvo qualche eccezione, vanno chiamati per il loro giusto nome: ASCARI.
Tra le eccezioni mi piace citare il deputato nazionale dell'Idv Ignazio Messina e l'europarlamentare Sonia Alfano pure dell'Idv, la cui interrogazione ha sollecitato il Commissario Europeo della Concorrenza, Joaquìn Almunia, ad avviare un'indagine contro il governo italiano sul rigassificatore di Porto Empedocle per le denunce da noi presentate e che, fino all'interrogazione di Sonia Alfano, dormivano in un cassetto. Ricordo anche che tu coraggiosamente hai fatto ricorso al Tar contro l'ignobile progetto del rigassificatore “Valle dei Templi”.
Ora, caro Marco, sono certo che tu stai lavorando nella direzione di far assumere ai variopinti componenti del “Patto”, tutti di provenienza da partiti rigassificatoristi e nuclearisti, una posizione netta precisa in difesa del nostro territorio contro le fameliche lobby del Nord che considerano la nostra, "terra di conquista e di sfruttamento", ma fino a quando ciò non succederà il vostro movimento resterà sempre un'accolita di fuorusciti e la vostra sigla una scatola vuota.
Con affetto,Gaetano Gaziano
presidente associazione "Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento" Continua a leggere...

martedì 7 settembre 2010

PRIMO PASSO DELLA UE VERSO LA SOTTOPOSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO ALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE DELLA NORMATIVA EUROPEA

Joaquin Almunia, Commissario Europeo per la Concorrenza, ha comunicato, rispondendo a un'interrogazione dell'europarlamentare dell'Idv Sonia Alfano, che è stata aperta un'indagine per la sottoposizione del Governo Italiano alla procedura di infrazione della normativa europea a seguito di due denunce presentate contro il rigassificatore di Porto Empedocle.
Occorre ricordare che quelle due denunce sono state presentate dalle associazioni agrigentine “Confimpresa” di Alessio Lattuca, “Il Cerchio” di Bernardo Barone e “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento” del sottoscritto.
E' stata denunciata, tra l'altro, la violazione dell'art. 107, paragrafo 1°, del Trattato Europeo che impone il divieto di aiuti degli Stati membri alle proprie aziende. Nello specifico abbiamo denunciato la disposizione prevista dall'Autorità per il Gas e l'Energia (delibera 178/2005) che prevede che in ogni caso sarà garantito alle società che gestiscono nuovi impianti di rigassificazione l'80% dei ricavi di riferimento (3 milioni di euro nel caso di Porto Empedocle) anche in caso di non utilizzo degli impianti gravando la spesa “sul sistema tariffario nazionale” cioè sulle bollette degli Italiani.
Il primo passo della procedura è quello di chiedere da parte della Commissione Europea chiarimenti allo Stato che si intende sottoporre alla procedura di infrazione. Ed è quanto comunicato da Almunia a Sonia Alfano, infatti ha precisato nella lettera del 12 agsoto 2010 che “la Commissione ha trasmesso alle autorità italiane una versione non riservata delle denunce e, al momento, attende le osservazioni dell’Italia in merito”.
Dopo di che, in base alle risposte fornite dal Governo Italiano, si aprirà ufficialmente la procedura di infrazione.
E' ovvio che si tratta del primo tangibile successo della lotta che stanno portando avanti le associazioni agrigentine, riunite nel comitato “No al rigassificatore”, che contrastano l'ignobile e criminale progetto di costruire un impianto di rigassificazione da 8 miliardi mc., che la normativa europea “Seveso” definisce “a rischio di incidente rilevante", alla distanza di 800 metri dal centro abitato di Porto Empedocle, sotto la casa natale di Luigi Pirandello e al confine del parco archeologico della Valle dei Templi.
Inoltre, le associazioni agrigentine “Confimpresa”, “Il Cerchio” e “Salviamo la Valle dei Templi” sopra citate trasmetteranno a breve al Commissario Europeo per la concorrenza, Joaquin Almunia, nuova probante documentazione per chiedere l'ordine prioritario della trattazione delle proprie denunce.
Gaetano Gaziano,
Presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento”

Di seguito il testo della risposta del Commissario Europeo per la Concorrenza:
E-4831/10IT
Risposta di Joaquín Almunia a nome della Commissione (12.08.2010)
Nel 2009 la Commissione ha ricevuto due denunce relative al meccanismo previsto all’articolo 13, paragrafo 2, della delibera 178/2005 dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, il cui obiettivo è incentivare la costruzione e il miglioramento degli impianti di rigassificazione. A parere dei denuncianti, detto meccanismo costituisce un aiuto di Stato illegale.
Nell’ambito dell’indagine sugli aiuti di Stato relativa alle denunce suddette, registrata con riferimento CP 81/2009, la Commissione ha trasmesso alle autorità italiane una versione non riservata delle denunce e, al momento, attende le osservazioni dell’Italia in merito, che dovrebbero pervenire alla DG Concorrenza della Commissione nell’agosto 2010.
In questa fase dell’indagine non è possibile prevedere, nemmeno a titolo indicativo, una data entro la quale la Commissione avrà completato l’esame delle denunce, dato che la durata di un’indagine dipende da molti fattori, tra cui la rapidità con cui lo Stato membro fornisce le informazioni, la completezza di tali informazioni e la complessità della questione in esame. Inoltre, nell’interesse generale dell’UE, la Commissione può assegnare diversi gradi di priorità alle denunce che le vengono sottoposte .
In merito al contenuto della misura (ricavi garantiti per i nuovi impianti di rigassificazione), viste le informazioni limitate di cui dispone in questa fase e lo stadio effettivo di avanzamento dell’indagine, la Commissione non è al momento in grado di esprimersi sulla sua possibile configurazione come aiuto di Stato ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 1, del TFUE.
La Commissione può tuttavia assicurare all’onorevole parlamentare che perseguirà fattivamente la questione e che, a tempo debito, informerà i denuncianti circa la posizione adottata.
Per quanto riguarda la richiesta dell’onorevole parlamentare di accedere alla documentazione prodotta dalla Commissione nel corso dell’indagine, essa sarà evasa dai servizi competenti, conformemente al regolamento (CE) 1049/2001 .
Jaquìn Almunia Continua a leggere...

sabato 4 settembre 2010

Due o tre domande a Marco Zambuto leader del “Patto per il territorio”

Caro Marco Zambuto, so perfettamente che un nuovo soggetto politico inizialmente non va accolto con entusiasmo ma neppure con diffidenza. Bisogna attenderlo all'opera. Per evitare, però, che il neonato “Patto per il territorio”, di cui sei leader e che tante adesioni sta ricevendo, possa sembrare un'accolita di fuorusciti dai vecchi partiti, credo che non ci sia opportunità migliore di quella attuale, che vede esplodere violenta la querelle sul rigassificatore per la mancata costituzione di D'Orsi al Tar Lazio, per capire cosa vuole fare e dove vuole andare il nuovo soggetto politico da te diretto. Il rigassificatore di Porto Empedocle, come sai benissimo, cambierà, se realizzato(stiamo lottando per evitarlo), la storia, la geografia e l'economia del nostro territorio. Tutti sappiamo che tu, con coraggio e determinazione, stai contrastando questo ignobile progetto e hai addirittura proposto ricorso al Tar Lazio contro di esso, da cui hanno preso la stura tutti gli altri ricorsi, ma come si porrà Maurizio Calabrese, confluito nel nuovo soggetto politico, che in consiglio comunale si è battuto a spada tratta a favore dell'ecomostro al confine del nostro parco archeologico? Come si porranno gli altri componenti del “Patto” fuorusciti dal Mpa e dal Pdl, sapendo che i loro ex padrini-padroni politici sono non solo favorevoli ma sponsorizzatori del rigassificatore? E' legittimo il sospetto che siano fuorusciti solo provvisoriamente dai loro vecchi partiti magari per la mancata assegnazione di qualche poltrona e che appena le ammaliatrici sirene dei loro vecchi leader politici si faranno sentire con la promessa di qualche incarico ben retribuito faranno frettolosamente ritorno all'ovile. La vostra sigla “Patto per il territorio” farebbe pensare ad una strenua difesa contro le aggressioni delle multinazionali che propongono oggi il rigassificatore, domani la centrale nucleare, il termovalorizzatore e la megadiscarica per i rifiuti. Se così fosse potremmo dire di trovarci di fronte ad una svolta storica per la nostra provincia, ma temo, caro Marco, che, di fronte alle pressioni delle lobby, i vari e variegati componenti del “Patto” si metteranno senza fiatare “la coda tra le gambe” e addio al patto per il territorio.
Poi ho letto che c'è stato un incontro tra alcuni rappresentati del “Patto” e la senatrice della Lega, Angela Maraventano. Voglio solo ricordarti l'omerico detto “timeo Danaos et dona ferentes”, per dirti che i “signori” della Lega rappresentano gli interessi delle multinazionali del Nord che hanno trattato sempre il Sud come territorio da colonizzare e da sfruttare..
Con i più cordiali saluti, Gaetano Gaziano, presidente associazione “Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento” Continua a leggere...

giovedì 26 agosto 2010

TRIBU' INDIANA BATTE MULTINAZIONALE DELL'ALLUMINIO COME GLI AGRIGENTINI SCONFIGGERANNO LA LOBBY ITALIANA DELL'ENERGIA

Una piccola tribù dell'India è riuscita a sconfiggere la multinazionale dell'alluminio Vedanta, con sede a Londra, che voleva aprire una miniera a cielo aperto di bauxite (da cui si ricava l'alluminio) facendo scempio di una montagna che la tribù considera storicamente sacra.
La tenace tribù dei Dongria Kondh l'ha spuntata contro l'arrogante pressione della multinazionale che prometteva “progresso e posti di lavoro”, tacendo che il loro progetto prevedeva di distruggere le colline Nyamgiri nel distretto indiano di Orissa, sede della tribù. L'inquietante vicenda (per fortuna con esito positivo per la tribù) presenta molte analogie, a volte “a contrario”, con la lotta che un'altra orgogliosa “tribù" sta combattendo contro l'arroganza dei poteri cosiddetti forti, ma moralmente debolissimi, che vogliono costruire un rigassificatore da 8 miliardi di mc, che la legislazione Seveso definisce “a rischio di incidente rilevante”, a 800 metri dall'abitato di Porto Empedocle e al confine con il parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento. La prima analogia positiva è che la “tribù” degli agrigentini è quasi numericamente uguale alla tribù degli indiani che sono ottomila. Gli agrigentini che al referendum contro il rigassificatore gridarono “no” all'ecomostro furono circa settemila, con il 95% dei “no” contro il 5% dei “sì” rigassificatoristi.
Le altre analogie sono quasi tutte “a contrario”. Ne ricordiamo alcune: è stato il ministro indiano dell'ambiente, Ramash Jairam, che ha detto no al progetto della miniera di bauxite a cielo aperto, mentre in Italia la nostra ministressa, Stefania Prestigiacomo, ha fortemente caldeggiato il progetto del rigassificatore, come del resto sta caldeggiando tutti gli altri progetti di rigassificatori e di centrali nucleari. L'ineffabile Stefania si adombrò nei confronti del professor Sartori che, dalle pagine del Corriere della Sera, la definì “inadeguata” come ministro dell'ambiente. In effetti la Prestigiacomo sarebbe il più adeguato dei ministri se, invece che a dirigere il dicastero dell'ambiente, fosse a capo del dicastero dell'industria inquinante pesante. Si ricorda infatti che la nostra ministressa, alla raccomandazione della Commisione europea di ridurre le immissioni in atmosfera, fece schierare l'Italia con i paesi contrari dell'Est Europa che hanno ancora in funzione i vecchi impianti industriali sovietici, i più inquinanti del mondo. Altra analogia negativa, il ministro indiano dell'ambiente è stato supportato da una commissione di esperti che ha dato parere negativo al progetto di miniera a cielo aperto della multinazionale inglese. In Italia invece la commissione di valutazione di impatto ambientale (Via) ha dato parere favorevole al progetto del rigassificatore, dimenticandosi della contiguità con il parco archeologico della Valle dei Templi. Per la verità la commissione, molto timidamente, aveva apposto la condizione che, prima dell'emissione del decreto autorizzativo, venisse espresso pure il parere di compatibilità ambientale sul progetto del gasdotto che dovrebbe collegare l'impianto di rigassificazione alla rete nazionale del gas. La Prestigiacomo, furbetta del quartierino ministeriale, ha chiesto e ottenuto dalla commissione che questa condizione venisse elusa. Ciò hanno fatto i “solerti” commissari sulla scorta delle false dichiarazioni che il gasdotto interessa solo il comune di Porto Empedocle, mentre in realtà interessa anche i comuni di Agrigento e Ioppolo, che misura circa km. 7 mentre in effetti misura più del doppio, e che sarà completamente interrato, mentre per molti tratti viaggia scoperto. Questi abusi comunque sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Roma che, al riguardo, ha aperto un fascicolo.
Va segnalato pure che il ministro indiano Ramash Jairam ha accusato i poteri pubblici locali di collusione con la multinazionale dell'alluminio. Ve lo immaginate voi in Italia il ministro Prestigiacomo che denuncia i vari Cuffaro, Capodicasa, Lombardo, Di Mauro, Cimino e tutti gli altri politici ascari di destra e di sinistra di collusione con Enel per il progetto del rigassificatore Valle dei Templi? Anzi la “brava” ministressa ha fortemente pressato pure per il rigassificatore di Priolo, stupendosi che quello di Porto Empedocle fosse stato definito prima, malgrado la vicinanza al nostro parco archeologico, circostanza volutamente omessa nel decreto di Via. Molte sono le altre analogie “a contrario”, citiamo solo il fatto che l'associazione ambientalista Survival International si è complimentata con il ministro indiano dell'ambiente mentre da noi il Fai, che prima timidamente aveva scritto all'ex governatore Cuffaro (condannato per mafia in primo e secondo grado) invitandolo a fare un passo indietro, ha poi clamorosamente ritrattato e che l'Unesco, che dovrebbe tutelare la Valle dei Templi di Agrigento, malgrado da noi insistentemente sollecitata si, è comportata come le tre scimmiette: “non vedo, non sento, non parlo”.
Speriamo di avere comunque con con l'orgogliosa tribù indiana un'ultima positiva analogia, cioè il risultato finale di sconfiggere l'arroganza della lobby dell'energia e dei loro fiancheggiatori politici di destra e di sinistra come gli indiani hanno sconfitto i nuovi barbari della lobby dell'alluminio.
Se “c'è un giudice a Berlino”... abbiamo fiducia che anche le controversie che abbiamo portato davanti ai tribunali italiani (amministrativi e penali) e davanti alla Commissione europea, possano arrivare allo stesso risultato ottenuto dagli orgogliosi indiani della tribù dei Dongria Kondh.
Gaetano Gaziano
Presidente Associazione Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento Continua a leggere...

martedì 24 agosto 2010

LAMPEDUSA COME IL FAR WEST

E' da quando sono andata in pensione che trascorro quasi sei mesi all'anno a Lampedusa nella casa paterna dove sono nata e che inevitabilmente mi riporta alle atmosfere, ai profumi, alle emozioni della mia infanzia e giovinezza. E' proprio per questo che ogni anno, quando si avvicina il momento di tornare a Lampedusa, mi sento pervasa da una certa euforia. Quest'anno le cose sono andate diversamente. Tornata a giugno inoltrato, dopo un'assenza durata mesi, mi sono ritrovata in un'isola che solo eufemisticamente potrei definire degradata. Anche se l'estate, almeno quella astronomica, è arrivata, Lampedusa è abbandonata, negletta come se non vivesse di turismo e non avesse il dovere di presentarsi in ordine per gli ospiti che, unica nota positiva, si annunciano numerosissimi.
Guardarsi attorno è davvero sconfortante: le erbacce cresciute ovunque (nel centro e in periferia) la rendono sciatta. Molti spazi comunali, anche al centro del paese, sono abbandonati e degradati quando con poco potrebbero essere riqualificati e fruiti, dando la misura dell'inefficienza di un'amministrazione comunale che si trascina stancamente. Le strade piene di buche sono delle vere trappole e i marciapiedi dissestati ci costringono a guardare a terra per non incappare in spiacevoli incidenti. Il traffico caotico, rumoroso e inquinante continua a disturbare la quiete di residenti e turisti che devono abbandonare ogni speranza di sonni tranquilli anche per la presenza di nugoli di zanzare agguerrite e ronzanti, felici perché a Lampedusa le disinfestazioni non si sa cosa siano. Ad accrescere il senso dell'abbandono ci pensano i tronchi di palme che, tagliati per via del punteruolo rosso, non sono mai stati sostituiti. A tutto ciò si aggiunge il disagio provocato da navi inadeguate, basti pensare che la “Paolo Veronese” qualche tempo fa, in balia di una burrasca, ha rischiato di affondare con tutto il suo carico di uomini e cose. Quello dei trasporti per mare è proprio la metafora dell'inadeguatezza di una classe politica (vecchia e nuova) incapace di risolvere i problemi non solo strutturali, quali appunti trasporti, acqua, depuratori, piano regolatore eccetera, ma anche quelli di piccolo cabotaggio quali pulizia, decoro urbano, traffico, eccetera.
E' veramente sconfortante constatare come quest'isola riproponga ogni anno moltiplicati, per via di una pressione antropica sempre maggiore, gli stessi insoluti problemi che rendono sempre più difficile la vita e la convivenza civile.
Il Sindaco De Rubeis si è vantato (vedi libro “ A Lampedusa, affari e malaffari” pag. 91) di avere dato una “marea di licenze edilizie”, ma si è preoccupato di destinare alcune aree del centro storico a verde pubblico, parcheggi, luoghi di aggregazione e quant'altro serve alla vivibilità di una civile comunità? Risulta invece una politica assolutamente opposta che tollera e favorisce l'accaparramento di quei pochi spazi comunali ancora liberi, anche nel centro storico, che potrebbero essere riqualificati e fruiti da tutta la collettività.
Così, nell'euforia delle licenze facili, oggi a Lampedusa ci troviamo nel pieno di un nuovo boom edilizio che si configura come speculazione e sacco del territorio. Quaranta appartamenti dove c'era l'industria conserviera Silvia, con una struttura fotocopia dell'ecomostro 'Ndusa, altri non si sa quanti dove c'era l'industria Del Gatto e ancora altri quaranta che nasceranno dove c'era la vecchia pensione Giardina, vecchia casa padronale dotata di un suo fascino. Si ripropongono gli errori del passato con l'aggravante che oggi Lampedusa è già supercementificata e che la cosa più logica e razionale sarebbe invece recuperare e riqualificare l'esistente dai Sette Palazzi alle vecchie case abbandonate e fatiscenti del centro storico per ridare dignità ad un paese che ormai è definito dai media “bombardato”
A tutto questo oggi bisogna aggiungere un nuovo e grave problema. Finita l'epoca delle usucapioni facili, perché se ne è sventata la matrice truffaldina, ecco inventato il sistema di svendere il demanio comunale (come ampiamente documentato da Giusi Nicolini nel numero di giugno di questo giornale).. Oggi basta appropriarsi di un terreno, piccolo o grande che sia (dai pochi mq. ai trentamila), perché intervenga il Comune a “sanare” queste illecite appropriazioni. E, a supporto dei provvedimenti del Sindaco De Rubeis “ratificati” dal consiglio comunale; si possono leggere fantasiose motivazioni come “detenuto” (con riferimento al terreno e non all'illegittimo possessore), “recintato”, “stato di abbandono”, “occupato”, “permuta” “baratto” eccetera. Chiunque pertanto è legittimato ad occupare un appezzamento di terreno comunale transennandolo magari con improvvisati e indecorosi recinti fatti di pedane di legno, raccattate nei supermercati, di vecchi fusti arrugginiti e quant'altro, e chiedere la “sanatoria” all'amministrazione De Rubeis. Lo spettacolo di questi improvvisati ranch rinvia all'epoca dei pionieri del Far West, quando si aprì la corsa alla conquista dei terreni che portò alla creazione dei famosi recinti celebrati nel film “La sfida all'O.K. Corral”.
Ma siccome niente avviene per caso o nasce dal nulla, bisogna ammettere che tutto ciò è l'eredità di una politica miope che da 30 anni a questa parte ha amministrato l'isola navigando a vista, senza predisporre quegli atti fondamentali per un ordinato sviluppo del territorio. Intendo parlare del piano paesaggistico, respinto con un cavillo burocratico circa 10 anni fa, e di un piano regolatore che scandalosamente ha dormito e continua a dormire nei cassetti del Comune. A ciò si aggiunga il potere parallelo (e non certo occulto) di qualche burocrate azzeccagarbugli che ha rappresentato per quasi 50 anni la continuità amministrativa diretta agli interessi di bottega più che ad un autentico sviluppo per tutta la comunità e per le generazioni future e che ha prodotto confusione catastale, ostacoli burocratici e illegalità diffuse.
Così il sindaco De Rubeis trova nel passato l'alibi e l'humus ideale per continuare una politica di consumo del territorio piuttosto che di risanamento virtuoso. Ciò che oggi è peggio rispetto al passato è il senso di scoramento e di rassegnazione che sta diffondendosi tra i lampedusani di solito grintosi e combattivi, come se ci si trovasse dinanzi ad una calamità naturale, ad uno tsunami. Non volendo arrendersi alla irredimibilità di sciasciana memoria, penso invece che sia arrivato il momento della riflessione da parte di tutti, dai cittadini, per lo più inconsapevoli, a chi è stato responsabile negli anni, in vari modi e a vario titolo, di questa deriva, e a chi infine avalla e supporta oggi una politica disastrosa i cui guasti sarà difficile in seguito recuperare.
Caterina Busetta

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lunedì 2 agosto 2010

LA MORTE ANNUNCIATA DELL'ENTE PARCO ARCHEOLOGICO VALLE DEI TEMPLI


L'iter anomalo di autorizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle si arricchisce di un nuovo fatto inquietante: la revoca della costituzione in giudizio dell'Ente Provincia di Agrigento al Tar Lazio contro il decreto regionale autorizzativo, costituzione che il presidente Eugenio D'Orsi prima aveva autorizzato, sulla scorta del pronunciamento nettamente contrario al rigassificatore del consiglio provinciale, e successivamente revocato due giorni prima dell'udienza (7 luglio 2010).
Il presidente D'Orsi, nella replica rocambolesca fatta ad Agostino Spataro sulla stampa relativamente ai pericoli del rigassificatore, definisce “ininfluente, ai fini del giudizio dinanzi al Tar del Lazio, la costituzione della Provincia di Agrigento”.
Ciò non è vero, in quanto la Provincia ha competenza istituzionale nella programmazione e nella allocazione delle strutture sovracomunali, per cui la costituzione della Provincia di Agrigento sarebbe stata un tassello importante nella strategia difensiva contro il rigassificatorre.
Certamente non ininfluente sarebbe stata la costituzione al Tar dell'Ente Parco Archeologico Valle dei Templi.
Dopo la pubblicazione del decreto di Via del Ministero dell'Ambiente, il consiglio di amministrazione del Parco deliberò all'unanimità il ricorso al Tar.
L'allora assessore regionale ai beni culturali, Antonello Antinoro, con lettera del 20.11.2008, prot. n. 3080, inviata al Parco ma, fatto sconcertante, anche alla società Nuove Energie-Enel, stoppò detta delibera asserendo che l'Ente Parco non poteva esplicare alcuna azione difensiva autonoma.
A seguito della lettera di Antinoro il consiglio, durante la seduta drammatica del 25.11.2008, decise di revocare a maggioranza la propria delibera di ricorrere al Tar, abdicando di fatto alla propria identità di ente autonomo, istituito con legge regionale 20 del 2000 e avente propri organi istituzionali (presidente, direttore, cda) e bilancio.
Il 29 giugno scorso da parte dell'attuale direttore dell'assessorato regionale ai beni culturali Gesualdo Campo nonché presidente del parco archeologico è stato emesso un decreto che rivoluziona la struttura dell'ente, eliminando, tra gli altri, l'ufficio legale (già esautorato da Antinoro), gli uffici che si occupano del piano del parco, il bilancio e quindi il cda, portando così a compimento il disegno strategico di sopprimere un ente autonomo che si era dimostrato scomodo.
La legge 20/2000 aveva due finalità precise: la valorizzazione e la tutela della Valle dei Templi. Per quanto è stato fatto, in questi dieci anni, per la valorizzazione si può discutere e trovarsi magari in disaccordo. Per quanto concerne invece la tutela, non c'è dubbio che la malaugurata costruzione di un rigassificatore da 8 miliardi di mc. sotto la casa di Pirandello e al confine del parco archeologico testimonierebbe ai posteri l'inefficacia di un ente che andava comunque ripensato e non abolito, affrancandolo da quei condizionamenti politici e burocratici che ne hanno a volte vanificato le finalità, impedendogli addirittura la costituzione in giudizio per la tutela dell'integrità della Valle.
Le cose, invece, sono andate in direzione esattamente opposta, in quanto è stata oggi realizzata la totale dipendenza del parco archeologico dall'assessorato regionale ai beni culturali e quindi dalla politica che spesso è mossa da ben altri interessi che non quelli della tutela del nostro patrimonio culturale e del paesaggio.
Con la riforma dell'assessore Armao e di Campo viene oggi portata a compimento quella che già due anni fa, a seguito dell'indebita pressione di Antinoro, poteva essere considerata la “morte annunciata” dell'Ente Parco Archeologico “Valle dei Templi” di Agrigento.
Caterina Busetta Continua a leggere...